*Act III*
- Violazione-
Perché anche i maghi devono dormire?
Non voglio chiudere gli occhi... non voglio ricordare, svegliarmi urlando, rivivere un’altra volta tutto quanto...
Cosa può darmi sollievo, ormai?Buio. Silenzio. Freddo. Umido. E dolore. Queste le sensazioni che provò Hermione Jane Granger quando aprì gli occhi.
Ci mise un po’ a prendere coscienza di sé. Scosse la testa, e i suoi riccioli castani seguirono quel movimento.
Provò ad alzarsi: un rumore metallico e una fitta ai polsi le fecero intuire di essere incatenata, probabilmente in qualche segreta.
Sbuffò, ma era furiosa. E il dolore le spaccava il cuore.
Ginny... la sua cara Ginny... Dean... Neville, Luna... uno dopo l’altro, i suoi più cari amici erano morti.
Che ne era stato dei sopravvissuti? Erano prigionieri anche loro? E Harry? Dove si trovava? Era ancora vivo? Pensare le faceva aumentare il mal di testa.
Poi, un rumore di passi, voci che parlavano, una porta che si apriva. Alla fioca luce delle torce, Hermione distinse tre sagome incappucciate.
Una quarta avanzò e abbassò il copricapo, rivelando il volto di chi c’era sotto.
“Malfoy...”
“Granger...”
“Lurido bastardo!!” un’ondata di rabbia la invase.
Si dimenò come per saltare addosso al biondo e togliergli quel sorriso dalla faccia.
“Calma, calma... avrai modo di dimenarti quanto vorrai,
dopo” uno strano lampo gli attraversò gli occhi azzurri.
“Dov’è Harry?! Cosa gli avete fatto?!”
Malfoy storse le labbra in una smorfia disgustata -“E’ vivo” Si rimise il cappuccio e si voltò verso i suoi compagni.
“Portatela dove sapete, ma fate attenzione: è pericolosa anche senza bacchetta”
E aveva ragione. In tre fecero fatica a portarla: urlava e si dimenava come un'indemoniata. Con il cappuccio nero che le avevano messo in testa, poi, non aveva la minima idea di dove fosse, dove la stessero portando e che strada stesse facendo.
Ad un certo punto le tolsero il cappuccio e la spinsero oltre una porta, che fu celermente chiusa alle sue spalle. Per la spinta ricevuta era caduta a terra.
Si alzò e osservò la stanza: in un angolo si trovavano un tavolino e due poltrone, vicine ad una grande pianta.
Più in là scorse una porta aperta che rivelava un bagno grande e comodo, a quanto poté vedere. Spostando lo sguardo, notò un armadio a due ante, un piccolo comò, un comodino e... un letto.
Un grande letto matrimoniale a baldacchino.
Il respiro le si fermò in gola.
Perché l’avevano portata in una camera da letto? No, non voleva conoscere la risposta a quella domanda.
Sentì un rumore alle sue spalle. Non si voltò. Sapeva bene chi era.
“Che intenzioni hai?”
“Sei intelligente abbastanza per capirlo da sola, Mezzosangue”
La voce gelida e beffarda di Draco Malfoy le perforava la testa. Non lo vedeva, ma sapeva quale maledetto ghigno diabolico avesse stampato in faccia quella serpe velenosa.
“Fatti un bagno e vestiti”
Poche parole, per poi uscire dalla stanza e richiudere la porta dietro di sé.
Immersa nell’acqua calda e coperta di schiuma, Hermione non poteva non pensare a quello che le sarebbe successo di lì a poco. No, era troppo. Non voleva crederci. Quanto altro dolore doveva sopportare? Non avrebbe retto a una cosa del genere.
Il suo orgoglio era esausto, stanza di scontrarsi con la lingua biforcuta di Malfoy, e ben presto anche con qualcos’altro.
Tremò. Tremava mentre si lavava via il sangue di dosso; tremava mentre si asciugava i capelli; tremava mentre si vestita.
