Feelings' Slave - Debito d'Amore, Draco/Herm; OOC; Nc17; Lemon

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°piperina°
view post Posted on 16/8/2008, 01:50




*Act XVI*












Hermione era immobile, come una statua di cera. Seduta in mezzo al letto, era paralizzata dallo sguardo di lui.
Draco Malfoy.
Era diverso da tutte le altre volte, la fissava tanto intensamente che sembrava volesse trapassarla solo con quello. La faceva rabbrividire, e lei ne aveva ben capito il motivo.
La voleva.
Ma non come in quel mese di torture, lui... la voleva davvero.
Se ne stava lì, fermo sulla porta, a guardarla come se non l'avesse mai vista prima in vita sua.
Si accorse di avere addosso solo una camicia da notte a sottana, leggera e piuttosto scollata. Imbarazzata, afferrò il lenzuolo per portarselo al seno.
- No.-
Quel monosillabo era uscito dalle labbra del ragazzo. La sua voce era bassa ma decisa, forte.
L'aveva ghiacciata.
Il cuore di Hermione prese a batterle furiosamente nel petto, e sentiva l'agitazione crescerle dentro ad ogni passo che avvicinava lui al letto.
Raggiunse il lato destro, quello che usava sempre per dormire, e la fissò a lungo.
I ricci bruni erano leggermente in disordine e le lenzuola stropicciate. Non c'era molta luce, ma riuscì a distinguere un delizioso rossore diffuso sulle sue guance.
Scese con lo sguardo fino al seno, che si alzava e abbassava velocemente. Era agitata, e tanto anche.
Le sue piccole mani torturavano la stoffa bianca delle lenzuola, che le coprivano appena i fianchi.
Era bella.
Non poteva negarlo, Hermione era bella in quel momento, e lui la desiderava.
Salì sul letto con il ginocchio sinistro, e poi vi poggiò la mano destra. Così, lentamente, si avvicinò a lei. Quando le fu accanto sentì che non c'era bisogno di parlare.
I loro occhi erano sempre stati a contatto, Hermione era rimasta ferma in attesa di ogni sua mossa.
Avrebbe dovuto fare tutto lui quella sera, lo sapeva, ma la cosa non gli pesava minimamente, anzi.
Alzò una mano per sfiorarle la delicata pelle della guancia in una lenta carezza, mentre i loro visi continuavano ad avvicinarsi.
Più che altro era lui ad avvicinarsi, dato che Hermione era davvero paralizzata.
E quando le loro labbra si sfiorarono, entrambi sentirono la scossa elettrica che si generò a quel contatto.
Hermione avvertì un forte calore avvolgerla, e lasciò che Draco la baciasse dolcemente, senza fretta e senza voler approfondire. Non ce n'era motivo, né bisogno.
Lei era sua.
Lambì la bocca della ragazza con la punta della lingua, mentre affondava una mano tra i suoi capelli. Erano morbidi, gli piaceva il contatto con la sua pelle.
Si mise più comodo sul letto accanto a lei mentre, con cautela, chiese tacitamente l'accesso alla sua bocca. Lei glielo concesse poco dopo.
Era agitata, non terrorizzata. Questo lo faceva in qualche modo sentire meglio. Non voleva spaventarla, né fare sesso con una bambola inerme sotto di sé.
Quello che voleva era solo piegare il suo stupido orgoglio e sentirla gridare il suo nome, supplicarlo di darle di più.
L'avrebbe fatto, lo giurò a se stesso.

Incontrò la lingua di Hermione e iniziarono a giocare lentamente, prendendosi tutto il tempo di cui necessitavano.
Poi spostò la mano dai suoi capelli e fece scorrere la punta delle dita sul suo corpo, in una delicata carezza.
La sentì fremere quando le sfiorò il seno, irrigidirsi appena quando scostò il lenzuolo, scoprendola del tutto.
Era vulnerabile sotto il suo sguardo, pensò Hermione quando la bocca di Draco si staccò dalla sua.
Si sentiva già nuda davanti a lui.
Poi il ragazzo posò le mani sul materasso, vicino ai suoi fianchi, e fece lo stesso con le gambe. Si avvicinò di nuovo per baciarla, e lentamente la fece scivolare sotto di sé.
Il fruscio delle lenzuola in quel momento risultò essere un suono delicatamente sensuale.
Sotto di lui, intrappolata tra le sue braccia, sottoposta al suo sguardo liquido... Hermione tremava.

Paura, attesa, eccitazione, sorpresa.

Mille sentimenti si agitavano dentro di lei, scuotendola interamente.
E continuavano a guardarsi.
Non avevano interrotto quel contatto da quando lui era entrato nella stanza, ed Hermione gliene fu grata. Non avrebbe sopportato di sentirsi anonima tra le sue braccia.
Draco scese con la bocca sulla sua, trovandola meravigliosamente morbida e socchiusa, pronta per accogliere nuovamente la sua lingua e giocare con essa.
Fece forza sulle braccia per non pesare su di lei e quando la sentì più rilassata, fece scorrere una mano lungo il suo corpo.
Dal collo scese ai fianchi per poi arrivare alle gambe. Risalì lentamente sulla coscia sinistra della ragazza, tirando su la sottana con quel movimento.
La fece scorrere sulla sua pelle fino alle spalle, e lei istintivamente si tirò su per aiutarlo a spogliarla del tutto.
Gli piaceva la sua partecipazione. Era un buon segno, e non l'avrebbe fatto sentire un approfittatore.
Ovviamente non indossava il reggiseno, dato che si era preparata per dormire. Era coperta soltanto da un paio di slip, niente altro.
Era meravigliosa, pensò.
Hermione però si vergognava come una ladra. Voltò il capo di lato, portandosi le braccia sul petto per coprirsi, imbarazzata all'inverosimile per l'insistente sguardo del ragazzo.
Draco sorrise e si chinò su di lei, sfiorandole il collo con le labbra.
- Tranquilla...- sussurrò lieve contro la sua pelle - ...andrà tutto bene.-
Depositò mille piccoli baci sul collo e la gola, scendendo lentamente sulla spalla, mentre le faceva spostare le mani dal petto.
Hermione sussultò quando sentì una sua mano chiudersi a coppa sul seno, con gentilezza, senza fretta.
Draco si stava comportando bene con lei, dovette ammetterlo.
Sospirò e cercò di rilassarsi il più possibile, imprimendosi a fuoco nella mente ogni singolo istante di quello che stava accadendo, senza perdersi in stupide congetture, come le aveva detto Pansy.
Quasi non si era accorta delle labbra del ragazzo che erano scese sul suo seno.
Draco si stava controllando come poche volte in vita sua, quella sera, con lei.
Era fin troppo eccitato per essere solo all'inizio dei preliminari.
Sarebbero durati a lungo, lo sapeva già, del resto era normale, insomma per Hermione era la prima volta, non poteva correre solo perché era eccitato.

Continuò a dedicare attenzioni al suo seno, mentre faceva scivolare una mano sui fianchi, fino all'elastico degli slip. Lo prese tra due dita e iniziò a farlo scendere con una lentezza esasperante, ma anche quella era una cosa da fare con molta, molta calma.
Infatti Hermione si irrigidì quando sentì la stoffa che la copriva abbandonare il suo corpo, lasciandola così completamente nuda sotto gli occhi del marito.
Arrossì in un modo che ricordava vagamente Ronald, e cercò in tutti i modi di evitare d'incrociare gli occhi con quelli di Draco. Ma non tentò di coprirsi ancora, sarebbe stato un inutile gesto infantile.
Draco le riconobbe il merito di quell'azione, del non coprirsi ai suoi occhi, e le regalò un sorriso rassicurante.
Quasi un vero sorriso.
Hermione rispose con un sorriso tirato dal nervosismo.
Notò poi che il ragazzo era completamente vestito. Evidentemente Draco aveva seguito il suo sguardo e sorrise di nuovo, guardandola.
- Che ne dici di partecipare e spogliarmi?- chiese con voce bassa e carezzevole.
- Sì...-
Hermione si mise seduta sul letto, di fronte a lui. Stava lentamente perdendo il senso di imbarazzo nel trovarsi nuda sotto il suo sguardo colmo di desiderio e allungò le mani verso i bottoni della camicia.
Draco si limitava ad accarezzarle i capelli, in un gesto talmente dolce da faticare a riconoscere come proprio, aspettando che la ragazza finisse il suo lavoro.
I primi bottoni furono slacciati con calma, poi però la tensione aveva giocato un brutto scherzo ad Hermione, che aveva finito per far saltare gli ultimi due bottoni.
Draco rise, sinceramente divertito.
- Tranquilla.- disse aiutandola a sfilargli la camicia aperta.
Si allungò per baciarla e si stese sul materasso accanto a lei.
La strinse forte a sé, baciandola con crescente passione, mentre con una mano si liberava silenziosamente della cintura e dei pantaloni, facendoli cadere ai piedi dei letto.
Hermione sussultò quando si trovò a contatto con la pelle del ragazzo.
Era così caldo...
Sospirò, leggermente più rilassata per la gentilezza di lui, ma ugualmente tesa per la situazione. Lo sentiva contro di sé, poteva chiaramente avvertire il suo desiderio.
Si chiese se le avrebbe chiesto di fargli qualcosa... arrossì solo al pensiero di dover allungare una mano verso le sue parti basse.
Avvertendo la sua tensione, Draco si mise a sedere con la schiena appoggiata alla testata del letto e la Granger stretta al suo petto. I capelli gli solleticavano piacevolmente il collo, le piccole spalle della ragazza tremavano appena per quel contatto.
Respirò il suo profumo e si chinò a baciarle una spalla, stringendola a sé per la vita.
- Non è una cosa brutta, Hermione.- sussurrò appena sulla sua pelle.
- Lo so.- rispose cercando di trovare tutto ciò che di positivo e piacevole c'era in quella situazione.
Il ragazzo la stringeva, sentiva il suo cuore battere veloce contro la sua schiena.
Le sue mani scesero ad accarezzarle delicatamente il collo e le spalle, per arrivare al seno, sul quale si soffermarono, a coppa.
Era un contatto molto intimo, pensò la ragazza in quel momento. Poi le dita di Draco iniziarono a stuzzicarle i capezzoli, mandandole piccoli brividi in tutto il corpo.
Si rilassò, appoggiando la testa sulla sua spalla, lasciando che una mano del biondo scivolasse sul fianco, sulla gamba, in una lenta carezza che risaliva lungo l'interno coscia, per arrivare poi alla sua femminilità.
La toccò delicatamente in superficie, e poco dopo la ragazza fu scossa da un brivido.
Per una vergine era un passaggio fondamentale, affinché il corpo potesse prepararsi adeguatamente all'intrusione di qualcosa ben diverso dalla punta delle dita.
Quando vari mugolii raggiunsero le sue orecchie, facendo crescere a dismisura il suo desiderio, Draco smise di dedicarle attenzioni.
Poco dopo Hermione si girò tra le sue braccia e lo baciò con un trasporto che lui temeva non avrebbe potuto vedere quella sera.
La strinse a sé, giocando con la sua lingua, senza smettere di accarezzarle il seno morbido premuto contro il suo petto.
Gli slip elasticizzati stavano diventando una fastidiosa costrizione.

Molti minuti dopo si staccarono, entrambi con il fiato corto e gli occhi liquidi di desiderio.
Riprese a baciarla, passando le mani ovunque sul suo corpo, poi la prese per i fianchi e facendole allargare le gambe la fece accomodare su di sé.
Le loro intimità erano a contatto, se non fosse stato per gli slip di lui, ma poco importava. Se la schiacciò addosso, avvertendo la morbidezza del seno, il calore del corpo contro al suo.
La desiderava, Merlino se la desiderava! Stava perdendo il controllo, dannazione!
Continuava a baciarla, cercava la sua lingua, la trovava, ci giocava e si ritraeva, lasciando che fosse lei a cercarla ora.
Strinse con forza i fianchi della ragazza, premendoli contro la sua eccitazione dolorosa, e solo quando Hermione lo guardò in modo più che eloquente la fece scendere e accomodare supina sul letto.
Si liberò subito dell'intimo e si stese su di lei, facendo sentire quanto bisogno aveva di porre fine a quella tortura.
Ma doveva stare attento, continuava a ripetersi. Era la sua prima volta, e per quanto pronta ed eccitata potesse essere, Hermione era vergine.
Doveva stare molto, molto attento.
Le aprì le gambe posizionandosi tra esse, più che pronto ad entrare in lei. Ma doveva aspettare.
Si era ripromesso di mettere da parte gli antefatti quella notte, di essere gentile con lei e trattarla con premura, per far sì che lei lo desiderasse sempre, da quella sera.
Non voleva una ragazzina piangente da costringere ai suoi voleri, assolutamente no.
Hermione si sentiva pronta, ma tremava.
Stava per diventare donna tra le braccia di Draco Malfoy. Suo marito.
Chiuse gli occhi e lasciò andare un sospiro nervoso, prima di riaprirli e fissarli in quelli grigio scuro di lui. Sorrise appena, imbarazzata per la situazione, tesa per il momento, ma pronta ad affrontare anche quella clausola del suo matrimonio.
Draco sorrise di rimando, posò le mani sui suoi fianchi e iniziò a farsi lentamente avanti.
All'inizio, grazie alle premure del ragazzo, non sentì dolore, ma arrivò poco dopo, quando lo sentì spingersi più in profondità.
I muscoli di tutto il corpo si tesero involontariamente, strizzò gli occhi e strinse le mani sui fianchi di Draco, rallentando il suo avanzare.
- Aspetta...- sussurrò, cercando di abituarsi.
Sospirò di nuovo. Pansy le aveva detto che doveva stare calma e rilassarsi, o le avrebbe fatto molto più male del necessario.
- Solo un momento...- disse guardandolo.
- Tutto il tempo che vuoi.- rispose lui, affannato per l'eccitazione esigente che combatteva contro la calma che si imponeva di avere.
Hermione si rilassò e riuscì a sciogliere i muscoli tesi. Allentò la stretta sui fianchi del biondo, che avanzò ancora in lei, lentamente, sicuro di procurarle comunque dolore data l'espressione contrita e corrucciata che aveva.
Sentiva un male cane, il pensiero di avere un ragazzo in mezzo alle gambe che entrava dentro di lei di certo non la aiutava a star meglio, affatto.
Lo sentiva, Dio se lo sentiva! Avanzava piano, era cauto e delicato, sì, ma faceva male, dannatamente male! Chi l'aveva detto che il sesso era piacevole?
Certo non si aspettava orgasmi multipli alla prima volta, ma tutto quel dolore era insopportabile!
Draco si fermò, cercando di aiutarla ad abituarsi alla sua intrusione. La vide ringraziarlo con lo sguardo.
- Fa molto male?- chiese sinceramente preoccupato.
- Domanda di riserva?- replicò ironica lei.
- Non possiamo fermarci ora, Hermione.- disse come se fosse un lamento, una preghiera - Non arrivati a questo punto.-
- Lo so.- rispose, colpita da tanta gentilezza - Vai.-
Lui annuì e riprese a spingere, fin quando non incontrò l'intima barriera della sua verginità.
Si fermò, quasi indeciso sul da farsi. Hermione aveva sussultato quando l'aveva sentito toccarla con la punta, quello era il momento peggiore.
Molte ragazze avevano l'imene abbastanza elastico e grazie a quello non sentivano troppo dolore la prima volta, ma lei sapeva che non poteva essere così fortunata.
- Lascia fare a me.- sussurrò Draco.
Si piegò su di lei, assuefatta alla sua dolorosa presenza dentro di lei, e la baciò a fior di labbra.
Poi prese un bel respiro, si ritrasse appena e spinse, con decisione, rompendo con un colpo secco la sua barriera, entrando completamente in lei.
Hermione gridò per il dolore che aveva provato. Era... non sapeva descriverlo. Era troppo... troppo. Insopportabile.
Si era sentita spaccare in due, quasi perdeva la sensibilità in quel punto soggetto a quell'atroce tortura.
Conficcò le unghie nelle spalle di Draco, gemendo per il male che sentiva.
I loro fianchi si toccavano, era entrato completamente in lei, raggiungendo una profondità che, tempo dopo, le avrebbe fatto toccare il cielo con un dito.
Draco le baciò con cautela una guancia prima di ritrarsi, uscendo quasi interamente da lei, e rientrare.
Dio, era costretto ad andare ad un ritmo che nessun uomo poteva mai sopportare senza impazzire. Ma lui non sarebbe impazzito, avrebbe continuato ad essere gentile con lei.
Inaspettatamente Hermione gli circondò le spalle con le braccia, nascondendo il viso nell'incavo del collo.
Tremava e si tendeva ogni volta che lui si muoveva, ogni volta che usciva per poi rientrare, ma resistette coraggiosamente al dolore, senza neanche più emettere un gemito.
Sospirava, stretta tra le sue braccia, con le gambe allacciate ai suoi fianchi.
Era fatta, era andata ormai... non era più vergine. Non era più una ragazzina.

Era una donna, adesso.
Era la Signora Malfoy.

Molti minuti dopo il ritmo tra i loro bacini si era armonizzato, Hermione aveva preso ad assecondare le sue spinte quasi senza accorgersene. Peccato che fosse ben lontana da sentire il piacere di cui tutti parlavano.
Il dolore si era affievolito, Draco adesso si muoveva liscio dentro di lei, più veloce di prima, incitato anche dall'armonia con il corpo di Hermione.
Sapeva che sarebbe stato meglio fermarsi, non continuare fino alla fine, perché lei il piacere non lo sentiva.
Ma non riusciva.
L'aveva desiderata per tanto tempo, e ora che finalmente era riuscito ad averla... no, non poteva smettere.
La strinse forte a sé, aumentando il ritmo delle spinte, fino a dare dei colpi forti e quasi bruschi, finendo per liberarsi in lei.
Trattenne il gemito di sollievo e piacere che premeva per uscire dalle sue labbra, non sarebbe stato carino.
Tenne Hermione stretta a sé prima di allontanarsi da lei e sdraiarsi al suo fianco, tenendole un braccio di traverso sul ventre.
La ragazza era immobile, muta come se fosse stata privata dell'uso della voce, e guardava il soffitto del baldacchino senza realmente vederlo. Aveva lo sguardo vacuo, perso, velato di un sentimento strano che si era impossessato di lei.
Vedendo che non reagiva in alcun modo, Draco si sedette e fissò gli occhi sul suo volto. Solo un paio di minuti dopo Hermione rispose a quello sguardo su di sé.
- Stai bene?- chiese il ragazzo, realmente preoccupato, temendo di averla in qualche modo traumatizzata.
- Sì.- rispose lei con voce bassa ma perfettamente udibile.
Si sentiva... strana, diversa.
Come se la nebbia fosse entrata in lei, penetrando sotto la sua pelle, diffondendosi nel suo corpo in mille piccoli brividi. Non aveva mai provato una sensazione simile, era tutto così nuovo per lei...
Le si velarono gli occhi di lacrime senza volerlo.
All'improvviso si alzò di scatto dal letto. Si morse le labbra per non gemere a causa del dolore che provava.
Voleva andare in bagno a farsi una doccia, per togliersi di dosso quella strana sensazione che la consapevolezza di essere donna le aveva portato. Ma qualcosa attirò la sua attenzione.
Sangue. Una macchia di sangue. Proprio , sul lenzuolo, in mezzo alle sue gambe.

La sua innocenza. La sua ingenuità. La sua verginità.

Erano tutte lì in quella macchia di sangue rosso acceso.
I suoi sogni di ragazza, gli affetti, gli amici a cui non poteva pensare, a cui non poteva più confidare i suoi pensieri e i suoi sentimenti.
Tutta la sua vita fino a quel giorno era racchiusa in quel lembo di stoffa macchiata.
Rabbrividì, ma non riuscì a muoversi.
- È normale.- disse Draco per rassicurarla - Succede a tutte, la prima volta.-
Hermione alzò lo sguardo sul suo.
- Fidati, è normale.-
Non si chiese da dove gli venisse tutta quella gentilezza. Lo sapeva già.
Dai ricordi.
Si stese di nuovo sul materasso, e la ragazza fece lo stesso poco dopo, coprendosi il più possibile con il lenzuolo.
Il biondo ci mise poco ad addormentarsi. Per lui non era stato altro che un amplesso semplice, per quanto quei dannati ricordi l'avessero tormentato. Ma aveva deciso di concederle una tregua soltanto quella notte. Dal mattino successivo sarebbe stato tutto come prima.
Doveva farlo.
Perché se si trovavano in quella situazione, c'era un valido motivo: la colpa di lei.
Convincendosi di questo, Draco sprofondò nel mondo dei sogni.
Hermione invece rimase sveglia a lungo, praticamente immobile nel letto. Solo quando si fu sincerata che il ragazzo stesse realmente dormendo si alzò dal letto, stanca e indolenzita.
Fissò di nuovo quella macchia rossa prima di dirigersi in bagno per fare una doccia veloce.
Aveva bisogno di rinfrescarsi, di allontanarsi da lui, da quel letto... da loro.
Si mise a dormire circa un'ora dopo, stanca e decisamente provata.



Abituata a svegliarsi da sola tutte le mattine, Hermione Malfoy aprì lentamente gli occhi e sbadigliò, stiracchiandosi. Allungò il braccio destro sul letto, con l'intenzione di rigirarsi tra le lenzuola prima di alzarsi, ma qualcosa occupava l'altra metà del letto.
Sgranò gli occhi e ritirò immediatamente il braccio, portandoselo al petto, e scattò a sedere. Non poteva essere...
Draco stava dormendo nel letto matrimoniale, accanto a lei, tranquillo e pacifico come un bambino.
Era girato su un lato, dalla sua parte, una mano sotto il cuscino, l'altra sul materasso. Hermione si perse a guardarlo.
Sembrava così indifeso, innocuo... così... diverso.
Il viso era rilassato, il respiro regolare. I capelli erano in disordine, qualche ciocca chiara gli ricadeva sugli occhi.
Aveva dormito con lei, era rimasto al suo fianco... non se ne era andato.
Perché? Aveva voluto aspettare che il loro matrimonio fosse tale a tutti gli effetti? Era per quello?
Non lo sapeva, sperava solo che fosse così.
Improvvisamente vide quegli occhi liquidi di desiderio, la bocca dischiusa scendere sulla sua, le mani leggere sul suo corpo... avvampò all'istante al ricordo di quanto accaduto quella notte.
Si mosse cautamente per non svegliarlo, indolenzita ovunque. Era normale che fosse così, lo sapeva. Sperava solo che il suo corpo si abituasse presto.
Fece per scendere dal letto, ma qualcosa la fermò per un braccio, e si trovò di nuovo stesa sul materasso.
- Buongiorno.- soffiò leggera la voce di Draco, che ora la sovrastava.
Fissò gli occhi nei suoi senza riuscire a rispondere.
Lui sorrise, o forse ghignò, poi scese a baciarla, accarezzandole un fianco lentamente.
Lambì le sue labbra con la punta della lingua e ottenne l'accesso alla sua bocca. La sentì tesa sotto le sue mani, sicuramente era imbarazzata e si vergognava da morire.
Si era svegliato sentendo qualcosa muoversi accanto a lui e l'aveva fermata prima che potesse alzarsi.
Quella mattina si sentiva decisamente euforico, soddisfatto e libero come da tanto tempo non si sentiva.
Prima di tutto perché il suo corpo si era sfogato, dopo un mese di avances superficiali ed erezioni uccise con un'interminabile serie di docce gelide, e poi perché Hermione era stata sua.
Certo non era stato l'amplesso migliore della sua vita, ma aveva finalmente avuto la verginità della Mezzosangue, e la cosa più bella era... che lei l'aveva voluto.
Aveva sentito la sua tensione ed emozione, ma anche il forte desiderio che aveva provato sotto le sue labbra e le sue mani.
Magnifico.
Il pensiero di quei momenti gli fece defluire velocemente il sangue in un punto ben determinato, e lei sembrava essersene accorta.
Fece forza sulle braccia e la osservò dall'alto.
- Fai la doccia per prima?- chiese.
Hermione sospirò sollevata.
Per un attimo aveva creduto che lui volesse farlo ancora, e lei era stanca e dolorante, doveva ancora abituarsi.
- Falla prima tu.- rispose.
- Ok.-
Draco si alzò e scese dal letto, si diresse in bagno e si concesse una lunga e calda doccia.
Hermione invece rimase stesa a letto, con gli occhi chiusi e il cuore stranamente leggero.
Malfoy era stato gentile, molto più di quanto avesse pensato. Era stata una sospesa per lei...

Chissà quanto sarebbe durata quella pace...





 
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°piperina°
view post Posted on 17/8/2008, 22:42




*Act XVII*












Erano passate due settimane dalla notte che i coniugi Malfoy avevano trascorso insieme, e di nuovo c'era qualcosa che non andava.
Dannato furetto!, imprecò mentalmente Hermione sbattendo un libro sulla scrivania.
Come può comportarsi così? Cosa crede che sia, una bambola?, continuò la riccia alzandosi dalla sedia per dirigersi in giardino, quello principale.
Il problema era che, da quella notte, Draco non l'aveva più toccata. Le dava qualche bacio e ogni tanto una mano vagava qua e là sul suo corpo, ma non l'avevano più fatto.
All'inizio non ci aveva pensato, troppo concentrata su se stessa, ma con il passare dei giorni si era accorta che qualcosa decisamente non andava.
Aveva pensato di non essere abbastanza attraente, ma di certo non si sarebbe fatta bella per lui. Poi, però, un pensiero fastidioso si era insidiato nella sua mente.

Tradimento.

Draco era noto per le sue arti amatorie, ormai l'aveva avuta, e allora... perché non l'aveva più toccata?
Il pensiero di essere stata costretta a sposarlo e di lui che se la spassava con le altre le faceva salire una rabbia furiosa. Non avrebbe fatto la figura della moglie cornuta, per Merlino, no!
E poi, l'avevano fatto, loro due.
Lui si era preso la sua verginità, che cavolo, come si permetteva di avere un'amante? Va bene tutto, ma quello proprio no.
Non avrebbe accettato una cosa simile solo per lo sfizio di quel biondo deficiente. Lei si era fidata, gli aveva concesso la cosa più importante per una ragazza... no, non gli avrebbe permesso di comportarsi in quel modo.

