Catene: La Storia...

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HermyKitty
view post Posted on 17/2/2008, 14:58




CITAZIONE
Il sole era già alto nel cielo,
e i suoi raggi rischiaravano l'intera valle.
Qualcuno dormiva ai piedi di un albero secolare,
e non si accorse della presenza che si stava avvicinando furtivamente a lui.
Un leggero passo femminile lo destò dal suo sonno, ma non aprì gli occhi.
Sapeva già, a chi appartenesse quel leggero profumo di vaniglia...
Respirò profondamente, ed avvertì il lieve fruscio che la veste della ragazza aveva prodotto mentre si sedeva vicino a lui.
Si decise a dischiudere gli occhi, con lentezza greve, mentre un sospiro sfuggiva dalle sue labbra socchiuse e morbide.
La donna rimase in silenzio, beandosi della silenziosa compagnia dell'uomo al suo fianco.
Adorava perdersi nella sua sola presenza.
Anche l'uomo non parlò, ubriacandosi dell'appagante sensazione che provava in quell'istante.
Si voltò verso di lei, che aveva lo sguardo concentrato, perso nei riflessi che i raggi del sole provocavano sull'acqua del lago, ed il pensiero chissà dove. I lunghi capelli biondi le incorniciavano il volto mentre la calda luce che li circondava le brillava riflessa negli occhi.
Infine, dopo qualche minuto, si decise a parlare.
"Sei venuta, alla fine."
Lei portò gravemente il suo sguardo su di lui, e con voce remota ruppe il silenzio.
"Lo sai vero, che sono soltanto un ricordo?"
Una risata amara proruppe dalle labbra del giovane.
"E io sarei reale? - disse con una lieve inclinazione sprezzante nella voce - che differenza fa, in fondo?"
Lei abbozzò un sorriso, senza sentimento.
Guardò le linee fiere del volto di quell'uomo, e si rese improvvisamente conto di non averlo mai conosciuto. Il suo stesso sguardo sembrava diverso.
In quegli occhi grigi non c'era più l'ombra di nussun odio.
Solo risentimento.
Tanto risentimento.
"Dimmelo, Eirin."
"Dirti cosa?" chiese confusa la fanciulla, ma in realtà lo sapeva benissimo.
"Lo sai, cosa. Che hai fatto fino ad ora, perchè non mi hai cercato prima?"
Lei sbatté più volte i grandi occhi caramellati.
"Bello essere chiamata col nome in codice, complimenti. Tutt'oggi hai paura a pronunciare il mio."
Una risata amare riecheggiò a lungo.
"Sono sempre stata con te. Ogni notte, nelle tue lenzuola. Non ti ho tolto gli occhi di dosso un solo misero istante. Sei tu che ne hai la colpa maggiore. Se riesco ad essere visibile ai tuoi occhi assassini, è soltanto perché il tuo ricordo di me si è fatto più vivido. Troppo comodo ricordarmi il giorno del mio anniversario, Lucius."

"Tu menti!" Gli occhi di ghiaccio si accesero di una luce sinistra.
"Non ho mai temuto il tuo nome, come non ho mai temuto te. E l'ho dimostrato - ghignò crudele - Non sei stata tu ad uccidere me, cara. Alla fine, ho vinto io."
La fronte corrugata tradiva il dolore lieve che prima aveva dimostrato, soverchiato dalla rabbia per le insinuazioni della giovane.




LOL Aleeeeeeeeeee ti lovvo XD

:wub:
 
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Alexiel Mihawk
view post Posted on 18/2/2008, 21:39




CITAZIONE (HermyKitty @ 17/2/2008, 14:58)
Il sole era già alto nel cielo,
e i suoi raggi rischiaravano l'intera valle.
Qualcuno dormiva ai piedi di un albero secolare,
e non si accorse della presenza che si stava avvicinando furtivamente a lui.
Un leggero passo femminile lo destò dal suo sonno, ma non aprì gli occhi.
Sapeva già, a chi appartenesse quel leggero profumo di vaniglia...
Respirò profondamente, ed avvertì il lieve fruscio che la veste della ragazza aveva prodotto mentre si sedeva vicino a lui.
Si decise a dischiudere gli occhi, con lentezza greve, mentre un sospiro sfuggiva dalle sue labbra socchiuse e morbide.
La donna rimase in silenzio, beandosi della silenziosa compagnia dell'uomo al suo fianco.
Adorava perdersi nella sua sola presenza.
Anche l'uomo non parlò, ubriacandosi dell'appagante sensazione che provava in quell'istante.
Si voltò verso di lei, che aveva lo sguardo concentrato, perso nei riflessi che i raggi del sole provocavano sull'acqua del lago, ed il pensiero chissà dove. I lunghi capelli biondi le incorniciavano il volto mentre la calda luce che li circondava le brillava riflessa negli occhi.
Infine, dopo qualche minuto, si decise a parlare.
"Sei venuta, alla fine."
Lei portò gravemente il suo sguardo su di lui, e con voce remota ruppe il silenzio.
"Lo sai vero, che sono soltanto un ricordo?"
Una risata amara proruppe dalle labbra del giovane.
"E io sarei reale? - disse con una lieve inclinazione sprezzante nella voce - che differenza fa, in fondo?"
Lei abbozzò un sorriso, senza sentimento.
Guardò le linee fiere del volto di quell'uomo, e si rese improvvisamente conto di non averlo mai conosciuto. Il suo stesso sguardo sembrava diverso.
In quegli occhi grigi non c'era più l'ombra di nussun odio.
Solo risentimento.
Tanto risentimento.
"Dimmelo, Eirin."
"Dirti cosa?" chiese confusa la fanciulla, ma in realtà lo sapeva benissimo.
"Lo sai, cosa. Che hai fatto fino ad ora, perchè non mi hai cercato prima?"
Lei sbatté più volte i grandi occhi caramellati.
"Bello essere chiamata col nome in codice, complimenti. Tutt'oggi hai paura a pronunciare il mio."
Una risata amare riecheggiò a lungo.
"Sono sempre stata con te. Ogni notte, nelle tue lenzuola. Non ti ho tolto gli occhi di dosso un solo misero istante. Sei tu che ne hai la colpa maggiore. Se riesco ad essere visibile ai tuoi occhi assassini, è soltanto perché il tuo ricordo di me si è fatto più vivido. Troppo comodo ricordarmi il giorno del mio anniversario, Lucius."
"Tu menti!" Gli occhi di ghiaccio si accesero di una luce sinistra.
"Non ho mai temuto il tuo nome, come non ho mai temuto te. E l'ho dimostrato - ghignò crudele - Non sei stata tu ad uccidere me, cara. Alla fine, ho vinto io."
La fronte corrugata tradiva il dolore lieve che prima aveva dimostrato, soverchiato dalla rabbia per le insinuazioni della giovane.

