Anima Imprigionata-La Maledizione degli Occhi d'Oro, Draco/Herm; Lemon; OOC; AU

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°piperina°
view post Posted on 10/2/2008, 00:04




Rating: Rosso
Genere: Avventura, Erotico, Guerra, Sentimentale
Ship/Personaggi: Draco/Hermione; Harry Potter; Ron Weasley; Lucius Malfoy; Voldemort; Nuovi personaggi





*Act I*
-Il Ricordo Della Fine-









Un altro giorno. Un altro, e uno ancora. Da quanto tempo sono chiusa qui? Da quanto è finita la guerra? Non lo so... e non sono sicura di volerlo sapere.
Ormai ho smesso di combattere. Ho perso tutto... per cosa devo combattere? Cosa mi è rimasto da difendere?
Vivo sperando di addormentarmi e non svegliarmi più... ma il mio sonno non è ristoratore.
Ciò che riporta alla mia mente, sono solo ricordi dolorosi.









“Ron!”
“Corri, presto!”
Un’esplosione, e un’altra subito dopo. C’erano macerie ovunque.
Un gruppo di ragazzi sporchi e insanguinati erano abbracciati, nascosti dietro un muro.
“Ho paura...”
“Tranquilla, Ginny, andrà tutto bene”
“Sei un bugiardo, Ron...” piagnucolò la sorella.
Hogwarts non esisteva più. Moltissime persone erano morte. I Mezzosangue erano stati giustiziati. Tutti, tranne una. La più fiera e coraggiosa Grifondoro combatteva ancora con il fuoco negli occhi.
Ron stringeva a sé la sorella Ginny.
I loro fratelli maggiori, Fred e George, non ce l’avevano fatta. Il corpo di Neville Paciock giaceva senza vita vicino a loro. Quello di Pansy Parkinson si trovava, insieme a quello di Luna Lovegood, sotto le macerie.
Harry Potter ed Hermione Granger si tenevano per mano e con quella libera stringevano le loro bacchette.
I loro amici Lee Jordan, Dean Thomas e Seamus Finnigan erano insieme a loro.
“Arriveranno da un momento all’altro”
“Dobbiamo andarcene”
“Ci uccideranno tutti...” piagnucolò Ginny Weasley.
“Non dirlo neanche per scherzo!” la rimproverò Hermione Granger.
“Hermione ha ragione, Ginny… dobbiamo farci forza e resta uniti”
La rossa sorrise a quegli occhi verde smeraldo che la guardavano.





“Harry, tu devi restare qui. Io, Dean e Seamus andiamo avanti”
“No, voglio venire con voi!” protestò il bambino sopravvissuto.
“Ascolta, Harry” Dean Thomas prese l’amico per le spalle -“Loro vogliono uccidere te. Noi dobbiamo farne fuori il più possibile. Non possiamo permettere che tu finisca nelle loro mani”
“Ma io... io...” i suoi occhi smeraldini si inumidirono.
“Ti voglio bene, Harry”
I tre amici abbracciarono il moro e, afferrate le bacchette, corsero fuori.
Incantesimi, lampi di luce colorata, rumori, tonfi... i ragazzi nascosti potevano solo immaginare quello che stava accadendo alle loro spalle.
Avada Kedavra!
Un urlo, un lampo di luce verde: il bambino sopravvissuto si sporse nell’attimo in cui il suo amico Dean Thomas si accasciava a terra, privo di vita, ma con il sorriso sulle labbra.
Urlò per il dolore, e pianse tra le braccia della sua amica Hermione.
“Dean... Dean...” singhiozzò.
Ron strinse più forte sua sorella.
Altri incantesimi, maledizioni, rumori e tonfi sordi. Seamus e Lee avevano disarmato due Mangiamorte, ma dei lampi rossi alle loro spalle li fecero svenire.
Harry strinse forte la mano di Hermione. Si guardarono intensamente, occhi dorati e occhi di smeraldo: sapevano bene cosa dovevano fare.
“Ron...”
“Dimmi, Harry”
“Prenditi cura di Ginny”
“Cosa...?”
“No! Non lo farai! Sarò io ad andare là fuori!”
Harry scosse il capo stancamente.
“Non posso sopportare di mandare i miei amici a morire uno dopo l’altro... non ce la faccio più...”
Il suo sguardo si posò su Neville: Hermione e Ginny tremarono.
Harry e la sua amica abbracciarono Ron e la sorella e si diedero un tenero bacio sulla guancia.
“Porta via i nostri amici caduti”
“Sì...” annuì il rosso, con gli occhi lucidi.
“Hermione... sei pronta?”
“Sì” forte, decisa, fiera. Coraggiosa Grifondoro.
“Andiamo”
Uscirono allo scoperto tenendosi saldamente le mani. Unirono le punte delle loro bacchette e gridarono all’unisono “Avada Kedavra!
Un intenso fascio luminoso scaturì dalle loro bacchetta e colpì in pieno un Mangiamorte, che cadde a terra privo di vita.
Schiantesimi arrivarono da tutte le parti, ma Hermione fu rapida.
Protego!
Le luci rosse si dissolsero contro lo scudo che era apparso intorno ai due ragazzi.
Harry vide il corpo senza vita di Dean. Il cuore gli si riempì di rabbia. Puntò la bacchetta su un Mangiamorte e gridò
Crucio!
L’uomo cadde a terra contorcendosi dal dolore atroce provocatogli dalla Maledizione Senza Perdono lasciatagli dal bambino sopravvissuto.
Hermione aveva schiantato due Mangiamorte, ora svenuti al suolo, e aveva rievocato lo scudo per proteggersi da una maledizione scagliatale contro.
Successivamente un incantesimo dissolse quella protezione, mentre Harry schiantava il Mangiamorte che aveva torturato, facendolo svenire.
Incendio!” dalla bacchetta della riccia Gryffindor esplose una fiamma che avvolse il Mangiamorte da lei puntato e fece scoppiare un rogo.





