Insomnia, One-Shot Rating:Rosso Pairing:Draco/Hermione

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Laverne
view post Posted on 4/9/2009, 20:08




Insomnia



Draco Malfoy non riesce più a dormire.
Hermione Granger ne è la causa.
La sua ossessione.



Hermione.

Quella maledetta Mezzosangue è oramai diventata un incubo, una dannazione.

C’è sempre, dovunque io vada.

La incrocio per i corridoi della scuola, mentre corre a lezione tenendo stretta sottobraccio la sua borsa di pelle e in mano un rotolo di pergamena con la solita ricerca supplementare che le varrà l’ennesimo Oltre Ogni Previsione nel registro del professore.

La intravedo in biblioteca, mentre distolgo lo sguardo dai miei libri, immersa nella lettura di spessi tomi vecchi e polverosi, instancabile, desiderosa di sapere.

E quando chiudo gli occhi per dormire, lei è lì, nei miei sogni.

Che mi aspetta.

E ha dipinto sul volto un sorriso gentile, che nella realtà non le ho mai visto rivolgermi.

Eppure è lì, col capo leggermente reclinato, gli occhi che le brillano di gioia e le labbra teneramente piegate e i capelli tutti arruffati.


Per me.


Solo ed esclusivamente miei.


“Dai, cosa aspetti a venire?” mi chiede raggiante.

Sono perso nella contemplazione della sua persona; e sebbene non sia la più bella, per me in quel momento lo è.

I suoi difetti sembrano dissolversi, valorizzando i suoi pregi. Ma la mia vista è annebbiata dalla ragione del cuore.

Mi allunga la mano destra e io la prendo, e la schernisco per le macchie d’inchiostro che le colorano il mignolo, mentre mi lascio condurre da lei, incurante del posto che la mia immaginazione ha creato.

Io voglio lei.


Solo lei.


E la dimensione onirica mi permette di distruggere il personaggio che mi sono dovuto creare, anzi, che è nato nel momento stesso del mio concepimento.


Non ci sono vincoli.

Non ci sono obblighi.

Non ci sono maschere.

Posso essere finalmente me stesso.

E mostrarlo a lei.


Hermione ora ha lasciato la mia mano e ha cominciato a correre a perdifiato sull’erba, il cui manto si estende a perdita d’occhio.

“Vienimi a prendere!” urla a squarciagola, mentre cerca di aumentare la distanza fra me e lei.

“Tanto ti prendo!” le rispondo, lasciando cadere la giacca dell’uniforme e allentandomi la cravatta.

Corro, corro, corro.

Sempre più forte.

Fino a quando non arriviamo ad un fiumiciattolo.

Intrepida, mostrandomi tutto il coraggio di una Grifondoro, balza su uno dei sassi che fuoriescono dall’acqua.
È un po’ goffa, lo devo ammettere, non è aggraziata e leggiadra come una di quelle ninfe acquatiche di cui parlano i manoscritti; ma in altri quattro balzi è già dall’altra parte.
“Credi di farcela?” mi sfida.
“Ovvio.”
Non la lascerò vincere.
Il primo salto va in porto e anche i due successivi; ma al quarto ecco che metto il piede in fallo e scivolo nel rio.
“Accidenti!” esclamo, ravviandomi i capelli che mi si sono spiaccicati in faccia.
Lei si piega sulle ginocchia, guardandomi divertita.
“Beh, se la mettiamo così …” le dico, afferrandole di scatto i polsi e trascinandola con me in acqua.
Me la tengo stretta e la trascino giù, per essere sicuro che sia completamente fradicia: il livello dell’acqua non è molto alto e lei si dimena come un gatto che viene costretto a fare il bagno.
Riemergiamo e ci sediamo sulla riva.
“Sei uno stupido!” mi rimprovera, dandomi delle forti pacche sulla schiena, fintamente offesa.
Le blocco i polsi e la guardo: una goccia di acqua scivola dalla fronte lungo il profilo del naso, per poi sfiorarle le labbra.
La camicia bianca le aderisce perfettamente al corpo, lasciando intravedere i capezzoli inturgiditi per il freddo.
Seduta come un maschiaccio e nonostante la gonna lunga fino al ginocchio, uno strappo permette ai miei occhi di indugiare sulla pelle della sua coscia.
Ritorno a guardarla negli occhi, leggendo nei suoi lo stesso interesse che io provo per lei.
Le lascio andare i polsi e la stringo a me, per essere sicuro che lei veramente ci sia e che non sia soltanto un’illusione.

Dimentico che è tutto un sogno.

È fresca e ha la pelle d’oca.

La accarezzo piano, con dolcezza, posandole timidi baci sulla fronte, scendendo poco a poco lungo le gote.
E infine carpendole le labbra.

Chiudo le palpebre.

È così morbida.

E non respira neanche.

Mi stacco a malincuore da lei, ho bisogno di ossigeno.
Lei mi guarda con intensità, prendendomi una mano e portandosela all’altezza del cuore.
Il suo battito è irregolare, accelerato.

“Questo è l’effetto che mi fai.”

Avrei voluto avere il tempo di ribattere, di dire che in realtà era perché avevamo corso fino a pochi istanti prima, ma le parole muoiono quando sento la sua lingua penetrare nella mia bocca, cercando un contatto più intimo.

