[Nc17] Sorrowful Revenge [Cosa Resta], Draco/Herm, One Shot, Nc17, Lemon

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HermyKitty
view post Posted on 25/6/2008, 09:29









Rating: Nc17!
Genere: Romantico, Suspance, Erotico.
Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, (compare anche) Harry Potter.

Dedicata alle mogli, perchè non saprei più che fare senza.


Sorrowfull Revenge

[Cosa resta]


Una nuova folata di vento fece passare diversi fogli di giornale da un marciapiede all’altro della strada. Alla debole luce dei pochi lampioni rimasti accesi, una figura incappucciata spense la sua sigaretta e la gettò a terra, per poi proseguire per quella via guardando fisso davanti a sé, sicuro.

Si sistemò meglio il mantello nero sulle spalle con una mossa elegante, ed alzò lo sguardo sulla via semideserta.

Il cappuccio cadde lievemente all’indietro, rivelando sottili ciocche di serici capelli biondi, e mentre il ragazzo lo tirava nuovamente sul viso, le sue iridi argentate intercettarono lo sguardo di una giovane dai lunghi capelli castani dall’altro lato della strada, che gli rivolse un sorriso smagliante ed ammiccò.

Scocciato, estrasse la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e mosse appena la mano, in modo che la punta fuoriuscisse da sotto il mantello; la ragazza, spaventata, tirò dritto camminando più veloce di prima.

Ne aveva abbastanza, di donne che gli cadevano ai piedi.

Quella sera, voleva qualcosa di diverso. Voleva qualcuno, di diverso.

Quella era la sera.

Si guardò intorno ed imboccò un vicolo cieco, dove nessuno potesse vederlo.

Sapeva dove andare.

Sebbene quando gli era giunto l’invito per il ricevimento avesse pensato a quell’occasione come ad una estrema seccatura, si era poi reso conto che poteva invece essere una buona opportunità.

E se non lo fosse stata, ma raramente i suoi piani fallivano, non sarebbe stata una grande perdita.

In fondo, cosa resta di una notte, per quanto speciale possa essere? Un ricordo sfocato, e la voglia di viverne un’altra.

Fece un mezzo giro su se stesso, e si Materializzò su un pianerottolo.

- Stupidi sistemi Babbani.- sibilò.

Con un gesto stizzito, allontanò dal braccio destro il mantello ed allungò la mano verso un piccolo campanello in ottone. Al solo sfiorarlo, il campanello suonò appena e la porta si aprì magicamente.

Compiaciuto, il ragazzo entrò in quell’ambiente lievemente chiassoso.

Il rumore era ridotto, dato il numero considerevole di persone che si trovavano lì dentro: appena entrati, si distingueva un’unica grande sala completamente piena di gente tirata a lucido e vestita di diversi colori.

A circa un terzo della stanza, a partire dalla parete opposta all’entrata, si trovava una lunga tavolata sulla quale facevano bella mostra di sé piatti e leccornie varie da tutto il mondo magico, mentre alla sua sinistra, il giovane poteva vedere un piccolo chioschetto per le bibite e gli alcoolici.

Perfetto, pensò.

Guardò alla sua destra, attraverso le decine di teste, ed osservò i numerosi quadri che spiccavano su tutte le pareti bianche.

- Si tratta bene, il nostro ministro, non trovi? -.

Una voce maschile lo raggiunse; il biondo si voltò per trovarsi di fronte ad un ragazzo poco più alto di lui ma decisamente più massiccio, di carnagione particolarmente chiara e dai capelli biondo cenere.

Corrugò la fronte, sorpreso: chi diavolo era quel ragazzo?

- Non sei cambiato affatto, Malfoy. -.

Ancora più sorpreso, il biondo si avvicinò al chiosco, al quale era seduto quel giovane che conosceva il suo nome. Non che fosse strano, era decisamente conosciuto, nel mondo magico, ma lui mostrava di conoscerlo.

Si sedette accanto a lui, scrutandolo.

- Ci conosciamo? -.

- Male, direi. Il mio nome è Seamus Finnigan. -.

Qualcosa scattò nella testa di Malfoy, e ricordò: Grifondoro.

- Capisco. -.

- Beh, ovviamente ora che la guerra è finita è cambiato tutto, no? Non hanno più senso tutte quelle distinzioni, Auror e Mangiamorte, Mezzosangue e Purosangue, Grifondoro e Serpeverde... -.

Il biondo sorrise a quelle parole, ma chi l’avesse osservato bene avrebbe potuto intravedere l’ombra più che accennata di un antico ghigno comparire sul suo volto.

Stolto.

- Certo. -.

Seamus gli rivolse un ampio sorriso, poi si sporse, tendendogli la mano.

- Cominciamo da capo. Seamus Finnigan. -.

Si chiese se non stesse partecipando ad un teatro dell’assurdo, o a qualcuno di quegli insulsi programmi babbani che ce la mettevano tutta per fare ammattire i malcapitati che venivano coinvolti.

- Draco Malfoy. - sibilò osservando il compagno scoppiare a ridere forzatamente.

Prese quella mano tanto simile a quella che, anni prima, non aveva mai toccato la sua, e scosse la testa per scacciare quel pensiero. Erano passati più di dieci anni ormai.

- Oh, signorina Lovegood, finalmente! Buona sera! -.

La voce sonora e gioviale del padrone di casa raggiunse i due compagni, rivolta però alla figura che era appena comparsa di fronte alla porta.

Portava un vestito blu lungo fino al ginocchio, che terminava in punte irregolari, di un tessuto particolarmente scintillante che s’intonava con la rosa argentata che aveva tra i capelli e le scarpe col tacco dello stesso colore.

Draco rimase basito: nulla rimaneva della vecchia compagna di scuola, se non l’aria curiosa e gli enormi occhi azzurri persi nel vuoto. Rivolse un sorriso esagerato al ministro, ed abbandonò per un momento la mano del suo accompagnatore per stringere quella del padrone di casa.

- È parecchio cambiato, non trovi? - gli chiese Finnigan.

- Di chi parli? - rispose svogliatamente combattendo l’impulso di accendersi una sigaretta.

- Neville. -.

Il cervello di Malfoy scattò nuovamente: Neville…

Paciock.

Voltò la testa di scatto per guardare nuovamente l’ultima coppia arrivata, il sorriso della Lovegood era ancora dove lo aveva lasciato.

- Quello è Paciock?? -.

Accanto a Luna, stava un ragazzo magro, con capelli castani corti e spettinati, postura eretta e sicura ed altezza molto maggiore rispetto a quella che Draco era certo di ricordare.

- Già. Scusami, vado a salutarlo. -.

Con un piccolo salto, il ragazzo scese dall’alto sgabello del piccolo bar, lasciando il biondo nuovamente solo.

Con un sospiro di sollievo, Malfoy si voltò verso l’uomo dietro al bancone ed ordinò un FireWiskey. Per fortuna se ne era andato, non ne poteva più di quell’ex-Grifondoro.

Lanciò un’ultima occhiata a Luna, e decise che sì, era piuttosto bella.

Ma non era quello che voleva quella sera.

Non era lei.

Si guardò nuovamente attorno e vide quello che era sicuramente Dean Thomas parlare con una ragazza che Draco avrebbe giurato di aver visto a Grifondoro durante il suo ultimo anno.

Perfetto, pensò, sono nella gabbia dei buoni di cuore.