Ginny sfuggì dall’abbraccio del fratello.
“Devo fare qualcosa!” il rosso non fece in tempo a fermarla che lei, impugnata la sua bacchetta, era già uscita allo scoperto gridando -“Expelliarmus!” e facendo volare via l’arma di un uomo incappucciato.
“Harry, attento!” Hermione si gettò sull’amico per evitare un raggio di luce verde che passò a pochi centimetri da loro, per colpire in pieno petto la ragazza da poco apparsa alle loro spalle.
“Nooo!!!”
Ginny cadde senza vita tra le braccia del fratello.
Per un momento, sembrava che il tempo si fosse fermato. Non si sentiva alcun rumore, neanche respirare. Tutti gli occhi erano puntati in una sola direzione. Nessuno proferì parola: la scena che si presentava era davvero tremenda.
Ron era inginocchio, con il corpo della sorella tra le braccia.
Hermione era sdraiata su Harry, e avevano assistito con orrore a quella terribile scena. I loro cuori smisero di battere per alcuni secondi.
Sono un urlo disperato di Ron li riportò alla realtà. Si alzò, con gli occhi pieni di lacrime, dolore, rabbia. E odio. Sì, odio. Sentiva un fuoco bruciargli nelle vene, un vuoto allo stomaco, le tempie che sembravano scoppiargli.
Puntò la bacchetta e, con un -“Avada Kedavra!” dopo l’altro, avanzando, uccise tre Mangiamorte.
Ma ormai non c’era più molto da fare.
Fu fermato solo da uno Schiantesimi che lo colpì da dietro, facendolo svenire.
“Ron!”
Crucio!
Una delle Maledizioni Senza Perdono colpì Hermione, che prese a urla e dimenarsi convulsamente per il dolore che provava.
Harry aveva almeno dieci bacchette puntate su di sé.
<< E’ finita... >> pensò.
La ragazza smise di contorcersi. Con il respiro affannoso, raccolse le poche forze rimastegli per avvicinarsi al moro e stringergli la mano.
“Tu...” disse un Mangiamorte, puntando la bacchetta contro la riccia -“...ci hai dato del filo da torcere. Sei una strega brillante... ma sei una Mezzosangue” e nel dirlo storse la bocca in segno di disprezzo.
Hermione non aveva ancora la forza di parlare, i suoi occhi d’oro bruciavano. Bruciavano per la rabbia e per la sofferenza. Si sentiva impotente, e il suo orgoglio non lo poteva sopportare.
“Se non avessi degli ordini da eseguire, ti ucciderei all’istante, per tutti i fastidi che ci hai procurato”
Questa affermazione la spiazzò, e lei sgranò gli occhi incredula.
Ordini? C’erano degli ordini precisi su di lei?
Harry pensò che fosse un bluff e che stessero per ucciderli. Oppure che fosse la verità, e che volessero torturare Hermione, usarla o ricattarla per chissà quale scopo. Si sentì infiammare dentro, al pensiero della sua amica nelle mani dei Mangiamorte.
“Quali ordini?”
“Non ti compete saperlo, strega”
“Cosa volete farle?!”
Il Mangiamorte sorrise maligno all’indirizzo del bambino sopravvissuto.
“Oh, una strega come lei potrà esserci molto, molto utile”
I ragazzi non ricordarono altro. Due Schiantesimi li colpirono facendo perdere loro i sensi.
Poi, il buio, e le loro mani saldamente unite.







Sarebbe meglio se fossi morta allora. In questo modo, non avrei visto ciò che sono stata costretta a vedere.
Era già stato troppo, per una ragazza di soli 17 anni, veder morire molti dei suoi amici.
Dolore, dolore, e ancora dolore. Questo è tutto ciò che ricordo di aver provato.
E non ho idea. Non so cosa sia successo ai miei amici sopravvissuti. Che poi, sono davvero ancora vivi?
Ron, Seamus, Lee... chissà dove si trovano, adesso? E i professori, saranno ancora vivi? Dove saranno adesso Piton, la McGranitt, Lupin, Moody...?
Forse sarebbe meglio non sapere la verità. Forse, ignorare la loro sorte mi sarà da consolazione.
In questo modo, potrei continuare a illudermi che siano ancora vivi, da qualche parte in questo mondo...
 
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°piperina°
view post Posted on 11/2/2008, 00:28




*Act II*
- Sopravvivere -









Vivere o sopravvivere? Non ho ancora capito quale strada io stia percorrendo. Tu sai dirmelo? Sai rispondere a questa domanda?
Una volta mi hai detto che saremmo sopravvissuti, e avremmo vinto.
Dicevi che chi sopravvive, vince.
E tu, hai vinto, Ron? Cosa stai facendo, in questo momento? Vivi, o sopravvivi?
Dimmelo, ti prego...







Ronald Weasley ci mise tre giorni per svegliarsi. Quando aprì gli occhi, si trovava in una stanza poco illuminata, e poco arredata: tre letti, un comodino a due sedie.
Si alzò a sedere, ma gli girava la testa. Tentò di ricordare gli ultimi avvenimenti prima di svenire quando dei rumori di passi in un stanza vicina lo distrassero dai suoi pensieri.
Si alzò dal letto e aprì la porta che lo portava a un salotto con un cucinino in un angolo.
“Oh, ti sei svegliato!”
“Ron!”
“Vieni, siediti”
Ron riconobbe i suoi amici Lee Jordan e Seamus Finnigan. Li raggiunse in silenzio e si sedette sul divano di fronte e loro.
“Stai bene?”
“Mh... quanto tempo è passato?”
“Tre giorni”
“E questo posto cos’è? Dove ci troviamo?”
“E’ una vecchia casa diroccata. Era vuota, così ci siamo stabiliti momentaneamente qui. Anche se presto dovremo trovare un luogo più vivibile, e più sicuro” spiegò Seamus.
“Capisco...” aveva mal di testa, ed era terribilmente stanco.
“Quali sono le ultime cose che ricordi?”
“Io... eravamo nascosti dietro ad un muro. Harry ed Hermione erano appena usciti, io tenevo Ginny e...” si bloccò di colpo.

“Devo fare qualcosa! Expelliarmus!”
“Avada Kedavra!”
“Harry, attento!”
“Noo!!”


“Ginny... dov’è Ginny?” si alzò, il viso paonazzo rigato dalle lacrime.
“Ron... ascolta...”
“DOV’E’ MIA SORELLA?!” tuonò, in preda ai fremiti di rabbia e paura. Terrore.
“E’ di là... con gli altri...” Lee fece segno ad una porta chiusa dietro di loro.
Ron la fissò, come esaminandola, poi si precipitò in quella direzione e la aprì entrando nella stanza, ignorando i richiami degli amici.
Quello che vide fu orrendo. Uno accanto all’altro, giacevano i corpi senza vita dei suoi amici. E dei suoi fratelli.
Neville, Luna... Dean... anche Pansy... poi Fred e George... e Ginny.
Ginny, la sua Ginny. La sua adorata sorellina. L’unica femmina dopo sei figli maschi. Il rubino di casa Weasley. Il fiore dei suoi fratelli.
“Oh...” fu il suo unico commento, un gemito strozzato, prima di gettarsi a terra a piangere e urlare.
Lee e Seamus, che non stavano meglio di lui, chiusero la porta e lo lasciarono solo nel suo dolore.