"Lo credi davvero amor mio? Credi davvero di avere vinto tu? Credi ancora che fosse una questione di supremazia?" un sorriso amaro delineò le labbra un tempo scarlatte della fanciulla. "Ah illuso, non capisci dunque. Chi vive e si tormenta, non sono io, amor mio"

Scusate se mi intrufolo lovve ma mi ispiracva troppo *__________*
 
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.The Harlot.
view post Posted on 18/2/2008, 22:17




CITAZIONE
Il sole era già alto nel cielo,
e i suoi raggi rischiaravano l'intera valle.
Qualcuno dormiva ai piedi di un albero secolare,
e non si accorse della presenza che si stava avvicinando furtivamente a lui.
Un leggero passo femminile lo destò dal suo sonno, ma non aprì gli occhi.
Sapeva già, a chi appartenesse quel leggero profumo di vaniglia...
Respirò profondamente, ed avvertì il lieve fruscio che la veste della ragazza aveva prodotto mentre si sedeva vicino a lui.
Si decise a dischiudere gli occhi, con lentezza greve, mentre un sospiro sfuggiva dalle sue labbra socchiuse e morbide.
La donna rimase in silenzio, beandosi della silenziosa compagnia dell'uomo al suo fianco.
Adorava perdersi nella sua sola presenza.
Anche l'uomo non parlò, ubriacandosi dell'appagante sensazione che provava in quell'istante.
Si voltò verso di lei, che aveva lo sguardo concentrato, perso nei riflessi che i raggi del sole provocavano sull'acqua del lago, ed il pensiero chissà dove. I lunghi capelli biondi le incorniciavano il volto mentre la calda luce che li circondava le brillava riflessa negli occhi.
Infine, dopo qualche minuto, si decise a parlare.
"Sei venuta, alla fine."
Lei portò gravemente il suo sguardo su di lui, e con voce remota ruppe il silenzio.
"Lo sai vero, che sono soltanto un ricordo?"
Una risata amara proruppe dalle labbra del giovane.
"E io sarei reale? - disse con una lieve inclinazione sprezzante nella voce - che differenza fa, in fondo?"
Lei abbozzò un sorriso, senza sentimento.
Guardò le linee fiere del volto di quell'uomo, e si rese improvvisamente conto di non averlo mai conosciuto. Il suo stesso sguardo sembrava diverso.
In quegli occhi grigi non c'era più l'ombra di nussun odio.
Solo risentimento.
Tanto risentimento.
"Dimmelo, Eirin."
"Dirti cosa?" chiese confusa la fanciulla, ma in realtà lo sapeva benissimo.
"Lo sai, cosa. Che hai fatto fino ad ora, perchè non mi hai cercato prima?"
Lei sbatté più volte i grandi occhi caramellati.
"Bello essere chiamata col nome in codice, complimenti. Tutt'oggi hai paura a pronunciare il mio."
Una risata amare riecheggiò a lungo.
"Sono sempre stata con te. Ogni notte, nelle tue lenzuola. Non ti ho tolto gli occhi di dosso un solo misero istante. Sei tu che ne hai la colpa maggiore. Se riesco ad essere visibile ai tuoi occhi assassini, è soltanto perché il tuo ricordo di me si è fatto più vivido. Troppo comodo ricordarmi il giorno del mio anniversario, Lucius."
"Tu menti!" Gli occhi di ghiaccio si accesero di una luce sinistra.
"Non ho mai temuto il tuo nome, come non ho mai temuto te. E l'ho dimostrato - ghignò crudele - Non sei stata tu ad uccidere me, cara. Alla fine, ho vinto io."
La fronte corrugata tradiva il dolore lieve che prima aveva dimostrato, soverchiato dalla rabbia per le insinuazioni della giovane.
"Lo credi davvero amor mio? Credi davvero di avere vinto tu? Credi ancora che fosse una questione di supremazia?" un sorriso amaro delineò le labbra un tempo scarlatte della fanciulla. "Ah illuso, non capisci dunque. Chi vive e si tormenta, non sono io, amor mio"

Gli occhi grigi di Lucius si socchiusero, e per un secondo, l'ombra della ragazza parve quasi sparire.
"Illuditi pure di aver vinto. Illuditi di aver giocato con una povera ragazzina innocente! Ti sei divertito, mi hai usato, mi hai gettato via. Ed ora sei solo, Lucius. Non sono io quella che si contorce fra le lenzuola per gli incubi la notte, mio caro. La tua villa è diventata troppo piccola per contenere te e il tuo ego... ed io vivo in ogni cosa che tu tocchi. Sei tu che hai paura di me."
L'uomo rise apramente, scacciando la sua immagine con un gesto della mano. Eppure... restava sempre lì.