Del resto, i suoi amici non erano stati altrettanto furbi. Alzò le spalle con un breve sospiro ricordandosi che in quel momento Pansy era in balia dei Dissennatori, così come Theodore, da diversi anni ormai. Non avevano saputo sfruttare l’importanza del loro nome.

Non come lui.

Sussultò alla vista di una ragazza bionda dai capelli piuttosto lunghi lasciati sciolti sulle spalle, fermati da un cerchietto rosso come il lungo ed attillato abito che la fasciava fino ai piedi, con uno spacco però che partiva dall’anca, non lasciando nulla all’immaginazione.

Aveva la netta sensazione di averla già vista.

Quando la giovane si girò, i suoi sospetti furono confermati. Lavanda Brown, Grifondoro.

Dunque, da qualche parte doveva esserci anche quell’impedito di Weasley.

Spostò ancora lo sguardo verso sinistra, per trovare, in fondo alla tavolata, la magrissima sagoma di Cho Chang. Le rivolse un sorriso sghembo quando lei alzò la testa dal suo drink sentendosi osservata, e poi si rigirò velocemente alla ricerca di qualche altro soggetto che potesse attirare la sua attenzione.

E fu allora che la vide.

Indossava un paio di semplici pantaloni scuri in tessuto di jeans, piuttosto attillati che facevano risaltare le sue gambe snelle, senza però renderla volgare. Aveva le braccia incrociate al petto in una posa statica, poco sotto il nodo che chiudeva il coprispalle nero che portava sopra alla magliettina bianca di cotone che non lasciava intravedere neanche un centimetro di quella pelle che Draco immaginò candida e inviolata.

Fece scivolare lo sguardo fino ai suoi piedi, che calzavano delle piccole ballerine dello stesso colore della maglietta.

L’emblema della semplicità, eppure così sensuale.

Una mano si alzò con un gesto elegante a portare dietro l’orecchio una ciocca ribelle della sua chioma riccia, che aveva lasciato sciolta nonostante l’occasione, ma poteva permetterselo: i boccoli le ricadevano morbidi fino a metà schiena. Malfoy fece una smorfia divertita al ricordo del cespuglio che sembrava avere in testa anni prima quella Mezzosangue.

La vide spostare più volte il peso da una gamba all’altra, e cercare di nascondere una smorfia: aveva la faccia annoiata di chi è costretto ad ascoltare discorsi a cui non è minimamente interessato.

Non aveva mai avuto slanci di generosità, ma per una volta, si disse, avrebbe anche potuto farlo.

In fondo, si trattava di qualcosa da cui avrebbe comunque registrato un notevole tornaconto, se fosse finita come aveva previsto.

Scivolò elegantemente giù dalla sedia, abbandonando il mantello su di essa e posando prima un piede e poi l’altro a terra. Fece un gesto del capo in direzione del giovane mago dietro al bancone che gli rispose annuendo tranquillo: aveva capito subito che quel ragazzo biondo avrebbe messo radici lì, quella sera.

Non sapeva quanto si sbagliava.

Con gesti rapidi ma controllati, com’era nella sua natura, raggiunse il centro della sala, dove quella ragazza e il Ministro stavano chiacchierando. Le sue orecchie annoiate colsero uno sfocato frammento della loro conversazione:

- ... in effetti, anche se non vuole ammetterlo, è completamente cambiato da quando ha chiuso quel negozio a Hogsmeade... - stava dicendo lui.

- Mi scusi - si inserì con voce melliflua, prendendo delicatamente la ragazza per un braccio - posso rubargliela un secondo? -.

La giovane corrugò la fronte, indecisa, il Ministro balbettò confuso - Oh sì, certo... -, ma Malfoy si era già allontanato, diretto al chioschetto da cui era venuto, portando con sé la ragazza.

Il barista sorrise lievemente nel vedere che il ragazzo aveva compagnia, sorriso che venne subito spento da un’occhiata di Draco, il quale ordinò un altro Wiskey e una Burrobirra per la riccia.

Entrambi bevvero in silenzio, studiandosi reciprocamente, annotandosi mentalmente ogni particolare cambiato, dall’ultima volta che si erano visti. Molto tempo prima, e non in circostanze piacevoli.

Infine, Hermione si decise a parlare:

- Chi si vede, il Mangiamorte pentito. - disse con falso entusiasmo, portando subito dopo la bevanda alle labbra.

Malfoy proruppe in una risata roca e forzata. Era come se la patina opaca del silenzio che si era creato si fosse incrinata ma non del tutto infranta.

Parole tese ad occupare quel vuoto che c’era fra loro e che pareva ad entrambi labile ed insieme abissale.

- Proprio tu lo dici, che sai meglio di chiunque quanto questo sia lontano dalla verità. -.

La ragazza girò lentamente il volto verso di lui, senza lasciare il calice sul bancone.

- Hai ragione, Malfoy, tu non sei mai stato un Mangiamorte. - rispose sarcastica.

- Il contrario se mai, non mi sono mai pentito. - disse più a se stesso che a lei.

- Mai sentito parlare di sarcasmo, Malfoy? -.

- Ho vissuto per anni, sul sarcasmo, Granger. - rispose con un ghigno.

- Vantatene, bravo. - commentò lei cercando qualcosa nella sua borsetta, lo sguardo concentrato all’interno di essa.

- Per lo meno non ho passato sette anni con i libri come miei unici amici. -.

La riccia gli rivolse uno sguardo di fuoco, mentre le sue dita si chiudevano sul pacchetto che stava cercando.

- In effetti, i tuoi amici erano molto meglio. - disse scettica estraendo una sigaretta dal piccolo pacchettino bianco e rosso ed accendendola, - Sei monotono, Malfoy. -.

- Tu no, - sentenziò lui, - da quanto fumi?-.

- Direi che questi sono affari miei. -.

Malfoy si piegò su di lei fino a trovarsi con le labbra a pochi centimetri dal suo orecchio.

- Questa sera - le sussurrò sfiorandolo - sono anche miei. Questa sera è nostra. -.

La riccia alzò un sopracciglio, assumendo un’espressione tra il divertito e il malizioso.

- Potrei chiederti da quanto bevi. - osservò furba.

- Ti direi che devi prima rispondermi tu. -.

- Troppo comodo, Malfoy. - disse,mentre le sue labbra assumevano un espressione che si avvicinava molto ad un ghigno.

Draco lo notò, e le rivolse un sorrisetto storto.

- Saresti stata una Serpeverde perfetta, Mezzosangue. -.

Hermione rispose, sorpresa: - Come fai a dirlo? -.

- Ti conosco, Granger, come tu conosci me: meglio di chiunque altro. -.

L’espressione sorpresa della ragazza mutò quasi immediatamente, in una attenta a ciò che stava accadendo: tutti si erano improvvisamente messi in movimento, e sembravano confluire verso un punto non ben definito nei pressi dell’entrata. Hermione scese istintivamente dallo sgabello e si alzò sulle punte per vedere meglio, ma prima che i suoi occhi raggiungessero la scena, le fu chiaro cosa stava succedendo dai commenti che le arrivarono alle orecchie.

- È davvero lui? -, - Ma sì, ha accettato l’invito del Ministro -, - È proprio lui, è Harry Potter! -.

Malfoy si abbandono con la schiena contro il bancone, e osservò sornione l’arrivo del salvatore del Mondo Magico a quella patetica e noiosa festa mondana.

Che sarebbe stata tale per tutti... o forse no.