“Dove sono Harry ed Hermione?”
“Non lo sappiamo”
“Quando ci siamo svegliati, erano spariti. Abbiamo preso te... e gli altri... e ci siamo rifugiati qui”
“Li hanno presi loro! Bastardi!”
“Temo di sì. Però... capisco che abbiano portato via Harry, ma perché anche Hermione?”
“Non lo so... forse avevano bisogno di un ostaggio... per ricattare Harry, no?”
“Sicuramente... ma perché proprio Hermione?”
“Perché, scusa?”
Ron ascoltava in silenzio il dibattito tra Lee e Seamus.
“Voglio dire... avrebbero potuto prendere uno di noi. Hermione è furba, intelligente, e abile. È una strega brillante, molto più pericolosa lei da sola di noi tre messi insieme”
“Giusto. Perché prendere una persona che potrebbe dal loro del filo da torcere, invece di qualcuno molto più debole?”
“Non lo so...”
“Ron, tu cosa dici?”
“Io... temo che vogliano farle qualcosa...”
“Cioè?”
“Cioè... l’avete detto voi adesso! Hermione è in gamba! La migliore studentessa di tutta Hogwarts a memoria d’uomo! Al quinto anno padroneggiava ad occhi chiusi incantesimi da settimo anno!”
“Sì... ricordo l’Incanto Proteus che aveva usato sulle monete dell’ES”
“Vuoi dire che hanno intenzione di usarla per le sue capacità?”
“Temo di sì...”
“Per Merlino...”
“Dobbiamo salvarli!”
“E come? Siamo solo in tre...”
“Non importa. Troveremo gli altri sopravvissuti, ci riuniremo, ci organizzeremo e li porteremo in salvo tutti e due!”
“Ci vorrà un sacco di tempo, lo sai, vero?”
“Sì. Ma se siamo uniti ce la faremo”





Ron, Lee e Seamus stilarono una lista di persone che sapevano fossero morte, dispersi e possibili sopravvissuti.
La cosa fondamentale era ritrovare i professori. Senza degli adulti, non ce l’avrebbero mai fatta.
Passarono circa due settimane. I ragazzi dormivano insieme in una stanza.
Un rumore li svegliò. Sentivano dei passi provenire dal salotto.
Si alzarono, impugnarono e bacchette e, silenziosamente, uscirono dalla stanza.
-- Lee, tu fai luce. Io e Seamus puntiamo le bacchette e lo disarmiamo, ok?--
-- Ok--
-- Al mio tre. Uno... due... tre!--
“Lumos!”
“Expelliarmus!”

“Oh!”
Il rumore di un’asta di legno che voleva via dalle mani del suo padrone e cadeva a terra fece capire ai ragazzi di aver fatto centro.
Accio bacchetta!
E l’asticella di legno si alzò e volò fino ad essere impugnata saldamente nella mano sinistra di Ron.
“Weasley...?”
Accesero le luci della stanza, e poterono vedere l’identità dell’intruso.
“Jordan... Finnigan...”
“Professor Lupin...?!”
“Oh, ragazzi... che bello vedervi!”
Remus Lupin era sempre stato un uomo trasandato, pallido e magrolino. Ma mai così tanto.
Aveva i capelli un po’ lunghi e arruffati, la barba non curata, gli abiti sporchi e strappati. Aveva delle occhiaie spaventose e uno sguardo smarrito.





L’uomo raccontò loro ogni cosa, spiegò cosa era successo, chi era vivo e chi invece non ce l’aveva fatta.
“Purtroppo Vitious, Cooman e Sinistra ci hanno lasciati” disse con un velo di tristezza negli occhi.
“Chi è rimasto ancora?”
“Minerva. Si è salvata per un pelo. Piton, la Sprite... e io.”
“Solo voi quattro?!”
L’uomo annuì con un gesto stanco del capo. Poi alzò gli occhi annebbiati su quelli dei ragazzi.
“E voi? Siete solo in tre? Dove sono gli altri? Harry sta bene?”
I tre si guardarono per un momento, e si intesero così: dovevano dirgli tutto.
“Siamo rimasti solo noi tre. Harry ed Hermione sono stati rapiti.”
Il professore represse un gemito di stupore misto a terrore.
“Tutti gli altri non ce l’hanno fatta”
“Oh... no...”
“Si trovano in quella stanza” disse Seamus accennando alla porta dietro di loro -“Se se la sente di vederli”
L’uomo parve registrare lentamente quelle parole, una a una. Si alzò, gli occhi fissi sulla porta, e si avvicinò con cautela.
Girò la maniglia ed entrò. Appena vide, emise un gemito di dolore.
Si avvicinò ai corpi dei suoi alunni e amici, e pianse. Pianse molto.





Barcollando, tornò dai tre ragazzi in salotto ed ascoltò con grande attenzione le loro parole, soppesandole in silenzio, condividendo i loro stati d’animo.
“Quindi, credete che abbiano rapito Hermione per un scopo ben preciso?”
“Sì”
“Assolutamente”
“Oh... povera ragazza... non oso immaginare a quali atroci torture la vogliano sottoporre...”
“Ma Hermione non ha informazioni da dare, sanno già tutto”
“Non capisco...”
“Neanche noi, professore”
“Devono avere in mente qualcosa di grande”
“Lo penso anch’io...”
“Noi eravamo svenuti... avrebbero potuto ucciderci, o portarci via tutti quanti”
“Da la signoria Granger è una strega brillante. Temo davvero che vogliano usarla per qualcosa… ma non capisco...”
“Professore”
“Dimmi, Jordan”
“Ha detto che Piton, la Sprite e la McGranitt sono vivi. Come mai non siete insieme?”
L’uomo sorrise mestamente.
“Sono nascosti, non molto lontano da qui”
“E perché lei è da solo?”
“Ho litigato con il professor Piton. Sono uscito e ho pensato che avrei potuto trovare dei sopravvissuti. Sono due giorni che vado in giro”
“Mh...”
Lee e Seamus erano felici di aver ritrovato Lupin, loro ex-professore più che valido. Ma Ron era serio.
“Professore... posso farle qualche domanda?”
“Certo”
“Al terzo anno, quando eravamo nella Stamberga Strillante... perché Piton è svenuto?”
“Perché mi fai questa domanda?”
“Voglio essere sicuro. Se non ha niente da nascondere, saprà rispondere alle mie domande. Se è davvero chi dice di essere, saprò a quali fatti personali mi riferisco. Per favore, risponda”
“Va bene. Piton è svenuto perché tu, Harry ed Hermione l’avete disarmato nello stesso momento”
“E quando siamo usciti, lei si è trasformato.”
“Sì”
“Stava aggredendo Harry, quando è corso via. Perché?”
“Se non sbaglio, ho sentito ululare da qualche parte”
Ron annuì.
“Di che morale era Sirius, a Natale? Quando eravamo a casa sua, al quinto anno”
Lupin sorrise teneramente. Gli brillarono gli occhi.
“Era felice. Cantava allegramente gli inni natalizi dedicandoli a Fierobecco”
“Cosa raffigura in quadro dietro le tende?”
“Ron... dai, basta...”
“Solo qualche altra domanda”
“E’ un quadro bianco. Ragazzi, tranquilli”
“Come si chiamava l’elfo domestico dei Black?”
“Kreacher”
“Perché mia madre e Sirius hanno litigato, poco dopo l’arrivo di Harry alla base dell’Ordine?”
“Molly non voleva rivelare troppe cose ad Harry. Temeva che fosse troppo, per lui... e accusava Sirius di essere avventato. L’unica persona che fu esclusa da quella conversazione fu... tua sorella... tu, Hermione e i tuoi fratelli avete dovuto quasi litigare con vostra madre per restare”
Ron lo fissò a lungo negli occhi. Il suo sguardo fu ricambiato. Si alzò, si avvicinò all’uomo e gli porse la sua bacchetta.
“E’ un piacere rivederla, professor Lupin”
“Anche per me, Ronald”