Mamma mia che cosa senza senso che ho scritto, potete anche tagliarmi, solo che non ho mai scritto di loro due e mi sono buttata!*___* Vi lovvo!*__*
 
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HermyKitty
view post Posted on 19/2/2008, 13:04




CITAZIONE
Il sole era già alto nel cielo,
e i suoi raggi rischiaravano l'intera valle.
Qualcuno dormiva ai piedi di un albero secolare,
e non si accorse della presenza che si stava avvicinando furtivamente a lui.
Un leggero passo femminile lo destò dal suo sonno, ma non aprì gli occhi.
Sapeva già, a chi appartenesse quel leggero profumo di vaniglia...
Respirò profondamente, ed avvertì il lieve fruscio che la veste della ragazza aveva prodotto mentre si sedeva vicino a lui.
Si decise a dischiudere gli occhi, con lentezza greve, mentre un sospiro sfuggiva dalle sue labbra socchiuse e morbide.
La donna rimase in silenzio, beandosi della silenziosa compagnia dell'uomo al suo fianco.
Adorava perdersi nella sua sola presenza.
Anche l'uomo non parlò, ubriacandosi dell'appagante sensazione che provava in quell'istante.
Si voltò verso di lei, che aveva lo sguardo concentrato, perso nei riflessi che i raggi del sole provocavano sull'acqua del lago, ed il pensiero chissà dove. I lunghi capelli biondi le incorniciavano il volto mentre la calda luce che li circondava le brillava riflessa negli occhi.
Infine, dopo qualche minuto, si decise a parlare.
"Sei venuta, alla fine."
Lei portò gravemente il suo sguardo su di lui, e con voce remota ruppe il silenzio.
"Lo sai vero, che sono soltanto un ricordo?"
Una risata amara proruppe dalle labbra del giovane.
"E io sarei reale? - disse con una lieve inclinazione sprezzante nella voce - che differenza fa, in fondo?"
Lei abbozzò un sorriso, senza sentimento.
Guardò le linee fiere del volto di quell'uomo, e si rese improvvisamente conto di non averlo mai conosciuto. Il suo stesso sguardo sembrava diverso.
In quegli occhi grigi non c'era più l'ombra di nussun odio.
Solo risentimento.
Tanto risentimento.
"Dimmelo, Eirin."
"Dirti cosa?" chiese confusa la fanciulla, ma in realtà lo sapeva benissimo.
"Lo sai, cosa. Che hai fatto fino ad ora, perchè non mi hai cercato prima?"
Lei sbatté più volte i grandi occhi caramellati.
"Bello essere chiamata col nome in codice, complimenti. Tutt'oggi hai paura a pronunciare il mio."
Una risata amare riecheggiò a lungo.
"Sono sempre stata con te. Ogni notte, nelle tue lenzuola. Non ti ho tolto gli occhi di dosso un solo misero istante. Sei tu che ne hai la colpa maggiore. Se riesco ad essere visibile ai tuoi occhi assassini, è soltanto perché il tuo ricordo di me si è fatto più vivido. Troppo comodo ricordarmi il giorno del mio anniversario, Lucius."
"Tu menti!" Gli occhi di ghiaccio si accesero di una luce sinistra.
"Non ho mai temuto il tuo nome, come non ho mai temuto te. E l'ho dimostrato - ghignò crudele - Non sei stata tu ad uccidere me, cara. Alla fine, ho vinto io."
La fronte corrugata tradiva il dolore lieve che prima aveva dimostrato, soverchiato dalla rabbia per le insinuazioni della giovane.
"Lo credi davvero amor mio? Credi davvero di avere vinto tu? Credi ancora che fosse una questione di supremazia?" un sorriso amaro delineò le labbra un tempo scarlatte della fanciulla. "Ah illuso, non capisci dunque. Chi vive e si tormenta, non sono io, amor mio"
Gli occhi grigi di Lucius si socchiusero, e per un secondo, l'ombra della ragazza parve quasi sparire.
"Illuditi pure di aver vinto. Illuditi di aver giocato con una povera ragazzina innocente! Ti sei divertito, mi hai usato, mi hai gettato via. Ed ora sei solo, Lucius. Non sono io quella che si contorce fra le lenzuola per gli incubi la notte, mio caro. La tua villa è diventata troppo piccola per contenere te e il tuo ego... ed io vivo in ogni cosa che tu tocchi. Sei tu che hai paura di me."
L'uomo rise apramente, scacciando la sua immagine con un gesto della mano. Eppure... restava sempre lì.

"Non ho mai avuto incubi, nessun Malfoy ne ha mai. Dovresti saperlo, tu, che ormai sei poco più di uno di essi."
La giovane ignorò quel gelido commento e rise a sua volta, nel vedere il tentativo del biondo di scacciarla.
"Sarebbe comodo, che ad un gesto della tua mano io scomparissi, e con me il ricordo della tua colpa, non è vero? Ma non è così che funziona, Lucius, più cercherai di ignorarmi, più sarò presente. Perchè sarai tu a richiamarmi, con il tuo pensiero."




Uuuh, la Cugi e il VolpyH che si intromettono *____* che pucciose che siete :wub: vi lovvo anch'ioH! :brill:

Volpy ovvio che non hai mai scritto di loro due, lei è inventata di sana pianta :woot:
 
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.The Harlot.
view post Posted on 19/2/2008, 14:33