Per questo, il giorno dopo a pranzo, glielo disse.
- Hai un'altra?- chiese all'improvviso.
Draco quasi si strozzò con il vino - Prego?!-
- Ti ho chiesto se hai un'altra! Un'amante da cui andare e con cui sfogare i tuoi istinti sessuali, comprendi?- disse con voce grave e cipiglio severo.
Draco la fissò incredulo per qualche secondo. Quella era una scenata di gelosia...?
Capì quale fosse il problema.
Si stampò un ghigno sadico e compiaciuto in viso prima di rispondere. La Mezzosangue era gelosa, e non solo...
- Hai qualche problema?- chiese prendendola in giro.
- Se ho qualche problema?- ripeté incredula lei - TU sei il mio problema!-
Quello rise apertamente.
- Quanto sei ingenua...-
- E tu sei un bastardo! Un porco maiale!-
- Ehi, piano con le parole!- la riprese il biondo serio.
- Piano un corno!- sbottò Hermione furiosa - Io mi sono fidata di te! Ho lasciato che tu... che tu mi...-
Improvvisamente imbarazzata, Hermione non riusciva più a continuare a parlare o, in quel caso, ad insultarlo.
- Continua Mezzosangue, è interessante.-
Voleva ucciderlo, oh sì, stringergli le mani al collo e vederlo agonizzare lentamente, e sapere di essere lei l'artefice del suo dolore e conseguente morte.
Come diavolo si permetteva di trattarla in quel modo? Di prenderla in giro?
- Ti sei preso la mia verginità come un trofeo, schifoso bastardo!-
Draco la guardò in modo strano.
Ad Hermione non importava quello che poteva pensare lui, doveva dirgli tutto quello che pensava a riguardo, e l'avrebbe fatto.
- Sapevo che sarebbe successo, ma non credevo che potessi cadere così in basso, proprio tu che decanti da sempre la perfezione di voi Purosangue!- lo guardò con il fuoco negli occhi e gli puntò contro un dito accusatore - Sei venuto a letto con me non perché lo desiderassi, ma solo per avere più potere su di me, per infliggermi un'altra umiliazione! Mi fai schifo... e pena...-
Draco ricambiò il suo sguardo e strinse le dita attorno ad un innocente tovagliolo di cotone bianco, su cui sfogò la rabbia - il dolore - provocata dalla veridicità delle parole di Hermione.
Doveva difendersi, dirle qualcosa, farle capire che... che niente. Doveva attaccare, ecco l'unica cosa che poteva - doveva - fare.
- Quindi è questo che ti rode.- disse qualche minuto dopo - Che io non sia più venuto a letto con te da quella sera.-
Hermione lo guardò in modo strano.
Cosa stava dicendo?
- Se vuoi che ti tocchi, Mezzosangue...- riprese lui - Non hai che da chiedere.-
Le scoccò uno sguardo osceno.
- Sperando che io ne abbia voglia.-
Hermione lanciò fiamme dagli occhi, ma non rispose a quella sottospecie di insulto.
Per lei quel discorso era chiuso, non gli avrebbe più detto nulla ma non gli avrebbe permesso di sfiorarla ancora neanche con il pensiero, non se andava a letto con altre donne.
Per questo si alzò e gli voltò le spalle, uscendo dalla sala da pranzo.
Voleva chiudersi nel suo giardino privato, l'unica cosa buona che avesse fatto Narcissa Malfoy, perché sia il matrimonio con Lucius che l'educazione di Draco erano stati dei fiaschi clamorosi.
Draco però non la pensava allo stesso modo, e di certo non aveva intenzione di dargliela vinta e lasciarla andare via. Quindi la seguì e la fece voltare verso di sé tirandola per un braccio.
- Se il problema è il sesso, amore mio, rimediamo subito.-
Hermione rabbrividì guardandolo.
Senza aggiungere altro la trascinò dietro di sé fino alla camera da letto. Aprì la porta con un calcio e la richiuse con altrettanta poca delicatezza, per poi spingere la ragazza sul letto.
- Cosa stai facendo?- gli strillò contro lei.
- Secondo te?- ghignò togliendosi velocemente la camicia e i pantaloni.
Senza ascoltare la voce acuta di Hermione che lo insultava fece lo stesso con i suoi vestiti, e nel giro di due minuti erano entrambi in intimo.
Lei arrossì nel vedere il corpo scultoreo del biondo e la sua improvvisa evidente eccitazione.
Draco si stese quindi su di lei e iniziò a baciarle lascivamente il collo, la gola, fino ad arrivare al seno, mentre premeva i fianchi contro i suoi.
Hermione smise di lamentarsi in pochi minuti e si lasciò sfuggire più di un sospiro sotto le attenzioni del biondino.
Sentì che le sfilava l'intimo e faceva lo stesso con il suo. Cercò un po’ di lucidità per ribellarsi, ma non riuscì a trovarla, non con le mani di Draco su di lei.
Il poco raziocinio che le era rimasto svanì nel momento in cui le dita di lui la accarezzarono in superficie per poi entrare nella sua intimità.
Sospirò più forte, colta da un brivido.
Era diverso da due settimane prima, molto, molto diverso. Le sembrava che il suo corpo stesse reagendo decisamente bene e partecipando completamente.
- Ah...!-
Draco ghignò per quel gemito di puro piacere che le aveva strappato, e decise che era il momento di passare ad altro.
Doveva insegnarle che non si scherza con un Malfoy nel letto.
La baciò con passione mentre le faceva aprire le gambe, cosa che lei fece senza opporre resistenza, ed entrò in lei.
Senza impeto né forza, il corpo della Granger doveva ancora abituarsi, e sicuramente un po’ di dolore l'aveva provato.
Ma dopo poche spinte Hermione iniziò a gemere di piacere, assecondando i movimenti di Draco con i fianchi.
Quella era una cosa che lo aveva sempre fatto impazzire. Adorava muoversi insieme alla sua amante.
Il bello era che Hermione lo stava facendo inconsapevolmente. Infatti il suo corpo, reagendo alle spinte di Draco, si muoveva naturalmente alla ricerca di più piacere. Questo li portava a muovere i fianchi in totale armonia.
Un indefinibile numero di minuti dopo, Hermione sentì di nuovo che Draco si muoveva in modo quasi brusco, con forti e decise spinte. Capì che era al culmine, anche se lei non provava quasi nulla.
Si chiese quanto tempo sarebbe servito perché il suo corpo si abituasse.
Lo vide tendersi e sospirare prima di lasciarsi cadere su di lei, stanco e sudato.
Poco dopo il ragazzo fece forza sulle braccia per alzarsi e la fissò negli occhi.
Erano di un bellissimo grigio sfumato di azzurro, o argento, Hermione non seppe definirlo.
- Mai giocare con un Malfoy nel letto, Mezzosangue.- ansimò serio.
Lei lo fissò con astio per quelle parole.
- Soddisfatto?- chiese con cattiveria nella voce.
- Direi di sì.- rispose stendendosi sul letto accanto a lei.
- Non ti azzardare ad andare a letto con altre ragazze.- disse in tono minaccioso.
- Mai fatto.-
- Non mi è facile crederti.- lo rimbeccò acida - Come posso sapere se l'hai fatto o no? Sei tu quello che esce di casa, non io.-
- Ci tengo alla reputazione.- rispose lui coprendosi con il lenzuolo.
- Tanto da sposare me.- frecciò lei.
Draco si sedette in mezzo al letto, sovrastandola con la sua presenza - Forse l'amplesso di prima non ti ha soddisfatta abbastanza?- chiese cattivo e infastidito dal suo tono - Se vuoi che replichi non hai che da chiedere.-
Hermione arrossì per quelle parole e masticò un 'porco' tra i denti, muovendosi per scendere dal letto.
Indossò una vestaglia e si chiuse in bagno.
Si sentiva delusa e sconsolata. Non tanto da Draco, quanto più da se stessa.
Già, perché lei si era illusa che il biondo fosse cambiato, che dopo aver fatto l'amore avrebbe smesso di trattarla in quel modo orrendo... e invece non era stato affatto così.
Draco Malfoy era un mostro.
Un bellissimo e sensuale mostro di crudeltà che la teneva prigioniera in un castello.










Quel giorno alla Tana era tutto tranquillo.
Era domenica e faceva un caldo tremendo. Del resto si era ormai nel mese di Agosto, era normale.
I gemelli Weasley erano impegnatissima con le attività del negozio. Andava di bene in meglio, Molly e Arthur erano davvero orgogliosi di loro.
Anche gli altri fratelli lo erano, come Ronald e Ginny, che non perdevano occasione per correre da loro.
Harry Potter ormai era stato adottato dai Weasley: dormiva in camera con Ron, viveva serenamente la sua storia d’amore con Ginny e i suoi futuri suoceri lo adoravano come se fosse figlio loro.
Allo stesso modo lui li amava come se fossero James e Lily.
- Harry!-
La voce di Ginny lo riscosse dai suoi pensieri.
Seduto su una poltrona in giardino, per almeno due settimane non aveva fatto altro che pensare a lei: Hermione.
La sua migliore amica, la compagna di una vita, la persona a cui aveva sempre affidato la sua vita, fidandosi ad occhi chiusi.
Non aveva saputo più nulla di lei da quando era stato pubblicato l’articolo delle sue nozze sulla Gazzetta del Profeta, e non l’aveva più vista da quando era salita su quella lussuosa carrozza.
Era la signora Malfoy da un mese e mezzo ormai, viveva al Manor della famiglia di Draco ma nessuno sapeva dove si trovasse.
Non si trattava del Manor dove il biondo aveva vissuto con Lucius e Narcissa: lì viveva la donna, con solo gli elfi domestici a farle compagnia. Lucius aveva la sua cella personale ad Akzaban, e da lì non sarebbe più uscito.
Ma Hermione? Che ne era stato di lei?
- Ti ho chiamato tante volte.- gli disse la rossa sedendosi accanto a lui - Non mi hai sentita?-
- No, scusami.- rispose sorridendo - Pensavo.-
Ginny abbozzò un sorriso triste - Indovino a cosa? O a chi?-
Il moro non rispose. Si limitò a posare gli occhi verdi sui suoi, e lei capì al volo il suo stato d’animo.
- Manca anche a me.- sussurrò stringendogli la mano.
- Secondo te è felice?-
Ginny pensò a lungo a quella domanda. Se Hermione era felice?
- Se lei e Malfoy si amano davvero, credo lo sia per la sua vita matrimoniale.- rispose - Ma non credo che possa davvero essere felice senza i suoi amici.- il suo sguardo si addolcì - Sono sicura che sente molto la nostra mancanza.
Harry sorrise all’indirizzo della sua ragazza, poi le passò un braccio intorno alle spalle e la strinse a sé.
- Mi manca da impazzire.- sussurrò.
- Anche a me.- disse lei annuendo.
- Ma non posso accettare Malfoy, Ginny. Non ce la faccio, è più forte di me.-
- Sicuro che il tuo non sia solo un capriccio?-
- Come puoi pensarlo?- chiese stupito e indignato per quell’insinuazione.
- Lo penso perché sia tu che mio fratello vi siete impuntati su una sciocchezza. Hermione ama Malfoy e l’ha sposato. Qual è il problema?-
Il ragazzo si morse le labbra. Non c’era nessun problema. Lui e Ron si erano infuriati solo perché si trattava di Malfoy.
- Hermione è sparita. Magari è ancora in luna di miele, che ne sappiamo noi?- replicò duramente invece di essere sincero.
Proprio non ce la faceva ad ammettere la sua colpa e la sua stupidità: rinnegare un’amica solo perché si è innamorata di una persona che detesti.
Ginny sospirò, rassegnata. Ormai ci aveva fatto l’abitudine: con Ron il nome di Hermione non poteva neanche essere pronunciato perché lui perdeva subito le staffe e se ne andava sbattendo porte e mobili.
Harry era l’unico a cui lei potesse ancora cercare di far capire qualcosa, ma appena si parlava di “che male c’è se la tua migliore amica e il tuo peggior nemico si sono innamorati” lui si schermava dietro frasi e motivazioni a cui non credeva neanche lui stesso.
A quel punto era inutile continuare.
- Aiuto mamma a preparare il pranzo.- annunciò allontanandosi dal fidanzato - Quando torni intelligenti fammi un fischio.-
- Ehi!- cercò di richiamarla, ma lei lo ignorò e rientrò in casa.
Harry sbuffò sonoramente.
Ginny aveva ragione, ma lui era davvero testardo, questo doveva ammetterlo. Sapeva che la sua ragazza diceva il vero, che Hermione non aveva tradito nessuno. Al contrario, chi aveva subito un tradimento era stata proprio lei, che si era vista insultare e trattar male dai suoi più cari amici.
Che diritto aveva avuto lui di metterla davanti ad una scelta?
Nessuno, assolutamente nessuno... non c’era alcuna motivazione valida che potesse usare a supporto della sua tesi.
Tra l’altro, c’era una cosa di cui non aveva parlato con nessuno. Né Ginny, tanto meno Ronald.
Aveva cercato Hermione.
Più volte le aveva scritto, ma puntualmente il gufo era tornato indietro con la lettera legata alla zampa: non aveva trovato il destinatario.
Aveva chiesto informazioni, cercato di capire come contattarla, vederla almeno una volta, ma niente, nessun risultato.
Hermione era sparita nel nulla.
Questo lo aveva reso triste e intrattabile, e deluso. Non da lei, ma da se stesso.
Aveva sbagliato.
Ormai però era troppo tardi. Disperava che Hermione volesse ancora avere a che fare con lui.
Altrimenti, pur senza cercarlo, si sarebbe resa rintracciabile, o no...?










- Io l’ho detto, Blaise, il tuo amico ha il cervello bacato.-
- E’ anche amico tuo, Pansy.-
- Più tuo che mio, ci tengo a precisare.-
Zabini sospirò, divertito da quel simpatico scambio di battute con la sua fidanzata. Dato che ad Hermione era impossibile uscire dal Manor, erano loro ad andarci per vederla e parlarle.
Pansy ci andava spesso. Lui e Draco potevano vedersi ovunque, e solitamente era il biondo ad andare a casa sua, mentre le ragazze si incontravano a Malfoy Manor.
- Hermione ha detto che è stato gentile con lei.- continuò la mora sedendosi a cavalcioni sulle gambe del fidanzato - E meno male per lui, o l’avrei ucciso!-
- L’avremmo ucciso entrambi, tesoro.- rispose lui sorridendo - L’ho avvertito più volte di non fare il cretino con lei.-
Si allungò appena per sfiorare il collo della ragazza con le labbra e posarle una serie di delicati baci sulla pelle, fino alla gola.
L’amore che provava per lei era qualcosa di così grande che spesso aveva creduto di sentire il cuore scoppiargli nel petto.
Strinse le mani sui suoi fianchi, attirandola ancora più vicina al suo torace. Pansy piegò il capo di lato per concedere al ragazzo maggior ampiezza di movimento.
- Blaise...- sospirò quando sentì qualcosa di duro crescere sotto di sé - Fra un’ora dobbiamo essere a casa dei miei...-
Lui le morse appena una spalla e mosse i fianchi contro i suoi, facendola rabbrividire.
- Un’ora sarà sufficiente.- sussurrò lieve al suo orecchio.
La afferrò per la vita e la fece stendere sul divano, seguendola subito dopo.
- Draco è stupido, ma per quanto fossi preoccupato, dentro di me sapevo che non sarebbe stato brutale con Hermione.-
Sfilò la maglietta della ragazza e lei fece lo stesso con la sua, gettandola a terra.
- Sì, ma è gentile solo a letto. Per il resto si comporta esattamente come prima, e cioè da perfetto imbecille.-
Anche i pantaloni che entrambi indossavano finirono a terra vicino al divano.
Ogni volta che la vedeva nuda Blaise non poteva non ringraziare gli Dei del cielo per aver messo quella ragazza sul suo cammino.
Certo, lei non lo amava ed era sicuro che non lo avrebbe mai fatto, non come amava Draco.
Questa consapevolezza, tempo prima, gli aveva fatto nascere dentro un sentimento di profondo astio nei confronti di Draco, che però non aveva mai approfittato di Pansy. Si era rivelato un signore e un amico, e questo gli rendeva onore.
Baciò la sua fidanzata con passione e trasporto. Lei rispose allo stesso modo egli allacciò le gambe ai fianchi, facendo aderire perfettamente i loro corpi.
Era strano come quel ragazzo fosse sempre stato al suo fianco, in ogni occasione. Se ne era resa conto da poco. Da quando si erano fidanzati.
La prima volta che erano stati a letto insieme lei quasi non la ricordava neanche. Di quella notte ricordava soltanto la conversazione con Draco, le lacrime che aveva versato quando lui aveva detto di non poter ricambiare i suoi sentimenti.
L’immagine del biondo che la stringeva chiedendole scusa le provocava sempre una fitta di dolore.
E poi... poi era scappata via.
Blaise l’aveva trovata, e poco dopo si stavano rotolando tra le lenzuola.
Ora, mentre le dita del ragazzo la carezzavano con delicata sensualità, Pansy Parkinson non poteva che pentirsi della leggerezza e della superficialità con cui l’aveva trattato per tutto quel tempo.
Le notti di passione consumate nel suo letto, le grida di piacere violento e sofferto, le unghie che graffiavano, come se il responsabile del suo dolore fosse stato Blaise.
Lui le era sempre stato accanto.
E per quanto amasse Draco, per quanto si sentisse legata a lui... c’era qualcosa di prezioso nella sua vita da proteggere.
Quel qualcosa era Blaise Zabini.
Il ragazzo che aveva accettato di restarle vicino anche come ruota di scorta, come eterno “numero due” nei suoi pensieri.
Quello che Pansy sperava e per cui pregava tutte le sere, realizzò sentendolo farsi strada tra le sue gambe, era che Blaise diventasse il “numero uno” nel suo cuore.
Voleva davvero riuscirci, anche se al momento si era solo affezionata di più a lui.
Lui, che faceva l’amore con passione e dolcezza insieme, che sorrideva quando la guardava, che pensava a lei prima di ogni altra cosa.
Sì, decise Pansy Parkinson avvertendo il piacere muoversi in lei, il futuro matrimonio non con Blaise non sarebbe stato una farsa per sempre: voleva imparare ad amarlo come uomo.
Come lui meritava di essere amato.














 
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view post Posted on 23/8/2008, 00:18




*Act XVIII*












Ministero della Magia.
Erano tempi duri quelli. I Mangiamorte aveva attaccato varie famiglie di Babbani, e in pochi mesi erano morti troppo innocenti.
Molti prigionieri erano stati liberati per svariati e poco credibili motivi, e gli Auror erano stati sguinzagliati ovunque per cercare di fermarli il prima possibile.
- L’ultimo attacco è di una settimana fa.- disse un uomo alto e robusto dai folti capelli neri - Non è morto nessuno.-
- Per ora.- commentò un ragazzo giovane, un nuovo arrivo che fin da subito aveva dimostrato di possedere una grande volontà - Saranno insoddisfatti di questa missione.-
- Dobbiamo fare in modo che non ce ne siano altre.- rispose il moro.
Si portò i capelli indietro con le mani e sospirò stancamente - Il nostro eroe dov’è?-
- Sono qui.-
Quelle parole furono seguite dall’arrivo della punta di diamante del dipartimento Auror.
Harry Potter fece il suo ingresso nella stanza e tutti, come sempre, ammutolirono.
- Che c’è, avete perso la parola?- chiese ridendo per quell’assurda reazione.
- Amico, ti stupisci ancora?- intervenne un altro ragazzo dietro di lui, rai capelli rossi e gli occhi chiari.
Harry Potter e Ronald weasley erano i sue Auror migliore che il Mondo Magico avesse visto da molto tempo, eccetto alcuni eccelsi membri dell’Ordine della Fenice.
- Scusa, sai, ma non mi è mai piaciuta la popolarità.- replicò guardandolo.
- Come se non fossi il migliore... a nessuno interessa la tua cicatrice, eh!- rise Weasley dandogli un’affettuosa pacca sulla spalla.
Si sedettero ridendo su un divano a tre posti e i colleghi già presenti alla riunione li aggiornarono riguardo le ultime novità.
- Tutti gli attacchi hanno il Marchio?- chiese Potter.-
- Sì.- rispose il più giovane, aveva appena diciotto anni ma era un vero genio - Tutti, nessuno escluso.-
- Che fantasia...- commentò il rosso.
Gli attentati erano frequenti negli ultimi mesi e c’era molto da fare per evitare che la cosa assumesse proporzioni ingestibili.
Harry era stanco.
In quel periodo aveva lavorato come un pazzo. A dire il vero erano due anni buoni che non aveva tregua, precisamente dal primo giorno di lavoro. Non gli avevano mai risparmiato nulla, la gavetta l’aveva fatta in pochissimo tempo e intensa da morirci dalla stanchezza.
Controlli, spedizioni, missioni lontane da casa, interrogatori, indagini... ne aveva per tutti i tipi e tutti i gusti. Aveva provato davvero di tutto in quei due anni.
Finita la riunione salutò i colleghi e si allontanò insieme al suo migliore amico.
- Ti vedo pensieroso.-
- Lo sono.-
- Ti preoccupano gli attacchi?- chiese il rosso - Sono pochissimi, molti sono già tornati ad Azkaban. Non ci vorrà molto per prendere anche gli altri.-
Potter sorrise. Ronald sapeva sempre come far sembrare le cose più semplici di quanto non fossero il realtà.
- Non sono gli attacchi a preoccuparmi, ma... chi rischiamo di trovarci coinvolto.-
Quella chiara allusione fece impallidire Ronald.
Non ne parlavano da tanto tempo, ma quella storia era sempre lì, nelle loro menti.
Le immagini di quel giorno tornavano a tormentarli tutte le notti.
- Lei non c’entra.- riuscì a dire Ronald qualche minuto dopo - Lo sappiamo tutti e due.-
- Lei no, ma lui?- replicò Potter - Se lui è coinvolto, lei può essere accusata di favoreggiamento in attività criminali contro il Paese.-
Tremarono solo al pensiero di vedere Hermione, la loro Hermione, seduta sulla sedia degli imputati, accusata di aver aiutato il marito nelle sue missioni da Mangiamorte.
Sapevano che non avrebbe mai cambiato ideali, che non avrebbe potuto farlo semplicemente perché andava contro la sua stessa natura, e poi perché... era pur vero che Hermione aveva stupito tutti con la notizia del suo matrimonio con Draco, ma di certo non era impazzita e loro la conoscevano bene.
- Comunque credo sia inutile pensare ora a queste cose.- riprese Harry camminando al fianco dell’amico.
- Già. Malfoy è pulito, e lei... che dire, la sua ultima apparizione in pubblico è stata il giorno del matrimonio. Sembra che si sia volatilizzata!-
- Potrebbe.-
- Harry, senti, devo fare alcune cose. Torno a casa tardi oggi, non voglio trattenerti a parlare.-
Potter sorrise.
Ronald aveva imparato a cambiare argomento senza arrossire né balbettare in quei due anni, e gli veniva anche bene. Era decisamente credibile.
- Va bene, ci vediamo domani allora. Ginny avrà già preparato la cena.-
Si salutarono e ognuno prese la propria strada per quel giorno.
Ronald ancora al lavoro, Harry a casa, ovvero l’appartamento che aveva acquistato per lui e la sua fidanzata dai capelli rossi.





Il tipico rumore della Smaterializzazione avvertì la ragazza che il suo uomo era tornato dal lavoro.
- Amore sono in cucina!- gridò per farsi sentire dall’ingresso - Fra cinque minuti sarà tutto in tavola!-
- Perfetto, ho una fame pazzesca!- rispose lui togliendosi il mantello e raggiungendola - Cosa c’è di buono?- chiese abbracciandola da dietro.
Le posò un bacio sul collo e cercò di vedere cosa stesse bollendo sul fuoco, ma lei lo allontanò ridendo.
- Mi minacci con un mestolo?- rise il moro sedendosi sulla poltrona dietro di lui.
- Anche.- gli sorrise la rossa.
Tornò ad occuparsi della cena, ma notò subito che c’era qualcosa che non andava: solitamente Harry le raccontava tutto quello che succedeva al lavoro, ma quella sera era piuttosto silenzioso e assorto nei suoi pensieri.
- Amore?- lo chiamò.
- Sì?- rispose distrattamente lui.
- Ti ho chiamato già tre volte... c’è qualcosa che non va?- chiese apprensiva - Problemi al lavoro?-
- No, no... il lavoro non c’entra.-
Ginevra Weasley non era certo una di quelle persone che si accontentavano di una risposta vaga, soprattutto se si trattava del suo fidanzato.
La paura che gli potesse accadere qualcosa di male era sempre viva in lei, anche per quel motivo ci teneva a sapere tutto quello che lui faceva al lavoro, per poter essergli d’aiuto.
- Con Ron abbiamo sfiorato l’argomento “Hermione”.- sospirò il bambino sopravvissuto - E come sempre ha sviato subito.-
- Non lo fa per cattiveria, lo sai.- gli disse lei sorridendo dolcemente.
- Sì, lo so.- sospirò Potter - Il distacco da Hermione per lui è stato davvero duro. Non l’ha ancora superato, nonostante siano passati due anni da quando si è sposata.-
- Non riesce a parlare di lei.- disse Ginny accarezzandogli i capelli con fare materno - Rifiuta l’argomento perché lo fa soffrire. Ma prima o poi si sbloccherà, ne sono sicura. Ha solo bisogno di tempo.-
Harry chiuse gli occhi e si lasciò coccolare dalla sua fidanzata. Era stanco, e non solo per il lavoro. Certo quello influiva moltissimo ma lui, a differenza dell’amico, non aveva mai smesso di pensare ad Hermione, parlare di lei e cercarla.
Da quando i Mangiamorte avevano ripreso le loro attività, ancora di più aveva pensato a lei e si era preoccupato.
Aveva una paura folle di trovarsi faccia a faccia con Malfoy durante una missione, o di venire a scoprire che lei era in qualche modo implicata con gli affari criminali del marito.
Di Draco non gli importava assolutamente nulla, era per Hermione la sua paura più grande.
- Lei è pulita.- disse Ginny quasi a leggergli nella mente - E fino a prova contraria anche lui lo è.-
- Questo è vero.- rispose aprendo gli occhi e fissandoli nei suoi - Malfoy non ha mai fatto parte attivamente del gruppo, nonostante il Marchio.-
- Quindi sappiamo per certo che gli è stato imposto. Probabilmente a lui non piace neanche portarlo, non credi?-
- Sinceramente non lo so. Potrebbe anche essere così, ma noi cosa ne sappiamo?-
La ragazza non rispose. Si alzò e portò i piatti in tavola. Harry si sedette di fronte a lei e iniziò a mangiare il silenzio, continuando a pensare a quella situazione.
- Indagherò.- disse ad un certo punto posando la forchetta sul tavolo.
- Su cosa?- chiese Ginny - Su Malfoy?-
- Su Hermione.- rispose risoluto - Il matrimonio veloce, il segreto sulla sua storia con Malfoy, il fatto che sia sparita subito dopo le nozze... c’è qualcosa che non va, e io voglio scoprire cosa. Sono quasi sicuro che Hermione non si è sposata per amore.-
- Vuoi dire che è stata ricattata o minacciata in qualche modo?- chiese lei stupita e preoccupata.
- Probabile.-
- Ma... cosa avrebbe potuto usare Malfoy per convincerla a sposarlo? Insomma... un matrimonio non è cosa da poco, Harry. Deve essere stata una cosa piuttosto seria per aver fatto sì che accettasse.-
Il ragazzo era pensieroso, non riusciva a capire su cosa avesse fatto leva quel bastardo di Malfoy per ricattare Hermione.
E, soprattutto, per fare in modo che lei non ne parlasse con nessuno.
- Non lo so, Gin, ma è quello che sono intenzionato a scoprire.-
Lei annuì, contenta di vedere che finalmente qualcuno si muoveva per cercare di capire cosa fosse successo alla loro amica.
Con Ronald il discorso era tabù non per cattiveria, semplicemente perché lui ne soffriva così tanto che anche solo parlarne lo faceva star male come il giorno in cui lei era partita con Malfoy.
L’ultimo giorno di scuola.
L’ultimo giorno in cui l’avevano vista.
E l’avevano sprecato... tutti loro.