Remus Lupin restò con i ragazzi un paio di giorni, prima di decidere di portarli dagli altri professori vivi. Si incamminarono: li attendeva solo una mezz’oretta di camino a piedi.
Non dissero una parola durante il tragitto.
Arrivarono ad una villetta semi distrutta.
“L’unica parte abitabile della villa è la taverna, e metà del piano terra” spiegò, addentrandosi.
Disse qualcosa di strano bussando in modo altrettanto strano ad una porta. Qualcuno rispose dall’altra parte, e la porta si aprì.
Apparve la faccia pallida di Piton, che fece una smorfia quando vide Lupin, ma cambiò totalmente alla vista di chi aveva dietro.
Gli si illuminarono gli occhi di una luce che nessuno studente aveva mai visto, e gli apparve una specie di sorriso sul volto. Spalancò la porta facendo entrare i quattro, e si sentì l’urlo di stupore, gioia e commozione della professoressa McGranitt, che scoppiò in lacrime e corse ad abbracciare i suoi studenti.
Lupin notò l’assenza della professoressa Sprite.
“E’ andata a cercare superstiti” spiegò mellifluo Piton.
“Oh, ragazzi... ragazzi miei...” singhiozzò la professoressa-gatto -“Sono così felice di vedervi... così tanto... oh, ma dove sono gli altri? Siete solo voi tre? Dove sono i suoi fratelli, Weasley? E la signorina Granger? Harry Potter non è con voi?”
Prima di rispondere alle mille domande si sedettero e fecero calmare la donna. Stanca, pallida ed emaciata. Ben diversa da come appariva perfetta e impeccabile tra i corridoi di Hogwarts.
I ragazzi raccontarono ogni cosa tra sospiri, gemiti di dolore, singhiozzi e lacrime.
Furono interrotti dall’arrivo della professoressa Sprite, che strascinava con sé una persona.
“Ho trovato uno studente!” esclamò, poi esplose in un “per Merlino!” quando vide Ron, Lee e Seamus.
Piton prese in braccio la persona che era appena stata portata dalla professoressa di Erbologia e la posò su un divano. A giudicare dai lunghi capelli neri, doveva trattarsi di una ragazza.
Tutti si avvicinarono al divano dove era distesa.
“Merlino... è Cho Chang!”





Un giorno hai il mondo tra le dita, e lo senti. Lo percepisci, stringendo i tuoi sogni. Ma quando ti svegli, cosa resta? Cosa rimase del mondo che tenevi tanto stretto a te?
Ron, dove sono i tuoi sogni? Li stai vivendo? O stai sopravvivendo?
Forse anche tu, come me, ti trascini in questo mondo giorno dopo giorno?

 
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°piperina°
view post Posted on 13/2/2008, 17:27




*Act III*
- Violazione-









Perché anche i maghi devono dormire?
Non voglio chiudere gli occhi... non voglio ricordare, svegliarmi urlando, rivivere un’altra volta tutto quanto...
Cosa può darmi sollievo, ormai?








Buio. Silenzio. Freddo. Umido. E dolore. Queste le sensazioni che provò Hermione Jane Granger quando aprì gli occhi.
Ci mise un po’ a prendere coscienza di sé. Scosse la testa, e i suoi riccioli castani seguirono quel movimento.
Provò ad alzarsi: un rumore metallico e una fitta ai polsi le fecero intuire di essere incatenata, probabilmente in qualche segreta.
Sbuffò, ma era furiosa. E il dolore le spaccava il cuore.
Ginny... la sua cara Ginny... Dean... Neville, Luna... uno dopo l’altro, i suoi più cari amici erano morti.
Che ne era stato dei sopravvissuti? Erano prigionieri anche loro? E Harry? Dove si trovava? Era ancora vivo? Pensare le faceva aumentare il mal di testa.
Poi, un rumore di passi, voci che parlavano, una porta che si apriva. Alla fioca luce delle torce, Hermione distinse tre sagome incappucciate.
Una quarta avanzò e abbassò il copricapo, rivelando il volto di chi c’era sotto.
“Malfoy...”
“Granger...”
“Lurido bastardo!!” un’ondata di rabbia la invase.
Si dimenò come per saltare addosso al biondo e togliergli quel sorriso dalla faccia.
“Calma, calma... avrai modo di dimenarti quanto vorrai, dopo” uno strano lampo gli attraversò gli occhi azzurri.
“Dov’è Harry?! Cosa gli avete fatto?!”
Malfoy storse le labbra in una smorfia disgustata -“E’ vivo” Si rimise il cappuccio e si voltò verso i suoi compagni.
“Portatela dove sapete, ma fate attenzione: è pericolosa anche senza bacchetta”
E aveva ragione. In tre fecero fatica a portarla: urlava e si dimenava come un'indemoniata. Con il cappuccio nero che le avevano messo in testa, poi, non aveva la minima idea di dove fosse, dove la stessero portando e che strada stesse facendo.
Ad un certo punto le tolsero il cappuccio e la spinsero oltre una porta, che fu celermente chiusa alle sue spalle. Per la spinta ricevuta era caduta a terra.
Si alzò e osservò la stanza: in un angolo si trovavano un tavolino e due poltrone, vicine ad una grande pianta.
Più in là scorse una porta aperta che rivelava un bagno grande e comodo, a quanto poté vedere. Spostando lo sguardo, notò un armadio a due ante, un piccolo comò, un comodino e... un letto.
Un grande letto matrimoniale a baldacchino.
Il respiro le si fermò in gola.
Perché l’avevano portata in una camera da letto? No, non voleva conoscere la risposta a quella domanda.
Sentì un rumore alle sue spalle. Non si voltò. Sapeva bene chi era.
“Che intenzioni hai?”
“Sei intelligente abbastanza per capirlo da sola, Mezzosangue”
La voce gelida e beffarda di Draco Malfoy le perforava la testa. Non lo vedeva, ma sapeva quale maledetto ghigno diabolico avesse stampato in faccia quella serpe velenosa.
“Fatti un bagno e vestiti”
Poche parole, per poi uscire dalla stanza e richiudere la porta dietro di sé.