CITAZIONE
Il sole era già alto nel cielo,
e i suoi raggi rischiaravano l'intera valle.
Qualcuno dormiva ai piedi di un albero secolare,
e non si accorse della presenza che si stava avvicinando furtivamente a lui.
Un leggero passo femminile lo destò dal suo sonno, ma non aprì gli occhi.
Sapeva già, a chi appartenesse quel leggero profumo di vaniglia...
Respirò profondamente, ed avvertì il lieve fruscio che la veste della ragazza aveva prodotto mentre si sedeva vicino a lui.
Si decise a dischiudere gli occhi, con lentezza greve, mentre un sospiro sfuggiva dalle sue labbra socchiuse e morbide.
La donna rimase in silenzio, beandosi della silenziosa compagnia dell'uomo al suo fianco.
Adorava perdersi nella sua sola presenza.
Anche l'uomo non parlò, ubriacandosi dell'appagante sensazione che provava in quell'istante.
Si voltò verso di lei, che aveva lo sguardo concentrato, perso nei riflessi che i raggi del sole provocavano sull'acqua del lago, ed il pensiero chissà dove. I lunghi capelli biondi le incorniciavano il volto mentre la calda luce che li circondava le brillava riflessa negli occhi.
Infine, dopo qualche minuto, si decise a parlare.
"Sei venuta, alla fine."
Lei portò gravemente il suo sguardo su di lui, e con voce remota ruppe il silenzio.
"Lo sai vero, che sono soltanto un ricordo?"
Una risata amara proruppe dalle labbra del giovane.
"E io sarei reale? - disse con una lieve inclinazione sprezzante nella voce - che differenza fa, in fondo?"
Lei abbozzò un sorriso, senza sentimento.
Guardò le linee fiere del volto di quell'uomo, e si rese improvvisamente conto di non averlo mai conosciuto. Il suo stesso sguardo sembrava diverso.
In quegli occhi grigi non c'era più l'ombra di nussun odio.
Solo risentimento.
Tanto risentimento.
"Dimmelo, Eirin."
"Dirti cosa?" chiese confusa la fanciulla, ma in realtà lo sapeva benissimo.
"Lo sai, cosa. Che hai fatto fino ad ora, perchè non mi hai cercato prima?"
Lei sbatté più volte i grandi occhi caramellati.
"Bello essere chiamata col nome in codice, complimenti. Tutt'oggi hai paura a pronunciare il mio."
Una risata amare riecheggiò a lungo.
"Sono sempre stata con te. Ogni notte, nelle tue lenzuola. Non ti ho tolto gli occhi di dosso un solo misero istante. Sei tu che ne hai la colpa maggiore. Se riesco ad essere visibile ai tuoi occhi assassini, è soltanto perché il tuo ricordo di me si è fatto più vivido. Troppo comodo ricordarmi il giorno del mio anniversario, Lucius."
"Tu menti!" Gli occhi di ghiaccio si accesero di una luce sinistra.
"Non ho mai temuto il tuo nome, come non ho mai temuto te. E l'ho dimostrato - ghignò crudele - Non sei stata tu ad uccidere me, cara. Alla fine, ho vinto io."
La fronte corrugata tradiva il dolore lieve che prima aveva dimostrato, soverchiato dalla rabbia per le insinuazioni della giovane.
"Lo credi davvero amor mio? Credi davvero di avere vinto tu? Credi ancora che fosse una questione di supremazia?" un sorriso amaro delineò le labbra un tempo scarlatte della fanciulla. "Ah illuso, non capisci dunque. Chi vive e si tormenta, non sono io, amor mio"
Gli occhi grigi di Lucius si socchiusero, e per un secondo, l'ombra della ragazza parve quasi sparire.
"Illuditi pure di aver vinto. Illuditi di aver giocato con una povera ragazzina innocente! Ti sei divertito, mi hai usato, mi hai gettato via. Ed ora sei solo, Lucius. Non sono io quella che si contorce fra le lenzuola per gli incubi la notte, mio caro. La tua villa è diventata troppo piccola per contenere te e il tuo ego... ed io vivo in ogni cosa che tu tocchi. Sei tu che hai paura di me."
L'uomo rise apramente, scacciando la sua immagine con un gesto della mano. Eppure... restava sempre lì.
"Non ho mai avuto incubi, nessun Malfoy ne ha mai. Dovresti saperlo, tu, che ormai sei poco più di uno di essi."
La giovane ignorò quel gelido commento e rise a sua volta, nel vedere il tentativo del biondo di scacciarla.
"Sarebbe comodo, che ad un gesto della tua mano io scomparissi, e con me il ricordo della tua colpa, non è vero? Ma non è così che funziona, Lucius, più cercherai di ignorarmi, più sarò presente. Perchè sarai tu a richiamarmi, con il tuo pensiero."

Gli occhi della donna sembravano vuoti e bianchi. Lucius ringraziò il cielo, perchè rivedere quei pozzi dorati ancora una volta l'avrebbe marchiato a fuoco. "Stai dicendo un mucchio di falsità! Tutto il veleno che la tua bocca sputa è menzogna! Tu neanche sei vera! Tu non esisti!" strillò l'uomo dai lunghi capelli biondi, come sempre legati in un elegante nastro di velluto nero.

E hai ragione anche tu, Pulci lovva!*___* Solo che la mia mente altamente degradata se li sta immaginando troppo come Lucius ed Herm!*___* :ang:
 
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Alexiel Mihawk
view post Posted on 19/2/2008, 20:59