Malfoy Manor era un luogo piuttosto tranquillo e silenzioso. Era abitato solo da due persone, una delle quali trascorreva molto tempo fuori casa, e degli elfi domestici.
Più che una villa sembrava un castello, ma nessuno aveva avuto l’onore di poterlo affermare davvero, dato che il maniero era visibile solo ai coniugi Malfoy e i futuri sposi Blaise Zabini e Pansy Parkinson.
L’intero edificio era avvolto nel silenzio, ma ad un occhio attento non sarebbero sfuggiti alcuni, deboli suoni ovattati proveniente dal primo piano.
Precisamente dalla camera da letto padronale.
- Ah... mmmh... aah... aaaah!!-
Draco Malfoy e sua moglie stavano consumando l’ennesimo orgasmo.
I fianchi del ragazzo spingevano vigorosamente contro quelli di lei, che si muoveva e gridava senza pudore, graffiando la sua pelle chiara, in preda a quel piacere violento che solo lui sarebbe stato in grado di farle provare.
Con le ultime, brusche spinte, Draco liberò il suo orgasmo in lei.
Aveva il fiato corto e la vista appannata, i sensi inebriati dal piacere. Aprì gli occhi grigi e guardò Hermione, stesa sotto di lui.
Si prendeva sempre qualche minuto per osservare le labbra di lei, gonfie di baci, dischiuse alla ricerca d'aria, quel seno soffice ed invitante che si muoveva velocemente a causa del respiro veloce, gli occhi chiusi e i capelli sparsi sul cuscino.
Adorava quei momenti, pur senza riuscire a trovarvi una spiegazione.
Uscì dal caldo corpo della ragazza e si stese al suo fianco. Lei si coprì con il lenzuolo, rannicchiandosi come una bambina, e aprì gli occhi, ritrovando la calma sconquassata dall'orgasmo appena provato.
Hermione si era abituata presto alla passionalità del marito. Da quando era stato chiarito che Draco non aveva un'amante, non c'era stato giorno che quel letto non avesse cigolato.
Lo facevano sempre, non importava l'ora.
A Draco era sufficiente guardare la moglie per infiammarsi subito, e lei non aveva avuto quasi mai nulla da ridire a riguardo, eccezion fatta per quando aveva il ciclo e durante i primi giorni di attività sessuale.
Semplicemente gli aveva chiesto di rispettare i suoi tempi e ritmi, soprattutto perché aveva dovuto abituarsi a quello sia dal punto di vista fisico che psicologico.
Poi, la strada era stata tutta in discesa.
Certo lei non prendeva quasi mai l'iniziativa, era sempre Draco ad iniziare o farle fare qualcosa di nuovo: tra loro mancavano intimità, fiducia, complicità e confidenza.
Tutte cose fondamentali per una coppia di innamorati, ma loro non lo erano.
Lei si era resa conto, dopo il matrimonio, di amare il marito, ma quel sentimento era stato ucciso dalla freddezza e dalla cattiveria con cui veniva trattata.
Draco non era più stato violento con lei e a letto, l'aveva ammesso, era un signore.
Ma per il resto, beh... lei aveva vissuto due anni di inferno.
Chiusa in casa con un marito che non l'amava e che la trattava piuttosto male, senza amici fidati al di fuori di Pansy e Blaise, senza studio né lavoro.
Hermione aveva passato tutto quel tempo a leggere, curare il suo aspetto e parlare con Pansy. Non aveva fatto altro in quei due lunghi e sofferti anni di reclusione a Malfoy Manor.
Non era felice, affatto.
Vide Draco alzarsi, come sempre per primo, per fare la doccia, mentre lei preferiva restare ancora a letto dopo l'amplesso. Chiuse gli occhi e attese che il respiro tornasse regolare.
Allungò il braccio accanto a sé.
Il letto era caldo. Caldo di lui.
C'erano pochi, pochissimi momenti in cui Hermione Malfoy apriva il lucchetto del suo cuore e si lasciava andare a gesti da donna innamorata. Era uno di quelli: stringere tra le mani il lenzuolo che portava il calore e l'odore della pelle di Draco, dopo aver fatto l'amore, riusciva a farla star bene.
Pochi minuti di pace per la sua anima tormentata, per quell'amore che atrocemente la consumava, insieme alla freddezza di Draco.
Avevano litigato spesso in quei due anni, lei aveva ripreso il suo temperamento combattivo e lui aveva capito che discutere non era la cosa migliore da fare, perché Hermione gli rispondeva a tono seppur senza esagerare.
Non perché avesse paura di lui, questo no.
Semplicemente perché i suoi nervi e la sua pazienza, la salute mentale e l'orgoglio venivano continuamente feriti.

Le dita sottili artigliarono con forza il candido lenzuolo.

Non ce la faceva più, Hermione.
Teneva testa a Draco per spirito di opposizione, ma due anni di discussioni, pace, amore, sesso, umiliazioni e freddezza l'avevano stressata.
I suoi sogni erano andati a farsi benedire, la carriera lavorativa non era mai iniziata e le sue amicizie si erano disintegrate. Sarebbe morta a causa di un attacco di nervi, ne era sicura.
- Domani sera non ceno a casa.-
Aprì gli occhi per vedere il marito uscire dal bagno con un asciugamano legato ai fianchi e uno a frizionare i capelli biondi. Ci metteva sempre pochissimo tempo per fare la doccia, l’aveva notato quando ancora erano ad Hogwarts, quando...
- Hai una riunione?- chiese mettendosi seduta.
- Già.- rispose lui aprendo l’armadio per cercare qualcosa da indossare - Una delle tante, noiose, cene tra colleghi, dove si parlerà di tutto tranne che di lavoro.-
- Posso immaginare.-
- Sicuramente dovrò riaccompagnare a casa i soliti ubriachi. Sono praticamente l’unico che regge l’alcool.-
- Basta che non ti ubriachi tu.- disse lei con un’alzata di spalle.
Draco era diventato un avvocato. Magico, ovviamente. Non lavorava al Ministero né aveva aperto uno studio suo. Lavorava in gruppo.
All’inizio era stata una fase obbligatoria, il lavoro comune, poi la cosa gli era piaciuta al punto da restare in quel gruppo di avvocati, crearsi un nome, una reputazione e diventare in breve tempo i migliori sulla piazza-
Da una parte Hermione era felice che la vita di Draco non fosse stata votata alla causa dei Mangiamorte. Se così fosse stato l’avrebbe soffocato nel sonno,a costo di morire lei stessa in quella casa, ma Draco Malfoy non le sarebbe sopravvissuto.
Dall’altra parte, la riccia avrebbe dato qualsiasi cosa per poter avere un lavoro, un qualsiasi impiego che non la facesse più sentire una bella bambolina mantenuta dal marito straricco.
Osservò Draco rivestirsi, ascoltando i suoi commenti sui colleghi che puntualmente bevevano troppo.
Chiuse gli occhi e scivolò di nuovo tra le lenzuola.
- Potresti invitare Pansy domani sera, così non stai sola.- propose il biondo allacciandosi la cintura dei pantaloni.
- Potrei.- rispose Hermione con un mezzo sbadiglio.
Draco finì di vestirsi e si osservò allo specchio, poi guardò l’orologio appeso ad una parete della stanza. La pausa pranzo era finita, doveva tornare al lavoro, e subito anche, o avrebbe fatto tardi.
Non che gli importasse, i Malfoy non erano mai in ritardo, semmai erano gli altri in anticipo.
Ma lui, stranamente, amava il suo lavoro.
- Ci vediamo stasera.-
Con quelle parole afferrò la giacca e uscì dalla stanza per bere un caffé prima di tornare in ufficio.
Hermione, nel silenzio della camera da letto, avvolta dalle candide lenzuola, pensava.
Domani sera, si disse girandosi su un fianco, metterò in atto il mio piano.









 
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view post Posted on 31/8/2008, 11:20




*Act XIX*













Il giorno dopo Draco Malfoy si stava preparando per la sua noiosa cena di lavoro.
Con molto poca voglia prese alcuni documenti e li infilò ordinatamente nella sua fida valigetta. Controllò mille volte di aver preso tutto quello che serviva, chiuse la borsa e andò in sala per posarla sul tavolo.
Lì, seduta sul divano con le gambe di lato e completamente assorta nella lettura, stava sua moglie, Hermione Granger Malfoy.
Si perse a guardarla, incurante del tempo che passava e del fatto che lei avrebbe potuto accorgersene.
Hermione era diventata bella in quei due anni di matrimonio.
Avevano imparato a convivere civilmente senza tentare di uccidersi a vicenda alla prima occasione. Certo non era stato facile trovare un equilibrio data la situazione, ma ce l’avevano fatta.
Lei non era mai uscita dal Manor e nessuno era riuscito a trovarla in nessun modo.
Aveva calmato i suoi sbalzi umorali e ripreso il carattere forte e orgoglioso che aveva sempre sfoggiato a scuola.
Lui aveva imparato che a provocarla ci perdeva soltanto, dato che la ragazza rispondeva a tono a tutto quello che le diceva.
Avevano litigato furiosamente varie volte, si erano insultati e lei gli aveva puntualmente rinfacciato tutta la sofferenza cui era sottoposta.
Ma, nonostante questo, stavano bene.
Beh, era quello che pensava lui, ovviamente.
Il sesso tra loro era fantastico, anche se Hermione non prendeva quasi mai l’iniziativa. Non si era neanche risparmiata dal partecipare, comunque.
Anche con una buona dose di rancore e cattiveria da parte sua, Draco poteva dirsi più che soddisfatto di quel matrimonio.
Forse anche un po’ contento... o felice?
Si avvicinò al divano, afferrò il libro che Hermione stava leggendo e lo posò sul tavolo.
La ragazza capì subito: la sua espressione parlava per lui.
Draco si chinò sulla moglie e la baciò con passione. Lei rispose con trasporto e portò una mano tra i suoi capelli.
Si stesero sul divano e il biondo iniziò ad aprirle la camicetta bianca che indossava, mentre scendeva a baciarle il collo.
Hermione si era abituata presto a quei momenti in cui lui veniva preso dalla passione e li aveva accettati, di buon grado anche.
Mosse le mani sugli abiti del biondino. Sbottonò velocemente la camicia e la fece scivolare lungo le spalle forti, mentre con una mano lui si slacciava i pantaloni.
Draco si sollevò quel tanto che bastava perché restassero entrambi in intimo, e fissò con sguardo bruciante il corpo della moglie: era bella. E la desiderava.
Scese con le labbra sulle sue, mentre faceva scorrere una mano lungo il suo corpo, dal seno morbido, al ventre, i fianchi, per farla poi scivolare silenziosamente tra le sue gambe.
Hermione sussultò al suo tocco. Era già pronta per lui, e questo gli fece quasi perdere il controllo.
La accarezzò in superficie, per poi esplorare la sua calda intimità con un dito, subito seguito da un altro.
La ragazza sospirò tra le sue labbra mentre lui la preparava, anche se non era davvero così necessario.
Quando sentì le sue dita stringere con forza il suo braccio e il respiro farsi molto più irregolare, estrasse le dita e si prese qualche secondo per guardarla, mentre si portava sopra il suo corpo.
Gli occhi dorati erano liquidi di passione.
Lei si sistemò meglio sul divano, che pur essendo morbido era abbastanza scomodo, e gli allacciò le gambe ai fianchi, in una muta richiesta.
E lui non aspettò un secondo di più. Entrò in lei, chinandosi per abbracciarla, e prese subito a muoversi.
Hermione si strinse a lui, rispondendo ai suoi caldi affondi.
Draco era sempre stato gentile con lei sotto quell’aspetto. In quei momenti... sì, in quei momenti lei rivedeva il Draco che amava, quello che aveva imparato ad amare a Hogwarts.
Quello che le aveva chiesto scusa, che era stato cauto la prima notte.
I suoi pensieri vennero interrotti dal piacere violento che cresceva a spirale in lei e si diffondeva per tutto il corpo, fuso con quello di Draco.





- Temo si stia facendo tardi.-
Hermione Malfoy era sdraiata sul divano, abbracciata al marito che giocava con i suoi capelli.
Un gesto istintivo, neanche se ne era reso conto.
Adorava giocare con i suoi capelli dopo aver fatto l’amore, e ancora non lo sapeva.
- A che ore è l’appuntamento?- chiese la riccia sbadigliando.
- Fra mezz’ora.- sbuffò il biondo.
- Allora dovresti prepararti.- suggerì voltandosi verso di lui - Se no iniziano a bere e quando arrivi saranno già troppo ubriachi.-
Lui fece una smorfia, poi decise che era davvero il momento di alzarsi.
Scivolò da sotto la coperta e raccolse i suoi vestiti, per poi dirigersi al primo piano. Dieci minuti di doccia, cinque per vestirsi e Draco Malfoy era pronto per la cena.
- Hai sentito Pansy?- chiese scendendo le scale.
Hermione si era appena rivestita - No... sono un po’ stanca stasera.-
- Come preferisci.- rispose lui indifferente - Ci vediamo domani.-
Si salutarono con un cenno della mano, poi Draco uscì dal grande portone di Malfoy Manor. Ai cancelli esterni lo aspettava una carrozza.





Hermione, assicuratasi che il marito era lontano ormai, corse in camera da letto.
Si spogliò e indossò una semplice maglietta, un paio di jeans e delle scarpe da ginnastica. Non aveva bisogno di altro.
Legò i capelli in una coda alta e uscì dalla stanza. Si guardò intorno più volte, con attenzione, per controllare che Brian non fosse in giro, poi scese le scale e si diresse verso il giardino grande.
Era buio, ma lei conosceva la strada.
Camminò silenziosa lungo le mura del maniero, poi riconobbe l’albero di cui aveva segnato l’ubicazione e lo raggiunse.
Pochi metri più avanti, la recinzione posta da Draco.
Sorrise, correndo in quella direzione, e con un agile salto si ritrovò dall’altra parte della staccionata.
Ricordava ancora il giorno in cui aveva provato a passare quel limite imposto dal marito.



Hermione stava passeggiando nel giardino principale di Malfoy Manor. I suoi occhi si erano posati sulla recinzione che Draco le aveva proibito di oltrepassare.
Incuriosita e mossa da un certo coraggio, vi si era avvicinata.
Con un po’ di timore aveva posato le mani sul legno, e... non era successo niente.
Poco dopo aveva provato a scavalcare, ben sapendo che avrebbe potuto essere pericoloso, ma di nuovo... nulla.
Non era successo niente di niente.
Arrabbiata per la presa in giro di Draco e per la sua reticenza nel provare davvero ad attraversare quel limite, aveva deciso.
Voleva esplorare l’altra parte del parco.
E così aveva fatto. Approfittando dell’assenza del marito e appioppando inutili lavori di casa a Brian, aveva visitato la parte “proibita”del giardino.
Non c’era niente di speciale, niente che Draco avesse voluto nascondere.
Si era sentita infiammare.
L’aveva presa in giro!
Poi si era avvicinata alle mura. Malfoy le aveva detto che c’erano delle protezioni intorno al maniero... sicuramente era vero, ma davvero lei non poteva attraversarle? Davvero non c’era il modo di uscire da quel dannato posto?
Poi, percorrendo il perimetro delle mura esterne, aveva trovato...




...la porta.
Eccola, era proprio lì! Piccola, nascosta dalle piante e dall’edera che cresceva tutto intorno, ma era lì, pronta per lei.
Con un sorriso carino di emozione - e timore - Hermione fissò quel legno che l’avrebbe condotta fuori... fuori da quell’incubo.
Si sentiva il cuore in gola, ma era normale.
Da tanto tempo aveva atteso quel momento. Il momento della fuga...
Già, perché aveva deciso di aspettare la sera per mettere in atto il suo piano, ma Draco non doveva essere in casa.
Quella sera era stata proprio fortunata: lui sarebbe stato via tutta la notte!
Avrebbe avuto tempo di superare le barriere Anti-Smaterializzazione poste intorno al maniero e correre via, andare da... da Harry.
Chissà come avrebbe reagito, che faccia avrebbe fatto?
Un passo dopo l’altro, trattenendo il tremore che l’aveva presa alle gambe, Hermione allungò la mano e la posò sulla maniglia della porticina.
Con una piccola pressione la porta si aprì, cigolando appena.
Il cuore le batteva impazzito nel petto.
Libertà...
Quello che accadde dopo non riuscì a capirlo, non subito almeno.
Un fascio di luce l’aveva quasi accecata, mentre una potente scossa elettrica si era diffusa in tutto il corpo.
Gridando di dolore e di sorpresa, Hermione fu sbalzata molti metri indietro, atterrando sul duro terriccio, sbattendo e graffiandosi contro le piante che stavano tutto intorno.





In quello stesso momento, Draco Malfoy avvertì qualcosa. Una piccola scossa elettrica.
Qualcosa che sperava di non dover sentire mai.
Le barriere del Manor avevano automaticamente reagito.
Qualcuno aveva cercato di entrare. O di uscire.
Pregò intimamente che non si trattasse della seconda opzione.










 
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°piperina°
view post Posted on 7/9/2008, 16:21




*Act XX*













Con il cuore in gola e la tensione nelle vene, Draco Malfoy si era precipitato al Manor.
Era andato via da poco meno di un'ora... che diavolo aveva combinato la Granger?!
Quando arrivò al cancello si recò immediatamente verso il luogo da cui sentiva chiaramente la presenza della ragazza. Corse tra le piante del giardino, e la vide.
Stesa a terra, Hermione si teneva la testa tra le mani. Qualche metro più avanti... una porta. Non ricordava di averla mai vista, ma capì all'istante: Hermione aveva cercato di fuggire.
Uno strano istinto lo colse all'improvviso.
Hermione... voleva andare via. Voleva lasciarlo.
Fu invaso da una rabbia cieca. Folle.
Perse totalmente il senno.
- Tu!- tuonò al suo indirizzo.
Hermione si voltò di scatto e sgranò gli occhi nel vedere chi c'era dietro di lei. Draco aveva lo sguardo di un pazzo.
Non le diede il tempo di dire mezza parola che una Cruciatus l'aveva già colpita. La ragazza prese a gridare e contorcersi sull'erba e il terriccio umido.
Alzò la bacchetta dopo un paio di minuti e le si avvicinò, fissandola con odio. Lei ansimava alla ricerca di aria, ai suoi piedi.
Senza neanche pensarci Draco si piegò e la afferrò per un braccio, facendola alzare da terra con un gesto brusco. Lei gemette di dolore, e lui la strattonò ancora più forte.
- Lasciami!- gridò Hermione, cercando di divincolarsi.
- NO!- tuonò lui in risposta.
Iniziò a camminare verso il Manor, trascinandosela dietro a forza. Fece fatica, perché nonostante fosse debole lei faceva resistenza e cercava in tutti i modi di liberarsi dalla sua presa.
Una volta dentro al castello Draco si diresse verso una stanza, una qualunque, non gli importava quale. Aprì la porta e spinse la ragazza davanti a sé, facendole quasi perdere l’equilibrio.
Sbatté la porta alle sue spalle e la chiuse con la magia, prima di voltarsi verso di lei.
Hermione stava cercando una via di fuga, ma non ce n’erano.
- Cosa cazzo volevi fare?!- disse Draco allungando un braccio per afferrarla.
- Lasciami andare!- rispose lei strattonandolo, liberandosi così dalla sua presa.
Mossa sbagliata.
Il biondo strinse spasmodicamente la mano destra sulla sua bacchetta, respirando a fatica, con le guance rosse per la rabbia che provava.
- Crucio!-
La maledizione la colpì in pieno, ed Hermione cadde a terra, gridando di dolore e contorcendosi contro la sua volontà. Draco non accennava ad abbassare la bacchetta, e lei sentiva le ossa dolere e piegarsi, scricchiolare sotto l’effetto della maledizione.
- Non avresti dovuto farlo!- le urlò contro il ragazzo, interrompendo l’incantesimo.
Hermione era senza fiato, aveva gli occhi chiusi e la bocca, secca, aperta alla ricerca d’aria. Il petto si alzava e abbassava velocemente, e non riusciva ad alzarsi dal tappeto sul quale era stesa.
Non sapeva descrivere a parole quello che provava.
Aprì gli occhi e li fissò in quelli grigi di Draco, che la sovrastava con un’aura nera alle spalle
- Ti odio...- mormorò, riuscendo a mettersi seduta dopo qualche prova.
Vide le labbra del marito assottigliarsi pericolosamente come il suo sguardo. Cercò di alzarsi, e ci riuscì, nonostante le dolessero le ossa e faticasse a reggersi in piedi.
- Mi fai schifo.- disse, con tutto il disprezzo che provava per lui in quel momento.
Uno schiaffo colpì violentemente la sua guancia sinistra. Non cadde a terra solo perché si appoggiò ad un mobile poco dietro di lei.
Guardò Draco avvicinarsi. Aveva gli occhi lucidi. Non poteva credere a quello che stava succedendo...
Il ragazzo la afferrò per le spalle e la scosse con vigore - Come hai osato?!- le gridò contro.
- No, smettila!- protestò lei, scuotendosi per sciogliere quella forte presa - Lasciami!-
- Mai!- tuonò Draco - Non puoi andartene! Non puoi lasciarmi!-
Hermione non riuscì a cogliere la nota disperata nella voce del marito. Del resto, era impossibile.
Allungò le mani per colpirlo, graffiarlo, lasciandogli quattro righe rosse sulla guancia sinistra e due sul lato destro del collo.
Draco la spinse indietro e lei sbatté i fianchi contro lo spigolo del mobile al quale si era appoggiata prima. Cercò di dargli un calcio, ma senza riuscirci.
Draco la insultava, le diceva che no, non poteva andarsene, lui non gliel’avrebbe permesso.
Ripeteva sempre “Non puoi lasciarmi”, come se lei lo stesse abbandonando per un altro uomo, come se loro due si amassero... come se lui l’amasse.
Quando riuscì a spingerlo lontano per muovere qualche passo lontano da lui, Draco allungò un braccio e la afferrò per i capelli, tirando con forza.
Hermione gridò di dolore e venne spinta a terra. Il ragazzo si chinò su di lei, colpendole il viso con uno schiaffo.
E poi un altro, un altro, e un altro ancora.
Continuava a dire che non poteva, che non le avrebbe permesso di lasciarlo, e lei gridava di smetterla, cercando di proteggersi il più possibile.
Non poteva credere, non voleva credere a quello che stava succedendo. Draco non la stava picchiando, non la teneva immobilizzata sotto di sé.
Non le aveva appena strappato la maglietta.
- NO!- gridò lei, voltandosi si un fianco, mentre il tappeto si riempiva delle tante piccole gocce di sangue che le colavano dal naso e dalle labbra.
Ma lui la prese per le spalle e la tenne ferma a terra. Si chinò sul suo viso, fissandola truce.
- Non ti permetterò di lasciarmi Hermione, MAI.-
La scosse di nuovo. Tenerla ferma si stava rivelando difficile, perché lei si muoveva come se fosse stata morsa da una tarantola.
Piangeva, gridava che le faceva male, lo supplicava di smetterla, ma lui sembrava essere sordo ai suoi richiami.
La colpì di nuovo al viso, poi si alzò e, senza attendere, le scagliò di nuovo contro la maledizione Cruciatus.
Lei non oppose resistenza, non aveva più le forze per farlo.
E Draco, in piedi su di lei, vedeva soltanto l’immagine di sua moglie che cercava di andarsene, di scappare, di lasciarlo.
Non voleva, non voleva, non voleva.
Non le avrebbe permesso di lasciarlo, lei non poteva.
Perché era sua, perché erano sposati, perché dovevano restare insieme... perché in quei due anni erano stati bene, lui era stato bene con lei.