Non è il tempo di parlare.

Le stringo i fianchi, quasi temendo se ne voglia andare via.
Che ci ripensi.
Le sue dita mi toccano gentilmente il busto e la schiena, graffiandomi leggermente con le unghie, percorrendo la linea della spina dorsale.
Vinco anch’io le mie paure iniziali e comincio a esplorare il suo corpo, dapprima attraverso i vestiti e poi denudandola poco a poco.
I bottoni passano attraverso le asole, scoprendo le piccole rotondità del seno e la linea piatta del ventre.
Con la lingua le lambisco le labbra, mordicchiandole, scendendo lentamente lungo il collo e leccandole il capezzolo sinistro, titillando l’altro con la mano destra.
La sento tendersi per il piacere, inarcando la schiena; le gocce di acqua che le bagnano la pelle rilucevano alla luce del sole come se fossero piccoli brillanti.

Mia.

Di nuovo mia.

E solo mia.

Nella foga di farle sentire quello che lei suscita in me, quasi non mi accorgo di averle messo un mano sotto la gonna, accarezzandole il pube senza scostarle l’intimo.

“Draco …”

È bellissimo il modo in cui ha detto il mio nome.

Senza disprezzo.

Senza odio.

Innamorata.

Si mette in ginocchio, interrompendo il contatto fra di noi.
Poi mi dà una leggera spinta, facendomi sdraiare sull’erba.
Si siede a cavalcioni su di me e continua a guardarmi, rapita.
I capelli le cadono oltre le spalle, gocciolando sul mio torace.

Sento il rumore dell’acqua del fiume e il canto degli uccelli, il suo busto scherma il sole che altrimenti mi accecherebbe.

Il tempo sembra essersi fermato.

Sto per chiamare il suo nome, ma lei mi interrompe, appoggiando l’indice sulle mie labbra.
Sostituendolo poi alla bocca.
Non so descrivere cosa provo nel sentire la sua pelle nuda contro la mia: il mio cervello in quel momento è andato in tilt, annebbiando la ragione.

Sapevo solo che la volevo.

E che anche lei desiderava solo fare l’amore con me.

Sbottono la gonna e tiro in basso la zip, facendo scivolare l’indumento lungo i suoi fianchi, seguito poco dopo dai suoi slip, dai miei pantaloni e dai miei boxer.

Si sistema sopra di me e la penetro.

Finalmente.

Non potevo aspettare oltre.

Sul volto ha un’espressione rapita, i suoi gemiti diventano sempre più forti.

“Hermione, ti amo.” le sussurro, roco.


Si ferma, bruscamente, guardandomi spaventata.

“Cos’hai fatto?! Cos’hai fatto?!” mi chiede, scoppiando a piangere.

Non riesco a capire.

Ma quando inizio a intravedere la sfera fulgida del sole attraverso il suo corpo, il significato diventa chiaro.
Lentamente comincia a dissolversi e a perdere consistenza.
Senza peso e senza forma, svanisce.

Nel nulla.

L’ultima cosa ad andarsene di lei sono le sue lacrime.

Non è giusto, penso, sentendomi all’improvviso svuotato di tutto.

Una forte scossa fa tremare la terra.
Rimango immobile, gli occhi fissi al cielo, mentre il terreno si squarcia.
Avverto una crepa aprirsi sotto la mia schiena.
Lascio che si allarghi.
E che inghiotta le mie carni nella sua bocca infernale.
La sensazione del vuoto sotto di me non mi spaventa.

E mi lascio andare.



Sobbalzo, sentendomi le budella contorte.

Lo so che è sempre lo stesso sogno a darmi il tormento.

E che la realtà è ben diversa.

Anche se lei mi piace, sono il primo a essere consapevole che tra di noi sarebbe stato impossibile un qualsiasi tipo di rapporto.

Siamo troppo diversi.

E io sono troppo codardo per sputare sul buon nome della mia famiglia.
O forse è semplicemente affetto verso i miei genitori.
Come potrei mai tradire mia madre, che si è sempre presa cura di me con amore?
Come potrei voltare le spalle a mio padre, che cerca di farmi sempre avere il meglio?

Ho paura di quello che la gente potrebbe pensare di me.
E di ritrovarmi ancora più solo di quanto già non sia.

La guarderò da lontano, in gran segreto.

Invidierò a morte Harry James Potter, quando le rivolgerà la parola.
Odierò Ronald Bilius Weasley, quando la toccherà e le riserberà quelle carezze e quei baci che si danno solo alla propria amante.
E vedrò sempre il suo volto sovrapporsi a quello della donna con cui sarò costretto a condividere il talamo.

Però, nei miei sogni, lei ci sarà sempre.

Lei sarà la ragione della mia insonnia.

E io correrò per sempre con lei in quei prati.

Le parlerò.

La amerò.

La farò mia.

E io sarò l’unico uomo che lei amerà.

Ma ora è il tempo che io indossi i miei vestiti e cominci a recitare il mio ruolo di viscida serpe.


Addio, Hermione.

Ti aspetto.

***



Che emozione, ho postato la mia prima fanfiction. Spero che vi sia piaciuta! ^^
 
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