CITAZIONE (.The Harlot. @ 19/2/2008, 14:33)
Il sole era già alto nel cielo,
e i suoi raggi rischiaravano l'intera valle.
Qualcuno dormiva ai piedi di un albero secolare,
e non si accorse della presenza che si stava avvicinando furtivamente a lui.
Un leggero passo femminile lo destò dal suo sonno, ma non aprì gli occhi.
Sapeva già, a chi appartenesse quel leggero profumo di vaniglia...
Respirò profondamente, ed avvertì il lieve fruscio che la veste della ragazza aveva prodotto mentre si sedeva vicino a lui.
Si decise a dischiudere gli occhi, con lentezza greve, mentre un sospiro sfuggiva dalle sue labbra socchiuse e morbide.
La donna rimase in silenzio, beandosi della silenziosa compagnia dell'uomo al suo fianco.
Adorava perdersi nella sua sola presenza.
Anche l'uomo non parlò, ubriacandosi dell'appagante sensazione che provava in quell'istante.
Si voltò verso di lei, che aveva lo sguardo concentrato, perso nei riflessi che i raggi del sole provocavano sull'acqua del lago, ed il pensiero chissà dove. I lunghi capelli biondi le incorniciavano il volto mentre la calda luce che li circondava le brillava riflessa negli occhi.
Infine, dopo qualche minuto, si decise a parlare.
"Sei venuta, alla fine."
Lei portò gravemente il suo sguardo su di lui, e con voce remota ruppe il silenzio.
"Lo sai vero, che sono soltanto un ricordo?"
Una risata amara proruppe dalle labbra del giovane.
"E io sarei reale? - disse con una lieve inclinazione sprezzante nella voce - che differenza fa, in fondo?"
Lei abbozzò un sorriso, senza sentimento.
Guardò le linee fiere del volto di quell'uomo, e si rese improvvisamente conto di non averlo mai conosciuto. Il suo stesso sguardo sembrava diverso.
In quegli occhi grigi non c'era più l'ombra di nussun odio.
Solo risentimento.
Tanto risentimento.
"Dimmelo, Eirin."
"Dirti cosa?" chiese confusa la fanciulla, ma in realtà lo sapeva benissimo.
"Lo sai, cosa. Che hai fatto fino ad ora, perchè non mi hai cercato prima?"
Lei sbatté più volte i grandi occhi caramellati.
"Bello essere chiamata col nome in codice, complimenti. Tutt'oggi hai paura a pronunciare il mio."
Una risata amare riecheggiò a lungo.
"Sono sempre stata con te. Ogni notte, nelle tue lenzuola. Non ti ho tolto gli occhi di dosso un solo misero istante. Sei tu che ne hai la colpa maggiore. Se riesco ad essere visibile ai tuoi occhi assassini, è soltanto perché il tuo ricordo di me si è fatto più vivido. Troppo comodo ricordarmi il giorno del mio anniversario, Lucius."
"Tu menti!" Gli occhi di ghiaccio si accesero di una luce sinistra.
"Non ho mai temuto il tuo nome, come non ho mai temuto te. E l'ho dimostrato - ghignò crudele - Non sei stata tu ad uccidere me, cara. Alla fine, ho vinto io."
La fronte corrugata tradiva il dolore lieve che prima aveva dimostrato, soverchiato dalla rabbia per le insinuazioni della giovane.
"Lo credi davvero amor mio? Credi davvero di avere vinto tu? Credi ancora che fosse una questione di supremazia?" un sorriso amaro delineò le labbra un tempo scarlatte della fanciulla. "Ah illuso, non capisci dunque. Chi vive e si tormenta, non sono io, amor mio"
Gli occhi grigi di Lucius si socchiusero, e per un secondo, l'ombra della ragazza parve quasi sparire.
"Illuditi pure di aver vinto. Illuditi di aver giocato con una povera ragazzina innocente! Ti sei divertito, mi hai usato, mi hai gettato via. Ed ora sei solo, Lucius. Non sono io quella che si contorce fra le lenzuola per gli incubi la notte, mio caro. La tua villa è diventata troppo piccola per contenere te e il tuo ego... ed io vivo in ogni cosa che tu tocchi. Sei tu che hai paura di me."
L'uomo rise apramente, scacciando la sua immagine con un gesto della mano. Eppure... restava sempre lì.
"Non ho mai avuto incubi, nessun Malfoy ne ha mai. Dovresti saperlo, tu, che ormai sei poco più di uno di essi."
La giovane ignorò quel gelido commento e rise a sua volta, nel vedere il tentativo del biondo di scacciarla.
"Sarebbe comodo, che ad un gesto della tua mano io scomparissi, e con me il ricordo della tua colpa, non è vero? Ma non è così che funziona, Lucius, più cercherai di ignorarmi, più sarò presente. Perchè sarai tu a richiamarmi, con il tuo pensiero."
Gli occhi della donna sembravano vuoti e bianchi. Lucius ringraziò il cielo, perchè rivedere quei pozzi dorati ancora una volta l'avrebbe marchiato a fuoco. "Stai dicendo un mucchio di falsità! Tutto il veleno che la tua bocca sputa è menzogna! Tu neanche sei vera! Tu non esisti!" strillò l'uomo dai lunghi capelli biondi, come sempre legati in un elegante nastro di velluto nero.

-Ah Lucius quanto hai ragione. Io non esisto però sono qui e tutto intorno a te. Te ne sei accorto vero? Quella grande casa in cui vivi è impregnata della mia presenza e tu non puoi farne a meno. Non sei mai riuscito a fare a meno di me. Per questo ora io sono morta e tu ti tormenti-
L'uomo scosse la testa allontanandosi di scatto dall'albero e avvicinandosi alle sponde del lago, illuminato dagliultimi raggi del sole.



:canna: Volpina mia la penso come te, nella mia microcefala testolina ho in mente una personcina :commoss:
 