Si era abituato alla sua presenza, assuefatto al suo profumo, drogato del suo corpo nel quale desiderava di annegare per sempre.

Non voleva che se ne andasse perché, senza di lei, la sua vita sarebbe tornata vuota come un tempo.
Ad un tratto, come resosi conto solo in quel momento di cosa stesse facendo, mosse il braccio destro bruscamente, interrompendo la maledizione.
Guardò la ragazza, stesa sul pavimento, coperta di lividi e ferite, con gli abiti strappati e il sangue che le colava dai graffi che lui le aveva provocato, dal naso, dalle labbra.
Aveva gli occhi chiusi, non si muoveva.
Si chinò su di lei, scuotendola per le spalle, chiamando a gran voce il suo nome.
Aveva perso i sensi.
Allarmato, Draco la prese in braccio ed uscì dalla stanza. Con i vestiti macchiati del sangue che lui le aveva fatto versare, corse fuori dal Manor e, appena ne ebbe la possibilità, si Smaterializzò fuori dai confini di casa sua per apparire presso quelli del San Mungo.


Cosa aveva fatto? Cosa aveva fatto?


- Ho bisogno di aiuto!-
Entrò con la moglie svenuta tra le braccia, dicendo che aveva assolutamente bisogno di un medico. Subito tre infermieri accorsero per aiutarlo.
Portarono immediatamente una barella sulla quale posarono la ragazza, ancora incosciente, e la portarono d’urgenza in fondo ad un corridoio, mentre un altro infermiere si occupava di Draco e un altro ancora di chiamare un medico.
- Signore, si sente bene?- chiese il ragazzo col camice bianco che era rimasto con lui.
Draco sembrava sotto shock, non si era neanche accorto di quella presenza al suo fianco. Lo fecero sedere in una sala d’attesa, chiedendo se avesse bisogno di cure.
- No, no, curate lei! È lei che ha bisogno di aiuto!-
- I medici se ne stanno già occupando, signore.- annuì calmo il ragazzo - Sa dirmi cosa è successo?-
A quella domanda il cuore di Draco smise di battere per qualche secondo. Dirgli cosa era successo?
Non poteva farlo. Non poteva dirgli di essere stato lui a picchiare sua moglie tanto brutalmente da mandarla all’ospedale. Disse quindi la prima cosa che gli venne in mente.
- E’ stato uno sconosciuto.- affermò qualche attimo dopo - Io ero fuori casa... Hermione era in giardino, e non so come, qualcuno è entrato e l’ha aggredita.-
- L’ha visto in volto?- chiese spaventato e preoccupato insieme il ragazzo - Saprebbe descriverlo?-
- No, non l’ho visto.- scosse la testa il biondo, guardando a terra - E’ scappato via, e io ho pensato ad Hermione, non a corrergli dietro.-
- Ho capito...- mormorò l’infermiere - Oh! Signore, lei ha dei graffi sul viso. E anche sul collo.-
Draco sgranò gli occhi e si portò una mano dove, effettivamente, sentiva bruciare. Hermione l’aveva graffiato. L’aveva completamente dimenticato.
- Niente di che.- disse alzando le spalle - Deve essere successo mentre aiutavo mia moglie.-
- Sicuramente.- annuì l’altro, poi estrasse la sua bacchetta e con un paio di incantesimi i graffi sparirono dal viso e dal collo di Draco, e i suoi vestiti tornarono puliti.
Il biondo mormorò un “Grazie”, poi il ragazzo disse che sarebbe andato dal medico a chiedere informazioni sulle condizioni della paziente.
Poco dopo una donna di mezz’età col camice bianco si avvicinò a Malfoy, porgendogli dei fogli.
- Signore, dovrebbe compilare questi.- gli disse con un sorriso - Servono i dati di sua moglie. Per il ricovero, sa...-
- Oh, sì. Certo.- annuì distrattamente e afferrò i moduli che la donna teneva in mano.
Inserì tutti i dati di Hermione e i suoi, e in pochi minuti le carte tornarono tra le mani dell’infermiera.
- Grazie, signor Malfoy.- disse con un sorriso rasserenante - A breve dovrebbe ricevere informazioni sullo stato di sua moglie.-
- Va bene.- annuì distrattamente.
La donna gli indicò di nuovo la sala d’attesa, e fu lì che Draco aspettò per più di un’ora che qualcuno gli dicesse come stava Hermione.

E pensava, pensava.

Cosa diavolo aveva fatto? Come aveva potuto usare tanta violenza su di lei fino a quel punto? Fino a trovarsi lì, nella sala d’attesa del San Mungo, ad attendere sue notizie?
Come era potuto succedere?!
Si prese la testa tra le mani, cercando di capire cosa era scattato nella sua testa per farlo agire in quel modo nei suoi confronti.
Pensò a quando aveva sentito la bacchetta vibrare, a quando aveva capito che qualcuno aveva cercato di entrare o uscire attraverso le barriere protettive del Manor.
Pensò a quando aveva visto Hermione vicino a quella porta aperta. Le barriere avevano funzionato, e lei era stata sbalzata indietro.
Ma lui... lui si era sentito perso, solo, tradito.
Solo due ore prima stavano facendo l’amore sul divano, e invece lei stava progettando la fuga.
Chissà da quanto tempo?
Gli aveva mentito, l’aveva ingannato... di nuovo. E lui si era sentito perso.
Perché lei aveva cercato di abbandonarlo, di lasciarlo. Lei voleva scappare.
E lui non voleva, non voleva. La presenza di Hermione era diventata assolutamente fondamentale al suo fianco, nella sua vita, accanto a lui quando dormiva di notte.
Aveva bisogno di lei.
Solo in quel momento capì quanto male le avesse fatto.
Nonostante quei due anni vissuti in pace, lei non era felice, non stava bene... con lui. E aveva cercato la sua libertà, la sua vita, fuggendo in un momento in cui lui non era presente per fermarla.
Dio, cosa le aveva fatto?
Un mostro, ecco cos’era. Un mostro crudele, brutale, senza cuore né sentimenti.
Lei gli era rimasta accanto per due anni senza più lamentarsi, senza dirgli niente. Avevano litigato e discusso, si erano insultati spesso come facevano a scuola, ma... ma era così diverso...
E comprese che l’odio e il rancore verso di lei erano stati portati avanti per troppo, troppo tempo.
Comprese che lui... lui la...
- Signor Malfoy?-
Una voce maschile interruppe il flusso dei suoi pensieri. Draco scattò in piedi, ansioso.
- Come sta Hermione?- chiese subito avvicinandosi al Medimago.
- Meglio. È stabile, per lo meno. Ma ancora priva di coscienza.- alzò una mano per interrompere Draco che stava per parlare - Abbiamo curato le ferite superficiali, ma è stata visibilmente colpita dalla Maledizione Cruciatus. Deve stare in osservazione per tre giorni, dopo di che potrà riportarla a casa, ma deve farla riposare.-
- Certamente.- annuì Draco, leggermente sollevato nel sapere che le condizioni di Hermione non erano gravi - Posso vederla?-
- Sì, prego. Mi segua.-
L’uomo lo accompagnò fino alla stanza dove avevano ricoverato Hermione. Draco la vide attraverso il vetro. Chiese se poteva entrate, e gli fu detto di sì.
Prima, però, aveva ancora una cosa da dire al medico.
- Mi dica.-
- Non voglio che si sappia quanto è accaduto.- disse Draco serio.
L’uomo alzò le sopracciglia in un’espressione di stupore - Posso chiederle il motivo, signor Malfoy?-
- Beh... non voglio giornalisti che si facciano gli affari miei e di mia moglie.-
L’uomo comprese subito. Del resto, stava parlando con il figlio di uno dei Mangiamorte più crudeli e conosciuti del Mondo Magico. Lui era pulito, aveva assolutamente ragione a non volere guai in casa sua, quando non ne aveva colpa, pensò il Medimago.
- Certo, signor Malfoy. Le assicuro la massima discrezione.-
- Grazie.-
L’uomo si allontanò, lasciando Draco da solo davanti alla stanza in cui riposava Hermione. deglutì un paio di volte e si fece forza, cercando dentro di sé il coraggio di entrare.
Si sentiva un verme. Un vero stronzo, per dirla tutta. Un bastardo.
Il cuore accelerava i battiti man mano che si avvicinava al letto. Si sentiva fuori posto lì, accanto a lei, ridotta in quelle condizioni a causa sua.
Si sentiva dannatamente sbagliato.
Sbagliato per lei.
Una morsa gli attanagliò lo stomaco quando arrivò a sfiorare il bordo del letto con le gambe.
Hermione dormiva, probabilmente sotto l’effetto dei calmanti che le avevano dato. Chissà quando si sarebbe svegliata? Probabilmente avrebbe dormito per tutti e tre i giorni della degenza in ospedale.
Aveva il viso rilassato, pulito dal sangue che lui le aveva fatto versare dalle ferite che ora spiccavano come indelebili marchi sulla sua pelle.
Provava disgusto per se stesso.
Dov’erano finiti l’odio, il rancore e la rabbia che si era imposto di provare per lei?
Svaniti nel nulla.
Nell’esatto istante in cui aveva visto Hermione a terra priva di sensi, tutto quello che l’aveva animato in quei due anni... si era dissolto.
Dentro di lui era rimasto un senso di vuoto, di nausea, di odio e disprezzo per se stesso, per quello che le aveva fatto.

Si era ripromesso di non diventare come suo padre.
Si era comportato anche peggio di lui.

Una morsa gli strinse lo stomaco, costringendolo a correre in bagno, bianco come un cadavere, e rigettare la sua anima dannatamente sporca.





Malfoy Manor era silenziosa, di un silenzio assordante. Draco era tornato a casa perché il Medimago che aveva in cure Hermione gli aveva chiesto di prendere dei cambi per la ragazza, dato che sarebbe stata ricoverata lì per tre giorni.
Apaticamente il biondo si diresse verso la camera da letto. Fissò con occhi vuoti il mobilio.
Non sapeva dove Hermione tenesse i suoi vestiti.
Strinse i pugni di rabbia, frustrazione e... delusione, sì.
Aveva vissuto due anni con lei, e non sapeva dove andare a cercare qualcosa da portarle in ospedale.
- BRIAN!- gridò quel nome tanto forte che l’elfo era già con la fronte a terra quando apparve davanti a lui.
- S-sì, padrone...?- balbettò la creatura.
- Prendi dei cambi d’abito per la Signora Malfoy.- ordinò secco - Mettili in una borsa e lasciali sul letto. Vengo a prenderli fra mezz’ora.-
Senza aspettare altro, come se avesse parlato da solo, Draco si voltò e scese rapidamente le scale, per poi andare a chiudersi nel suo studio.
Era arrabbiato, sì, ma con se stesso. Deluso dal raziocinio che l’aveva abbandonato, furioso per essere stato, ancora una volta, la marionetta di suo padre.
Schiavo dello specchio d’odio e indifferenza che aveva visto da sempre nei suoi occhi, quegli stessi occhi grigi che aveva ereditato da lui.
Come si era sentita Hermione, sotto quello sguardo per due anni? Si era sentita come si sentiva lui da bambino, quando osava alzare gli occhi su quelli del padre? Come quando lui lo rimproverava o gli insegnava le sue lezioni di vita?
Dio, che cosa aveva fatto...
Con una mano sugli occhi chiusi e l’altra a stringere il bracciolo foderato di pelle della poltrona sulla quale era abbandonato, Draco Malfoy cercava dentro di sé il coraggio di presentarsi di nuovo davanti a lei, con la consapevolezza di quanto avesse sbagliato nei suoi confronti.

Come avrebbe potuto guardarla ancora negli occhi?

Tornò al San Mungo poco meno di un’ora dopo averlo lasciato, con una borsa contenente gli effetti personali di Hermione e un paio di cambi d’abito.
Gli dissero che non poteva entrare nella stanza data l’ora tarda della notte, così consegnò tutto ad un’infermiera e si sedette su una panchina proprio davanti al vetro attraverso il quale vedeva sua moglie dormire.
Sua moglie, dannazione.
Era arrivato al punto di sposarla, di costringerla a farlo, di farle vivere due anni d’inferno, di prenderle la sua verginità e tutte le notti a seguire...
Rimase immobile come una statua di cera, le mani chiuse a pugno sulle gambe, un’espressione dura in volto, e gli occhi grigi fissi su Hermione.










Harry Potter adorava tornare a casa dal lavoro e salutare adeguatamente la sua fidanzata, ma da un po’ di tempo a quella parte era Grattastinchi che veniva a salutarlo sulla porta.
Già, il gatto di Hermione l’avevano adottato loro.
Durante l’ultimo anno se ne erano occupati i signori Granger, dato che la riccia aveva troppo da studiare e non voleva trascurare il suo animale da compagnia.
Poi lei si era sposata con Malfoy, era sparita dalla circolazione e i suoi genitori avevano chiamato Harry d’estate, dopo la scuola, a Londra, chiedendogli di riportare lui Grattastinchi alla sua padrona.
Con un sorriso cortese aveva assicurato loro che l’avrebbe fatto senz’altro, ma di Hermione non c’era traccia, così il gatto era rimasto a lui, e di conseguenza anche a Ginny, da quando vivevano insieme.
- Sono a casa!- disse prendendo il braccio la palla di pelo fulva.
Chiuse la porta alle sue spalle e si diresse dove già sapeva: Ginevra era china su un libro, attorniata da almeno un’altra decina di tomi troppo voluminosi e poco interessanti per i suoi gusti.
- Bentornato.- bofonchiò la rossa senza alzare lo sguardo dalla pagina che stava leggendo.
- Ancora a studiare?- chiese lui lasciando andare il gatto.
Si avvicinò a lei e le accarezzò dolcemente i capelli, per poi posarle un delicato bacio sulla fronte.
- Già.- annuì lei sorridendogli - Se ti trascuro è per una buona causa, amore.-
Harry rispose al sorriso - Lo so.-
Si diresse in cucina per bere qualcosa, per poi tornare dalla fidanzata, darle un altro casto bacio sulla guancia, uno un po’ meno casto sulle labbra, e sprofondare nel divano morbido.
- Allora, a quando il grande evento?- chiese guardandola.
Lei si agitò sulla seria e gli sorrise come una bambina - Fra poco, anzi, pochissimo!- esclamò in risposta - Inizierò la pratica come infermiera al San Mungo fra una settimana!-




 
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{MioneBlack~
view post Posted on 15/10/2008, 21:11




*urla come una pazza e salta sulla poltrona con il portatile sulle gambe*
UAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!
Ok, dato che questa fic mi sta illuminando le giornate e dato che non posso più farne a meno non posso far altro che lasciare un piccolo segno del mio passaggio anche qui.
La recensione vera e propria è su EFP, lo sai Iva. Ma... oh, dai, come faccio a ignorare questo topic? Non si può. Punto.
Vedo che siamo arrivati al punto in cui Draco è in ospedale con lei... In pratica siamo vicinissime a QUEL punto. Mi hai fatto venire un infarto quando l'ho letto su EFP... Sarà un piacere rileggerlo anche qui. Un bacione-one-one,
la Folle.
P.S.: *continua la lettura di Rosa*
 
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°piperina°
view post Posted on 21/10/2008, 15:09




*Act XXI*












- Blaise, no!-
- Bastardo!-
Blaise Zabini non era una persona violenta. Non aveva mai alzato le mani o la bacchetta su qualcuno ma, come si dice... c’è sempre una prima volta per tutto.
- Non risolvi niente così.- gli disse Pansy Parkinson, la sua fidanzata.
- Mi farà stare meglio almeno.- ringhiò il moro tra i denti.
Draco Malfoy non diceva niente. Subiva passivamente gli insulti dell’ amico - l’avrebbe ancora considerato tale, dopo quello che aveva fatto? - e non reagiva.
Era strano vedere un Malfoy con lo sguardo basso, colpevole, ma era così.
- Ti rendi conto di quello che ha fatto?- continuò zabini indicando il ragazzo - L’ha picchiata! L’ha fatta finire in ospedale!-
- Lo so, e non ci sono scusanti per questo.- rispose lei con dolcezza, cercando di mitigare la tensione che si era creata - Ma davvero, Blaise... così non risolvi nulla.-
- Smettila di difenderlo.- sibilò lui con cattiveria.
Pansy lo guardò senza capire - Che stai dicendo?- chiese - Non lo sto difendendo.-
- Oh, sì, che lo stai facendo.- rispose con una calma innaturale, allontanandosi da lei di qualche passo - Tu lo ami ancora.-
Draco alzò il capo di scatto per vedere l’amica impallidire. Blaise stava esagerando.
Sapeva bene che non era così, non più.
Pansy guardò il suo fidanzato con dolore negli occhi scuri. Perché le diceva una cosa simile?
In quei due anni lei si era impegnata per fare di lui l’unico uomo della sua vita. Per dimenticare Draco e dedicarsi solo a lui.
Era stata dura, molto dura, ma alla fine ce l’aveva fatta. Lei lo amava.
Amava Blaise. E lui lo sapeva.
Lei stessa gli aveva proposto di fissare la data delle nozze, e così avevano fatto. Si sarebbero sposati l’anno successivo.
- Sai che non è così.- disse lei scuotendo la testa - Perché mi dici una cosa simile? Perché proprio ora?-
Blaise capì di aver fatto un’enorme cazzata. Che fosse maledetto Draco la sua pazzia con lui, non avrebbe dovuto spostare la sua rabbia su di lei.
Le si avvicinò con sguardo colpevole ma la ragazza, con gli occhi lucidi, si allontanò di qualche passo.
Lo fissò intensamente, con un misto indecifrabile di sentimenti negli occhi scuri, poi gli voltò le spalle e si diresse in camera da letto.
Blaise sospirò, maledicendosi più volte nella mente per quello che le aveva detto.
Non doveva né voleva accusarla di una cosa simile, di amare ancora Draco quando sapeva benissimo che non provava più quel tipo di amore per lui.
Aveva sbagliato. Doveva scusarsi con lei.
Lanciò a Draco uno sguardo omicida e seguì la fidanzata, non prima di aver detto al biondo - Con te non ho ancora finito.-
Malfoy aveva un labbro spaccato e due grandi lividi violacei sul volto. Blaise non era un picchiatore nato, ma sapeva dove colpire.
Si lasciò cadere seduto sul divano del salotto di casa Zabini, a pensare e riflettere su quante persone stessero soffrendo a causa sua.
Sorrise amaramente. Pochi minuti dopo sentì dei passi dietro di sé e si voltò per vedere che appartenevano a Pansy.
- Mi dispiace.- disse mentre gli si sedeva accanto.
- Non è colpa tua.- rispose lei - Blaise ha sempre paura che... sì, insomma...-
- Mi dispiace ugualmente.- la fissò intensamente negli occhi - Per tutto.-
Lei capì.
Aveva sofferto tanto per Draco, e lui lo sapeva, ma non aveva potuto fare niente per lei. Anche potendo, cosa avrebbe potuto fare?-
- Hai esagerato, Draco.- gli disse lei dopo un istante di silenzio - Hai davvero esagerato. Hermione non merita questo, lo sai bene.-
Il ragazzo si prese la testa tra le mani - Come ho fatto a non capirlo prima?- ringhiò a denti stretti.
- Noi abbiamo provato a dirtelo, ma tu non volevi sentire ragioni.- sospirò la mora - Avevi bisogno di altro per capire.-
- Avevo bisogno di altro, Pansy?- scattò a guardarla - Era necessario mandarla in ospedale per capire i miei errori?!-
La ragazza scosse la testa, non sapevo che cosa dirgli. Lei e blaise avevano cercato in tutti i modi di farlo ragionare, ma non c’era stato verso di riuscirci.
Così, l’unica cosa che avevano potuto fare per Hermione era stata offrirle la loro amicizia e stare accanto durante quei due anni di matrimonio forzato.
Pansy allungò una mano sulla spalla dell’amico.
- Cos’hai intenzione di fare adesso?- chiese dolcemente.
- Non lo so.- rispose lui sconsolato - Ma sicuramente dovrò preparare le carte del divorzio.-
La ragazza poté sentire tutto il dolore di Draco in quelle parole, ma... era la verità. Hermione non avrebbe voluto passare un solo minuto di più con lui al suo risveglio.
- Draco...- lo chiamò gentilmente.
- Che c’è?-
- Tu... la ami?- chiese un po’ titubante.
Chiedere a Draco Malfoy se amava una ragazze, se amava Hermione Granger... anche solo chiedergli se fosse lontanamente affezionato a qualcuno o qualcosa era strano.
- Io...- iniziò, incerto.
- Non importa che tu me lo dica.- gli disse lei - Ciò che conta è che tu ammetta almeno a te stesso i tuoi sentimenti.-
Da quando Pansy Parkinson era diventata una donna?, si chiese Draco guardandola.
Abbozzò un sorriso triste - Che importa ormai? È tardi. Lei non mi vorrà più vedere.-
Che senso aveva ammettere di amarla, di desiderare la sua presenza, di volerla nella sua vita... di aver sbagliato...? Era troppo tardi.
- Con che faccia mi presento davanti a lei adesso?- chiese alla ragazza seduta accanto a lui sul divano - Con che coraggio posso guardarla negli occhi, dopo quello che le ho fatto?-
La risposta di Pansy non arrivò, perché fu bloccata dall’arrivo di un gufo anonimo per Draco.
Entrambi guardarono il pennuto, che porse gentilmente al biondo la zampa intorno alla quale era legato un piccolo biglietto.


“Signor Malfoy,
le scrivo per informala che sua moglie si è da poco svegliata...”



Bastarono le prime parole a far sbiancare Draco e preoccupare Pansy.
- Che succede?- chiese allarmata.
- E’ il Medimago.- rispose lui - Dice che Hermione si è svegliata e che devo andare al San Mungo.-
- Allora vai.- suggerì la ragazza - Non pensare a quanto è successo. Vai da lei. E accetta le conseguenze.-










Hermione aveva ripreso a dormire, e quando riaprì gli occhi Draco era accanto a lei, seduto su una sedia, e la guardava preoccupavo, spaventato, e colpevole.
Come avrebbe reagito? Che faccia avrebbe fatto? Cosa gli avrebbe detto?
Si sentiva rigido come un pezzo di marmo: non aveva mai provato sensi di colpa per qualcuno, e quelli che stava provando in quel momento... beh, compensavano vent’anni di assenza.
Lentamente la ragazza aprì gli occhi, e si guardò intorno un po’ confusa. Non ricordava bene cosa fosse successo e perché si trovasse in una stanza che sembrava tanto quella di un ospedale.
Aveva dolori un po’ ovunque, le ossa soprattutto sembravano fossero state fatte a pezzi, e aveva anche un mal di testa apocalittico.
Girò lo sguardo per tutta la stanza per bloccarsi poi sulla presenza accanto a lei: Draco Malfoy, suo marito.
Era immobile, serio, sembrava una statua.
La scrutava con i suoi occhi grigi, appena coperti da qualche ciocca ribelle di capelli biondi, le labbra serrate, le mani posate sulle gambe.
In un attimo ricordò tutto.
Spalancò gli occhi di colpo, facendo sobbalzare il ragazzo, e lo fissò con un sentimento che mai, mai aveva avuto nello sguardo.
Terrore.
Hermione Granger era terrorizzata.
Nonostante tutto aveva sempre combattuto, non gli aveva mai concesso troppo in quei due anni, si era mostrata di nuovo forte e coraggiosa, soprattutto scappando, ma... fu guardandola in quei tremanti occhi dorati che Draco Malfoy comprese di aver davvero toccato il fondo con lei.
- Oh, Signora Malfoy, è sveglia.-
La voce del Medimago permise alla ragazza di riprendere a respirare e distogliere lo sguardo da quello del marito.
L’uomo chiese a Draco di uscire dalla stanza e attendere fuori che la visita terminasse, e così fece.
Era... sotto shock, probabilmente, sì.
Di tutto si aspettava, meno che quello.
Non era quello che voleva, non era quello che aveva immaginato, sperato, temuto... mai, mai avrebbe voluto vedere Hermione con quello sguardo puntato su di lui.
Quando il Medimago uscì dalla camera della ragazza, disse a Draco che il giorno dopo avrebbe potuto riportarla a casa e che gli avrebbe fatto sapere come curarla e quali medicinali somministrarle durante la convalescenza.
Il ragazzo gli chiese che cosa aveva detto Hermione riguardo aggressione, stupito del perché non l’avessero ancora portato ad Azkaban.
- Oh... brutta esperienza, sicuro.- rispose l’uomo annuendo vigorosamente - Sua moglie è stata fortunata, quello sconosciuto avrebbe potuto farle ben di peggio.-
Di nuovo, Draco rimase pietrificato a quelle parole. Hermione aveva confermato la sua versione dei fatti, nonostante quella fosse l’occasione perfetta per vendicarsi di quanto lui le avesse fatto subire.
Perché non l’aveva fatto? Perché non aveva approfittato di quel momento, per dire che lei non aveva tradito nessuno e che il matrimonio le era stato imposto da lui?
Non capiva, non capiva... perché Hermione l’aveva assecondato, di sua spontanea volontà tra l’altro?