- Guarda, Granger, - la richiamò senza staccare gli occhi dalla scena - lo Sfregiato ti ha scaricata per la Piattola. -.

- Io e Harry non siamo mai stati insieme. - disse tranquilla, - Ti sei costruito castelli inesistenti. -.

L’angolo destro della bocca di Draco si sollevò impercettibilmente, mentre uno stesso pensiero faceva il suo ingresso nella mente di entrambi.

Perchè si stava giustificando?

Hermione scosse la testa come per riprendersi, poi sfoderò un sorriso elegante e si rivolse nuovamente a Malfoy: - Ora, se non ti dispiace, vado a salutarlo. -.

Il biondo rimase interdetto ma ammirato per l’occhiata penetrante che gli aveva riservato prima di girarsi con una mezza piroetta e dirigersi verso il grosso della folla.

Terribilmente, inconsapevolmente, provocante.

Dalla sua postazione, Draco la vide farsi largo tra la folla, leggermente rigida sotto il suo sguardo, consapevole di essere osservata.

Dannata Mezzosangue.

Riportò la sua attenzione su Potter, mentre lei lo raggiungeva. La osservò sorridergli e abbracciarlo, mentre lui le rivolgeva parole che Draco non poteva sentire: in quel momento sentì bruciante quel desiderio di farla sua che cresceva in lui da quando l’aveva vista la prima volta, quella sera, ed insieme un chiaro senso di odio. Odio perché lei lo sapeva, cosa stava facendo.

Draco era certo che percepisse ciò che lui stava pensando.

Era sempre stato così, tra loro. Ma era troppo scomodo dimostrare di capire qualcuno completamente opposto a sé.

Ma forse, proprio per questo, complementare. Ed ora il sibilo prepotente dell’attrazione li aveva risvegliati dal torpore in cui erano stati proiettati dalla noia.

Hermione carezzò il volto di Harry, con le labbra distese in un sorriso dolce - forse forzato.

Draco strinse il pugno destro sul bancone.

Desiderio tagliente.

- Vuoi la guerra, Mezzosangue? -.

Logorante competizione.

- Non è detto che sia tu, a vincerle tutte. -.

Hermione si girò verso di lui, seria. E seppure da lontano, Draco riuscì a scorgere il luccichio dei suoi occhi.

Un ghigno si dipinse sul suo volto.

Che i giochi abbiano inizio.

Quando Hermione Granger si voltò nuovamente verso il chioschetto, dopo aver abbracciato la fidanzata di quello che era stato il suo migliore amico durante tutta la sua vita scolastica, trovò lo sgabello vuoto: il biondo era elegantemente sceso dal suo trespolo per la seconda volta, quella sera, bene intenzionato a non sedervisi più.

- Signorina Granger! -. Una particolarmente acuta voce maschile alle sue spalle costrinse la riccia a girarsi.

- Buonasera, signor Ministro. Bella festa! - commentò con un ampio quanto poco sentito sorriso di circostanza.

- Non si potrebbe definire tale senza di voi. - replicò con un sorriso affettato ancora più ampio del suo.

Hermione si guardò intorno annoiata, prima di rispondere, senza sapere neanche lei cosa stesse cercando esattamente. O forse avrebbe dovuto chiedersi ‘chi’.

- Lei mi lusinga, Ministro. -.

Sentì vicina una voce profonda, fredda e quasi tagliente.

- Certamente, se mi trovo qui è per rendere ancora una volta omaggio a coloro senza i quali il Mondo Magico non esisterebbe più... - sembrava più una minaccia che un ringraziamento, ma la riccia impiegò un po’ di tempo per capire a chi appartenesse quella voce.

- Lo meritate, signorina Granger... vi siamo tutti debitori (così come al signor Potter, ovviamente), permettete? - chiese, prendendole la mano e avvicinandola al suo volto, attirando l’annebbiata attenzione di lei.

- Oh, certamente. - disse sorridendo obliqua, e trattenendo una smorfia mentre le labbra umide dell’uomo si posavano sul suo dorso.

Distolse distrattamente lo sguardo posandolo sulla folla, finché non venne catturato da due iridi di ghiaccio.

Incapace di sciogliere quella catena invisibile che li univa, la riccia studiò quegli occhi con i suoi, specchi ambrati di verità.

Desiderio, attesa, astuzia.

Draco Malfoy fece in modo che la sua interlocutrice, una strega dai lunghi capelli neri dai riflessi viola, membro probabilmente del tribunale dei maghi o di qualche dipartimento del ministero, a giudicare dai suoi abiti, desse le spalle al Ministro e alla ragazza con cui stava parlando, ed ora teneva il suo sguardo fisso sulla riccia, pur continuando a rispondere di tanto in tanto alla strega che aveva davanti.

Hermione era completamente soggiogata.

- M-mi può scusare un attimo? - chiese balbettando a quello strano individuo che le dava del voi, che poi era il padrone di casa, indicando il corridoio che partiva alle spalle di Malfoy, che si affacciava su alcune stanze più piccole della casa ed era collegato con altri corridoi che si addentravano nella zona più intima di essa.

Non appena vide un cenno affermativo da parte sua, Hermione si congedò e si allontanò in direzione del corridoio, scomparendo alla vista dei presenti nella sala.

- Mi scusi, devo andare. -.

- Non si preoccupi, forse ci rivedremo tra un poco, se non sarò andata via nel frattempo. -.

La folla circostante inghiottì la sagoma di Draco Malfoy agli occhi della strega, mentre lui riemergeva poco distante nel corridoio dove aveva visto allontanarsi Hermione.

Guardandosi attorno come per fare mente locale il biondo focalizzò due lunghe pareti bianche, un altro corridoio sulla sinistra e diverse porte in legno alla sua destra e, superato il corridoio, anche sulla sinistra.

Vide una chioma riccia spostarsi da un lato all'altro,probabilmente alla ricerca del bagno.

O di una via di fuga.

Dalla noia del ricevimento e da quegli occhi indagatori.

Hermione aprì con circospezione la terza porta, guardò dentro attraverso l'esiguo spazio che la minima apertura della porta permetteva, poi si sporse all'interno verso destra, alla ricerca di un interruttore. Da poco lontano, il biondo la osservò compiere quelle manovre con estrema, naturale, eleganza e velocissimo la raggiunse prima che chiudesse la porta.

Non appena furono entrati fu lui a chiuderla alle loro spalle, facendo sobbalzare la riccia, che si girò di scatto, lievemente spaventata. Non seppe se sentirsi sollevata nel vederlo.

Nel dubbio, aprì la bocca per chiedergli spiegazioni, mentre lui le si avvicinava costringendola ad arretrare fino a toccare con la schiena il muro di lato alla porta. Quando parlò, Hermione si stupì di scoprirsi già col fiato leggermente corto.

- Malfoy che stai...? - ma il ragazzo la interruppe premendo il proprio corpo contro il suo, e portando un lungo ed affusolato indice sulle labbra rosee di lei.

- Dimmi che non vuoi. -.

Hermione fissò le sue labbra sottili mentre pronunciavano quelle parole sussurrate, sensuali e sfuggenti. Il suo carattere agì per lei:

- Non… - cominciò, ma Draco la interruppe nuovamente, sostituendo le sue labbra all'indice, sulla bocca di lei. Chiese irruente l'accesso disegnando la curva di quel sorriso nascosto con la lingua, e lei non riuscì a negarglielo.