Erano stati prepararti biancheria intima, una camicetta bianca, una gonna a pieghe e ballerine.
Sospirò. Guardò il letto. Lo odiava.
Quel letto avrebbe assistito ad uno scempio disumano.Abbassò gli occhi, fissandoli sul pavimento. A cosa era servito conservarsi per 17 anni? A cosa era servito dire di no a Vicktor Krum, a Ron, se poi doveva finire in quel modo?
La serratura della porta scattò, ed Hermione con essa. L’uscio si aprì lentamente, rivelando la figura imperiosa di Draco Malfoy. Lo richiuse alle sue spalle.
Quando la serratura si chiuse, Hermione si sentì perduta.
Il biondo la guardava da lontano. Sorrise, compiaciuto, e si passò la punta della lingua sulle labbra.
Di nuovo, Hermione rabbrividì.
Il ragazzo si tolse il mantello e lo posò su una sedia, poi si voltò e si avvicinò a lei a passi lenti e misurati, ma che troppo in fretta accorciavano le distanze tra loro due.
“Ho scelto bene i vestiti, Mezzosangue. Sono perfetti”
La riccia fremette. I vestiti che indossava... li aveva scelti lui? Sentì la stoffa bruciare al contatto della sua pelle.
“Stammi lontano” quello che voleva essere un ordine si rivelò un singhiozzo -“...no... non avvicinarti... ti avverto, Malfoy... stammi lontano, o io--”
“Tu COSA, Mezzosangue?”
Malfoy aveva completamente annullato la distanza tra loro, portandola contro il muro.
Alzò una mano, e con l’indice corse lungo la sua guancia, il collo, la spalla e il braccio, fino ad arrivare al polso, che afferrò con forza.
“Lasciami!”
“No”
Era inutile cercare di non tremare. Sentiva - o meglio sperava- che sarebbe svenuta di lì a poco. Malfoy restrinse di più il polso e premette il corpo contro il suo. Come svegliata da una secchiata d’acqua, Hermione si scosse e prese a spingerlo.
“No! Stammi lontano!” gridò, dandogli calci e spinte, liberando il polso dalla morsa di lui.
“Mia cara, non si fa così” sorrise suadente, il bastardo.
La prese per le spalle e la sbatté con forza al muro. Passò un braccio intorno alla sua vita sottile, premendola contro di sé.
Hermione si sentiva spacciata. Si dimenava, combatteva come una farfalla intrappolata nella tela di un ragno. Ma era molto più debole di lui, ed era spossata dal dolore e dalla recente battaglia.
Malfoy le afferrò i polsi bloccandoli al muro, mentre le baciava il collo. Quella tortura durò a lungo: bloccata al muro, la bocca del biondo vagava indisturbata su di lei.
Si sentì allontanare dalla parete e spingere sul materasso morbido.
“Non voglio! Smettila!”
Singhiozzava, gli occhi bagnati di lacrime che le rigavano il volto arrossato per la vergogna e per la rabbia.
Ma a lui non importava. Si spostò sul letto rotolando lontano, ma questo parve divertire il Serpeverde.
“Sei divertente, Mezzosangue. Ma non farti rincorrere troppo...”
Con uno scatto felino la prese per la vita facendola scivolare sotto di lui. Teneva le gambe saldamente unite, piangeva e tremava. Uno spettacolo allettante per lui. Le bloccò i polsi con una mano, mentre la sovrastava.
“Harry... Harry...”
“Questo non si fa, Mezzosangue...” sussurrò il biondo chinandosi su di lei -“Non si pensa a Potter quando si è a letto con un Malfoy”
“Lasciami andare... ti prego... non farmi questo...”
“Oh, sì che posso. Lo sto facendo” sorrise malefico.
“No... ti prego.!”