Tornarono a casa il giorno dopo.
Hermione stava leggermente meglio, ma aveva bisogno di assoluto riposo e di alcune medicine da prendere.
Si era rifiutata di farsi prendere in braccio, così Draco si limitava a sorreggerla per la vita. Ordinò a Brian di prepararle qualcosa di caldo mentre lui la aiutava a salire le scale.
Con sorpresa di Hermione, il ragazzo non la portò nella camera da letto matrimoniale, ma in quella che lei aveva utilizzato prima delle nozze.
La fece stendere sul materasso morbido e le ordinò di non muoversi assolutamente.
- Ti porto qualcosa di caldo da bere e la medicina.- disse con gentilezza inaspettata - Resta qui.-
Hermione non sapeva cosa pensare.
Quel giorno, e per le successive due settimane, Draco si occupò di lei con cura, come se fosse una bambina piccola.
Era stato sempre a casa, pronto a scattare ad ogni sua parola o richiesta. Non faceva che chiederle “Come ti senti?”, “Hai bisogno di qualcosa?”, “Hai qualche dolore?”, “Vuoi che ti faccia preparare qualcosa di particolare per cena?”.
La ragazza non sapeva davvero cosa pensare. Ma non si fidava.
Da quella sera, lei... lei non riusciva a vedere nessuna delle sue azioni come sincera e spontanea, priva di un secondo fine.
E non aveva certo torto.
Tuttavia era se non felice almeno contenta: Draco si stava comportando come un marito perfetto, premuroso e gentile.
Non l’aveva toccata neanche una volta, né sfiorata con un dito. Non l’aveva neanche baciata. Né sulle labbra, né sulle guance, neanche sulla fronte, niente di niente.
Il terrore che tutto quello finisse, che fosse finto, che in realtà lui volesse farle qualcosa, qualsiasi cosa... non l’aveva mai abbandonata.
Non poteva fidarsi di lui perché non voleva illudersi che lui fosse cambiato dopo quanto era successo.
Fu all’inizio della terza settimana che glielo chiese.










- Signorina Weasley, arrivederci!-
- Arrivederci, e buonasera!-
Ginevra Weasley lavorava al San Mungo come infermiera da una settimana. Era ancora nel periodo di prova, che durava un mese, e si dava molto da fare. Già amava quel lavoro, ed erano tutti molto gentili con lei e con gli altri apprendisti.
Si impegnava, dedicava tutta se stessa anche nelle piccole mansioni che le affidavano.
Il giorno prima le avevano chiesto di mettere in ordine alcuni archivi, poi le avevano fatto fare un giro di controllo insieme ad alcuni Medimaghi esperti, e lei aveva cercato di imparare quante più cose possibili.
Tornò a casa e si fiondò immediatamente tra le braccia di Harry, buttandolo sul divano e inchiodandolo lì con il suo peso leggero e un bacio appassionato.
- Bentornata...- sorrise il ragazzo abbracciandola - Bella giornata oggi al lavoro?-
- Sì!- sorrise lei radiosa - Bellissima! Il primario mi ha fatto i complimenti, dice che ho la mente pronta e sono oggettiva. Sono qualità fondamentali per questo lavoro!-
Harry era felice per lei.
Ogni sera Ginny gli raccontava tutto quello che aveva fatto durante il giorno, gli spiegava come si era comportata, che cosa le avevano fatto fare.
Erano felici.
E non potevano minimamente sapere che, solo pochi giorni prima dell’arrivo di Ginny, la loro amica Hermione era ricoverata proprio lì, al San Mungo.
Se solo il corso per gli infermieri fosse iniziato prima...










- Che stai dicendo?-
- Ti ho chiesto, cosa... tu, che cosa vuoi...-
- Non capisco.-
Draco Malfoy era seduto sul bordo del letto sul quale Hermione era semi sdraiata, e non capiva che cosa stesse cercando di dirgli la ragazza.
- Che cosa vuoi in cambio?- disse all’improvviso lei, tutto d’un fiato.
Il ragazzo sgranò gli occhi. Che cosa...
- Ma che ti viene in mente?- chiese senza riuscire a pensare ad altro - Perché dovrei volere qualcosa da te? In cambio di cosa, poi?-
Lei si morse il labbro inferiore, indecisa se parlare o meno.
- Perché tu...- iniziò - ...tu adesso sei gentile con me.-
Lui alzò un sopracciglio, invitandola con lo sguardo a proseguire il suo discorso.
- Mi chiedevo... che cosa volessi in cambio della tua gentilezza.-
Hermione alzò lo sguardo dorato su di lui, incerta, quasi tremante.
Draco non credeva a quello che aveva sentito, né a quello che stava vedendo. Cosa le aveva fatto?
La Granger era sempre stata forte. E lui... lui l’aveva piegata, fatta a pezzi.
Non era quello che voleva, non più.
- Hermione...- la vide fremere nel sentirgli pronunciare il suo nome - ...tutto ciò che desidero io, è...-
Si umettò le labbra, quasi incapace di continuare. Chiuse gli occhi, respirò a fondo e li riaprì, fissandola intensamente.
- Il tuo perdono.-
Hermione lo guardò incredula e stupita delle sue parole. Cosa le aveva appena detto?
Facendosi coraggio, il biondo decise che ormai doveva andare fino in fondo, così continuò a parlare.
- Ho sbagliato, ho sbagliato fin dall’inizio. Tu non sei responsabile delle azioni di mio padre. Merita di stare dov’è ora.- la vide trattenere il fiato.
Draco Malfoy che diceva ad Hermione Granger “Hai fatto bene a spedire mio padre ad Azkaban”? In quale universo parallelo?
- E’ che io ero... troppo, troppo succube di lui. Non volevo ricalcare le sue orme, ma solo adesso mi rendo conto di essermi comportato peggio di lui, con te.- continuò, incapace di fermarsi ora che aveva iniziato - Ti ho tolto molto più di quanto tu abbia tolto a lui. Mi dispiace, Hermione. Mi dispiace davvero.-
La ragazza vide gli occhi grigi del marito farsi lucidi, mostrandole, forse per la prima volta, i suoi veri sentimenti, le emozioni che stava provando in quel momento.
Lei era immobile nel letto ad ascoltare le sue parole. Rimase così anche quando lui, titubante, allungò le mani per stringere la sua tra di essere.
Una lacrima le scivolò sulla guancia.
- Hermione... ti chiedo perdono. Per tutto quello che ti ho fatto.- disse lui con voce quasi tremante, forzatamente ferma.
La riccia sentì il peso del mondo crollarle dalle spalle, sulle quali l’aveva portato per tanto tempo.
La bara di cristallo si era frantumata in mille pezzi.









Capa's Space:
Muahuahuahua... Bella, sei fantastica XD
Sì, vabbè, qui sono un pò indietro con l'aggornamento... ma la voglia di sistemare ogni volta tutti i codici è davero poca! U____U
 
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°piperina°
view post Posted on 23/10/2008, 12:06




*Act XXII*













- Weasley!-
- Sì?-
- Hai del tempo libero?-
- Sì, signore.-
- Bene, dovresti farmi un favore.-
- Certo, mi dica pure.-
- Ci sono delle vecchie cartelle cliniche da sistemare. Niente di particolare, riguardano gli ultimi tre o quattro mesi. Potresti riordinarle?-
- Sicuro, vado subito!-
- Grazie, cara.-
Ginny Weasley lavorava come dipendente del San Mungo da quasi tre mesi ed era uno dei migliori nuovi acquisti dell’ospedale. Si dava da fare, era precisa e volenterosa. Si vedeva che amava davvero il suo lavoro.
Quel giorno aveva già terminato tutte le sue mansioni quotidiane. Certo, non le affidavano grandi responsabilità, ma per ora andava più che bene e lei era contentissima.
Quindi si recò nella stanza dove venivano archiviate le cartelle cliniche più recenti, quelle che non erano state sistemate, e iniziò a riordinarle tutte.
Era quasi a metà lavoro quando la sua attenzione venne catalizzata da qualcosa. Un nome. Fin troppo familiare.
Pensò di aver sbagliato, che doveva essere stanca a furia di leggere decine e decine di nomi, ma quando prese la cartelletta tra le mani dovette ammettere a se stessa di non aver avuto un’allucinazione.

Hermione Granger.

Che ci faceva il nome di Hermione su una cartella ospedaliera? Cercò di leggere i fogli in essa contenuti, ma notò che le era impossibile aprire il fascicolo. Era stato sigillato con la magia.
Tuttavia, lei non era certo una persona che si dava vinta alla prima sconfitta, quindi provò a sbloccare l’accesso a quei dati con un incantesimo che aveva scoperto tempo prima quasi per caso. Funzionò e i fogli si mostrarono, pieni di scritte, ai suoi occhi.
Sbiancò leggendo il motivo del ricovero dell’amica, tutte le cure che aveva fatto, i medicinali che le erano stati somministrati e, soprattutto, per il fatto che era tornata a Malfoy Manor con il marito.
Quello era il segno che aveva tanto atteso per due lunghissimi anni.
Stando bene attenta a non farsi vedere da nessuno, la rossa fece una copia dei fogli clinici, la rimpicciolì e la infilò in una tasca del camice, per poi sigillare nuovamente gli originali e riporli al loro posto. Doveva assolutamente mostrarli a Harry, finalmente si sarebbe potuto fare qualcosa di serio per Hermione.





Quella sera Ginny aspettò Harry seduta sul divano con un’espressione tremendamente seria e oltremodo preoccupata. Sapeva già come avrebbe reagito.
- Amore, come mai così seria?- la salutò lui con un bacio - Hai avuto qualche problema al lavoro?-
- No, direi di no.- rispose stringendo tra le mani la copia della cartella clinica di Hermione.
Harry notò quei fogli sulle gambe della fidanzata, si sedette accanto a lei e le chiese di cosa si trattasse.
- Prima di mostrarteli,- iniziò cauta lei - devi promettermi che non reagirai male.-
- Perché dovrei reagire male?- chiese lui, confuso - E’ qualcosa di brutto? Qualcosa che riguarda te?-
Ginny scosse la testa: - Non riguarda né me né te...- rispose - ...ma un’altra persona.-
Harry capiva sempre meno. Se non si trattava di loro... perché avrebbe dovuto reagire male a vedere dei fogli che appartenevano a qualcun altro?
- Ginny, ti prego, non girarci intorno in questo modo, mi fai diventare pazzo!- esclamò stanco e preoccupato insieme.
Lei sospirò e alzò i fogli davanti al viso di lui - Li ho trovati oggi nell’archivio. Sono di tre mesi fa.- fece una breve pausa per farsi coraggio - Riguardano Hermione.-
Il volto di Harry divenne bianco in un attimo. I suoi occhi saettarono dalla fidanzata ai fogli e viceversa.
Li afferrò con un movimento brusco ed impaziente e lesse il nome sulla copertina. Era proprio lei, era il suo nome. Su una cartella clinica.
Il suo primo pensiero fu “E’ morta”, seguito da “Ha avuto un figlio da Malfoy” e “Le è successo qualcosa”.
Infine, aprì il fascicolo e iniziò a leggere i referti medici della sua migliore amica.
Si sentiva male.

Come era successo poche ore prima a Ginevra, anche il viso di Harry diveniva sempre più bianco man mano che leggeva.
Hermione era stata sottoposta alla Maledizione Cruciatus, era stata picchiata e infine era svenuta. Si era ripresa solo due giorni dopo, e poi... poi era tornata a casa con suo marito.
Draco Malfoy.
- E’ stato lui.- sibilò a denti stretti - Lo so. E’ stato lui a farle questo.-
- Dicono che sia stato uno sconosciuto.-
- E tu ci credi?!- ringhiò il moro guardando la propria ragazza - Credi davvero che un tizio qualunque sia entrato a Malfoy Manor e abbia aggredito Hermione?-
- No.- rispose Ginny, visibilmente più calma del fidanzato - Ma lei è tornata lì. Con lui.-
- Questo cosa dovrebbe provare? Che sono innamorati?-
- No Harry.- disse - Solo che... è quello che è successo. Lei è tornata a Malfoy Manor con suo marito. E ufficialmente è stata aggredita da uno sconosciuto mentre lui non era in casa.-
- Se è così, voglio le prove.- rispose Harry risoluto.
- Non ce ne sono, lo sai.- disse sconsolata Ginny - Abbiamo solo la testimonianza di Hermione e di Malfoy.-
- Allora sono libero di non crederci.-
Il ragazzo, agitato e preoccupato per la sua amica, si alzò di scatto dal divano con i fogli ancora stretti in mano. Fece qualche passo lungo la stanza e poi tornò davanti alla fidanzata.
- Domani mattina vado da Silente e gli mostro queste.- disse alzando il fascicolo - Sono le prove che Hermione è viva, che non è innamorata di Malfoy e che si è sposata con lui a forza.-
La ragazza lo guardava con gli occhi lucidi. Da tempo Harry non si era mostrato tanto determinato come in quel momento e il fatto che avesse deciso di fare qualcosa di più per trovare Hermione la riempiva di gioia.
- Ron?-
- Credi sia il caso di dirglielo?-
Potter non sapeva se avvisare o no il suo amico. Del resto, Ron non si era ancora ripreso dal distacco forzato da Hermione, non era ancora tornato quello di prima.
- Parla con Silente, prima.- suggerì lei.





L’indomani mattina Harry Potter non si presentò in ufficio, almeno non in quello dove lavorava.
In sella alla sua amata scopa era partito per Hogwarts con l’intenzione di parlare con il suo vecchio Preside Silente riguardo quanto aveva scoperto su Hermione.
- Prego, Harry. Entra.-
Il moro provò una strana emozione nel trovarsi di nuovo in quel posto. Davanti a Silente si sentiva ancora come se fosse un bambino di undici anni che non sapeva nulla della magia.
Lo studio dell’anziano preside non era affatto cambiato nel corso del tempo. Tutto era sempre al solito posto. Dagli strani aggeggi sulla scrivania a quelli appesi al soffitto, così come l’armadio che celava il Pensatoio e il Cappello Parlante sullo scaffale. Anche Fanny era al suo posto.
- So che devi parlarmi con urgenza, Harry.- disse l’uomo - Prego, siediti.-
- Grazie.- fece come gli era stato detto e prese posto di fronte a lui - Sono qui per parlare di Hermione, signore.-
- Oh, sì. La signorina Granger.-
- Signora Malfoy, adesso.- lo corresse il moro con una smorfia.
Allungò sulla scrivania dei fogli che l’uomo afferrò con lentezza.
- E’ una cartella clinica del San Mungo.- iniziò il ragazzo - E’ di Hermione. Dice che è stata aggredita. Picchiata e sottoposta alla Maledizione Cruciatus.-
Silente esaminò con attenzione tutti i fogli che parlavano di quanto era accaduto alla sua ex studentessa.
Lesse ogni parola ma non disse nulla fin quando non ebbe terminato e ridato il fascicolo a Potter.
- La tua conclusione, quindi, è che...-
- E’ che Malfoy l’ha obbligata a sposarlo!- concluse per lui Harry - Il matrimonio può anche essere annullato, o non ritenuto più valido, se le premesse sono queste. E io ho intenzione di trovare Hermione. Devo portarla via da lui!-
Silente annuì seriamente e fissò gli occhietti azzurri nei suoi smeraldini - Sei molto deciso.-
- Sì, signore.- rispose infervorato il ragazzo - E’ passato troppo tempo. Devo fare qualcosa per lei.-
Harry si sentiva in debito verso la sua amica. Fin da quando avevano iniziato a passare il loro tempo insieme, era sempre stata Hermione ad aiutare lui e Ron, progettare piani d’azione, studiare le mosse nemiche. La sua salvezza era stata sempre e solo lei. Era giunto il momento di fare qualcosa per ringraziarla.
- Hai il mio completo appoggio, Harry.- disse l’uomo annuendo gravemente - Se posso fare qualcosa per te, non esitare a chiedere. Sarò ben felice di rivedere la Signorina Granger.-
- Grazie, professore. Grazie.-
Harry era particolarmente contento di notare che Silente continuava a chiamare Hermione ‘Signorina Granger’ e non ‘Signora Malfoy’, come ormai facevano tutti da due anni a quella parte.
Evidentemente neanche lui aveva mai creduto alla sincerità dell’amore tra Draco Malfoy e la sua amica, almeno non più davanti a quelle prove schiaccianti del ricatto a cui lei era sicuramente stata sottoposta.
Doveva agire subito, il più presto possibile.


- E quindi è d’accordo con te?-
Ginny si mise un pezzo di pane in bocca, guardando il fidanzato seduto davanti a lei a tavola - Ti aiuterà a trovare Hermione?-
- Avevi dubbi?- le sorrise Harry - Sembrava che già lo sapesse, ma Silente è così... fa quasi paura a volte.-
- Sì, decisamente.- ridacchiò lei - Da dove inizierai?-
- Silente mi ha dato il permesso di fare delle indagini dentro scuola.- rispose Harry e bevve un sorso di vino elfico - Posso fare qualche domanda ai prof, ad alcuni studenti che potrebbero sapere qualcosa. Anche Mirtilla Malcontenta potrebbe essermi utile. Ho bisogno di un punto di partenza.-
- Capisco.- annuì seria lei - Lo dirai a Ron?-
Dopo qualche istante di silenzio, Harry annuì.
- Non posso e non voglio nascondergli una cosa simile.- rispose seriamente - Ha il diritto di sapere. Non importa quale sarà la sua decisione. Non posso tenerglielo segreto.-
Ginny si sciolse in un sorriso - Sono d’accordo con te, amore.-










Erano passati due mesi abbondanti da quella notte di terrore a Malfoy Manor.
Hermione aveva seguito una lunga e lenta convalescenza, aveva preso pozioni e medicine, e si era completamente ristabilita. Era del tutto autosufficiente, ma Draco non aveva voluto saperne di tornare al lavoro e lasciarla sola in casa.
Tanto, i soldi non mancavano, ed erano solo in due a vivere in quell’enorme castello. Avevano bisogno di tenersi compagnia a vicenda.
Draco si era preso cura di lei come una padre affettuoso con la figlia. Non era stato manchevole di nulla. Hermione aveva avuto non poche difficoltà a fidarsi nuovamente di lui, a lasciarlo fare, a lasciarsi curare proprio da lui che l’aveva ferita nell’anima e nel corpo, ma... ma era stato bello.
Draco era stato perfetto.
Non l’aveva mai toccata con strane intenzioni, né fatto battute a sfondo sessuale. Non le aveva neanche chiesto di tornare a dormire con lui nella loro camera da letto matrimoniale.
Quasi impossibile da credere.
Però era vero. E a lei sembrava di rivedere il ragazzo che aveva conosciuto a scuola, quello che le sorrideva con malizia, ma non la forzava a nulla che lei non desiderasse.
Il Draco di cui si era innamorata.
Quel pomeriggio di metà ottobre, Hermione stava facendo una passeggiata nel suo giardino privato, quando decise che era il momento di parlare con Draco: doveva dargli una risposta.
Non gli aveva detto nulla quando lui le aveva chiesto perdono. Non perché non volesse, ma perché non era riuscita a dire una sola parola.
Dopo qualche minuto di silenzio, Draco aveva detto che si sarebbe occupato della sua salute senza chiederle nulla in cambio, e che le avrebbe lasciato il tempo necessario per riflettere sulle sue parole.
Avrebbe accettato qualunque decisione.
Beh, due mesi erano un tempo più che sufficiente, decise Hermione. Fu così che si recò nella camera da letto matrimoniale, dove sapeva avrebbe trovato Draco.
Bussò delicatamente ed entrò subito dopo.
- Hermione...- mormorò lui vedendola - E’ successo qualcosa? Hai una faccia così seria... stai male, per caso?-
Parlando si era avvicinato a lei, che sorrise appena e gli disse che non era successo niente e stava più che bene.
- Devo parlarti.- disse fissandolo dritto negli occhi.
Draco capì subito di cosa si trattava. Rispose al suo sguardo, si passò una mano tra i capelli e fece qualche passo indietro. Poi si voltò, dandole le spalle, respirò a fondo e disse - Ho capito.-, prima di dirigersi verso il comodino accanto al letto.
Dal primo cassetto prese un fascicolo di fogli che guardò in modo strano e poi porse ad Hermione.
- Devi solo fare le tue richieste e firmare.-
Lei l’aveva osservato in silenzio, e ora guardava lui e i fogli senza capire - Richieste? Quali richieste?- chiese.
- Hermione, queste sono le carte per il divorzio.- annunciò lui fin troppo seriamente - Non c’è bisogno che tu mi dia la tua risposta. La so già.-
Era tremendamente serio.
La riccia rimase letteralmente a bocca aperta. Non se l’aspettava, non aveva la minima idea di che cosa dire.
Il divorzio... certo che ci aveva pensato, e tanto anche, ma... non aveva mai pensato che sarebbe stato proprio Draco a proporglielo.
- Non c’è bisogno che tu dica niente. Non... non voglio sentire.- abbassò leggermente lo sguardo, colpevole, dicendo quelle parole.
Il pensiero di essere proprio lui a darle quei fogli da firmare gli faceva mancare l’aria, ma era tutto ciò che poteva fare per lei oltre a curarla, dopo quello che le aveva fatto passare.
- Non li voglio.- disse risoluta Hermione - Mettili via.-
Stupito, il biondo alzò gli occhi su di lei, senza capire perché gli avesse detto una cosa simile. Credeva che Hermione desiderasse divorziare da lui più di ogni altra cosa al mondo. In fin dei conti, aveva avuto contatti solo con i suoi genitori, da che l’aveva sposato. Perché gli aveva detto di mettere via i documenti del divorzio?
- Lasciami parlare.- disse Hermione, incitando Draco a liberarsi di quei fogli con un gesto della mano.
Poi prese un respiro profondo, si guardò intorno e andò a sedersi sul letto, gli occhi bassi e le mani in grembo. Respirò di nuovo profondamente, poi iniziò a parlare.
- Non voglio divorziare.- disse senza guardare Draco - Due anni fa lo desideravo, e pensavo che sarebbe successo. Credevo che ti saresti stancato di vivere con me. Ma poi le cose sono andate come sono andate.-
Sentì il biondo trattenere appena il respiro all’accenno di quanto accaduto poco tempo addietro tra loro due. Un tasto dolente per entrambi.
- In ospedale ti ho coperto perché avevo paura... Me ne sono resa conto solo dopo aver confermato il tuo racconto.- alzò gli occhi su di lui - Ho continuato ad avere paura di te per due settimane, fin quando tu mi hai parlato.-
- Hermione, io...-
- Fammi finire, per favore.- alzò una mano per fermarlo - Non è facile.-
Draco annuì, ma non si mosse da dove si trovava, incapace di muovere un solo muscolo per fare un passo verso di lei. La guardò in silenzio.
- Questi due anni con te sono stati un inferno. Non ho potuto fare niente se non leggere, curare i fiori e camminare per questo castello come un’anima in pena.- continuò lei - Tuttavia... ho sopportato. Credevo che ti saresti stancato di darmi il tormento, di vedermi intorno a te. Nonostante tutto, però, temevo che la convivenza sarebbe stata peggiore.- confessò con un mezzo sorriso nervoso appena accennato.
- Qualche volta mi sono anche divertita a risponderti male. Mi sembrava di essere ancora a scuola. E... io speravo che tu saresti tornato il ragazzo di prima, quello che avevo conosciuto lì, che non mi aveva mai forzata a fare niente che non volessi, che mi rubava un bacio nei corridoi.-
Le immagini di quei pochi mesi sfrecciarono veloci nelle menti di entrambi, poi Hermione alzò gli occhi dorati su di lui.
- Draco, io ero innamorata di te.-
Con quelle parole, Hermione colpì dritto al cuore il ragazzo di fronte a lei, che sembrava ora una statua di marmo.
Cosa aveva appena detto? Lei... Hermione era innamorata di lui?
- Ma io non...- balbettò - Non mi ero accorto...-
- Pensavo fosse solo un’infatuazione, all’inizio. Ma dopo i primi tempi di matrimonio, mi sono resa conto che non era solo quello. Ho cercato di soffocare quel sentimento, ma più ci provavo, meno ci riuscivo.-
La ragazza distolse lo sguardo dal suo - A volte ti comportavi con dolcezza con me e io rivedevo il Draco di Hogwarts. Ho sperato, ho pregato con tutta me stessa che tu tornassi a guardarmi come facevi a scuola. Ho vissuto di quei pochi momenti di dolcezza che mi regalavi, e mi odiavo per la mia passività.-
Distolse lo sguardo da quello del marito e si torturò nervosamente le mani. Ora veniva la parte più difficile. Prese un bel respiro per farsi forza prima di parlare di nuovo.
- Dopo quello che è successo ero confusa, non sapevo più chi eri. Un giorno mi stavi picchiando, e quello dopo mi trattavi come una principessa.-
Chiuse gli occhi e li contrasse per ricacciare indietro le lacrime che iniziavano a premere per uscire.
- Draco, tu mi hai violentato l’anima.-
Parole gravi, da dire. Parole forti.
Aveva raggiunto lo scopo che tempo prima si era prefissato, ma... Era davvero questo quello che voleva?
No, ormai no.
La raggiunse e posò le mani sulle sue, piccole e tremanti.
- Ho sbagliato. - disse - Ero cieco dalla rabbia, dalla sete di una vendetta che non meritavi...-
Cercò il suo sguardo, per poi riprendere - Non volevo essere come mio padre, e invece sono stato peggio di lui. Con te che non c’entravi nulla.-
Un breve silenzio seguì a quelle parole. Hermione osservò a lungo i suoi occhi, perdendosi tra le loro sfumature argentee. Confermò a se stessa che le riusciva impossibile non amarlo.
- Se io...- iniziò, umettandosi le labbra secche per la tensione - ...se io ti perdono... se ti affido il mio cuore una seconda volta...-
Fissò gli occhi dorati in quelli del ragazzo di fronte a lei, forte e coraggiosa come era sempre stata.
- Se ti do una seconda possibilità...-
- Non la sprecherò.-
C’era una nuova luce, nei suoi occhi. Determinata Speranza.
- Non ti farò mai più del male, Hermione... Te lo giuro.-
Gli occhi di lei divennero lucidi, ma non pianse.
- Mi prenderò cura di te come avrei dovuto fare tempo fa. Se me lo permetterai... ti tratterò come meriti. Come deve essere trattata una Signora Malfoy.-
Lei si morse il labbro inferiore per non scoppiare a piangere. Tremava.
- Non tradirmi...- disse con voce bassa e debole, alzando una mano per accarezzare il viso del ragazzo - Non tradire la mia fiducia.-
Lui baciò il palmo della sua piccola mano, prima di rispondere.
- Non lo farò.-
Fu solo in quel momento, pochi minuti più tardi, che Hermione lasciò libere le lacrime che a lungo aveva trattenuto, e le sentì rincorrersi sulle sue guance. Draco la abbracciò, stringendo le braccia intorno alla sua vita, con il viso nascosto tra il collo e la spalla della moglie.
Non osava credere a quello che gli aveva detto. Hermione voleva perdonarlo, voleva dargli una seconda - e ultima - possibilità. Non l’avrebbe sprecata, questa volta.
La fiducia di Hermione era preziosa, così come il suo amore. Non gli aveva detto chiaramente di amarlo, ma lui l’avrebbe fatta innamorare di nuovo.
- Ero così confusa...- la sentì mormorare tra i singhiozzi - Ho visto tornare a galla il ragazzo che amavo due anni fa, ma non osavo sperare che fosse vero, che durasse...-
- Durerà.- rispose lui con fermezza - Te lo giuro.-
Nel dirlo alzò gli occhi e incontrò i suoi. L’attimo successivo le sue labbra erano su quelle della moglie, unite in un bacio che rendeva sacra la sua promessa, il suo giuramento... il suo amore.
Perché, dannazione, Draco l’amava. E solo in quel momento riuscì ad ammetterlo. Solo a se stesso, ma era già un grande passo avanti.
E quando lei gli disse che aveva bisogno di far l’amore con lui, il cuore di Draco andò letteralmente a fuoco, il sangue divenne lava nelle sue vene, e il cervello non riuscì più a distinguere il sogno dalla realtà.
Si presero il loro tempo. Gli abiti vennero rimossi con calma fin quando i due rimasero completamente nudi.
Si stesero sul letto, abbracciati, e si baciarono fino a pensare che si sarebbero consumati le labbra, fino a restare senza respiro. Draco moriva dalla voglia di farla sua subito, ma al contempo desiderava darle quella dolcezza che solo in quel momento sentiva di essere davvero in grado di trasmettere. E così fece.
Coprì la sua pelle di soffici baci e carezze leggere. La guardava come un adoratore guarda la sua dea scesa in terra. Non voleva perdere un solo istante di tutto quello, di quell’esplosione d’amore.
Hermione rispondeva ai suoi baci, timida come se fosse la sua prima volta. Lo abbracciava e lo stringeva a sé, desiderosa di sentire la pelle di Draco a contatto con la sua.
Voleva sentire ogni attimo, catturare ogni respiro.
Il biondo non le permise di toccarlo. Voleva essere lui a guidare la cosa e a darle piacere, per questo si impegnò per prepararla con calma e dedizione, usando le mani e la lingua, baciando e accarezzando la sua intimità con tocchi discreti e leggeri, intimi ma mai forzati o violenti.
La sentiva tremare al suo tocco, segno che gradiva le sue attenzioni, e la portò all’orgasmo solo con quelle.
Quindi le lasciò il tempo di riprendersi e scrutò il suo viso in cerca del consenso che aspettava per farla sua ed unirsi finalmente a lei.
Hermione gli sorrise, e lui capì.
Si posizionò tra le sue gambe e lentamente entrò in lei, attento a non farle male né andare troppo veloce.
La sentì calda intorno a sé, avvolgerlo con dolcezza, e si chiese come aveva fatto a trascurare tutti i piccoli dettagli del corpo di Hermione per due lunghi anni.
Rimase fermo in lei per qualche istante, godendo di quella magnifica sensazione, poi iniziò a muoversi, seguendo un ritmo lento che lei colse e subito seguì insieme a lui.
Vederla e soprattutto sentirla roteare i fianchi seguendo quel ritmo lo fece quasi impazzire.
Perse il conto dei baci e dei sorrisi e si lasciò completamente trascinare dai sentimenti che lui provava e lei trasmetteva tramite quell’intimo e primordiale contatto.
Il piacere crebbe in entrambi e il mondo esplose intorno e dentro di loro, lasciandoli stanchi e col respiro corto.
Per non pesare su di lei, Draco le si stese accanto e la strinse forte a sé. Non voleva separarsi da lei, per nessun motivo.
Hermione sentì di nuovo gli occhi lucidi, ma non pianse e lasciò che lui la accogliesse tra le braccia, beandosi del calore che emanava il suo corpo accaldato e appena sudato.
Con gli occhi chiusi e stretti in un abbraccio, Draco e Hermione si addormentarono.
E l’alba del giorno successivo li avrebbe trovati ancora così.