Immersa nell’acqua calda e coperta di schiuma, Hermione non poteva non pensare a quello che le sarebbe successo di lì a poco. No, era troppo. Non voleva crederci. Quanto altro dolore doveva sopportare? Non avrebbe retto a una cosa del genere.
Il suo orgoglio era esausto, stanza di scontrarsi con la lingua biforcuta di Malfoy, e ben presto anche con qualcos’altro.
Tremò. Tremava mentre si lavava via il sangue di dosso; tremava mentre si asciugava i capelli; tremava mentre si vestita.
Erano stati prepararti biancheria intima, una camicetta bianca, una gonna a pieghe e ballerine.
Sospirò. Guardò il letto. Lo odiava.
Quel letto avrebbe assistito ad uno scempio disumano.
Abbassò gli occhi, fissandoli sul pavimento. A cosa era servito conservarsi per 17 anni? A cosa era servito dire di no a Vicktor Krum, a Ron, se poi doveva finire in quel modo?
La serratura della porta scattò, ed Hermione con essa. L’uscio si aprì lentamente, rivelando la figura imperiosa di Draco Malfoy. Lo richiuse alle sue spalle.
Quando la serratura si chiuse, Hermione si sentì perduta.
Il biondo la guardava da lontano. Sorrise, compiaciuto, e si passò la punta della lingua sulle labbra.
Di nuovo, Hermione rabbrividì.
Il ragazzo si tolse il mantello e lo posò su una sedia, poi si voltò e si avvicinò a lei a passi lenti e misurati, ma che troppo in fretta accorciavano le distanze tra loro due.
“Ho scelto bene i vestiti, Mezzosangue. Sono perfetti”
La riccia fremette. I vestiti che indossava... li aveva scelti lui? Sentì la stoffa bruciare al contatto della sua pelle.
“Stammi lontano” quello che voleva essere un ordine si rivelò un singhiozzo -“...no... non avvicinarti... ti avverto, Malfoy... stammi lontano, o io--”
“Tu COSA, Mezzosangue?”
Malfoy aveva completamente annullato la distanza tra loro, portandola contro il muro.
Alzò una mano, e con l’indice corse lungo la sua guancia, il collo, la spalla e il braccio, fino ad arrivare al polso, che afferrò con forza.
“Lasciami!”
“No”
Era inutile cercare di non tremare. Sentiva - o meglio sperava- che sarebbe svenuta di lì a poco. Malfoy restrinse di più il polso e premette il corpo contro il suo. Come svegliata da una secchiata d’acqua, Hermione si scosse e prese a spingerlo.
“No! Stammi lontano!” gridò, dandogli calci e spinte, liberando il polso dalla morsa di lui.
“Mia cara, non si fa così” sorrise suadente, il bastardo.
La prese per le spalle e la sbatté con forza al muro. Passò un braccio intorno alla sua vita sottile, premendola contro di sé.
Hermione si sentiva spacciata. Si dimenava, combatteva come una farfalla intrappolata nella tela di un ragno. Ma era molto più debole di lui, ed era spossata dal dolore e dalla recente battaglia.
Malfoy le afferrò i polsi bloccandoli al muro, mentre le baciava il collo. Quella tortura durò a lungo: bloccata al muro, la bocca del biondo vagava indisturbata su di lei.
Si sentì allontanare dalla parete e spingere sul materasso morbido.
“Non voglio! Smettila!”
Singhiozzava, gli occhi bagnati di lacrime che le rigavano il volto arrossato per la vergogna e per la rabbia.
Ma a lui non importava. Si spostò sul letto rotolando lontano, ma questo parve divertire il Serpeverde.
“Sei divertente, Mezzosangue. Ma non farti rincorrere troppo...”
Con uno scatto felino la prese per la vita facendola scivolare sotto di lui. Teneva le gambe saldamente unite, piangeva e tremava. Uno spettacolo allettante per lui. Le bloccò i polsi con una mano, mentre la sovrastava.
“Harry... Harry...”
“Questo non si fa, Mezzosangue...” sussurrò il biondo chinandosi su di lei -“Non si pensa a Potter quando si è a letto con un Malfoy”
“Lasciami andare... ti prego... non farmi questo...”
“Oh, sì che posso. Lo sto facendo” sorrise malefico.
“No... ti prego.!”
“E adesso, Mezzosangue...” disse, posando le mani diafane sul petto di lei -“...vediamo se il tuo San Potter verrà a salvarti!” dicendo questo le strappò la camicetta con un gesto secco. I bottoni tintinnarono sul pavimento freddo.
“Noo! Smettila! Lasciami!!”
Si portò le mani al viso, ma lui gliele spostò.
“No, Granger. Voglio che mi guardi, mentre ti violento”
Scosse la testa disperata, dicendo chissà cosa, mettendo le mani sulle spalle di lui per allontanarlo. Inutilmente. Le aveva appena strappato il reggiseno insieme a quel poco che restava della camicetta.
Lei continuava a piangere e supplicarlo di fermarsi, ma lui si tuffò sul suo seno.
Era una lotta. Lei cercava di divincolarsi, lui la teneva ferma sotto di sé.
Si portò una mano al petto, afferrò la stoffa della camicia che indossava e la strappò. Ben presto anche lui rimase a petto nudo.
Hermione si sentiva sempre più perduta, impotente sotto le mani di lui, i suoi occhi feroci, il suo tocco famelico.
Con una mano le percorse la gamba fin sotto la gonna. La riccia sussultò, quando sentì premere forte contro di sé. In un attimo le tolse la gonna. Cercò di alzarsi, ma fu subito rigettata contro il materasso.
Piangeva, pregava, tremava. Invocava Harry. Harry, Harry, e ancora Harry, nella vana speranza che i suoi richiami giungessero fino a lui.
Malfoy si slacciò i pantaloni e li gettò lontano.
Era sopra di lei, corpo contro corpo, pelle contro pelle. La leccava ovunque riuscisse ad arrivare. Voleva impossessarsi della sua bocca, che in quel momento continuava a invocare il nome di un altro.
La voleva, la doveva avere. L’angelo di Potter, colei che l’aveva sempre salvato in qualsiasi situazione.
C’era lei, dietro ogni sua mossa. E ora... l’aveva nelle sue mani, sotto di sé, impotente.
Questo era ciò che lo eccitava di più: la fiera, orgogliosa e testarda Grifondoro, finalmente piangeva sotto di lui.
Fece scivolare una mano sotto l’unico indumento -intimo- che indossava,e si intrufolò velocemente dentro di lei.
Hermione sussultò. Era rigida, i muscoli tesi. Infilò un dito, poi un altro e un altro ancora. Faceva male.
La riccia lo vide ghignare al suo solito diabolico modo.
“Sei vergine, Mezzosangue...” le sibilò all’orecchio -“...pensavo che Krum o Lenticchia ti avessero fato una bella sbattuta, almeno una volta” Rise. Bastardo. “ma non preoccuparti... con me, vivrai un’esperienza indimenticabile...”
Hermione rabbrividì, ma non riusciva più a opporre resistenza. Era senza forze, ormai. Il biondo portò le mani ai fianchi di lei, afferrò l’elastico delle sua mutandine e gliele strappò con forza, gettandola dietro di sé. La riccia emise un gemito di paura.
Il Serpeverde si alzò e le aprì le gambe, forzandola, per poi posizionarsi tra di esse. Hermione approfittò del momento in cui si toglieva i boxer per alzarsi a sedere, portando il viso vicino al suo. Il respiro ansante, le guance arrossate. E quegli occhi d’oro colato, resi ancora più brillanti per il luccichio delle lacrime.
“Non farlo...” disse in un sospiro, con un filo di voce, senza spostare gli occhi da quelli argentati di lui.
Malfoy sorrise. Si avvicinò al suo viso e posò le labbra su quelle di lei.
Prima fu un bacio leggero a fior di labbra, poi cercò l’accesso alla sua bocca e lo trovò facilmente, più che altro approfittando dello stupore di lei.
Portò una mano dietro la nuca della ragazza, passando le lunghe dita bianche tra i suoi riccioli ribelli.
Si baciarono così, in silenzio. Lentamente la stese sul letto, mettendosi su di lei, continuando a giocare con le sue labbra e la sua lingua.
Fece scorrere una mano lungo il suo profilo seguendo la linea dei fianchi. Scese a sfiorarle la coscia e la afferrò. Hermione sentì la bocca del biondo stendersi in un sorrisetto. Non ebbe il tempo di pensare, che si trovò a urlare tra le labbra di Malfoy.
Era entrato in lei affondando quanto più possibile con un unico colpo secco e deciso. La sentì irrigidirsi, trattenere il fiato e respirare forte subito dopo. Spinse di nuovo. Ad ogni spinta, sempre più forte della precedente, lei gemeva di dolore. Aveva affondato le unghie nelle sue braccia, incapace ormai di respingerlo.
Malfoy non era mai stato così soddisfatto di sé in vita sua.
Aveva finalmente preso la sua vendetta sulla Mezzosangue. L’aveva fatta piangere, gemere, supplicare. Oh, sì... vederla così impotente sotto di sé era una soddisfazione impagabile.
L’aveva finalmente piegata. Era in lei, e la stava distruggendo. Doveva sporcarla, lacerarla.
Farla a pezzi. E lo stava facendo con enorme piacere. Tingere di nero la sua stupida anima pura. Le aveva strappato le ali.
E ora come farai a volare, Mezzosangue?
Il suo generoso e grande cuore da Gryffindor si sarebbe indurito e congelato. I suoi occhi d’oro si sarebbero tinti di rosso. Rosso, come il sangue che copioso si riversava sulle lenzuola candide dal suo corpo violato.
Quando ebbe finito, rimase in lei e la osservò. Lacrime, sudore. I riccioli color cioccolato erano sparsi sul cuscino. Il seno si alzava e si abbassava seguendo il suo respiro veloce. Le mani ancora sulle braccia di lui.
La guardava, e gioiva. Aveva fatto un ottimo lavoro.
Quando il respiro si fu regolarizzato, Hermione spostò la testa per incatenare gli occhi argentei dello Slytherin con i suoi. Lo guardava. Lo odiava. Era profondamente schifata.
Rabbia, dolore, odio. Odio le scorreva feroce nelle vene.
Mosse la mano destra, accarezzando il braccio della serpe. Arrivò al suo viso. Gli accarezzò piano la guancia. Poi la sua espressione cambiò. Divenne truce.
Il biondo se ne accorse troppo tardi, quando un bruciore alla guancia sinistra e il movimento rapido di lei gli fecero capire che l’aveva graffiato.
A sangue. Sul viso.
Riportò lo sguardo su di lei: aveva un ghigno dipinto in volto. Avrebbe voluto colpirla per quell’affronto.
“Tu...” sibilò, guardandola in tralice, come per minacciarla.
Uscì dal suo corpo, si vestì e se ne andò dalla stanza sbattendo violentemente la porta dietro di sé.