Le braccia bloccate ai lati delle spalle e la borsetta ormai scivolata fino al gomito, Hermione rispose suo malgrado a quel bacio istintivo, passionale ma di una passione intrinseca, un legame quasi palpabile che li univa anche se distanti metri l'uno dall'altra, quella sera; un bacio non premeditato, ma estremamente coinvolgente.

Dopo un poco, Draco si staccò dalla sua bocca, rimanendo però attaccato a lei, respirando forte.

- Bastardo. - pronunciò lei, ansimando per la mancanza d'aria.

- Bugiarda. - sussurrò roco di rimando. Hermione chiuse gli occhi, cercando di riprendere fiato.

- Vogliamo parlare di te? -.

Il biondo si avvicinò sensuale al suo orecchio, sfiorando con le labbra leggermente gonfie la guancia di lei.

- Io so mentire con stile. -.

La bocca di Draco aveva cominciato a baciare la pelle subito dietro al lobo della riccia, provocandole brividi incontrollabili, quando lei mormorò:

- Fermati. -.

Il ragazzo si allontanò appena per guardarla con occhi interrogativi.

- Facciamo con calma, ok? -.

Malfoy sollevò un sopracciglio, lievemente interdetto. Nessuno gli aveva mai detto di farlo con calma, anche se la riccia aveva accuratamente evitato il complemento oggetto.

Falsa integrità. Ipocrisia.

Non erano poi tanto diversi, loro due.

Non riuscì a ragionare oltre, perché una lingua si era appropriata prepotente della sua bocca. Sgranò gli occhi mentre la Mezzosangue gli mordeva lievemente il labbro inferiore, esplorando poi tutto il suo palato quasi con veemenza.

- Hai... una concezione particolare... della parola 'calma'. - mormorò sconvolto non appena la ragazza si fu staccata.

-Non ti piace? - gli chiese suadente all'orecchio.

Malfoy la guardò negli occhi una manciata di secondi, poi la sollevò e fece un mezzo girò su se stesso per appoggiarla sul bancone dov'era incassato il lavandino, sotto lo sguardo sorpreso di lei.

- Parecchio. - disse roco al suo orecchio slacciandole il coprispalle.

Hermione si irrigidì per un attimo al suo tocco, poi scosse lievemente la testa, e prese a seguire con le piccole dita le pieghe della camicia nera di lui.

- Sai che c'è? - mormorò con un sorriso che tradiva una lieve sfumatura di tristezza, - C'è che è tutto sbagliato. -.

Malfoy fissò il suo sguardo su quelle iridi di miele dagli splendidi riflessi dorati.

Come aveva fatto a non notarli, prima?

-E allora perché lo stai facendo? - la sua voce gli parve più grave e profonda di quanto avrebbe voluto.

La riccia si avvicinò al suo volto fino a trovarsi a pochi centimetri da lui, tanto che Draco poteva sentire il respiro lieve e caldo di lei sulle sua pelle.

Non rispose, ma la sua risposta le si leggeva negli occhi.

Mai qualcosa le era sembrato tanto giusto nella sua sbagliatezza.

Draco si sporse a catturare quelle labbra che custodivano verità prigioniere in un bacio lento, e non la fermò quando sentì le sue mani sbottonargli la camicia, ma emise un mugolio soddisfatto in risposta. La sentì fremere quando le sue dita fredde si intrufolarono sotto la maglietta provocandole brividi.

Forse,non era solo il freddo a farla rabbrividire.

Quando anche l'ultimo bottone fu uscito dalla sua asola, e le mani della riccia vagavano leggere sul torace scoperto di Draco strappandogli già piccoli sospiri di piacere, lui si staccò appena, con una strana luce nei cupi occhi grigi.

- Così non va, Granger. Vuoi toglierti tutto il divertimento? -.

- Io non sto facendo nulla di particolare, è colpa mia se ti fa quest'effetto? -.

Non era colpa sua, ma non era previsto.

- Se io ti faccio quest'effetto. - precisò abbassando prima un piede e poi l'altro a toccare terra e scendendo dal bancone strusciando -involontariamente? - il suo corpo contro quello del biondo.

Si diresse verso la porta, sgusciando via dalle sue braccia, ma lui, fremente, la bloccò puntando i gomiti ai lati del capo della ex-Grifondoro.

- Dove stai andando? -.

- È squallido qui. -.

- Beh non posso portare qui una stanza del Manor, quindi la principessa Mezzosangue dovrà accontentarsi. -.

Hermione si voltò di scatto per osservare il volto strafottente sul quale si aspettava di trovare un ghigno irriverente, ma, con sua grande sorpresa,quello disegnato sulle sue labbra era un vero sorriso.

O almeno, lo sembrava.

Si riprese quasi subito, riassumendo il suo solito cipiglio nonostante si trovasse schiacciata tra la porta ed il corpo di Malfoy.

E già per la seconda volta, stasera, si ritrovò a pensare.

- A dire il vero se fossi capace, Malfoy, potresti. Ad ogni modo sarebbe inutile perchè il Manor mi darebbe mille volte il senso di freddo che mi da guardare tutto questo. - disse guardando oltre la spalla di lui.

Prima che se ne accorgesse si ritrovò al buio, nel quale riusciva appena a distinguere il profilo del bancone, i sanitari ed un calorifero sulla sinistra e l'ampia vasca da bagno in fondo alla stanza.

- E allora non guardare. -.

Rise piano, di una risata cristallina, pura e sonante al pari di piccoli campanellini argentati. Percepiva il calore di Draco pochi centimetri distante da lei, e la sua voce le era arrivata alle orecchie vellutata, nobile.

Pareva che tutti gli altri sensi si fossero triplicati.

Avvertì le mani di lui posarsi sui suoi fianchi per avvicinarla e poi le labbra sulle sue, di nuovo. Le dita di lei vagarono fra i capelli di Draco, fili di seta che al tatto non rivelavano il loro colore, finalmente libere dalle inibizioni impostegli dalla visione lucida dell'errore che stava commettendo.

Perché era un errore, e lo sapeva bene.

Sicuramente non avrebbe potuto trovare un modo più strano per sfuggire alla noia di quel ricevimento, sorrise fra sé Hermione passandogli due dita gentili attorno alla vita, disegnando linee parallele agli addominali del ragazzo che le aveva del tutto sfilato il coprispalle ed ora la fissava dritta negli occhi, spiragli di luce glaciale nel buio in cui la stanza era immersa.

La riccia fece cadere la camicia nera di lui sulle sue spalle, mentre Draco sfilava le braccia appena muscolose e lasciava che l'indumento cadesse a terra, avventandosi poi subito sulla maglietta che ancora copriva perfettamente il ventre piatto di Hermione. La ragazza sollevò le braccia per agevolarlo, e Draco rimase ad osservarla nella sua quasi completa nudità.

Portava un reggiseno di seta verde bordato di pizzo dello stesso colore, appena più scuro. Malfoy riconobbe nel buio il colore della sua Casa e ridacchiò appena.

- Verde, Granger? - chiese piano - L'hai fatto per me? -.

- Sai, non prevedevo che la serata sarebbe finita così. - commentò lei assumendo un'espressione sarcastica.

- Non potevo sapere... - riprese, avvicinandosi, mentre il biondo indietreggiava divertito dalla sua intraprendenza.

- ... Che mi sarei trovata... - continuò avvicinandosi ancora.

- ... In un bagno... - Draco si fermò, avendo cozzato con la schiena contro la porta in plexi glass della doccia. Ghignò soddisfatto mentre lei premeva il suo corpo contro il suo fino a che non combaciarono completamente.