Edited by °piperina° - 23/10/2008, 21:33
 
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°piperina°
view post Posted on 23/10/2008, 20:33




*Act XXIII*












Il sole di dicembre non era caldo, ma era sufficiente a svegliare chi, come Hermione Malfoy, desiderava dormire ancora.
La riccia sbadigliò e si allungò nel letto per stiracchiarsi, sentendo qualcosa vicino a sé. Le sue labbra si curvarono istintivamente in un sorriso.
Si girò su un fianco e vide Draco dormire accanto a lei. Adorava guardarlo dormire. In quei momenti sembrava vulnerabile, come un bambino che ha smarrito la strada di casa.
La sera prima era rientrato molto tardi: Blaise aveva voluto portarlo in giro, e lei stata in compagnia di Pansy. Si erano visti molto più spesso in quei due mesi, da quando aveva deciso di perdonarlo.
Tornato a casa, Draco le aveva dato un bacio e si era addormentato tenendola stretta tra le braccia.
Pochi minuti dopo il mago aprì gli occhi.
- Buongiorno.- mormorò ancora assonnato.
- Buongiorno.- rispose lei sorridendo - Ti ho svegliato?-
- Mh... no, tranquilla.- si stiracchiò, poi allungò le braccia e la strinse a sé per la vita - Dormito bene?-
- Molto.-
Hermione gli depositò tanti piccoli baci sul viso facendosi più vicina a lui - Hai fatto tardi ieri.-
- Blaise non mi mollava più.-
Due minuti dopo le labbra di Draco erano su quelle della moglie, unite tra loro in un bacio carico di passione. Con la punta della lingua chiese l’accesso alla sua bocca e lei glielo concesse subito.
I baci di Draco erano dolci ed erotici allo stesso tempo. Erano in grado di svuotarle la mente da qualunque pensiero non fosse lui.
Il ragazzo la strinse di più a sé con un braccio, mentre con l’altro la aiutava a togliersi la sottile camicia da notte che indossava.
Si leccò le labbra guardando il corpo di Hermione coperto solo da un paio di slip bianchi. Come aveva potuto essere tanto cieco da non vedere quale dono aveva avuto?
Con gli occhi liquidi di desiderio si chinò a baciarle il collo, alternando piccoli morsi a leggeri tocchi di lingua. Seguì la linea della gola fino ai seni, che baciò con adorazione prima di prendersi cura di una gemma rosea con la bocca.
Sentì il corpo della ragazza fremere al suo tocco e un brivido gli corse lungo la schiena.
Fece scorrere una mano dal seno su tutto il suo corpo, accarezzandole il ventre e i fianchi morbidi, fin sotto la stoffa degli slip.
Spostò le labbra sull’altro seno mentre sfiorava delicatamente l’intimità della sua donna.
Sentì una mano di lei tra i capelli e il respiro più veloce. Decise quindi di darle ciò che meritava.
Aumentò la pressione delle dita, facendola tremare, per poi infilarne due nel suo antro caldo. Era deliziosamente umida, solo per lui.
Spinse indice e medio ad un ritmo regolare che man mano si faceva più veloce.
Hermione non riusciva ad aprire gli occhi. Adorava Draco, adorava le sue mani e quello che le faceva, ma il desiderio cresceva rapidamente in lei.
- Draco...- mormorò pochi minuti dopo.
Lui alzò il volto per guardarla, senza però fermare il movimento della mano.
- Cosa c’è?- le chiese con voce bassa e roca.
- Ti prego...- sospirò lei in preda ad un brivido di piacere.
Lui sorrise. Vederla così vulnerabile sotto le sue cure, così intima e naturale insieme a lui gli gonfiava il petto di un sentimento euforico.
Posò un bacio leggero sulle labbra socchiuse della moglie prima di spogliarsi del tutto e sfilarle anche gli slip.
Si posizionò tra le sue gambe ed entrò lentamente in lei.
Adorava quel momento. Si mosse lentamente, senza fretta, avvertendo il calore di Hermione avvolgerlo con tutto l’amore che ora sapeva di provare e ricevere da lei.
Rimase fermo un istante, poi si piegò su di lei e la baciò con dolcezza, prima di stringerla e iniziare a muoversi.
Lei prese subito il suo ritmo e mosse i fianchi insieme ai suoi. Gli mise le braccia al collo e posò la fronte sulla sua spalla, sentendo ogni centimetro di pelle a contatto con il corpo del marito.
Le spinte si fecero più decise e iniziò a respirare più forte, stringendosi di più a lui. Gli allacciò le gambe ai fianchi per sentirlo più vicino e dargli maggiore accesso alla sua intimità.
Il piacere cresceva e, insieme ad esso, l’amore che provava per lui.
Da due mesi a quella parte, da quando lei l’aveva perdonato dandogli una seconda ed ultima possibilità, Hermione sentiva che quello con Draco non era solo sesso.
Loro facevano l’amore.





- ...e poi mi ha portato in un altro locale.- stava dicendo Draco Malfoy, sdraiato a letto con sua moglie stretta tra le sue braccia.
- Blaise è iperattivo ultimamente.- constatò lei.
- Già. Credo sia perché le cose con Pansy vanno di bene in meglio.- rispose lui annuendo - Tempo fa avevano avuto un brutto litigio, ma da quando hanno fatto pace sembra che il mondo per loro sia diventato tutto rosa.-
- Un po’ come noi due, no?- chiese lei guardandolo.
Draco rispose al suo sguardo e sorrise - Già. Come noi due.-
Si chinò su di lei per baciarla, e pochi minuti dopo sentirono un familiare bussare alla porta.
Brian aveva portato loro la colazione a letto. Era un’abitudine ormai, Padrone e Padrona stavano sempre nel letto a farsi le coccole e lui gli portava la colazione direttamente in camera da letto.
Si imbarazzava sempre nel vederli nudi e avvinghiati quasi ogni mattina. E, puntualmente, chiedeva se doveva punirsi per aver visto Padrone e Padrona in atteggiamenti intimi.
- No, Brian, non devi chiuderti le orecchie nel forno.- disse pigramente Draco mettendosi più comodo con i cuscini.
- Ma...- provò a ribattere l’elfo.
- E non devi mettere le dita sotto il ferro da stiro né schiacciarti il naso con la porta.- continuò Hermione - Se lo fai, ci arrabbieremo. Molto.-
Videro la creaturina sbiancare di colpo e uscire di corsa dalla stanza con una serie di inchini e balbettii che fecero sorridere entrambi.
- Vedo che hai imparato a gestire Brian.- rise Draco addentando una fetta di pane tostato.
- Col tempo ho capito che minacciarlo di punirlo funziona più delle parole gentili.- rispose lei alzando le spalle.
- Te l’avevo detto che quell’elfo è pazzo.-
- Oh, quanto la fai difficile.- rise lei mettendosi comoda - L’importante è aver capito come trattare con lui.-
Draco la guardò bere del succo di frutta, lo sguardo chiaro e limpido, il corpo rilassato.
In quei due mesi di perdono aveva imparato ad osservare Hermione e ogni dettaglio del suo corpo e del suo carattere.
Ad esempio aveva notato una piccola voglia bianca dietro il ginocchio destro, un neo sul fianco sinistro e una ciocca ribelle di capelli che le finiva sugli occhi qualunque cosa lei stesse facendo.
Era sempre decisa e sicura di quello che diceva, ma se s’imbarazzava o si confondeva iniziava a parlare velocemente guardando altrove, e le sue guance si coloravano di un delizioso rossore.
In tanto tempo non aveva notato ciò che aveva visto in soli due mesi.
Draco Malfoy era stato fortunato, un’altra persona non l’avrebbe perdonato dopo tutto quello che era successo.
Sperava che quella pace durasse a lungo, o almeno il tempo necessario per dimostrare ad Hermione di meritare il suo amore e la sua fiducia.
Era solo questione di tempo...










Era solo questione di tempo.
In quei due mesi il salvatore del Mondo Magico non si era dato pace. Aveva interrogato tutti gli studenti di Hogwarts che avevano avuto a che fare con Hermione, anche i professori.
Aveva chiesto ovunque informazioni sull’amica, fatto centinaia di colloqui con chiunque potesse aiutarlo, ma niente.
Non aveva trovato nulla.
Come lui, tutti si erano accorti che Hermione negli ultimi tempi a scuola si era ammorbidita parecchio con Malfoy, ma nessuno si era insospettito, visti gli sviluppi tra i due, ovvero la dichiarazione d’amore pubblica in Sala Grande e il matrimonio.
Quel giorno si trovava a scuola dietro richiesta del preside.



- Potresti visitare la sua stanza.- disse l’anziano mago accarezzando Fanny.
- Quale stanza?- chiese giustamente Harry.-
- Quella che la signorina Granger ha occupato fino alla fine della scuola.- rispose Silente in tono tranquillo.
- Ma io... io credevo che le camere dei Caposcuola venissero riutilizzate come tutte le altre...- replicò ancora più confuso.
- Non la sua.-
Harry rimase a guardarlo interdetto.
Silente sorrise e tornò alla sua comoda sedia. Incrociò le dita sotto al mento e fissò il giovane mago con i suoi occhietti azzurri.
- La signorina Granger mi chiese di non far occupare la sua stanza.- disse che l’avresti trovata aperta, se mai avessi voluto tornare.-
Harry si chiese se Silente avesse tutte le rotelle a posto.
Perché cavolo non gli aveva detto prima una cosa tanto importante? Lui aveva girato come una trottola per due mesi!
Sospirò, rassegnato. Discutere con Silente non aveva senso.
- Nessuno è riuscito ad aprire la porta per entrare.- continuò il preside tranquillo - Presumo che la signorina Granger l’abbia incantata in modo da far entrare soltanto te.-
- Ma lei avrebbe potuto rompere facilmente quegli incantesimi, Signore.- ribatté il ragazzo.
- Avrei potuto.- annuì Silente - Ma era la volontà della signorina Granger. Non avevo alcun diritto di intromettermi.-
Harry rimase quasi a bocca asciutta. Non sapeva cosa rispondere ad un’affermazione del genere.
Abbozzò un sorriso, ringraziò il preside per quell’informazione ed uscì dal suo studio. Corse velocemente per arrivare alla Torre di Gryffindor e per sua fortuna la Signora Grassa non ritenne opportuno chiedergli quale fosse la parola d’ordine.
Con il freddo che c’era in quel periodo, il fuoco scoppiettante del camino della tanto amata Sala Comune era l’ideale. Sorrise pensando agli anni passati davanti a quel camino a fare compiti, parlare, litigare, dormire, progettare piani di guerra...
Scosse la testa e si diresse verso la vecchia camera di Hermione.
Appena fu davanti alla porta, questa si aprì da sola.
Aveva ragione Silente, pensò il ragazzo entrando.
Chiuse la porta dietro di sé e si immerse nel “mondo di Hermione”, come gli piaceva un tempo definire la sua stanza.
L’aria era ancora impregnata dell’odore di libri e pagine vecchie, le amate letture dell’amica, e poteva avvertire ancora quel profumo che lei usava e che a Ron faceva venire la nausea. Ma a lui piaceva.
Si sedette sul letto.
Hermione aveva portato via tutti i suoi effetti personali, giustamente. Il baule era vuoto, nell’armadio non c’erano i suoi vestiti né i libri sugli scaffali.
Non c’erano quegli oggettini che le piacevano. Non aveva neanche dimenticato qualcosa. Lei non sbagliava mai.
Sorrise a quel pensiero, all’effettiva perfezione di Hermione in ogni cosa facesse.
Gli mancava, Dio se gli mancava! Era stato uno stupido. Avrebbe dovuto starle accanto, anche se questo avrebbe comportato dover sopportare Malfoy tutta la vita.
Solo in quel momento si rese davvero conto di quanto fosse importante quella piccola, deliziosa saputella nella sua vita.
Ricacciò indietro le lacrime che sentiva già premere per uscire, e guardò oltre la finestra.
Qualcosa, però, attirò la sua attenzione.
Sul comodino accanto al letto c’era una foto. Era una fotografia babbana che lui, Ron ed Hermione avevano scattato a metà del sesto anno, nel giardino della Tana.
La ragazza aveva insistito perché utilizzassero la macchina fotografica babbana. In questo modo lei avrebbe potuto riempire il suo album di fotografie e tenerlo a casa de suoi genitori senza che qualcuno, aprendolo per caso, si ritrovasse a vedere delle foto animate.
- Strano.- disse Harry ad alta voce - Qui non c’è più niente di Hermione.-
Allungò il braccio destro e prese la cornice tra le mani, guardando attentamente quella fotografia. Sorrise. Erano così felici, insieme...
Un’altra cosa attirò la sua attenzione. I polpastrelli delle sue dita non avvertivano il contatto con il solito materiale di cui sono fatti i retro delle cornici... era carta.
Stupito ancora una volta in neanche due minuti, il ragazzo girò la cornice tra le mani e sgranò gli occhi: c’era una lettera dietro la fotografia!
La estrasse dal suo nascondiglio e posò la foto sul letto accanto a sé.
C’era una scritta come intestazione della missiva:


“Harry”


E dietro, dove solitamente si trova il nome del mittente, una data: era la data dell’ultimo giorno del loro settimo anno.










Blaise Zabini non avrebbe potuto essere più felice. La stessa cosa la si poteva dire di Pansy Parkinson.
I due non avevano mai litigato prima, neanche quando lei, pur amando un altro, aveva accettato di fidanzarsi con lui.
Erano sempre andati d’accordo, forse perché entrambi soffrivano di un amore a senso unico.
Da due mesi a quella parte, però, qualcosa era mutato: da quel loro primo ed unico litigio durante il quale Blaise l’aveva accusata di amare ancora Draco davanti a lui, le cose sembravano essere andate di bene in meglio.
I due avevano parlato a lungo - dopo aver a lungo litigato - si erano chiariti e Blaise aveva finalmente capito che Pansy lo amava senza riserve, e che Draco era sì importante per lei, ma non come un tempo.
Avevano fatto un viaggio all’estero, in un posto caldo, ed erano tornati a Londra più felici di prima.
Draco non aveva mai grandi manifestazioni d’affetto, ma sapevano che era felice per loro. E anche Hermione lo era.
C’era da dire che ritrovata pace anche tra i coniugi Malfoy aveva contribuito molto a far stare bene tutti quanti.
E così, Blaise e Pansy stavano organizzando il loro matrimonio.
- Lascia perdere la data per ora.- disse lei sfogliando dei cataloghi - Dove faremo la cerimonia?-
- In una chiesta babbana.- rispose Blaise.
Rise di gusto nel vedere l’espressione shockata della fidanzata.
- Scherzavo, sciocchina!- sorrise baciandola teneramente - All’aperto comunque. Non mi piace l’idea di star chiuso in chiesa.-
- Neanche a me.- annuì lei - Quindi... un giardino? Un parco pubblico?-
- Mh... non saprei. Il giardino di casa nostra?- propose.
- Fin troppo usato.- rispose lei con un cenno della mano.
- Allora il giardino di Malfoy Manor.- la prese di nuovo in giro il moro, ma a lei l’idea piacque subito.
- Sì!- disse con gli occhi che le brillavano - Sì, dai, sarebbe fantastico!-
- Ma davvero?- chiese incredulo Blaise - Io stavo scherzando...-
- E invece è una bellissima idea!- continuò la moretta - Tantissima gente verrà a Malfoy Manor, e tutti vedranno che Draco ed Hermione sono davvero felici insieme!-
Il ragazzo ci pensò su un attimo, poi sorrise e annuì - Ok, per me va bene. Ma dobbiamo chiedere il permesso ai padroni di casa.-
- Oh, ad Hermione farà sicuramente piacere.- disse lei sbrigativa.
- E a Draco?-
- A lui ci pensi tu, amore.- sorrise ingenuamente come se fosse un angelo.
- Sei sempre la solita.- rispose al sorriso lui, scombinandole i capelli con una mano - Per oggi basta, siamo qua da tre ore ormai.-
- Ok.-
Pansy si stese sul letto, col un sorriso sulle labbra e gli occhi che già le vedevano l’abito bianco addosso.
Si accorse di Blaise solo quando sentì le sue labbra sul collo, e un brivido percorrerle la schiena.
Si girò e catturò quelle labbra con un bacio carico d’amore.
- Sono felice.- sussurrò quando le labbra del fidanzato tornarono di nuovo sul suo collo, e le mani di lui intorno ai fianchi, per stringerla di più a sé.
- Anche io sono felice.- sorrise sulle sua pelle, mentre sentiva il corpo andargli a fuoco per la vicinanza con quello di lei.
Era pazzo di Pansy. Era sempre stato pazzo di lei.
- Sono felice anche per Draco ed Hermione.- continuò la ragazza, aiutandolo a sfilarle la maglia - Temevo che si sarebbero uccisi, che sarebbe successo il finimondo.-
- Ho avuto molta paura anch’io, Pansy.- gettò l’indumento alle sue spalle e si occupò dei gancetti del reggiseno - E avrei ucciso Draco se avessi potuto.-
Era vero, ed era dannatamente serio e sincero. Picchiarlo, per quanto odiasse la violenza, non gli era piaciuto. Ma Draco non si era comportato da uomo in quell’occasione, neanche da essere umano.
- Spero che niente turbi la loro pace, adesso che l’hanno finalmente trovata.-
Pansy sospirò quando le labbra di Blaise tracciarono un’umida scia di baci sul suo collo.
- Che ne dici di pensare alla nostra pace ora, tesoro?- sogghignò guardandola.
Lei sorrise e lo attirò a sé.
 
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{MioneBlack~
view post Posted on 23/10/2008, 20:48




Oh, be', facciamo che copio la recensione che ho lasciato su efp. Anche perchè tocca un tema delicato: l'odio per lo Sfregiato.
Come ho detto nella recensione, non l'ho mai odiato. Anche se nella mia ff, Your Rain, l'ho trasformato in un bastardo. Ma va bè, esigenze da copione...
Ed ecco il mio commentino:

Ripeto, come ho detto sul WR - in tag - sono un'ingrata. Tu aggiorni e io non me ne accorgo. Sputami, picchiami, cruciami, me lo merito.
Dunque, comincio col citare una frase che mi ha fatto partire gli ormoni, esplodere il cuore e scoppiare una vena ( in ricordo di un famoso sondaggio ): I baci di Draco erano dolci ed erotici allo stesso tempo. Erano in grado di svuotarle la mente da qualunque pensiero non fosse lui.. Per la serie: sbavate quanto ve pare tanto Draco non esce dallo schermo.
E va bè, mi accontento di una piacevole lettura. Splendido capitolo, quasi non c'è bisogno che lo dica. Hermione e Draco sono perfetti, un quadro idilliaco che presto verrà spazzato via da Potter. Iva, non l'avrei mai creduto, ma con FS sto odiando Harry. Non avevo nulla contro di lui, invece... Eh be', bisogno provare tutto una volta. Compresa la compulsiva voglia di strangolare lo Sfregiato.
E quella lettera, mon dieu... Ho quasi urlato quando Harry l'ha trovata. E accidenti a Silente, poteva starsi zitto?! No,ovviamente, no. Altrimenti la storia si sarebbe conclusa lì e tanti auguri. E poi tu ostenterai il tuo sadismo fino alla fine, no?
Che me lo chiedo a fare... Ora non voglio neanche immaginare in quale modo Harry piomberà al Manor. Se lo dirà a Ron. E se Silente gli darà man forte. Insomma, non si prospetta di certo un futuro tranquillo e roseo per la nostra coppia adorata.
Blaise e Pansy sono pucciosi! Non dirmi che quell'impiastro si catapulterà al Manor il giorno del matrimonio rovinandolo?!?!?! Oddio, non voglio saperlo. Non rispondere. Sarebbe un colpo. Risparmiamelo per il prossimo capitolo, altrimenti non sopravvivo.
Passando al tuo ringraziamento... Noo, parte della famiglia? Addirittura? *saltella e cinguetta insieme alla caprette di Heidi... e poi si rende conto che le caprette non cinguettano* Va be', sto uscendo di testa. *sbrilla*. Dopo questo angolino sclerotico, mi defilo, Iva.
Bella.
(L)
 
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°piperina°
view post Posted on 24/10/2008, 15:09




*Act XXIV*












«Harry,
oggi è l’ultimo di scuola del nostro settimo anno. Ti scrivo questa lettera perché voglio farti sapere come sono andate veramente le cose. Non puoi fare niente, è stata una mia scelta, ma almeno tu... voglio che tu sappia la verità.
Non sposo Draco di mia iniziativa. Sono stata costretta.
Vedi, c’è una cosa che non vi ho detto e per questo mi vergogno, ma non potevo chiedere aiuto a voi, non per una cosa così grossa.
Tempo fa a mio padre è stato diagnosticato un tumore maligno che in poco tempo l’avrebbe ucciso. L’operazione per salvargli la vita era troppo costosa, anche per due dentisti come i miei genitori.
Non potevo chiedere aiuto a te né a Ron per ovvi motivi. Così... così mi sono rivolta a Draco. Gli ho detto che avevo bisogno di un prestito per mio padre, perché era molto malato.
Lui non ha detto niente, mi ha solo chiesto a quanto ammontasse la cifra e ha pagato l’intera operazione senza lamentarsi né chiedere altro. Quando gli ho detto che mio padre era fuori pericolo, credimi Harry, era felice insieme a me.
Da lì abbiamo iniziato a vederci spesso e... lo ammetto, mi piaceva. Mi piaceva da morire.
Mi stavo innamorando di lui. Non ci crederesti mai, ma lui non è il Draco che conosciamo noi, quello che arrogante e prepotente che conoscono tutti.
Sa essere dolce e rispettoso. Con me lo è stato.