“E adesso, Mezzosangue...” disse, posando le mani diafane sul petto di lei -“...vediamo se il tuo San Potter verrà a salvarti!” dicendo questo le strappò la camicetta con un gesto secco. I bottoni tintinnarono sul pavimento freddo.
“Noo! Smettila! Lasciami!!”
Si portò le mani al viso, ma lui gliele spostò.
“No, Granger. Voglio che mi guardi, mentre ti violento”
Scosse la testa disperata, dicendo chissà cosa, mettendo le mani sulle spalle di lui per allontanarlo. Inutilmente. Le aveva appena strappato il reggiseno insieme a quel poco che restava della camicetta.
Lei continuava a piangere e supplicarlo di fermarsi, ma lui si tuffò sul suo seno.
Era una lotta. Lei cercava di divincolarsi, lui la teneva ferma sotto di sé.
Si portò una mano al petto, afferrò la stoffa della camicia che indossava e la strappò. Ben presto anche lui rimase a petto nudo.
Hermione si sentiva sempre più perduta, impotente sotto le mani di lui, i suoi occhi feroci, il suo tocco famelico.
Con una mano le percorse la gamba fin sotto la gonna. La riccia sussultò, quando sentì premere forte contro di sé. In un attimo le tolse la gonna. Cercò di alzarsi, ma fu subito rigettata contro il materasso.
Piangeva, pregava, tremava. Invocava Harry. Harry, Harry, e ancora Harry, nella vana speranza che i suoi richiami giungessero fino a lui.
Malfoy si slacciò i pantaloni e li gettò lontano.
Era sopra di lei, corpo contro corpo, pelle contro pelle. La leccava ovunque riuscisse ad arrivare. Voleva impossessarsi della sua bocca, che in quel momento continuava a invocare il nome di un altro.
La voleva, la
doveva avere. L’angelo di Potter, colei che l’aveva sempre salvato in qualsiasi situazione.
C’era lei, dietro ogni sua mossa. E ora... l’aveva nelle sue mani, sotto di sé, impotente.
Questo era ciò che lo eccitava di più: la fiera, orgogliosa e testarda Grifondoro, finalmente piangeva sotto di lui.
Fece scivolare una mano sotto l’unico indumento -intimo- che indossava,e si intrufolò velocemente dentro di lei.
Hermione sussultò. Era rigida, i muscoli tesi. Infilò un dito, poi un altro e un altro ancora. Faceva male.
La riccia lo vide ghignare al suo solito diabolico modo.
“Sei vergine, Mezzosangue...” le sibilò all’orecchio -“...pensavo che Krum o Lenticchia ti avessero fato una bella sbattuta, almeno una volta” Rise. Bastardo. “ma non preoccuparti... con me, vivrai un’esperienza indimenticabile...”
Hermione rabbrividì, ma non riusciva più a opporre resistenza. Era senza forze, ormai. Il biondo portò le mani ai fianchi di lei, afferrò l’elastico delle sua mutandine e gliele strappò con forza, gettandola dietro di sé. La riccia emise un gemito di paura.
Il Serpeverde si alzò e le aprì le gambe, forzandola, per poi posizionarsi tra di esse. Hermione approfittò del momento in cui si toglieva i boxer per alzarsi a sedere, portando il viso vicino al suo. Il respiro ansante, le guance arrossate. E quegli occhi d’oro colato, resi ancora più brillanti per il luccichio delle lacrime.
“Non farlo...” disse in un sospiro, con un filo di voce, senza spostare gli occhi da quelli argentati di lui.
Malfoy sorrise. Si avvicinò al suo viso e posò le labbra su quelle di lei.
Prima fu un bacio leggero a fior di labbra, poi cercò l’accesso alla sua bocca e lo trovò facilmente, più che altro approfittando dello stupore di lei.
Portò una mano dietro la nuca della ragazza, passando le lunghe dita bianche tra i suoi riccioli ribelli.
Si baciarono così, in silenzio. Lentamente la stese sul letto, mettendosi su di lei, continuando a giocare con le sue labbra e la sua lingua.