- ...Con te. -.

Quando Hermione si avvicinò alle sue labbra però, Draco la respinse. Al suo sguardo confuso rispose immediatamente con un - Vorresti farlo contro la porta di una doccia? -.

Hermione arrossì furiosamente all'istante: era stato forse troppo sfrontato?, si chiese Draco. Ancora quel complemento oggetto, pensò divertito, a metterla in difficoltà.

La riccia trasalì quando, con un colpo di bacchetta, Draco la privò dei pantaloni, che improvvisamente scomparvero.

- Hai bisogno della bacchetta anche in questi casi, Malfoy? - lo punzecchiò decisa a non perdere la loro eterna lotta personale.

- Si fa prima, Mezzosangue. -.

- Ma è molto meno gentile,da parte tua. -.

- Ho mai detto che volevo essere gentile? - sussurrò mellifluo mentre apriva lentamente e silenziosamente la porta della doccia alle sue spalle.

Hermione lo fissò negli occhi per qualche minuto, poi sibilò:

- Bastardo. -.

- L'hai già detto. - ribattè lui - Perchè lo ripeti? -.

Per convincersene.

- Perchè lo penso. - disse infine.

- Bugiarda. -.

- Anche questo l'hai già detto. - replicò lei allora.

Draco non potè evitarsi di sorridere sadicamente divertito, prima di sussurrare suadente:

- Perchè lo penso. -.

La riccia non ebbe il tempo di formulare un pensiero di senso compiuto che si ritrovò dentro al box della doccia, schiacciata tra le piastrelle fredde sotto alla telefono* e il corpo di Malfoy.

- Non ti sembra sia meglio, così? - queste poche parole sibilate precorsero allo scrosciare dell'acqua tiepida che raggiunse veloce il capo di Hermione, la quale chiuse gli occhi ed alzò il volto, godendo dello sferzare delle piccole gocce sulla sua pelle.

Draco osservò fremente il cammino di una goccia che simile ad una lacrima percorse, a partire dalle ciglia, la guancia appena arrossata della ragazza per poi morire sulle sue labbra dischiuse, terribilmente sensuali.

In quel momento lei aprì gli occhi e li piantò nei suoi, resi più profondi dal contrasto con le ciocche bagnate di capelli biondi che pendevano dalla sua fronte.

Hermione abbassò lo sguardo sul torace, poi sul ventre, infine sulle gambe di Draco: gli eleganti pantaloni neri aderivano, bagnati, ai muscoli sodi del ragazzo.

Sorrise appena, scuotendo la testa.

- Malfoy, sei un idiota. - mormorò divertita, portando entrambe le mani ai due bottoni e poi alla cerniera che chiudevano il capo.

Draco sussultò appena al tocco involontario di lei sul suo ventre statuario, attraversato da sottili goccioline che parevano preziose gemme, scintillanti sulla sua pelle morbida.

Non resistette più e mentre lei gli abbassava i pantaloni la baciò quasi con violenza, affondando le dita tra i suoi riccioli bagnati, che le ricadevano sulle spalle sino al pizzo bagnato che si era incollato al suo seno rivelando i capezzoli lievemente inturgiditi.

Hermione mugolò di piacere tra le labbra di lui, allo scontrarsi del suo petto contro il suo. Il ragazzo seguì con le dita il percorso delle gocce che scendevano dalle sue spalle fino a scomparire catturate dal piccolo ricamo in pizzo, poi scese a disegnarne con le labbra il contorno. Hermione gemette di nuovo e si mosse istintivamente verso di lui, che con un rapido gesto la privò dell'indumento che finì sul pavimento della doccia assieme ai pantaloni di Draco, mentre lui terminava l'opera succhiandole il capezzolo destro.

Aggrappata alle sue spalle, avvertendo distintamente la sensazione di stare per cadere da un momento all'altro, Hermione chiuse gli occhi, chiedendosi se fosse possibile arrivare all'orgasmo semplicemente così.

Non appena li riaprì, si trovò davanti al ghigno soddisfatto dell'ex-Serpeverde, e ai suoi brillanti occhi in tempesta. Sorrise maliziosa a sua volta.Non sarebbe stato lui a vincere.

Poggiò le labbra, tumide dal bacio di poco prima, appena dietro l'orecchio del ragazzo e tracciò una scia di baci lungo il collo,il petto... Gioì soddisfatta al gemito che aveva strappato a Draco il contatto del suo seno nudo con la sua intimità, ancora nascosta dal sottile strato dei boxer.

Rimase a lungo a seguire con la lingua l'elastico dei boxer, sorridendo ogni tanto contro la sua pelle, sfiorandogli appena il torace con le piccole dita. Draco ansimava, indietreggiando verso la parete della doccia alle sue spalle.

- Chi... è... il bastardo? - chiese sarcastico tra un respiro e l'altro.

Hermione sorrise appena, lanciandogli un'occhiata dal basso per poi risalire alla sua altezza per guardarlo negli occhi, sfilandogli contemporaneamente i boxer neri che finirono a far compagnia al suo reggiseno sul pavimento della doccia. Non appena fu libero da quell'impedimento, Malfoy avanzò nuovamente verso di lei, imprigionandola corpo. Hermione sussultò al contatto con la sua pelle ormai completamente nuda e trattenne il respiro mentre lui si avvicinava al suo orecchio per sibilarle:

- Da quando fumi, Granger? -.

La riccia riprese a respirare, e sospirò.

Sapeva che non si sarebbe arreso.

- Smettila Malfoy. -.

Il ragazzo però aumentò la pressione su di lei.

- Tu rispondimi. - rispose passandole una ciocca di capelli dietro all'orecchio in segno di sfida.

Facendo violenza su stessa, Hermione interruppe il getto d'acqua e si divincolò dalla sua presa.

- Lo sai, razza di stronzo Purosangue.- aprì la porta del box e, detto questo, ne uscì.

Malfoy si passò una mano tra i capelli, sforzandosi di non ridere per quella situazione assurda. Lanciò un'ultima occhiata all'interno della doccia, premette il bottone per riempire la vasca con un leggero ghigno sulle labbra e, completamente nudo, seguì la riccia fuori dal box.

- Allora dimmelo. - soffiò provocatorio a pochi passi da lei.

Hermione lasciò cadere l'occhio sui suoi pettorali e stava istintivamente iniziando a scendere con lo sguardo, consapevole della sua nudità. Poi la sua pudicizia la fermò: arrossì, ma puntò ugualmente gli occhi in quelli del biondo.

- Se lo so già, come dici, non dovrebbe essere un problema. - continuò lui, avvicinandosi.

- Malfoy, non mi sembra il caso di discuterne, ora. -.

- E perchè mai?-.

- Sei completamente nudo! - il biondo soppresse il‘Perchè, tu no?’ che la sua mancanza di pudore gli suggeriva e si avvicinò ancora alla riccia che ora gli dava le spalle.

Non avrebbe ottenuto nulla, a quel modo.

- Non mi sembrava che la cosa ti infastidisse - sussurrò mellifluo al suo orecchio appena le fu dietro.

Hermione sgranò gli occhi: poteva sentire, attraverso il leggero strato delle mutandine bagnate, l'erezione di Draco contro di lei. Rabbrividì, senza sapere se la colpa fosse del freddo che provava, ancora più amplificato a causa della sua pelle nuda e bagnata, o di quell'anima - quel corpo - dannata che vibrava tentatrice alle sue spalle.