Poi... poi c’è stato quell’attacco dei Mangiamorte. Ne ho visto uno scappare e l’ho rincorso, l’ho disarmato e quando si è girato... non ho capito più niente. Era Lucius Malfoy.
Harry, puoi capire come mi sono sentita?
Draco aveva salvato la vita a mio padre senza chiedere nulla, e io avevo il suo sotto tiro. Ero combattuta, non sapevo cosa fare.
Da una parte volevo liberarlo e rendere il favore a Draco, dall’altra sentivo di doverlo consegnare alla giustizia. Quando sei arrivato insieme agli Auror non avevo ancora preso una decisione.
Draco mi ha vista mentre consegnavo agli Auror la bacchetta di suo padre, e mi ha ritenuta responsabile del suo arresto.
Si è arrabbiato tantissimo, ha detto che era colpa mia se suo padre era in carcere, condannato all’ergastolo, e che avrebbe fatto meglio a lasciar morire mio padre invece di aiutarmi.

Stavo così male... da un giorno all’altro è cambiato nei miei confronti, era diventato duro, crudele... non c’era più traccia del Draco che avevo conosciuto e che... te lo dico, Harry, che mi aveva fatta innamorare.
Stavo male perché lui mi piaceva, e l’avevo tradito. Avrei dovuto lasciar andare Lucius Malfoy, avrei dovuto ricambiare il favore che mi era stato fatto, e invece non ho fatto nulla.
Poi c’è stata la proposta di matrimonio: Draco vuole tenermi con sé per privarmi della libertà come ho fatto io con suo padre.
Ho paura, lo ammetto. Non credevo che le cose sarebbero andate in questo modo.
E poi... tu e gli altri mi avete accusata. Mi avete allontanata, e io ho reagito in quel modo solo per proteggermi.
Non credevo che mi avresti abbandonata, Harry. Tutti, ma non tu.

Adesso sono sola in camera, sono l’ultima ad uscire da qui, lo so. Ma avevo bisogno di restare ancora un po’ in questa camera.
So che non riuscirò a darti questa lettera, non adesso.
La nasconderò. Se vorrai vedermi, se vorrai ancora avermi al tuo fianco... tornerai qui, lo so. Me lo sento.

Credimi, Harry. Non ho mai smesso di volerti bene.
Adesso devo andare. Temo che ti vedrò per l’ultima volta oggi.

Addio. O arrivederci.
Non so se leggerai mai questa lettera... posso sperarci almeno un pochino?

Devo proprio andare, è tardi.

Ti voglio bene,

Hermione.»











- Ecco perché lo difendeva sempre.-
Harry aveva fatto leggere la lettera a Ginny, e subito dopo erano andati alla Tana per farla vedere anche a Ron.
Lui era scoppiato, aveva gridato e si era arrabbiato tantissimo, dicendo che Hermione era stata una stupida a fidarsi di Malfoy, che avrebbe dovuto chiedere a loro e non rivolgersi al figlio di un lurido Mangiamorte. Non si era calmato per almeno due ore.
- Dobbiamo cercare di non far scoppiare uno scandalo, o addio Hermione.- disse Harry seduto sul divano - Non riusciremo più a trovarla.-
- Quindi non vuoi dirlo agli Auror?- chiese la fidanzata, seduta accanto a lui.
- Proviamo a cercare ancora un po’ da soli, e poi ne parliamo con gli Auror.-
- Sei pazzo?- intervenne Ronald - Dobbiamo denunciare dubito Malfoy!-
- Non possiamo rendere pubblica la notizia.- rispose Potter - I giornalisti ci andrebbero a nozze, e avremo mille difficoltà in più per trovare Hermione.-
- Ma...- mugugnò qualcosa, poi sbuffò, visibilmente infastidito, e non disse più niente.
- Dove pensi di cercare?- chiese Ginny.
- Dobbiamo riparlare con tutti quelli che ho interrogato.- disse pratico il moro - Dobbiamo sapere quali altre proprietà hanno i Malfoy. Parleremo anche con Lucius e Narcissa Malfoy se necessario.-
Ginny storse la bocca al pensiero di dover avere a che fare con quella donna gelida, e ancora di più per il pensiero di un colloqui amichevole con Lucius Malfoy nella sua cella ad Azkaban.
Ma per trovare Hermione avrebbero fatto qualunque cosa. Finalmente si stavano muovendo.










Hermione Malfoy in quel momento stava passeggiando nel suo giardino privato. Adorava curare i fiori e le piante e trascorrere molto tempo lì dentro.
Quel giorno però non si sentiva molto bene. ultimamente era piuttosto stanca e non aveva molto appetito.
Era in piedi vicino ad un’alta pianta quando iniziò a girarle la testa. Sentì di perdere l’equilibrio, e in un attimo tutto divenne nero.
Per fortuna un elfo passava di lì, e appena vide Padrona a terra corse subito a chiamare Padrone e lo condusse nel giardino privato.
Preoccupatissimo, Draco prese la moglie in braccio e la portò in camera, la fece stendere sul letto. Ordinò subito acqua e zucchero per farla riprendere.
Hermione aprì gli occhi poco dopo. Era molto debole, ma sorrise quando vide Draco accanto a sé.
- Ciao...- disse con voce flebile - Sono svenuta di nuovo?-
- Sì.- annuì il marito - Cos’hai? È la terza volta in dieci giorni che succede. Stai male?-
Lei dissentì col capo. Aveva un’idea di quello che le stava accadendo, ma non voleva farlo preoccupare né parlarne con lui, non ancora. lei stessa doveva ancora rendersene conto.
- Chiamo un Medimago.- annunciò il biondo alzandosi in piedi, ma lei gli strinse la mano impedendogli di allontanarsi.
- Non è necessario, sto bene.- disse sorridendo di più per convincerlo.
- Hermione, tu stai male.- replicò lui - Devi farti visitare.-
- Davvero, Draco, non serve.- insistette lei.
- E cosa dovrei fare, raccoglierti da terra ogni volta che sveni?-
Era arrabbiato e preoccupato, lo sapeva, ma non voleva farsi visitare né tanto meno...
- Ti porto in ospedale.-
- NO!-
Hermione scattò in piedi e afferrò il braccio del marito con entrambe le mani. Stupito, lui la guardò senza capire il motivo del suo comportamento.
- Hermione, ma cosa...-
- Io so cos’è.- disse lei tutto d’un fiato - So perché svengo spesso.-
- E allora dimmelo!- non capiva perché non avesse fatto niente per star meglio, se sapeva di cosa si trattasse.
- Vedi, io...- iniziò lei un po’ titubante - Sto così da un po’. Svengo, sono stanca... ho la nausea...-
- E...?- la incitò lui a continuare, non capendo dove volesse andare a parare la moglie.
- Sono due mesi che non ho più il ciclo.- disse sospirando - Credo di... essere incinta.-
Nel dirlo si stava guardando interessatissima le unghie che aveva affondato nella stoffa del maglione che indossava, non osando alzare lo sguardo sul ragazzo seduto accanto a lei.
Non aveva pensato ai figli, proprio no. In due anni di matrimonio non era mai rimasta incinta e sapeva che Draco usava costantemente un incantesimo contraccettivo, quindi non ci aveva più pensato. Tra l’altro erano anche giovani per avere figli.
Quando, pochi giorni prima, il pensiero le aveva sfiorato la mente, Hermione non aveva saputo cosa fare.
Con Draco le cose andavano a meraviglia, sembrava una famiglia perfetta la loro, ma non avevano mai affrontato l’argomento ‘prole’ neanche dopo la loro riappacificazione.
Come l’avrebbe presa lui? Cosa le avrebbe detto? sarebbe stato contento? Avrebbe voluto un figlio da lei...?
Hermione non era riuscita a trovare le risposte alle sue domande in quei giorni, ma una cosa la sapeva: lei amava già quel bambino.
Se davvero era incinta... oh, gli avrebbe dato il Paradiso, era sicuro. Un figlio era una benedizione del cielo, e avrebbe potuto portare nuova luce nella sua vita con Draco, e reso molto felici i suoi genitori.
Ma lui... cosa le avrebbe detto?
Dal canto suo, Draco non sapeva cosa dire. Guardava Hermione con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca aperta, incapace di muovere un muscolo.
Un figlio... un figlio...
Avrebbero avuto un bambino. Lui ed Hermione.
Un sentimento mai provato prima si impossessò di lui, scoppiandogli nel petto e rimbombando nelle tempie.
Con uno scatto si fece avanti e abbracciò la moglie, stringendola quasi a soffocarla.
- Sei davvero incinta?- chiese affondando il viso tra i suoi capelli.
- Credo proprio di sì...- rispose titubante lei.
- E sei...- si umettò le labbra secche - ...sei felice di essere... incinta?-
Lei non rispose subito. Si chiedeva a cosa stesse pensando Draco.
- Sì.- rispose con voce flebile.
- Anche di aspettare un figlio da me?-
- Draco, che domande sono?- chiese sciogliendo l’abbraccio - Che stai...-
Si bloccò, incapace di continuare.
Draco la guardava con gli occhi lucidi, un sentimento mai visto prima nel suo sguardo. Aveva... paura? Possibile che una notizia del genere lo spaventasse?
- Rispondi.- disse lui guardandola intensamente - Per favore.-
- Io...- balbettò prima di riprendere l’uso della parola - Sì. Sono felice di essere incinta, e di aspettare un figlio da te.-
Vide una luce nuova brillare nello sguardo del marito, che di nuovo la abbracciò e la strinse forte al petto.
Le accarezzò i capelli e le baciò la fronte, la guancia e infine le labbra. Sorrideva e non riusciva a smettere.
Per un attimo aveva temuto che lei non volesse un figlio suo, che desiderasse abortire piuttosto che dargli un figlio. E invece lei era felice di questo, non solo del bambino, ma che fosse suo... le cose tra loro sembravano andare di bene in meglio, ancora faticava a crederci.
- Quando sapremo se è maschio o femmina?- chiese, sedendosi meglio sul letto accanto a lei.
- E’ ancora presto.- rise lei - Bisogna aspettare ancora due o tre mesi.-
- Così tanto?-
- Non si è ancora formato.-
Draco la strinse a sé e posò una mano calda sul suo ventre, massaggiando piano.
- Un piccolo Malfoy in arrivo.- sorrise pensando ad un piccolo fagotto piangente tra le sue braccia.
- Vorrei dargli anche il mio cognome.-
- Perché?-
- Beh... perché sarebbe carino, no?- mosse il capo per incontrare i suoi occhi - Granger Malfoy. Suona bene.-
- Malfoy Granger suona meglio.- ribatté lui con un ghigno.
- No, suona malissimo.- lei gli fece la linguaccia e rise sotto le sue mani che le stavano facendo il solletico.
Non avrebbe mai sperato che Draco la prendesse così bene. Per un attimo aveva avuto paura. Aveva temuto che lui cambiasse di nuovo e le dicesse di non volere un figlio da lei.
E invece... sì, poteva davvero fidarsi di lui. Ora ne era convinta al cento per cento.










- Giuro che troverò Hermione e sbatterò in galera quel bastardo di Malfoy.-
Harry pronunciò quelle parole come una promessa solenne sulla sua stessa vita. Ora che aveva scoperto la verità il biondo aveva i giorni contati.
Ginny e Ron annuirono convinti. Erano pronti a muovere mari e monti pur di ritrovare la loro amica e salvarla dalle mani del suo carceriere.








Capa's Space:
Bella sei fantastica XD
E guarda... ho aggiornato sul forum prima che su EFP! :P
Ok, è corto, ma il prossimo compenserà alla grande!
 
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{MioneBlack~
view post Posted on 24/10/2008, 15:15




Sto sbrillando.
Me l'aspettavo che Hermione fosse incinta, ma ieri per scaramanzia mi ho tenuto la teoria per me.
E che dire? Draco è tenerissimo, l'uomo perfetto. Ok, la vera recensione la lascio su EFP più tardi, ora devo un po' elaborare la cosa. Anche perchè nella mia testa si succedono teorie su teorie riguardo il futuro della coppia e le cazzate che potrebbe fare lo Sfregiato.
Un bacione grande grande,
Bella.
 
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°piperina°
view post Posted on 6/11/2008, 11:53




*Act XXV*












Era passata circa una settimana da quando Hermione aveva detto a Draco di essere incinta, e quella notizia da sola aveva portato un’aria fresca e allegra a Malfoy Manor.
Blaise e Pansy erano appena andati via. Si erano congratulati tanto con la coppia di futuri genitori e avevano parlato loro del progetto di nozze.
Non avevano ancora chiesto il permesso di celebrare il tutto nel giardino di Malfoy Manor però. Prima dovevano preparare il burbero padrone di casa.
Draco si sdraiò sul divano e accolse la moglie tra le braccia, stringendola teneramente a sé.
- Quando sapremo se è maschio o femmina?-
- Me lo devi chiedere per forza tutti i giorni?-
- Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda.- la rimbeccò lui come se fosse un bambino delle elementari.
- E’ per il nome.- disse poi.
- E’ presto per pensarci.- rispose Hermione godendo del calore emanato dal corpo del marito - Comunque mi piacerebbe continuare la tradizione di famiglia.-
- Quella dei nomi di stelle?-
- Esatto.- annuì lei - E’ una cosa molto carina, e anche originale.-
- Ok. Quindi, supponendo che sia maschio...- iniziò il biondo - ...che costellazione potremmo scegliere?-
- Non saprei, quali rimangono?- chiese pensierosa - Quella dello Scorpione?-
- Vorresti chiamare nostro figlio Scorpio?- disse Draco indignato.
- O Scorpius.-
- Scorpius? Ma che razza di nome è?- replicò seriamente scandalizzato.
- Dai, scherzavo!- rise lei, prendendosi una buona dose di solletico per quello.
- Come secondo nome avrà il tuo?- chiese facendo fluttuare verso di sé un bicchiere d’acqua fresca.
- Sì. Se è femmina il tuo.-
- Mh...-
- Non ti piace l’idea?-
- Al contrario. Soprattutto i nomi di stella.- sorrise e tornò ad accomodarsi tra le sue braccia - Ci pensi?- chiese poco dopo - Avremo un figlio...-
- Dobbiamo ancora accettare la cosa, credo.- sorrise lui.
- I miei genitori sono contentissimi, anche se vent’anni sono pochi per avere un bambino.-
- Effettivamente sì, ma non l’abbiamo programmato.- rispose accarezzandole i capelli - Problemi di soldi non ne abbiamo, e poi se tu ti senti pronta non vedo dove sia il problema.-
I seguenti minuti di silenzio furono occupati con baci teneri e passionali scambiati sul divano.
- I tuoi genitori lo sanno?- chiese lei titubante.
- Ho scritto ad entrambi.- rispose lui un po’ cupo - Mio padre non è molto contento, ma mi raccomanda di crescerlo come un vero Malfoy.-
- Cioè come un Mangiamorte.- si lasciò scappare lei.
Draco si ammutolì per qualche istante, poi masticò un - No.- un po’ duro e continuò.
- Mia madre non ne vuole sapere, ma me l’aspettavo.- alzò le spalle - Ha cresciuto me solo perché era costretta.-
Quel discorso stava prendendo una piega triste ed Hermione non voleva che andasse in quel modo, così cambiò argomento.
- Sei contento per Blaise e Pansy?-
- Sì.- annuì - Sembrano davvero felici insieme, e le loro famiglie non hanno nulla da obiettare.-
- Però non hanno ancora scelto la data delle nozze.-
- Mh... vogliono fare le cose con calma.- rispose giocando con i capelli della moglie - Probabilmente si sposeranno l’anno prossimo.-
Hermione annuì e si strinse di più a lui. Rimasero così per un po’, abbracciati in silenzio.
Draco adorava quei momenti, si sentiva in grado di proteggerla da qualunque cosa.
Sorrise pensando che poco tempo prima le cose erano diverse. Si malediva ogni giorno per averle fatto tanto male, per averla mandata all’ospedale e a volte si chiedeva con quanta forza e quanto coraggio Hermione avesse deciso di perdonarlo e continuare a vivere insieme a lui invece di cogliere l’occasione e denunciarlo alle autorità.
Guardò il viso disteso della moglie, fiduciosamente stretta a lui in una posa teneramente infantile, e non poté fare a meno di pensare a quanto fosse stato fortunato.
Sicuramente le cose tra loro sarebbero andate diversamente se lui non fosse impazzito per la cattura di suo padre e avrebbe potuto continuare quel gioco di seduzione con lei.
Le sarebbe stato accanto e lei non avrebbe dovuto dire addio ai suoi amici a causa di un ricatto.
Avrebbe asciugato le sue lacrime e accolto il suo dolore, sarebbe stato la sua ancora di salvezza.
Si sarebbero innamorati seguendo il giusto corso degli eventi, come stava effettivamente accadendo agli inizi del loro rapporto.
Ma ormai le cose erano andate diversamente, e in un modo o nell’altro si amavano ed erano riusciti a trovare la loro piccola porzione di felicità.
Draco non desiderava altro.





Qualche giorno dopo Hermione si trovava nel suo giardino, seduta su un prato incantato tra i suoi fiori preferiti.
Ne colse un paio, annusando il profumo dolce che emanavano, quando sentì una fitta al basso ventre. Vi posò istintivamente una mano sopra.
- Ehi.- sorrise - E’ presto per farsi sentire.-
La gravidanza non era ancora al terzo mese, teoricamente non avrebbe dovuto avere altri fastidi che non fossero le nausee.
Un’altra fitta di dolore però la fece piegare in due. Quasi non riusciva a respirare tanto era forte.
Non era normale. Non era assolutamente normale.
- Drac...-
Cercò di chiamare il marito ma non aveva fiato per parlare. Provò ad alzarsi, col risultato di peggiorare solo la situazione.
Poco dopo tutto intorno a lei diventò nero e perse conoscenza.

Draco in quel momento si trovava nell’enorme biblioteca del Manor. Aveva appena finito di Sigillare in un angolo della stanza tutti i libri di Magia Oscura che c’erano in casa quando sentì un brivido percorrergli la schiena.
Si girò di scatto ma non c’erano finestre aperte. Nessuno spiffero né corrente d’aria.
Un pensiero si affacciò alla sua mente: Hermione.
Sapeva dove trovarla e corse subito verso il giardino interno del Manor.
Quando la vide distesa tra i fiori, priva di conoscenza, sbiancò ancora di più e un terribile presentimento si fece largo in lui.
La prese fra le braccia e cercò di farla rinvenire, ma fu tutto inutile. Hermione non si svegliava.
Chiamò Brian per dirgli di badare alla casa mentre lui portava la moglie al S. Mungo.



Quando arrivarono, una grossa macchia di sangue si era già formata tra le gambe della ragazza.
- Cos’è successo?- chiese una giovane infermiera mentre Hermione veniva stesa su un lettino.
- Non lo so...- rispose lui agitato - ...l’ho trovata svenuta in giardino...- disse con il respiro irregolare - Il bambino!-
- Scusi?-
- E’ incinta!-
La ragazza lo guardò in modo strano. C’era un misto di dispiacere e consapevolezza nei suoi occhi castani.
- Di quanto tempo è?-
- Quasi tre mesi.-
Lei annuì e scrisse qualcosa su una cartellina, poi fece accomodare Draco su una poltroncina in corridoio e gli diede un modulo da compilare.
- Quando posso vederla?-
- Quando i medici avranno finito di visitarla.- disse lei con tono rassicurante - Verrò a chiamarla non appena sarà possibile vederla.-
- Grazie.- annuì distrattamente.
L’infermiera lo lasciò solo nel grande corridoio e raggiunse la collega al banco dell’Accettazione. Indicò Draco e le disse che stava compilando il modulo per il ricovero della moglie.
Draco stava lì, seduto, ad aspettare che i Medimaghi finissero di visitare Hermione e gli dicessero cosa diavolo le era successo.
Si prese la testa tra le mani e pregò che il brutto presentimento che aveva restasse tale e non diventasse mai realtà.










- Come ho fatto a non pensarci prima?-
Harry Potter e la fidanzata si trovavano nel cortile davanti all’entrata del S. Mungo. Stavano parlando di Hermione e delle ricerche svolte per trovarla.
Nei giorni precedenti era stato a Malfoy Manor e aveva parlato con Narcissa. Cioè, ci aveva provato...
La donna non aveva minimamente tentato di nascondere quanto fosse sgradevole per lei quella visita ed era stata ben poco ospitale.
Inacidita per la lontananza da suo marito e le discutibili scelte del figlio in campo sentimentale, Narcissa aveva chiaramente detto che non vedeva Draco e consorte dal giorno del loro matrimonio e che non aveva idea di quale fosse il Manor in cui vivevano, tra tutti i possedimenti della sua famiglia.
In quell’occasione Potter aveva capito che il caratteraccio del Furetto non era stato ereditato completamente dal padre, ma che la madre ci aveva messo una buona dose di acidità.
- Non avevamo pensato di reinterrogare i Medimaghi.- annuì Ginevra, camminandogli accanto - Loro potranno dirti qualcosa di utile.-
- Sicuramente.- annuì.
Entrarono nell’enorme struttura e salutarono i colleghi della rossa. Molte persone ancora restavano a bocca aperta nel trovarsi di fronte alla leggenda vivente che era Harry Potter.
Andarono nella hall e imboccarono un grande corridoio. Qualcosa attirò subito la loro attenzione.
Un ragazzo dai capelli innaturalmente biondi stava seduto con la testa tra le mani su una poltroncina a lato del corridoio.
Una bestemmia colossale attirò la sua attenzione, e i suoi occhi divennero ghiaccio e sorpresa nel trovarsi di fronte Harry Potter e Ginevra Weasley.
Uno dei momenti che più aveva cercato di evitare da due anni a quella parte era arrivato.







Capa's Space:
Bella: grazie XD eh, sì, insomma... il capitolo l'hai letto. Non uccidermi XD
 
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°piperina°
view post Posted on 16/12/2008, 18:18




*Act XXVI*












- Bastardo!-
Potter fu il primo dei due a muoversi. Camminò a passo di marcia verso Malfoy, che si era alzato in piedi e sembrava ancora non credere a quello che stava succedendo.
- Che cosa hai fatto ad Hermione?!-
Gli arrivò vicino e lo strattonò per il colletto della camicia. Quello si difese allontanandolo con una spinta, mettendo un paio di metri di distanza tra loro.
Harry lanciava maledizioni dagli occhi, Draco emanava gelo con la sua sola presenza.
In quel momento dello Sfregiato non gliene importava assolutamente nulla, i suoi pensieri erano tutti rivolti alla moglie, che era ancora nelle mani dei medici.
- So cosa hai fatto ad Hermione.- disse il moro sforzandosi di non saltargli al collo - Ti piace picchiare le donne, Malfoy?- sputò velenoso.
Draco si chiese come Potter potesse sapere del precedente ricovero della ragazza, poi i suoi occhi si posarono sulla figura accanto a lui: Ginevra Weasley indossava la divisa degli infermieri del S. Mungo, ecco come aveva fatto a saperlo.
Forse lei aveva trovato la cartella clinica di Hermione e gliel’aveva mostrata.
Deciso a non farsi scappare nulla di compromettente davanti a loro due, il biondo assunse un’espressione di gelida indifferenza.
- La cosa non ti riguarda, Potter.-
- Hermione è la mia migliore amica!- esclamò l’altro a voce alta - E tu l’hai rapita! L’hai picchiata!-
- Harry...- la sua fidanzata cercò di farlo calmare, inutilmente però.
- Era la tua migliore amica anche quando l’hai abbandonata due anni e mezzo fa, Salvatore?- replicò sprezzante il biondo, che nonostante si stesse mostrando freddo con loro in realtà moriva dalla voglia di correre in sala visite e vedere le condizioni di Hermione.
Harry si risentì molto dell’accusa di Draco, che effettivamente aveva ragione: era stato lui ad abbandonare Hermione, lui l’aveva messa davanti al bivio che l’avrebbe portata a vivere senza amici o senza l’amore del suo ragazzo.
Strinse i pugni, sentendo una rabbia incontrollabile montargli dentro.
Voleva uccidere Malfoy con le sue mani e riscattarsi con Hermione per lo stupido e infantile comportamento che aveva avuto tanto tempo prima con lei.
- Andate fuori a discutere.- disse autoritaria la rossa, vedendo che molte persone si erano fermate a guardarli, chi con stizza chi con curiosità - Questo non è il luogo adatto.-
Afferrò Harry per la manica, ma quando provò a fare lo stesso con Draco questo si allontanò con uno scatto.
- Io non esco.- disse guardandola.
- Perché?- gli chiese, poi un’altra domanda si affacciò alla sua mente - Malfoy, che ci fai qui?-
La Weasley femmina sembrava più ragionevole dello Sfregiato, pensò il biondo, così ignorò l’altro e parlò con lei.
- Hermione si è sentita male.- disse - La stanno visitando.-
Potter fece uno scatto verso di lui ma la fidanzata lo trattenne.
- Che cos’ha?- chiese preoccupata.
- Vorrei saperlo anch’io.- rispose Draco, serio.
Lei lo guardò per un istante, poi annuì - Andate fuori. Ti chiamo io quando potrai vederla.-
Potter la guardò stupito, ma lei era seria e decisa. Non avrebbe certo permesso a lui e Malfoy di uccidersi nei corridoi dell’ospedale, sebbene quello fosse probabilmente il posto migliore per farlo.
Spinse i due ragazzi fuori dall’edificio e li lasciò soli nel cortile esterno per poi rientrare e chiedere informazioni sullo stato di salute dell’amica.
Aggrottò le sopracciglia in un’espressione pensierosa: Malfoy le era parso diverso dal solito, era... cambiato, ecco.
Sembrava davvero preoccupato per Hermione, ma se le parole della lettera della riccia erano vere, perché avrebbe dovuto darsi tanta pena per lei?
Doveva essere successo qualcosa in quei due anni, e lei voleva sapere cosa.
Gli occhi di Draco non erano quelli di un carceriere, l’aveva notato subito. Sembravano quelli di un uomo innamorato...