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view post Posted on 3/3/2008, 11:32
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CITAZIONE (Alexiel Mihawk @ 19/2/2008, 20:59)
Il sole era già alto nel cielo,
e i suoi raggi rischiaravano l'intera valle.
Qualcuno dormiva ai piedi di un albero secolare,
e non si accorse della presenza che si stava avvicinando furtivamente a lui.
Un leggero passo femminile lo destò dal suo sonno, ma non aprì gli occhi.
Sapeva già, a chi appartenesse quel leggero profumo di vaniglia...
Respirò profondamente, ed avvertì il lieve fruscio che la veste della ragazza aveva prodotto mentre si sedeva vicino a lui.
Si decise a dischiudere gli occhi, con lentezza greve, mentre un sospiro sfuggiva dalle sue labbra socchiuse e morbide.
La donna rimase in silenzio, beandosi della silenziosa compagnia dell'uomo al suo fianco.
Adorava perdersi nella sua sola presenza.
Anche l'uomo non parlò, ubriacandosi dell'appagante sensazione che provava in quell'istante.
Si voltò verso di lei, che aveva lo sguardo concentrato, perso nei riflessi che i raggi del sole provocavano sull'acqua del lago, ed il pensiero chissà dove. I lunghi capelli biondi le incorniciavano il volto mentre la calda luce che li circondava le brillava riflessa negli occhi.
Infine, dopo qualche minuto, si decise a parlare.
"Sei venuta, alla fine."
Lei portò gravemente il suo sguardo su di lui, e con voce remota ruppe il silenzio.
"Lo sai vero, che sono soltanto un ricordo?"
Una risata amara proruppe dalle labbra del giovane.
"E io sarei reale? - disse con una lieve inclinazione sprezzante nella voce - che differenza fa, in fondo?"
Lei abbozzò un sorriso, senza sentimento.
Guardò le linee fiere del volto di quell'uomo, e si rese improvvisamente conto di non averlo mai conosciuto. Il suo stesso sguardo sembrava diverso.
In quegli occhi grigi non c'era più l'ombra di nussun odio.
Solo risentimento.
Tanto risentimento.
"Dimmelo, Eirin."
"Dirti cosa?" chiese confusa la fanciulla, ma in realtà lo sapeva benissimo.
"Lo sai, cosa. Che hai fatto fino ad ora, perchè non mi hai cercato prima?"
Lei sbatté più volte i grandi occhi caramellati.
"Bello essere chiamata col nome in codice, complimenti. Tutt'oggi hai paura a pronunciare il mio."
Una risata amare riecheggiò a lungo.
"Sono sempre stata con te. Ogni notte, nelle tue lenzuola. Non ti ho tolto gli occhi di dosso un solo misero istante. Sei tu che ne hai la colpa maggiore. Se riesco ad essere visibile ai tuoi occhi assassini, è soltanto perché il tuo ricordo di me si è fatto più vivido. Troppo comodo ricordarmi il giorno del mio anniversario, Lucius."
"Tu menti!" Gli occhi di ghiaccio si accesero di una luce sinistra.
"Non ho mai temuto il tuo nome, come non ho mai temuto te. E l'ho dimostrato - ghignò crudele - Non sei stata tu ad uccidere me, cara. Alla fine, ho vinto io."
La fronte corrugata tradiva il dolore lieve che prima aveva dimostrato, soverchiato dalla rabbia per le insinuazioni della giovane.
"Lo credi davvero amor mio? Credi davvero di avere vinto tu? Credi ancora che fosse una questione di supremazia?" un sorriso amaro delineò le labbra un tempo scarlatte della fanciulla. "Ah illuso, non capisci dunque. Chi vive e si tormenta, non sono io, amor mio"
Gli occhi grigi di Lucius si socchiusero, e per un secondo, l'ombra della ragazza parve quasi sparire.
"Illuditi pure di aver vinto. Illuditi di aver giocato con una povera ragazzina innocente! Ti sei divertito, mi hai usato, mi hai gettato via. Ed ora sei solo, Lucius. Non sono io quella che si contorce fra le lenzuola per gli incubi la notte, mio caro. La tua villa è diventata troppo piccola per contenere te e il tuo ego... ed io vivo in ogni cosa che tu tocchi. Sei tu che hai paura di me."
L'uomo rise apramente, scacciando la sua immagine con un gesto della mano. Eppure... restava sempre lì.
"Non ho mai avuto incubi, nessun Malfoy ne ha mai. Dovresti saperlo, tu, che ormai sei poco più di uno di essi."
La giovane ignorò quel gelido commento e rise a sua volta, nel vedere il tentativo del biondo di scacciarla.
"Sarebbe comodo, che ad un gesto della tua mano io scomparissi, e con me il ricordo della tua colpa, non è vero? Ma non è così che funziona, Lucius, più cercherai di ignorarmi, più sarò presente. Perchè sarai tu a richiamarmi, con il tuo pensiero."
Gli occhi della donna sembravano vuoti e bianchi. Lucius ringraziò il cielo, perchè rivedere quei pozzi dorati ancora una volta l'avrebbe marchiato a fuoco. "Stai dicendo un mucchio di falsità! Tutto il veleno che la tua bocca sputa è menzogna! Tu neanche sei vera! Tu non esisti!" strillò l'uomo dai lunghi capelli biondi, come sempre legati in un elegante nastro di velluto nero.
-Ah Lucius quanto hai ragione. Io non esisto però sono qui e tutto intorno a te. Te ne sei accorto vero? Quella grande casa in cui vivi è impregnata della mia presenza e tu non puoi farne a meno. Non sei mai riuscito a fare a meno di me. Per questo ora io sono morta e tu ti tormenti-
L'uomo scosse la testa allontanandosi di scatto dall'albero e avvicinandosi alle sponde del lago, illuminato dagli ultimi raggi del sole.

Lei rise quasi sprezzante di fronte a quel gesto.
"Come vedi Lucius, non sono io quella che tenta di fuggire dai ricordi."
Lei face un passo avanti sorridendo maligna.
"Ah, Lucius, se vuoi che me ne vada davvero, dovresti smetterla di pensare sempre a me."
Lui ringhiò, voltandosi di scatto e stava per sibilare qualcosa, esasperato ma la ragazza seduta sull'erba là dove fino a pochi attimi prima era seduto l'uomo lo battè sul tempo.
"Non dire che non mi vuoi e che non hai più bisogno di me. Se così fosse io non sarei ancora qui." tubò lei. "Quelle rose lo dimostrano."


Okay,visto le cavolate che ho scritto potete anche tagliarmi. >_<
 
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LaDyDeMeTra
view post Posted on 21/3/2008, 00:26