Percepì il tocco freddo di una mano sulla spalla, che la spingeva a girarsi, e chiuse gli occhi. Ormai era lì, era fatta, che altro avrebbe potuto fare?

Di certo non dargliela vinta.

Si lasciò voltare, abbracciandosi le spalle per il freddo, coprendo quindi istintivamente il seno con le braccia. Sentì le labbra ancora bagnate di Draco posarsi sulle sue, e subito il fuoco dentro di lei si riaccese.

La rabbia si unì al desiderio, formando una forza inscindibile come una catena forgiata dalla fusione di due metalli, uno più forte dell'altro. Avvicinò a sé Draco, che tentava di non sorridere contro le sue labbra mentre la portava lentamente verso la vasca.

- Le comodità dei Purosangue - insinuò con un'alzata delle sopracciglia, indicando col capo l'enorme lunghezza e l'impianto idromassaggio della vasca in cui stavano entrando.

Hermione, che gli stava baciando il collo, lo morse intenzionalmente, sfoderando poi un ghigno simile a quelli che sapeva essere propri del ragazzo che le stava davanti.

Ma il suo non era un atteggiamento. Lo scherno, il divertimento della sfida anche in quel campo l'aveva presa esattamente come lui.

Forse non erano poi tanto diversi, loro due.

- Questo è un invenzione babbana - sputò orgogliosa - I Mezzosangue non valgono meno di voi. -.

- Ma a quanto pare - rispose Draco nascondendo la sua soddisfazione perché la riccia l'aveva raggiunto dentro la vasca - non hanno abbastanza coraggio per rispondere alle domande scomode. -.

Hermione avanzò verso di lui con l'indice teso in atteggiamento accusatorio, costringendolo ad arretrare, entrambi con l'acqua fino a poco sotto il ginocchio, fino al bordo della vasca.

- Sbaglio o neppure tu hai risposto? - chiese mentre lo faceva sedere su uno sgabello interno alla vasca e si sedeva su di lui, provocandolo.

Malfoy la fissò qualche secondo, poi l'angolo destro della sua bocca si inarcò lievemente verso l'alto e il suo sguardo si fece più intenso.

- Ho cominciato a bere così tanto da quella notte di due anni fa, di cui tu sai tutto benissimo, e non ho paura a dirlo. E tu? - le chiese, senza staccare un attimo gli occhi dai suoi - tu hai paura, Hermione? -.

Non l'aveva. Odiava semplicemente il fatto che lui lo sapesse già, che la conoscesse davvero così bene. Che avesse ragione.

- Bastardo. -.

Draco sorrise. Per la terza volta Hermione l'aveva riconosciuto per quello che era, ma ancora non si era staccata da lui. Osservò attentamente quelle labbra, pronte a sibilare parole spiazzanti come lame taglienti, sulla bocca di un angelo.

I grandi occhi ambrati che luccicavano in attesa di una qualsiasi risposta che non sarebbe arrivata, le guance appena rosate, di un candore angelico,appunto, e falsamente pudico (che ci avrebbe fatto, altrimenti, lì con lui?), le labbra ancora dischiuse dopo quell'ultimo appellativo che echeggiava nell'aria attorno a loro, che pareva essersi fermata... Gli occhi di Draco brillarono di una luce sinistra, ormai pozze di argento fuso per il desiderio.

Si rimproverò mentalmente, mentre catturava le sue labbra, del fatto che quella Mezzosangue avrebbe potuto eccitarlo semplicemente parlando, semplicemente chiamandolo bastardo.

Hermione tremò ancora contro il suo petto.

- Hai freddo? - la voce fuoriuscì roca e spezzata dalla bocca di Draco.

Hermione chiuse gli occhi nascondendo il volto nell'incavo del suo collo, poggiò le labbra sulla sua pelle per qualche secondo poi, quando involontariamente tremò di nuovo, gli rispose:

- Sì. - ammise.

Draco la fece scivolare lentamente nell'acqua calda, poi la raggiunse e si stese sopra di lei, che portò le braccia, dapprima inerti, sul suo petto, dato che lui si sosteneva facendo forza sui gomiti, senza gravare su di lei.

- Meglio? - le chiese. La riccia annuì fissandolo negli occhi.

Quando un rapporto è una lotta, lo è in ogni senso e in ogni situazione.

Se non lo avessero compreso da prima, quel minuto interminabile sarebbe sicuramente bastato: nell'incontro di quegli occhi stavano tante parole non dette, da sbattere l'altro a terra con violenza, accarezzarlo e poi lasciarlo interdetto. Stupiti, ammirati, decisamente poco stimanti, a volte... ma mai indifferenti.

Hermione si sollevò un poco, interrompendo appena il contatto visivo, disegnò cerchi immaginari sulla spalla destra del biondo, lasciando che le gocce liberate dalla sua mano bagnata scendessero su di lui fino a tornare in acqua, poi graffiò appena la sua pelle bianchissima, fino a lasciare un lungo segno rosso.

Sentendo un leggero fastidio, Draco abbassò gli occhi sulla parte interessata e sorrise obliquo.

Così, gli piaceva. Guerriera, orgogliosa, combattiva.

- Volevi lasciare un segno indelebile, Granger? -.

- Non mi sembra di essere la sola. -.

- Non ho bisogno di testimonianze fisiche, il segno indelebile lo lascia la mia presenza. Cos’è, una specie di vendetta? -.

- Sono i Malfoy, quelli che si vendicano, in genere, non io. Per quanto tu non abbia onorato questa tradizione. -.

Non commettere questo grave errore, Hermione.

Un Malfoy si vendica sempre.

Scese su di lei, trattenendo il respiro e posando le labbra sott’acqua sulla sua pancia, sempre più giù. La sentì contrarre gli addominali al suo passaggio, soddisfatto alzò gli occhi su di lei mentre le sfilava gli slip. Un timido sorriso si dipinse sulle labbra della riccia, che si spense lentamente però, quando Draco si abbassò nuovamente su di lei, per sussurrarle all’orecchio:

- Hai ragione Mezzosangue, potevo non chiedertelo. - Hermione rimase in attesa, sicura che il resto non avrebbe tardato ad arrivare. Ed infatti fu così.

- Ti ho vista, chiedere alla Weasley la tua prima sigaretta... - le lambì il lobo dell’orecchio destro, mentre lei riduceva gli occhi a due fessure.

- ... Al funerale di mia madre. -.

Hermione chiuse gli occhi, ricordando quel terribile pomeriggio. Terribile. Che parola inutile, banale. Un pomeriggio così non si poteva definire altro che ‘terribile’. Pioveva, ovviamente. E gli ombrelli neri si confondevano alla vista, filtrati dalle incessanti gocce d’acqua che cadevano del cielo.

Il cielo piange con noi la sua morte, si dice in questi casi. Ma è una frase troppo banale. Come quella che dice che quando piove, chiunque può piangere indisturbato, poiché le lacrime si fondono - confondono - con la pioggia.

Banale, sì, ma Hermione avrebbe giurato di vederlo, poco lontano dalla moltitudine di Auror sinceramente dispiaciuti, dai numerosi parenti, dalle autorità... Draco Malfoy, appoggiato con un braccio ad un albero che sembrava ridere, rigoglioso, del suo dolore, con il viso bagnato, solcato da innumerevoli gocce.