Tutte le ragazze sognano la loro prima volta. “Deve essere perfetta” dicono. Il ragazzo giusto, il luogo giusto, il momento giusto, il modo giusto. Tutto giusto, perfetto.
Anch’io sognavo quel momento. Anch’io sognavo l’unione di corpo e anima con il ragazzo che avrei amato. Perfetto.
Ma non fu così... la mia prima volta, fu una violenza. Brutale, crudele. Attuata dalla persona che più odiavo al mondo.
E non sapevo perché. Era necessario? Era un ordine? Serviva a qualcosa? Faceva parte di un piano. No, non sapevo niente, allora.
Niente di tutto ciò che so adesso. Adesso so il perché. Conosco il motivo.
Ma cosa potevo capirne, allora? Ero solo una ragazza di 17 anni con tanti sogni infranti. Violata nel cuore, nell’anima, e nel corpo.
Se ci fosse stato Harry... se avesse potuto sentirmi... se il grido della mia disperazione fosse arrivato fino a lui...
Ma non fu così.
E quello, fu il giorno più brutto di tutta la mia vita. Fino ad ora.

 
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°piperina°
view post Posted on 22/4/2008, 00:02




*Act IV*
- Prisoner-







Ho pensato a te ogni giorno, da quando ci siamo separati. Da quel maledetto momento.
Ogni giorno, da che ho aperto gli occhi, sei sempre stato nei miei pensieri.
Se sopravvivo, se mi costringo a farlo… è solo per te, Harry.
Tu, che sei la mia Speranza. Non la speranza del Mondo Magico. Ormai non ha più importanza. Sei la mia speranza. Solo mia.
È per te, che sopporto tutto questo. È per te, che ogni giorno, quando apro gli occhi, combatto con il desiderio di farla finita...
Solo per te. Harry.