CITAZIONE (shari-chan @ 3/3/2008, 11:32)
Il sole era già alto nel cielo,
e i suoi raggi rischiaravano l'intera valle.
Qualcuno dormiva ai piedi di un albero secolare,
e non si accorse della presenza che si stava avvicinando furtivamente a lui.
Un leggero passo femminile lo destò dal suo sonno, ma non aprì gli occhi.
Sapeva già, a chi appartenesse quel leggero profumo di vaniglia...
Respirò profondamente, ed avvertì il lieve fruscio che la veste della ragazza aveva prodotto mentre si sedeva vicino a lui.
Si decise a dischiudere gli occhi, con lentezza greve, mentre un sospiro sfuggiva dalle sue labbra socchiuse e morbide.
La donna rimase in silenzio, beandosi della silenziosa compagnia dell'uomo al suo fianco.
Adorava perdersi nella sua sola presenza.
Anche l'uomo non parlò, ubriacandosi dell'appagante sensazione che provava in quell'istante.
Si voltò verso di lei, che aveva lo sguardo concentrato, perso nei riflessi che i raggi del sole provocavano sull'acqua del lago, ed il pensiero chissà dove. I lunghi capelli biondi le incorniciavano il volto mentre la calda luce che li circondava le brillava riflessa negli occhi.
Infine, dopo qualche minuto, si decise a parlare.
"Sei venuta, alla fine."
Lei portò gravemente il suo sguardo su di lui, e con voce remota ruppe il silenzio.
"Lo sai vero, che sono soltanto un ricordo?"
Una risata amara proruppe dalle labbra del giovane.
"E io sarei reale? - disse con una lieve inclinazione sprezzante nella voce - che differenza fa, in fondo?"
Lei abbozzò un sorriso, senza sentimento.
Guardò le linee fiere del volto di quell'uomo, e si rese improvvisamente conto di non averlo mai conosciuto. Il suo stesso sguardo sembrava diverso.
In quegli occhi grigi non c'era più l'ombra di nussun odio.
Solo risentimento.
Tanto risentimento.
"Dimmelo, Eirin."
"Dirti cosa?" chiese confusa la fanciulla, ma in realtà lo sapeva benissimo.
"Lo sai, cosa. Che hai fatto fino ad ora, perchè non mi hai cercato prima?"
Lei sbatté più volte i grandi occhi caramellati.
"Bello essere chiamata col nome in codice, complimenti. Tutt'oggi hai paura a pronunciare il mio."
Una risata amare riecheggiò a lungo.
"Sono sempre stata con te. Ogni notte, nelle tue lenzuola. Non ti ho tolto gli occhi di dosso un solo misero istante. Sei tu che ne hai la colpa maggiore. Se riesco ad essere visibile ai tuoi occhi assassini, è soltanto perché il tuo ricordo di me si è fatto più vivido. Troppo comodo ricordarmi il giorno del mio anniversario, Lucius."
"Tu menti!" Gli occhi di ghiaccio si accesero di una luce sinistra.
"Non ho mai temuto il tuo nome, come non ho mai temuto te. E l'ho dimostrato - ghignò crudele - Non sei stata tu ad uccidere me, cara. Alla fine, ho vinto io."
La fronte corrugata tradiva il dolore lieve che prima aveva dimostrato, soverchiato dalla rabbia per le insinuazioni della giovane.
"Lo credi davvero amor mio? Credi davvero di avere vinto tu? Credi ancora che fosse una questione di supremazia?" un sorriso amaro delineò le labbra un tempo scarlatte della fanciulla. "Ah illuso, non capisci dunque. Chi vive e si tormenta, non sono io, amor mio"
Gli occhi grigi di Lucius si socchiusero, e per un secondo, l'ombra della ragazza parve quasi sparire.
"Illuditi pure di aver vinto. Illuditi di aver giocato con una povera ragazzina innocente! Ti sei divertito, mi hai usato, mi hai gettato via. Ed ora sei solo, Lucius. Non sono io quella che si contorce fra le lenzuola per gli incubi la notte, mio caro. La tua villa è diventata troppo piccola per contenere te e il tuo ego... ed io vivo in ogni cosa che tu tocchi. Sei tu che hai paura di me."
L'uomo rise apramente, scacciando la sua immagine con un gesto della mano. Eppure... restava sempre lì.
"Non ho mai avuto incubi, nessun Malfoy ne ha mai. Dovresti saperlo, tu, che ormai sei poco più di uno di essi."
La giovane ignorò quel gelido commento e rise a sua volta, nel vedere il tentativo del biondo di scacciarla.
"Sarebbe comodo, che ad un gesto della tua mano io scomparissi, e con me il ricordo della tua colpa, non è vero? Ma non è così che funziona, Lucius, più cercherai di ignorarmi, più sarò presente. Perchè sarai tu a richiamarmi, con il tuo pensiero."
Gli occhi della donna sembravano vuoti e bianchi. Lucius ringraziò il cielo, perchè rivedere quei pozzi dorati ancora una volta l'avrebbe marchiato a fuoco. "Stai dicendo un mucchio di falsità! Tutto il veleno che la tua bocca sputa è menzogna! Tu neanche sei vera! Tu non esisti!" strillò l'uomo dai lunghi capelli biondi, come sempre legati in un elegante nastro di velluto nero.
-Ah Lucius quanto hai ragione. Io non esisto però sono qui e tutto intorno a te. Te ne sei accorto vero? Quella grande casa in cui vivi è impregnata della mia presenza e tu non puoi farne a meno. Non sei mai riuscito a fare a meno di me. Per questo ora io sono morta e tu ti tormenti-
L'uomo scosse la testa allontanandosi di scatto dall'albero e avvicinandosi alle sponde del lago, illuminato dagli ultimi raggi del sole.
Lei rise quasi sprezzante di fronte a quel gesto.
"Come vedi Lucius, non sono io quella che tenta di fuggire dai ricordi."
Lei face un passo avanti sorridendo maligna.
"Ah, Lucius, se vuoi che me ne vada davvero, dovresti smetterla di pensare sempre a me."
Lui ringhiò, voltandosi di scatto e stava per sibilare qualcosa, esasperato ma la ragazza seduta sull'erba là dove fino a pochi attimi prima era seduto l'uomo lo battè sul tempo.
"Non dire che non mi vuoi e che non hai più bisogno di me. Se così fosse io non sarei ancora qui." tubò lei. "Quelle rose lo dimostrano."

Poco lontano da quell'albero, vi era un arbusto di rose rosse in piena fioritura...
Morbidi petali vellutati formavano ogni singolo bocciolo...
... Tranne uno...
Arido, spoglio, morto...
Come lo era il corpo di Lei...



Eeeee perdonate la mia intusione invasiva XD Potete pure "potare" quest'ultimo pezzetto XD
:ris:
 
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HermyKitty
view post Posted on 15/9/2008, 15:29