Aveva cercato disperatamente i suoi occhi, senza conoscerne il vero motivo. Quel ragazzo era stato suo nemico per anni, e lo sarebbe stato sicuramente ancora, ma in certe occasioni, credeva Hermione, le lotte si possono sospendere.

Per questo cercava i suoi occhi. Ma lui non era dello stesso parere.

Due profonde pozze di piombo la scrutarono fredde, cariche, pesanti. Incontrarono i suoi occhi e vi lessero pietà, compassione.

Ciò che lui non voleva.

Per questo davanti a quegli occhi, Hermione non aveva resistito. Aveva abbassato lo sguardo, per una volta perdente della loro lotta, chiedendosi perché certe cose non finivano mai.

Scosse la testa con violenza, più volte, si slanciò contro Draco capovolgendo le posizioni. Si sedette su di lui, guardandolo dall’alto in basso, una furia cieca che le si leggeva negli occhi.

- Tu non mi conosci veramente, Malfoy. Non mi hai mai capita! -.

Urlava più a se stessa che a lui, cercando di convincersene, posando su quel petto carezze e pugni, baci e graffi, senza sapere che cosa pensare, che cosa provare.

Lo baciò con una forza, una determinazione che mai aveva provato prima, mentre lui subiva i suoi attacchi in silenzio, lasciando che si sfogasse.

Cercava quasi frenetica la sua lingua, esplorava la sua bocca vibrando di una passione impura, contaminata dalla rabbia per quello stesso essere che avrebbe follemente desiderato sentire dentro di se.

Bisogno d'incontrarsi - scontrarsi.

Draco sollevò gli occhi sul suo volto.

Mai avrebbe immaginato che si sarebbe trovato in una situazione simile.

Si chiese il perché, di tutto ciò. Era illogico. E, per quanto gli fosse costato ammetterlo al tempo, già durante gli anni a scuola aveva dovuto riconoscere che la Granger non era illogica.

Che fosse lui, a confonderla a tal punto?

Gli attacchi si fecero meno potenti e più languidi, le dita di Hermione vagavano ancora pericolose attorno alla sua gola, ma il ragazzo aveva notato l’espressione, per quanto seducente, estremamente umana che ora era dipinta sul volto di lei.

I lunghi capelli bagnati le ricadevano tutti sulla spalla destra e, resi pesanti dall’acqua assorbita, sfioravano il torace di Draco nel suo alzarsi ed abbassarsi ritmicamente. Gli occhi color del miele brillavano ancora, accesi dal desiderio che era tornato ad impossessarsi di lei, mentre le sue labbra fremevano arrossate e la sua intimità pulsava, come se il desiderio insoddisfatto potesse farla scoppiare.

Si abbassò lievemente su di lui e tracciò con la lingua il profilo duro della mascella, sfiorando appena l'orecchio.

- Un bastardo non cambia mai, non è vero? - chiese con voce rotta che contribuì al salire irrefrenabile dell'eccitazione del ragazzo.

Chiuse gli occhi al contatto di quel seno morbido e caldo contro il suo petto, mentre la sua mente si perdeva in ragionamenti su quanto aveva appena sentito.

Non poteva aver capito... Aver sentito i suoi pensieri di prima.

Anche se non fosse stato così allora la riccia doveva averlo intuito, perché ottenne immediatamente un effetto impossibile da non considerare.

Il biondo fu strappato ai suoi ragionamenti da un gemito involontario: Hermione aveva preso a sfregare il bacino contro quello del ragazzo, abbassandosi nuovamente sul suo collo, stavolta per lambirlo con le labbra.

Draco ansimò, sentendosi per un attimo perso ai giochi crudeli di quella strega. Quella ammaliante strega. Anche in quella situazione, quasi patetica e disillusa, Hermione riusciva ad apparirgli ammaliante. Sensuale e terribilmente desiderabile.

Le ginocchia immerse nell'acqua fungevano da perno per quell'ipnotico oscillare, la sua femminilità pulsante sfiorava appena, poi colpiva a fondo, poi di nuovo sfiorava il ventre del ragazzo e la sua virilità, che ad ogni incontro si risvegliava di più.

Ci volle poco perché la ragione abbandonasse il biondo portandolo a bloccare con le mani il bacino di Hermione, invertire nuovamente le posizioni e, una volta sopra di lei, spalancare gli occhi al massimo e penetrarla.

Voleva che li vedesse bene, gli occhi di chi le aveva dato tanto piacere.

Tanto odio, tanto desiderio.

Anche Hermione sgranò gli occhi nel sentirlo dentro di sé.

- Draco. - sibilò come se fosse un insulto.

Il biondo rimase fermo, mentre un ghigno stanco, stremato dall'emozione che stava inevitabilmente prendendo anche lui, si disegnava sulle sue belle labbra.

Hermione ansimò di nuovo, mentre la sensazione del suo calore estraneo al basso ventre la stava facendo impazzire.

- Draco... - mormorò di nuovo con voce rotta e flebile.

Quasi una richiesta.

Il biondo tuttavia rimase fermo, fissandola negli occhi, eccitato ma estremamente determinato.

L'acqua,testimone della loro unione, aveva fermato il suo gorgoglio insieme ai loro gemiti. Solo il respiro di Hermione, sempre più pesante e carico di desiderio, riempiva l'aria attorno a loro.

Draco si mosse appena sistemandosi meglio fra le sue gambe,e portando la sua a pochi centimetri dalla bocca di lei.

- Pregami, Hermione. - sussurrò, prima di spostarsi di qualche millimetro dentro di lei.

- Ah! - gemette lei in risposta, mentre dai suoi occhi mielati, chiusisi per un solo attimo, traspariva l'odio per quel ragazzo che la stava facendo impazzire.

Paradossale, in quella situazione.

Come loro.

- Draco... - chiuse gli occhi per l'immenso sforzo e poggiò le mani sulle sue spalle (come se la ragione stessa della sua sofferenza potesse sostenerla).

- ... Ti prego. -.

Un boato interno seguì in Draco a queste parole. Vederla così piegata al suo volere gli fece provare un senso di ebbrezza e di potere indescrivibile, pur sapendo che lui stesso non sarebbe riuscito a resistere oltre.

Ma era abituato,a nascondere i suoi bisogni.

Una spinta, poi un'altra, il rumore dell'acqua che si spostava ad ogni suo movimento, partecipe della rinnovata comunione, li accompagnava carezzevole, senza dare al momento la minima parvenza di volgarità. Sembrava essere diventata bollente, essersi accesa con la loro passione, mentre il gorgoglio sordo che produceva non faceva che aumentare in Draco il desiderio folle di penetrare in lei tanto da toccare quel suo cuore compassionevole che era riuscito a farlo sentire sporco.

Non aveva mai voluto la compassione di nessuno.

Ed ora, per questo, il piacere gli sembrava triplicato nel vedere gli occhi di lei stringersi come le sue mani sulle sue spalle.

Una spinta un poco più forte e Hermione si irrigidì, come a volerlo trattenere dentro di sé, buttò la testa indietro, i capelli spettinati che toccavano nuovamente l'acqua, qualche ciocca rimasta incollata al volto ora rilassato, mentre urlava in preda all'orgasmo.

Il suo nome. Quella che in quel momento appariva a Draco come una creatura Divina stava urlando il suo nome.

Non stava provando quello che credeva. La sua non era solo soddisfazione, no.

Era gioia, una gioia selvaggia.