“Svegliati, Sfregiato!”
Una voce strascicata e beffarda, complice una secchiata d’acqua gelida, fecero sobbalzare il giovane Potter, ridestandolo dal suo sonno tormentato. I suoi occhi smeraldini incontrarono quelli argentei del giovane Malfoy. Non gli disse niente, ma lo guardò in tralice.
“Ho una cosa interessante da mostrarti.”
“Non mi interessa.”
“Oh, questi ti interesserà...” disse sorridendo malevolo.
“Questa...” prese in mano un oggetto da sotto il mantello -“E’ una... videocamera... babbana”
Si avvicinò al moro -“L’ho stregata, in modo che registrasse all’infinito.”
“Vuoi mostrarmi le tue imprese da Mangiamorte, furetto?”
“No... questo è molto, molto meglio...” rispose ridendo sommessamente.
Posò la videocamera su uno sgabello opportunamente apparso e si appoggiò allo stipite della porta, con le braccia incrociate al petto.
Il Bambino Sopravvissuto era seduto su di un materasso poggiato a terra. Aveva i polsi incatenati e la sua libertà di movimento era molto limitata.
Stanco, sporco, trasandato: l’immagine perfetta del prigioniero ideale. Solo gli occhiali erano intatti.
Dall’obiettivo della videocamera fuoriuscì un fascio di luce proiettata sul muro, di fronte al recluso.
Le immagini presero forma dal fumo.



Una ragazza fu spinta all’interno di una camera da letto. La vide cadere a terra, e la porta chiudersi. Poi, la ragazza si alzò e si guardò intorno.



“Hermione!”
Malfoy sorrise nel buio.



“Che intenzioni hai?”
“Sei intelligente abbastanza per capirlo da sola, Mezzosangue. Fatti un bagno e vestiti.”
La porta si chiuse.




Harry guardava con gli occhi sbarrati. Vide l’amica uscire dal campo visivo, e tornare con addosso una camicia e una gonna.
E poi, la porta si riaprì, e comparve di nuovo. Lui. Draco Lucius Malfoy. Gli scoccò un’occhiata carica di odio, prima di tornare ad osservare quello che succedeva alla sua amica.



“Ho scelto bene i vestiti, Mezzosangue. Sono perfetti”
“Stammi lontano... no... non avvicinarti... ti avverto, Malfoy... stammi lontano, o io--”
“Tu COSA, Mezzosangue?”
Malfoy aveva completamente annullato la distanza tra loro, portandola contro il muro. Alzò una mano, e con l’indice corse lungo la sua guancia, il collo, la spalla e il braccio, fino ad arrivare al polso, che afferrò con forza.
“Lasciami!”
“No.”
Hermione prese a dimenarsi.
“No! Stammi lontano!” gridò, dandogli calci e spinte, liberando il polso dalla morsa di lui.
“Mia cara, non si fa così.” sorrise suadente, il bastardo.
La prese per le spalle e la sbatté con forza al muro. Passò un braccio intorno alla sua vita sottile, premendola contro di sé.




Harry avrebbe voluto picchiarlo a sangue. Come si permetteva di toccare in quel modo Hermione?! La SUA Hermione, la sua migliore amica. Ma presto sarebbe arrivato il peggio.
Vide Malfoy portare la sua amica sul letto, lei che si allontanava, e lui che la riportava sotto di sé.
“Oh... no... Hermione... Hermione...”
I suoi occhi color dello smeraldo si riempirono di lacrime. Si sentiva lacerare l’anima. Niente, in confronto a quello che stava passando lei.
Guardava la sua migliore amica che piangeva e si dimenava sotto quell’infida serpe che ora ghignava soddisfatto poco lontano da lui. Se solo avesse avuto la sua bacchetta... se solo non fosse incatenato... oh, quanto male che avrebbe voluto fargli!
Harry avrebbe voluto morire quando udì Hermione chiamare il suo nome. Lo invocava, gli chiedeva aiuto... e lui non aveva potuto fare niente.



“Non si pensa a Potter quando si è a letto con un Malfoy.”
Le aveva strappato la camicia e il reggiseno, poi la gonna, ed erano entrambi quasi nudi. Hermione piangeva e invocava aiuto. Gli diceva di smetterla.
“Noo! Smettila! Lasciami!!”
Si portò le mani al viso, ma lui gliele spostò.

“No, Granger. Voglio che mi guardi, mentre ti violento.”




Harry serrò i pugni con così tanta forza da ferirsi i palmi delle mani con le unghie.
Maledetto bastardo... come aveva potuto dirle una cosa simile? Dannazione, la stava stuprando!



“Sei vergine, Mezzosangue. pensavo che Krum o Lenticchia ti avessero dato una bella sbattuta, almeno una volta. Ma non preoccuparti. con me, vivrai un’esperienza indimenticabile...”
I singhiozzi di lei. Le sue preghiere. Le sue suppliche.



“Non farlo...”
E poi...




Harry chiuse gli occhi e si voltò da un’altra parte, quando sentì la sua migliore amica gridare per il dolore che aveva provato nel momento in cui quel bastardo l’aveva penetrata.
Lui, quel viscido Mangiamorte, stava violentando la sua migliore amica lì, davanti ai suoi occhi, proiettati su un muro.
“Guarda, Potter... il tuo angelo ha perso le ali.”
La riproduzione si fermò. Sgabello e videocamera sparirono.
Nella stanza, si sentivano solo i singhiozzi sommessi del Bambino Sopravvissuto.
“Hai visto, Potter? Vedi cosa succede, a chi ti sta intorno? Ma non preoccuparti... ora sei pressoché inutile.”
“Maledetto!! Bastardo!! Come hai potuto?!”
“Che bei paroloni, Sfregiato... ma ormai non sei più tu il centro del mondo.”
“Cosa diavolo vai blaterando?!”
“Non capisci?” rise -“Non abbiamo bisogno di usare i tuoi amichetti per arrivare a te. Sei TU che servi per tenere il pugno LEI.”
“Cosa... tu... stai mentendo! Bugiardo!!”
“Non sto affatto mentendo.”
“Sì, invece! Hermione non c’entra niente con me e Voldemort! Niente!! È una strega come le altre!”
“E’ qui che sbagli, Potter.” fece il biondo scuotendo il capo -“La tua amichetta non è una comune strega. È molto di più. Racchiude in sé un potere così grande che non te lo puoi neanche immaginare.”
Harry era sconvolto. L’avevano preso per arrivare a lei? Il loro obiettivo era... Hermione?
Una strega brillante, la migliore studentessa della scuola, abile in qualsiasi cosa tranne che per il volo e Divinazione.
Ed era lei, che puntavano? Da quanto? Perché? No, doveva essere una finta. Sicuramente era un modo per incastrarlo, facendo pressione sui suoi affetti.
Eppure, in quel momento alcune parole gli trapassarono la testa.