CITAZIONE
Il sole era già alto nel cielo,
e i suoi raggi rischiaravano l'intera valle.
Qualcuno dormiva ai piedi di un albero secolare,
e non si accorse della presenza che si stava avvicinando furtivamente a lui.
Un leggero passo femminile lo destò dal suo sonno, ma non aprì gli occhi.
Sapeva già, a chi appartenesse quel leggero profumo di vaniglia...
Respirò profondamente, ed avvertì il lieve fruscio che la veste della ragazza aveva prodotto mentre si sedeva vicino a lui.
Si decise a dischiudere gli occhi, con lentezza greve, mentre un sospiro sfuggiva dalle sue labbra socchiuse e morbide.
La donna rimase in silenzio, beandosi della silenziosa compagnia dell'uomo al suo fianco.
Adorava perdersi nella sua sola presenza.
Anche l'uomo non parlò, ubriacandosi dell'appagante sensazione che provava in quell'istante.
Si voltò verso di lei, che aveva lo sguardo concentrato, perso nei riflessi che i raggi del sole provocavano sull'acqua del lago, ed il pensiero chissà dove. I lunghi capelli biondi le incorniciavano il volto mentre la calda luce che li circondava le brillava riflessa negli occhi.
Infine, dopo qualche minuto, si decise a parlare.
"Sei venuta, alla fine."
Lei portò gravemente il suo sguardo su di lui, e con voce remota ruppe il silenzio.
"Lo sai vero, che sono soltanto un ricordo?"
Una risata amara proruppe dalle labbra del giovane.
"E io sarei reale? - disse con una lieve inclinazione sprezzante nella voce - che differenza fa, in fondo?"
Lei abbozzò un sorriso, senza sentimento.
Guardò le linee fiere del volto di quell'uomo, e si rese improvvisamente conto di non averlo mai conosciuto. Il suo stesso sguardo sembrava diverso.
In quegli occhi grigi non c'era più l'ombra di nussun odio.
Solo risentimento.
Tanto risentimento.
"Dimmelo, Eirin."
"Dirti cosa?" chiese confusa la fanciulla, ma in realtà lo sapeva benissimo.
"Lo sai, cosa. Che hai fatto fino ad ora, perchè non mi hai cercato prima?"
Lei sbatté più volte i grandi occhi caramellati.
"Bello essere chiamata col nome in codice, complimenti. Tutt'oggi hai paura a pronunciare il mio."
Una risata amare riecheggiò a lungo.
"Sono sempre stata con te. Ogni notte, nelle tue lenzuola. Non ti ho tolto gli occhi di dosso un solo misero istante. Sei tu che ne hai la colpa maggiore. Se riesco ad essere visibile ai tuoi occhi assassini, è soltanto perché il tuo ricordo di me si è fatto più vivido. Troppo comodo ricordarmi il giorno del mio anniversario, Lucius."
"Tu menti!" Gli occhi di ghiaccio si accesero di una luce sinistra.
"Non ho mai temuto il tuo nome, come non ho mai temuto te. E l'ho dimostrato - ghignò crudele - Non sei stata tu ad uccidere me, cara. Alla fine, ho vinto io."
La fronte corrugata tradiva il dolore lieve che prima aveva dimostrato, soverchiato dalla rabbia per le insinuazioni della giovane.
"Lo credi davvero amor mio? Credi davvero di avere vinto tu? Credi ancora che fosse una questione di supremazia?" un sorriso amaro delineò le labbra un tempo scarlatte della fanciulla. "Ah illuso, non capisci dunque. Chi vive e si tormenta, non sono io, amor mio"
Gli occhi grigi di Lucius si socchiusero, e per un secondo, l'ombra della ragazza parve quasi sparire.
"Illuditi pure di aver vinto. Illuditi di aver giocato con una povera ragazzina innocente! Ti sei divertito, mi hai usato, mi hai gettato via. Ed ora sei solo, Lucius. Non sono io quella che si contorce fra le lenzuola per gli incubi la notte, mio caro. La tua villa è diventata troppo piccola per contenere te e il tuo ego... ed io vivo in ogni cosa che tu tocchi. Sei tu che hai paura di me."
L'uomo rise apramente, scacciando la sua immagine con un gesto della mano. Eppure... restava sempre lì.
"Non ho mai avuto incubi, nessun Malfoy ne ha mai. Dovresti saperlo, tu, che ormai sei poco più di uno di essi."
La giovane ignorò quel gelido commento e rise a sua volta, nel vedere il tentativo del biondo di scacciarla.
"Sarebbe comodo, che ad un gesto della tua mano io scomparissi, e con me il ricordo della tua colpa, non è vero? Ma non è così che funziona, Lucius, più cercherai di ignorarmi, più sarò presente. Perchè sarai tu a richiamarmi, con il tuo pensiero."
Gli occhi della donna sembravano vuoti e bianchi. Lucius ringraziò il cielo, perchè rivedere quei pozzi dorati ancora una volta l'avrebbe marchiato a fuoco. "Stai dicendo un mucchio di falsità! Tutto il veleno che la tua bocca sputa è menzogna! Tu neanche sei vera! Tu non esisti!" strillò l'uomo dai lunghi capelli biondi, come sempre legati in un elegante nastro di velluto nero.
"Ah, Lucius, quanto hai ragione. Io non esisto però sono qui e tutto intorno a te. Te ne sei accorto vero? Quella grande casa in cui vivi è impregnata della mia presenza e tu non puoi farne a meno. Non sei mai riuscito a fare a meno di me. Per questo ora io sono morta e tu ti tormenti."
L'uomo scosse la testa allontanandosi di scatto dall'albero e avvicinandosi alle sponde del lago, illuminato dagli ultimi raggi del sole.
Lei rise quasi sprezzante di fronte a quel gesto.
"Come vedi Lucius, non sono io quella che tenta di fuggire dai ricordi."
Lei face un passo avanti sorridendo maligna.
"Ah, Lucius, se vuoi che me ne vada davvero, dovresti smetterla di pensare sempre a me."
Lui ringhiò, voltandosi di scatto e stava per sibilare qualcosa, esasperato ma la ragazza seduta sull'erba là dove fino a pochi attimi prima era seduto l'uomo lo battè sul tempo.
"Non dire che non mi vuoi e che non hai più bisogno di me. Se così fosse io non sarei ancora qui." tubò lei. "Quelle rose lo dimostrano."
Poco lontano da quell'albero, vi era un arbusto di rose rosse in piena fioritura...
Morbidi petali vellutati formavano ogni singolo bocciolo...
... Tranne uno...
Arido, spoglio, morto...
Come lo era il corpo di Lei.

"Tutto attorno a te parla di me. La maledizione che ci tiene legati si infrange anche su quel roseto. Una sola rosa è morta. Perchè non la tagli?"
L'eco di quella domanda si perse nel vento.



La Storia si era incartata :lol:

Andiamo un po' avanti :ovv:

 
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