Nessuno dei due parlò per primo per qualche minuto. Neanche si guardavano in faccia. Fu Potter a rompere il silenzio.
- Figlio di puttana.- sibilò guardando storto il biondo - Ti farò fare la fine che meriti.-
Draco rise amaramente - E cioè?- lo sfidò.
Stava scaricando su di lui la tensione che gli scorreva in corpo a causa del malore della moglie. Era preoccupato e spaventato. In effetti l’apparizione di Potter aveva avuto un suo perché: poteva sfogarsi con lui.
- Hai rapito Hermione.- affermò il moro con decisione.
- E’ un’accusa infondata.- replicò lui - Non ho trascinato Hermione a forza fuori da scuola, quel giorno, né so cosa vi siete detti in privato prima che tu la bandissi dal Circolo degli Eroi.-
- E’ stata solo colpa tua!- sbottò l’altro - Sulla tua testa penderà anche l’accusa di essere un Mangiamorte!-
Draco gli lanciò uno sguardo gelido. Per un attimo Harry sentì un brivido percorrergli la schiena.
- Ho il Marchio. Ma non si vede.- disse lentamente il biondo poco dopo - Non è mai stato attivo. Puoi controllare se vuoi.-
- Te lo concedo.- sibilò Potter fissandolo - Ma ho una prova che basta a sbatterti in prigione con tuo padre per il resto della tua vita.-
Draco guardò il rivale con sorpresa e confusione dipinte in volto. Di che cosa stava parlando? Potter non sapeva nulla di quanto accaduto con Hermione, e comunque lui non era a conoscenza di elementi concreti che avrebbero potuto metterlo nella condizione di denunciarlo davvero.
Forse di trattava di un bluff?
Probabile, si rispose mentalmente.
Harry assottigliò lo sguardo e lo fissò con puro odio.
- Mi riprenderò Hermione.- annunciò con solennità - Farò in modo che tu non la possa più vedere neanche in fotografia.-
Il cuore di Draco fece un balzo nel suo petto a quel pensiero: non vedere più Hermione?
No, mai. Non avrebbe permesso a Potter né a nessun altro di separarlo da lei, per nessun motivo.
I suoi occhi divennero freddi e impenetrabili, glaciali come il sibilo che gli uscì dalle labbra sottili mentre si avvicinava al moro.
- Non ti permetterò di sfiorare Hermione neanche con lo sguardo.-
Harry non capì quella reazione esagerata a non riuscì a controbattere.
Draco aveva lo sguardo di un pazzo, sembrava che non fosse solo possessione quello che provava per Hermione, ma Harry non poteva crederci.
Malfoy non era capace di amare nemmeno se stesso, figuriamoci una ragazza come Hermione, dal sangue impuro e con un passato di odio reciproco alle spalle.
Fece un passo verso di lui per rispondere con altre minacce ben poco velate quando una voce femminile richiamò l’attenzione di entrambi.
- Malfoy.- chiamò la rossa - Vieni. Puoi vederla.-










- Che cosa?!-
La voce di Pansy Parkinson risuonò forte e acuta nella camera da letto dell’amica Daphne Greengrass.
- Ne sei sicura?- chiese cercando di calmarsi, ma era ben difficile vista la notizia che aveva appena ricevuto.
- Sicurissima.- annuì la bionda - Potter sta interrogando tutti gli studenti ed ex studenti di Hogwarts riguardo il rapporto di Draco con la Granger.-
Pansy non sapeva cosa dire. Era pazzesco.
- Non so che cosa abbia spinto Potter a giocare al detective.- riprese Daphne - E poi, detto tra noi, se ci teneva così tanto alla Granger poteva cercarla prima, o evitare di ripudiarla solo perché si vedeva con Draco.-
- L’ho pensato anch’io.- rispose la mora - Due anni e mezzo sono tanti per capire di aver fatto un errore.-
- Beh, possiamo riassumere dicendo che Potter è un idiota.- sorrise la padrona di casa - Forse è anche un po’ ritardato, no?-
Pansy si concesse una risata per quelle parole - Potrebbe essere.-
- Comunque, se fossi la Granger non lo guarderei più in faccia.-
- Dici?-
- Dico.- annuì con convinzione - Puoi non essere d’accordo con le mia storie d’amore, ma non puoi costringermi a scegliere tra te, che dovresti essere mio amico, e il mio ragazzo. Sono due tipi di amore diversi, non si possono sostituire tra loro.-
Pansy guardò l’amica e non poté che darle ragione.
- Insomma, prima mi butti fuori dalla tua vita e poi dopo due anni ti svegli e mi vieni a cercare?-
- Erano molto legati.-
- E allora?- Daphne si mise più comoda sul letto e abbracciò un grande e morbido cuscino rosa acceso - Nessun amico che si rispetti si comporterebbe in questo modo. Potter non ha capito niente né di come pensa una ragazza né di come ci si deve comportare con un’amica femmina.-
Pansy sorrise. Daphne era una femminista più che convinta, amava il rosa e i peluche ed era completamente indipendente.
Diceva sempre che avrebbe potuto far girare il mondo al contrario se avesse voluto. Probabilmente ci sarebbe anche riuscita.
- Grazie per avermi avvertita.- le sorrise.
- Figurati.- alzò le spalle - Piuttosto, come vanno le cose con Blaise?-
- Bene.- il sorriso della mora si allargò e i suoi occhi si illuminarono - Benissimo. Alla grande.-
- Sono davvero contenta per voi due. Più per Blaise che per te.-
Pansy la guardò con un sopracciglio alzato - Prego?-
- Oh, andiamo,- rispose la bionda - quel poveretto era pazzo di te e tu non l’hai mai considerato.-
- E tu cosa ne sai di questa storia?-
- Quanto basta.-
La mora la guardò con un’espressione indecifrabile in volto.
- Lo sai che siamo molto amici io e Blaise.- rise Daphne - Si sfogava con me e mi diceva che nonostante tutto, da parte tua non c’era un minimo passo avanti.-
Pansy arrossì visibilmente a quelle parole e al pensiero di quel periodo.
- L’hai fatto soffrire tanto,- continuò - ma credo che ne sia valsa la pena, no? Insomma, vi vedo davvero felici, tutti e due.-
- Lo siamo.-
- Nessun rancore verso Draco?-
- Nessuno.- sorrise - Solo tanto affetto.-
Daphne annuì, felice per i suoi amici.
Blaise e Pansy avevano sofferto per lo stesso motivo, ovvero un grande amore a senso unico. Trovarsi per loro era stato inevitabile, erano destinati a stare insieme, ne era certa.
- Torno a casa.- disse la moro poco dopo, alzandosi dal letto dell’amica - Avverto Blaise di quello che sta combinando Potter.-
- Ok, fammi sapere.-
Le ragazze si salutarono e Pansy fece ritorno dal fidanzato per dirgli di stare attento e soprattutto mettere in guardia anche Draco.
Non sapeva che, in quel preciso istante, Draco e Potter erano uno di fronte all’altro.










- Dove pensi di andare?-
Harry afferrò Draco per le spalle e lo spinse indietro, bloccandogli la strada per rientrare in ospedale.
- Levati dai piedi Potter.- ringhiò quello furioso.
- Tu non vai da nessuna parte, di certo non qui dentro!- replicò il moro.
- Togliti, dannazione!- sbottò l’altro - Devo andare da Hermione!-
- No, tu non ci vai! Non ti permetterò di continuare a farle del male!-
Parlando i due si erano avvicinati tanto che i loro nasi potevano quasi sfiorarsi.
- Tu non sai niente di me ed Hermione.- sibilò il biondo - L’ha abbandonata solo perché stava con me, quindi ora non venire a fare il difensore degli amici, perché tu dell’amicizia e di Hermione non hai capito un cazzo.-
Si fissarono a lungo senza mai distogliere lo sguardo.
Harry sapeva che Malfoy aveva ragione. Era stato lui ad abbandonare Hermione perché aveva una relazione con una persona che non gli piaceva, e ora non aveva alcun diritto su di lei.
Però... lui non aveva smesso di volerle bene...
- Harry...- lo chiamò la fidanzata - ...devi lasciarlo passare.-
Chiuse gli occhi, sapendo quello che Ginevra stava per dire.
- Ha il diritto di entrare.- la sentì alle sue spalle - E’ suo marito.-
Con gli occhi chiusi rilassò i muscoli delle spalle e lasciò che Malfoy lo sorpassasse. Gli sentì mormorare un ringraziamento a Ginny, poi la mano di lei sulla sua spalla.
- Non possiamo fare niente adesso.- disse la ragazza con voce bassa e carezzevole - Ufficialmente noi siamo solo i suoi amici. Malfoy ha più diritto di noi di vederla.-
Potter si girò di scatto e abbracciò la fidanzata tanto forte da farle quasi mancare il fiato. Si sentiva male per quello che aveva fatto ad Hermione, i sensi di colpa lo stavano uccidendo.
- Avrei dovuto fidarmi di lei...- mormorò contro la spalla di Ginny - ...non avrei mai dovuto abbandonarla...-
- Abbiamo sbagliato tutti...- rispose lei con un sospiro, stringendo il ragazzo più forte e trattenendo una lacrima.





Draco chiese ad un’infermiera dove fosse la camera in cui avevano ricoverato Hermione, lei gliela indicò e lui corse velocemente per due piani di scale e la raggiunse. Percorse un lungo corridoio bianco e deprimente e trovò la camera che gli aveva nominato la ragazza al piano terra.
Fece per entrare ma in quel momento due Medimaghi uscirono proprio da quella stanza.
- Il signor Malfoy?- chiese il più altro dei due.
- Sono io.- risposte annuendo con un gesto del capo - Posso entrare?-
- Credo sia meglio che lei sappia una cosa, prima.- gli disse l’uomo avvicinandosi - Sua moglie ne è già al corrente.-
- Di cosa si tratta? Hermione sta bene?- chiese allarmato - Il bambino?-
Sentì ancora forte sulle spalle quel brutto presentimento che l’aveva colto fin da quando aveva visto Hermione svenuta tra i fiori in giardino.
Non voleva sapere, ma doveva.
- Ecco, vede... è proprio del bambino che devo parlarle.- rispose visibilmente a disagio il medico - Abbiamo fatto tutto il possibile, mi creda, ma non c’è stato niente da fare.-
Draco lo guardò con occhi sbarrati.
- Sua moglie ha avuto un aborto spontaneo. Siamo molto dispiaciuti.-
Tutto divenne nero per lui in quell’istante, le voci lontane, le immagini distorte. Il peso che gli gravava sulle spalle scese di colpo in mezzo al petto, soffocandogli il cuore.
Sentì una mano grande e calda sulla sua spalla in un gesto carico di comprensione e dispiacere.
- Il corpo di sua moglie era troppo debole per sopportare una gravidanza.- spiegò il maggiore dei due guardandolo - Ma in futuro potrete avere molti bambini, glielo garantisco. Siete ancora giovani.-
Quelle parole fecero scattare una certa molla nella mente di Draco.
Ringraziò i medici ed entrò nella stanza singola dove Hermione era stata spostata dopo l’intervento.
Era sveglia, silenziosa, e guardava la fioca luce del sole che entrava dalla finestra chiusa. Le sue guance erano rigate dalle lacrime che aveva versato da quando le avevano detto che cosa era successo al suo bambino.
In silenzio, titubante, Draco si avvicinò al letto e restò in piedi senza dire una parola, fin quando non fu lei a voltarsi dalla sua parte.
Aveva il terrore che Hermione non lo volesse più, che incolpasse lui per quello che le era accaduto.
Anche se ora stavano bene, il loro matrimonio era comunque avvenuto senza il pieno consenso da parte di lei.
Quell’aborto, la sofferenza, l’illusione e la perdite di quella piccola vita dentro di lei avrebbe potuto farle cambiare idea. Avrebbe potuto farle dire che lo odiava per quello che le aveva fatto, per tutto il dolore che le aveva causato.
Invece... quello che gli Hermione non fu uno sguardo pieno di odio, ma di amore e dolore.
La vide alzare una mano e subito la strinse tra le sue, portandosela alle labbra mentre prendeva posto sulla sedia accanto al letto.
Non ci fu bisogno di dire niente, entrambi sapevano quanto stesse soffrendo l’altro in quel momento.
Tuttavia, Draco non pianse. Aveva gli occhi lucidi, ma non pianse.
In quel momento doveva essere forte per lei.










 
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°piperina°
view post Posted on 16/12/2008, 18:34




*Act XXVII*












Draco era rimasto in ospedale fin quando i medici non l’avevano praticamente cacciato dalla stanza della moglie, dicendo che la donna aveva bisogno di riposare e che sarebbe potuto tornare il giorno dopo.
Hermione aveva parlato poco, era davvero a pezzi, emotivamente più che fisicamente. Inoltre non voleva che Draco si stancasse troppo.
La situazione era pesante e dolorosa anche per lui.
Tuttavia dopo tre ore di sonno agitato la signora Malfoy si svegliò e sentì una presenza accanto a lei. Voltò il capo di lato e la riconobbe: Ginevra Weasley era seduta sulla sedia dove quel pomeriggio si era seduto Draco, vicino al suo letto.
Rimase in silenzio ad osservarla per un po’, poi mormorò un - Ciao.- che la rossa ricambiò con un sorriso.
- Come ti senti?- chiese a voce bassa data l’ora della sera.
- Come una donna che ha appena perso suo figlio.- rispose acida, forse più di quanto avrebbe voluto, ma sinceramente non se ne curò.
Notò poi che la ragazza indossava la divisa del S. Mungo.
- Da quanto lavori qui?-
- Pochi mesi.- rispose l’altra - Hermione, ho bisogno di parlarti.- disse poco dopo.
- Devi lavarti la coscienza?-
La vide chiaramente a disagio, ma lei ricordava bene che la cara, dolce e piccola Ginny non si era opposta alla decisione di Harry di ripudiare Hermione a causa della sua relazione con Draco. Non l’aveva difesa, non si era messa contro di lui ma contro di lei e questo, Hermione, non l’aveva mai dimenticato.
Era stata dalla parte di Draco quando si odiavano, ora che l’amava l’avrebbe difeso con ogni mezzo.
- Devo sapere cos’è successo in questi due anni di matrimonio con Malfoy.-
- Non c’è molto da sapere.- rispose guardandola - Ci siamo sposati e abbiamo vissuto insieme, come fanno tutte le coppie normali.-
Ora che lei e Draco avevano raggiunto il loro equilibrio e la loro felicità non avrebbe permesso a nessuno di intromettersi.
Aveva sofferto e aveva avuto il coraggio di credere ancora in lui e nel suo amore, con il rischio di sbagliare una seconda volta, ma ne era valsa la pena.
- So che sei stata aggredita tempo fa.-
- Un brutto incidente.-
- E’ stato lui?- chiese la rossa - E’ stato Malfoy?-
- Draco- disse calcando bene sul nome di battesimo del marito - non è quel tipo di persona.-
- Ho trovato la cartella clinica.- continuò la Weasley - Non c’è bisogno di...-
- Di fare cosa? Dire la verità?- la provocò l’altra.
Era furiosa, sì. Le erano mancati i suoi amici, aveva sofferto moltissimo la loro lontananza, aveva atteso invano un segno di pace da parte loro fino al giorno del matrimonio, ma così non era stato.
Col passare del tempo aveva persola speranza e si era rassegnata a immaginare la sua vita senza di loro. E faceva male...
- Ti ha trattata bene in questo tempo?- chiese ancora - Non ti ha mai fatto del male?-
- Harry ti ha mai fatto del male?- controbatté la riccia.
- Cosa c’entra Harry?- chiese l’altra, confusa per quella domanda inaspettata.
- Pensa a lui come se fosse Draco e poi rispondi.-
Ginny rimase in silenzio. Hermione aveva davvero paragonato Harry e Malfoy? Ma erano diversi come il giorno e la notte!
- Voglio solo sapere se ti ha costretta a sposarlo.- buttò lì - Se sei stata bene con lui, se...-
- Cosa sei, un’infermiera o una detective?- chiese acida la paziente - E’ un po’ tardi per preoccuparsi di questo, non credi?-
- Hermione, io...- balbettò Ginevra - ...io non ero d’accordo con Harry.-
- Ma non hai fatto niente.-
- Ho cercato di farlo ragionare...-
- Forse dovevi essere più convincente.- ribatté - Ad ogni modo, non credo che tu abbia passato questi due anni e mezzo a piangere disperata per la mia lontananza, mi pare.-
Quella non rispose e arrossì. Aveva ragione, aveva dannatamente ragione.
Si erano abituati all’assenza fisica di Hermione, a non averla più accanto a loro, e avevano continuato a vivere le loro vite pensando a lei come a una traditrice che aveva preferito il figlio di un Mangiamorte agli amici di sempre.
- Sono stanca. Lasciami riposare.-
Quelle parole ferirono la rossa, ma non poté far altro che annuire e lasciare la stanza.
Hermione la guardò andare via e trattenne a fatica le lacrime.
Non aveva smesso di voler bene a lei, Ron ed Harry, mai in tutto quel tempo, ma il risentimento era tanto, la sofferenza troppa, il trattamento ricevuto crudele e immeritato.
Si era comportati male con lei, erano stati ingiusti e chiusi di mente.
E se avessi davvero amato Draco fin dal principio?, si era chiesta spesso.
Si sistemò meglio sotto le coperte e chiuse gli occhi, lasciando che quella lacrima trattenuta la scivolasse lungo il viso.


Due giorni dopo Hermione venne dimessa dall’ospedale e Draco andò a prenderla per riportarla a casa.
Ginny non si era più fatta vedere, e neanche Harry o tanto meno Ron. Hermione sapeva di aver ferito l’ex-amica, ma non le importava, non troppo almeno.
Due anni di sofferenza chiusa in casa e senza nessuno al suo fianco non erano paragonabili ai sensi di colpa che provava ora la Weasley. Se li meritava.
Chiese al marito di lasciarla riposare dopo aver parlato un poco e così lui fece. La portò in camera da letto, le fece bere qualcosa di caldo e rimase accanto a lei fin quando non la vide dormire.
Scese al piano inferiore del maniero e si lasciò cadere sul divano.
Non le aveva detto di aver visto Potter e la Weasley ,a avrebbe dovuto farlo prima o poi. Si prese la testa tra le mani e pensò di dirglielo il giorno dopo.
Si sentiva a pazzi, era distrutto. La casa era diventata improvvisamente cupa e silenziosa e lui non poteva evitarlo. Gli ricordava i giorni di vacanza che era costretto a trascorrere al Manor insieme ai genitori.
- Padrone...-
La timida voce di Brian distolse Draco dai suoi pensieri. Si voltò a guardare l’elfo e lo incitò a continuare.
- Sono arrivati il Signorino Zabini e la Signorina Parkinson.- informò con un inchino.
- Falli entrare.- disse sdraiandosi sul divano - Portali qui.-
L’elfo fece come gli era stato ordinato e condusse gli ospiti dal suo padrone, poi si congedò con i suoi soliti inchini a naso raso terra.
Blaise e Pansy guardarono l’amico steso sul divano, con un braccio sugli occhi e l’altro che sfiorava il pavimento di marmo.
- Draco...- lo chiamò timidamente la ragazza.
- Sedetevi.- disse lui muovendo una mano.
I due presero posto sul divano di fronte a quello dove si trovava il padrone di casa. Non sapevano cosa dire, quel silenzio era carico di dolore. Non c’erano parole adatta ad una situazione come quella.
- Temevo che Hermione non mi volesse più.- disse ad un tratto il biondo - Pensavo che mi avrebbe dato la colpa dell’aborto e di tutto il resto. Ma non l’ha fatto.-
Lunghi attimi di silenzio seguirono quelle parole.
- Perché?- chiese poi all’aria intorno a sé.
- Perché ti ama.-
A quelle parole di Pansy lui scattò a sedere e gli occhi nei suoi.
- Non te l’ha mai detto,- continuò la mora - ma ti ama. Moltissimo.-
Blaise annuì convinto e guardò l’amico - Pansy ha ragione, anch’io la penso allo stesso modo. quello che devi fare adesso è prenderti cura di Hermione.-
- Non so se ne sarò in grado.- mormorò fissando confuso i suoi due amici - Potter vuole portarmela via.-
- Hermione non è un oggetto.- rispose Zabini - Saprà fare la cosa giusta.-
- E se rivolesse i suoi amici? Se dovesse scegliere tra me e loro?-
- Amore e amicizia sono due cose diverse.- replicò Pansy - E poi lei ha già scelto una volta.-
- L’avevo costretta a seguirmi, quella volta.- precisò il biondo con acidità.
- Mi riferisco all’episodio dell’ospedale.-
- Aveva paura.-
La ragazza sospirò, non sapeva più cosa dire. Draco sembrava un muro di gomma contro il quale continuava a sbattere.
- Io non ho nessuna chance contro Potter e i suoi amici.- disse lui alzandosi - Non le ho mai dato niente se non inganno e sofferenza, perché dovrebbe preferire me a loro?-
- Perché siete stati bene da quando lei ti ha scelto poco tempo fa!- intervenne Pansy alzandosi a sua volta, subito seguita dal fidanzato - Qui non si tratta di scegliere, Draco.- continuò avvicinandosi - Devo solo starle accanto in questo momento. Lei ha bisogno di te, e di te soltanto.-
Le parole di Pansy erano bellissime, Draco voleva crederci... voleva crederci davvero, ma non osava, non dopo quanto gli aveva detto il Medimago fuori dalla stanza della moglie. Quella parole l’avevano distrutto, fatto a pezzi ogni sua speranza.
- Hermione ha perso il bambino per colpa mia.-
Pansy sgranò gli occhi, guardando l’amico senza capire - Che stai dicendo?- chiese confusa - Ha avuto un aborto spontaneo.-
- Perché il suo corpo era troppo debole per poter sopportare una gravidanza.- i suoi occhi si inumidirono appena al ricordo dell’immagine di Hermione in quel letto d’ospedale - E’ stata colpa mia.-
Sia Blaise che Pansy capirono subito le parole di Draco, e sapevano che forse era vero quanto detto sulla debolezza fisica della Gryffindor, ma non riuscivano a dare la colpa a Draco. Non ce la facevano, non ora che lui stava soffrendo moltissimo, in silenzio.
La mora prese le mani dell’amico tra le sue - Non colpevolizzarti, Draco.- gli sussurrò con dolcezza - Non è colpa tua, ed Hermione lo sa bene. E’ stato un brutto incidente, un evento sfortunato, ma questo potrà solo unirvi di più, credimi.-
Zabini restò in silenzio, conosceva la sua fidanzata e sapeva che era una vera forza della natura. Sarebbe riuscita a calmare Draco e quietare i sensi di colpa che lo stavano divorando.
- Domani va dai suoi genitori.- alitò il biondo con voce bassa - Vuole stare un paio di giorni con loro.-
- E’ normale.- annuì Pansy - Ha bisogno di sua madre. Nessuno come lei, in questo momento, può davvero capirla.-
- Non tornerà.-
- Tornerà.- annuì di nuovo lei, come se stessa parlando con un bambino che piangeva - Fidati di me, un po’ la conosco. Tornerà.-
Draco annuì appena, poi prese l’amica in un abbraccio che non aveva mai concesso a nessuno, di certo non davanti ad altre persone.
Spinto dalla solennità di quel momento unico, Blaise raggiunse gli amici e si unì al loro abbraccio.
<b>Draco aveva bisogno di loro.










- E’ inammissibile!-
La voce di Ronald Weasley risuonò forte nella cucina della Tana. La sorella chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie, sospirando. Sapeva che avrebbe reagito in questo modo.
- Ron, calmati.-
- Come posso calmarmi?!- ribatté quello, furioso e rosso il viso come poche volte in vita sua - Quel bastardo l’ha messa incinta!-
- Sono sposati da due anni, sarebbe successo prima o poi.-
- Non me ne frega niente! Io ho intenzione di riprendermela, e ci riuscirò!-
Sbattendo le mani sul tavolo Ronald uscì dalla stanza come una furia. Ero furioso, arrabbiato e seriamente intenzionato a impedire a Malfoy di rivedere la sua amica per il resto della sua vita.
Il fatto che fosse rimasta incinta, che aspettasse un figlio da quello schifoso... gli faceva ribaltare lo stomaco. Non poteva sopportare quell’idea.
Hermione sarebbe tornata con loro, a tutti i costi.
Ginevra invece aveva pensieri diversi. Hermione non si era sciolta in lacrime, non le aveva aperto le braccia né si era confidata riguardo quei due anni e mezzo di reclusione. Perché?
Era normale che provasse risentimento per loro, ma dopo un ricovero e un aborto pensava che avrebbe reagito in modo diverso alla sua visita, e invece...
Possibile che Hermione fosse innamorata di Malfoy? Che volesse difenderlo e restare con lui, che lui... la rendesse felice?
Lo sguardo del biondo, la disperazione dipinta sul suo viso, le sue parole durante lo scontro con Harry... “Devo andare da Hermione!” non erano cose che un carceriere avrebbe detto riguardo una sua vittima, neanche nella migliore delle recite.
Malfoy le era sembrato umano... forse anche innamorato. E aveva visto la stessa corrispondenza di sentimenti negli occhi di Hermione.
Posò la testa sul tavolo, sospirando. Era distrutta. Ron gridava come un pazzo, Harry era nervoso come un bambino davanti al Cappello Parlante, e lei... si trovava nel mezzo.
Cercava di placare la rabbia del fratello e la tensione del fidanzato, tentava di parlare con loro e farli ragionare, convincerli a non agire con la forza ma a trovare un altro modo per agire, magari riuscire a parla con Hermione...
La porta della cucina si aprì e si richiuse. La rossa alzò la testa per vedere Potter che si sedeva davanti a lei con sguardo serio e determinato.
- Abbiamo scoperto dove si trova Malfoy.-
Oddio..., fu il suo primo pensiero. Sapeva bene quello che sarebbe successo.
- Settimana prossima faremo irruzione. Arresteremo il bastardo e ci riprenderemo Hermione.-
La scintilla di odio e soddisfazione che brillò per qualche istante negli occhi verdi del fidanzato la fece rabbrividire.
In quel momento Ginevra Weasley capì che si sarebbe scatenato l’inferno. Disse addio ai suoi buoni propositi di far ragionare fratello e fidanzato, era una causa persa ormai.
Si ripromise però di prendersi cura di Hermione e accertarsi della realtà dei fatti, quando sarebbero state di nuovo insieme.
 
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