“Se non avessi degli ordini da eseguire, ti ucciderei all’istante, per tutti i fastidi che ci hai procurato.”
Quel Mangiamorte... cosa diavolo aveva detto?



“Piuttosto, Sfregiato... mi hai sorpreso.”
Il moro alzò lo sguardo su di lui. Lo odiava. Voleva ucciderlo.
“Non sapevo che voi Grifoni-perfettini-tutti-buoni-e-tutti-onesti sapeste usare le Maledizioni Senza Perdono.”
Harry non rispose.
“E’ stata una scoperta interessante... e mi alleggerisce di molto il lavoro.”
“Quale lavoro?”
Sorriso alla Malfoy.
“Il lavoro sulla Mezzosangue, Potter.”
“Quale lavoro?!” ripeté gridando.
Di nuovo, il biondo sorrise.
“Quello di far emergere tutto il potere che nasconde. Il potere nero. La maledizione degli occhi d’oro.”
Aveva parlato in tono terribilmente serio e solenne. Si guardavano intensamente negli occhi, senza muovere un solo muscolo. Due statue poste una di fronte all’altra.
Sembrava che non stessero neanche respirando.
Il prigioniero e il carceriere.
La vittima e il suo carnefice.
“Ti ucciderò, Malfoy, fosse l’ultima cosa che faccio.”- un sussurro.
Nessuna risposta. Nessuna reazione.
“Non so cosa tu voglia fare ad Hermione... ma sappi che ti ostacolerò in tutti i modi. Quando sarò fuori di qui, verrò a cercarti. E ti ucciderò con le mie mani.”
Il biondo non reagì subito. Lo guardava, appoggiato in modo dannatamente strafottente allo stipite della porta.
Storse appena le labbra.
“Ci conto, Potter.”
Si voltò, lasciando che il mantello svolazzasse dietro di lui, mentre lasciava la prigione.





Harry era disperato. Aveva il cuore a pezzi. Stanco per la battaglia, straziato dalla sofferenza per la perdita dei suoi amici... scioccato per la violenza subita da Hermione.
Hermione... una delle persone più importanti della sua vita. Con lei aveva un rapporto che trascendeva affetto, amicizia, amore... un legame speciale.
Comunicavano con lo sguardo. Toccarsi anche solo la punta delle dita, per loro, equivaleva al Paradiso. Si confidavano, si aiutavano. Non c’erano segreti tra loro.
Hermione. Il suo angelo.





“Sei dispettoso, giovane Malfoy.”
“Lo so, Nott.”
“Gli hai detto tutto?” chiese l’uomo accendendosi una sigaretta.
“Ovviamente no. Non sono così stupido da rivelargli il piano solo perché è alla nostra mercé.”- rispose il biondo, facendo altrettanto.
“Questa, però, è una cattiveria. In piena regola.” sorrise l’uomo.
“Mi sembra il minimo...”- ghignò il Serpeverde -“Il Signore Oscuro mi incarica di occuparmi direttamente della Mezzosangue, e io non lo faccio sapere a San Potter? È una soddisfazione troppo grande, Nott. Credo che tu non possa neanche comprenderla a fondo.”
“Probabile, Malfoy... probabile...”- soffiò un po’ di fumo -“Notizie di Lucius?”
“Nessuna.”
“E’ ancora in missione, quindi?”
“Già.”
Poi, Draco si scosse. Sentiva il Marchio bruciare. La chiamata. Doveva andare subito da lui.
Voldemort.





Lo attendeva seduto su di una poltrona di velluto rosso scuro, davanti ad un caminetto acceso.
“Mio Signore...”- disse il biondo, con deferenza, inchinandosi davanti a lui.
“Draco...”- una voce fredda e tagliente, metallica... come se provenisse da un’altra dimensione -“...ti aspettavo.”
“Sono qui, mio Signore.”- rispose senza muovere un muscolo.
“Hai fatto ciò che ti ho chiesto?”
“Sì, mio Signore.”- un ghigno gli si dipinse sul volto.
“Bravo... ti faccio i miei complimenti, Draco... non ce ne sono molti, di servitori capaci come te.”
“Vi ringrazio, Mio Signore. È un onore servirvi.”- disse il biondo, falso e melenso come pochi.
“E’ per questo, che ti ho affidato un compito tanto importante. E delicato. Vedi, Draco... non possiamo permetterci il minimo errore, con quella ragazza. È troppo importante.”
“Lo so, mio signore...”
“Mille anni... la strega dagli occhi d’oro nasce ogni mille anni. Curioso, che sia nata in questi tempi, non trovi?”
“Sì, è curioso, mio signore. Ma è anche una fortunata scelta del Destino.”
“Esatto. Draco, mi piaci sempre di più.”- il Lord Oscuro si era alzato, facendo alzare anche il biondo, e gli stava accarezzando il viso.
Come un padrone che accarezza il proprio cane.
“Sei il mio asso nella manica, Draco. Mi aspetto il massimo, da te.”
“Lo avrete, mio signore.”- quel tocco sul viso era agghiacciante, pensò.
“Lo so. Ti credo. Lo sento, che tu sei... diverso, da tutti gli altri. Tu farai emergere tutta la magia nera che quella strega racchiude dentro di sé. So che eseguirai alla perfezione il tuo lavoro.”
“Vi ringrazio infinitamente, mio signore.”- disse il biondo accennando un inchino col capo.
Quello sorrise. Dio, non si può dire che fosse un sorriso, con quella faccia che si trovava.
Ma ormai, il piano era iniziato. Il progetto sulla Mezzosangue era avviato.
Lei, la strega dagli occhi d’oro... la maledizione legata a quel colore. Colei che nasce ogni mille anni. Colei che può decidere le sorti del mondo.
Ed ora, una bomba come quella, era nelle mani più sbagliate in cui potesse finire.





E non sapevo, non sapevo che stavo dando loro tutto ciò che volevano. Non sapevo che il mio modo di reagire era ciò che si aspettavano.
Non sapevo che, in qualche modo, li stavo aiutando.
Ma come potevo sapere? Come potevo immaginare che volevano proprio quello? L’odio e la rabbia che provavo… non potevo nasconderli. Esplodevano dentro di me, rabbiosi. Mi dilaniavano il petto.
Volevo solo provocare dolore. Vendicarmi. Dio, se avessi saputo a cosa stavo andando incontro, avrei almeno fatto finta...
Ma no, non era la facciata che loro guardavano. Era l’anima. Loro mi guardavano l’anima.
La scrutavano, la monitoravano. Volevano che diventasse nera.
Ho ancora una speranza di salvarmi? Posso ancora fare qualcosa? Voglio fare qualcosa. Voglio salvarmi.
Harry... tu puoi ancora salvarmi? Puoi farlo?
Dimmi di sì, e morirò per te...

 
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