Fece scorrere una mano lungo il suo profilo seguendo la linea dei fianchi. Scese a sfiorarle la coscia e la afferrò. Hermione sentì la bocca del biondo stendersi in un sorrisetto. Non ebbe il tempo di pensare, che si trovò a urlare tra le labbra di Malfoy.
Era entrato in lei affondando quanto più possibile con un unico colpo secco e deciso. La sentì irrigidirsi, trattenere il fiato e respirare forte subito dopo. Spinse di nuovo. Ad ogni spinta, sempre più forte della precedente, lei gemeva di dolore. Aveva affondato le unghie nelle sue braccia, incapace ormai di respingerlo.
Malfoy non era mai stato così soddisfatto di sé in vita sua.
Aveva finalmente preso la sua vendetta sulla Mezzosangue. L’aveva fatta piangere, gemere, supplicare. Oh, sì... vederla così impotente sotto di sé era una soddisfazione impagabile.
L’aveva finalmente piegata. Era in lei, e la stava distruggendo. Doveva sporcarla, lacerarla.
Farla a pezzi. E lo stava facendo con enorme piacere. Tingere di nero la sua stupida anima pura. Le aveva strappato le ali.
E ora come farai a volare, Mezzosangue?Il suo generoso e grande cuore da Gryffindor si sarebbe indurito e congelato. I suoi occhi d’oro si sarebbero tinti di rosso. Rosso, come il sangue che copioso si riversava sulle lenzuola candide dal suo corpo violato.
Quando ebbe finito, rimase in lei e la osservò. Lacrime, sudore. I riccioli color cioccolato erano sparsi sul cuscino. Il seno si alzava e si abbassava seguendo il suo respiro veloce. Le mani ancora sulle braccia di lui.
La guardava, e gioiva. Aveva fatto un ottimo lavoro.
Quando il respiro si fu regolarizzato, Hermione spostò la testa per incatenare gli occhi argentei dello Slytherin con i suoi. Lo guardava. Lo odiava. Era profondamente schifata.
Rabbia, dolore, odio. Odio le scorreva feroce nelle vene.
Mosse la mano destra, accarezzando il braccio della serpe. Arrivò al suo viso. Gli accarezzò piano la guancia. Poi la sua espressione cambiò. Divenne truce.
Il biondo se ne accorse troppo tardi, quando un bruciore alla guancia sinistra e il movimento rapido di lei gli fecero capire che l’aveva graffiato.
A sangue. Sul viso.
Riportò lo sguardo su di lei: aveva un ghigno dipinto in volto. Avrebbe voluto colpirla per quell’affronto.
“Tu...” sibilò, guardandola in tralice, come per minacciarla.
Uscì dal suo corpo, si vestì e se ne andò dalla stanza sbattendo violentemente la porta dietro di sé.
Tutte le ragazze sognano la loro prima volta. “Deve essere perfetta” dicono. Il ragazzo giusto, il luogo giusto, il momento giusto, il modo giusto. Tutto giusto, perfetto.
Anch’io sognavo quel momento. Anch’io sognavo l’unione di corpo e anima con il ragazzo che avrei amato. Perfetto.
Ma non fu così... la mia prima volta, fu una violenza. Brutale, crudele. Attuata dalla persona che più odiavo al mondo.
E non sapevo perché. Era necessario? Era un ordine? Serviva a qualcosa? Faceva parte di un piano. No, non sapevo niente, allora.
Niente di tutto ciò che so adesso. Adesso so il perché. Conosco il motivo.
Ma cosa potevo capirne, allora? Ero solo una ragazza di 17 anni con tanti sogni infranti. Violata nel cuore, nell’anima, e nel corpo.
Se ci fosse stato Harry... se avesse potuto sentirmi... se il grido della mia disperazione fosse arrivato fino a lui...
Ma non fu così.
E quello, fu il giorno più brutto di tutta la mia vita. Fino ad ora.