Hermione la lesse nei suoi occhi brillanti, tanto diversi dal piombo accusatore di quel giorno, prima che lui la raggiungesse all’apice del piacere, svuotando dentro di lei la frustrazione, il desiderio, gli infiniti sentimenti che fino a quella sera avevano abitato il suo animo

Scivolò lentamente fuori da lei, e si distese accanto a lei poggiando il capo sul cuscino impermeabile di quell’enorme vasca, incurante del freddo che aggrediva la pelle bagnata del suo petto.

- Non è stata colpa degli Auror. - la voce di Hermione lo raggiunse lenta, rotta dall’emozione del piacere appena provato.

- Tua madre si è messa in mezzo. Ha scelto lei di morire. - continuò con voce grave.

- Quell’Avada non si è scagliato da solo. Qualche stronzo l’ha prodotto. - ribattè sferzante.

- Era per tuo padre, quell’Avada, Draco. -.

NON chiamarmi per nome!

- L’hanno risparmiato per te, dopo. -.

- L’hanno risparmiato?? - esplose mettendosi seduto - L’hanno risparmiato?? Tu non hai idea di come stia mio padre ora! Crede di aver fatto una buona azione, il tuo amico salvatore dell’universo, scarcerandolo? E’ l’ombra di se stesso, mio padre! - urlò. Calmati, Draco. Non è così che devi comportarti, si disse.

- Tuo padre è un assassino! Neanche quei due Auror sono morti da soli! Non erano stati loro a scagliare l’incantesimo. Conosco la formazione della mia squadra, ho ragione se ti dico che sono morti per nulla! -.

- Mio padre è nobile! Non ha lasciato la morte di mia madre invendicata, e così doveva fare! I Malfoy si vendicano sempre, Mezzosangue, ricordalo. Quegli uomini hanno pagato con la loro vita la morte di una persona più onesta di loro. -.

Hermione si alzò, mentre l’acqua le scivolava lungo il corpo velocemente verso terra. Si sedette lungo il bordo della vasca per scuotere leggermente le gambe prima di uscire, cercando di evitare di bagnare tutto il pavimento.

- Stimavo Narcissa Black per il solo fatto che riuscisse a sopportare un marito come tuo padre. Ad ogni modo, lui sembrava contento quando ha lasciato Azkaban. Ti ringrazio, Malfoy - fece un piccolo inchino, afferrando i lembi di un immaginaria gonna a pochi centimetri dalle sue gambe nude - per aver reso questa serata speciale. Ora però, preferisco tornare alla noia del ricevimento. E ti consiglio di fare altrettanto tra un poco. -.

Si voltò, richiamò a sé i vestiti, lasciati cadere a terra, nella doccia, fatti scomparire nella foga, asciugò con un colpo di bacchetta i capelli ed il corpo, si vestì e dopo aver lanciato un’ultima occhiata a quella stanza, dalle cui piastrelle sembravano rimbalzarle contro i gemiti ed i sussurri di poco prima, aprì la porta ed uscì.

Era pentita di ciò che aveva fatto?

No, probabilmente no.

In realtà, non le importava saperlo. Quella serata era stata strana, accesa, emozionante. Che le emozioni fossero state anche negative… beh, quando si trattava di Malfoy, di loro due, era normale.

Quella serata non era stata altro che quello che aveva detto a Lui.

Speciale.

Arrivò in fondo al corridoio dalle pareti bianche, diede un’occhiata ad un quadro raffigurante una venere su un prato, tentando di riprendere a respirare normalmente. Si ravviò i capelli, maledicendosi perché si era chiesta cos’era possibile che stesse facendo Draco là dentro, immaginandoselo a ricordare i momenti appena trascorsi, come a lei stavano passando davanti agli occhi.

Li chiuse e li riaprì più volte e trasse profondi respiri prima di immergersi nuovamente nel caos della sala, ancora piena di persone come se l’avessero appena lasciata, ignara del trambusto, anche emotivo, che si era esaurito poco prima.

Passò accanto alla strega dai capelli viola che prima parlava con il biondo, e sorrise intimamente soddisfatta, per un momento, di quella che le era sembrata tutto meno che una vittoria, nel momento in cui la stava vivendo.

Trasse un altro respiro e prese a farsi largo tra la folla, cercando di dare ai suoi 'permesso!' l'intonazione meno polemica possibile.

Vedeva la tavolata del rinfresco come l'unica ancora di salvezza. Ancora qualche metro e ci sarebbe arrivata, quando sentì una mano posarsi sulla sua spalla, da dietro.

Mandò gli occhi al cielo e poi li chiuse, pregando che non si trattasse di un seccatore.

Speranza vana.

- La signorina Granger? - chiese incerto un ragazzo che doveva avere 17 anni.

Hermione lo squadrò da capo a piedi,cercando di non mostrarsi scettica: - Sono io, sì. -.

Gli occhi neri del ragazzo si illuminarono - Perfetto, meraviglioso! Ivaan Harkrost, piacere! Può farmi un autografo? La prego, qui, accanto alla firma del signor Potter. La ringrazio immensamente, non può capire che cosa questo significhi per me. Complimenti, veramente, lei è una grande. Voi tutti siete dei grandi! Grazie, grazie...-.

Il ragazzo, che non aveva smesso di parlare neanche un secondo nel tempo che la riccia aveva impiegato per prendere la penna e il taccuino che lui le porgeva e apporvi una firma, si allontanò com'era venuto, per lasciare il posto ad una giornalista della gazzetta che desiderava da anni conoscerla e che la trascinò di peso accanto a Harry, qualche metro più in là, nel pieno della bolgia.

- Una foto della strega più brillante del nostro tempo con il bambino sopravvissuto! Più vicini, sorridete... Grazieee! - trillò la strega.

- Ci si rivede Herm - disse a denti stretti il moro - che fine avevi fatto? -.

Hermione si girò appena, per sorridere ad un altro flash,poi rispose: - Risucchiata dalla folla. Dio, che stress! -.

- È nostro dovere. - sibilò Harry di rimando, salutando con un cenno del capo un membro del Wizengamot.

Se Hermione non sopportava quel genere di incontri, Harry sembrava accettarli di buon grado, e rispondeva alle domande ed alle pressioni dei fan con condiscendenza, li aveva lasciati entrare con abbastanza tranquillità nella sua vita, motivo per cui il rapporto tra lui e Hermione non era più come un tempo. Ma quando osservava la profondità di quegli occhi verdi come poteva non sentirsi lievemente a disagio per ciò che aveva appena fatto?

Scosse la testa e sorrise ancora all'ennesimo flash che li voleva abbracciati, evitando con destrezza un paio d'iridi argentate che tentavano di attrarla da lontano come una calamita, prima di venire trascinata lontano da un membro del ministero piuttosto in carne, addetto alla manutenzione dell'ufficio misteri.

- Avete fatto un bel trambusto là dentro, al vostro quinto anno, non è vero?- chiese versandosi dello champagne in un bicchierino che sembrava tremendamente piccolo nelle sue mani paffute. - Champagne? - le chiese porgendoglielo.

Peggio di così non poteva andare, no? Quindi un pò di spumante non avrebbe di certo peggiorato la situazione, si disse Hermione, così accettò di buon grado e rispose.

- Già. Non è stata una bella esperienza, ad attenderci c'erano alcuni tra i più abili Mangiamorte. -.

- Tra cui anche Lucius Malfoy e Walden Macnair, è esatto? - chiese curioso l'uomo.

- Precisamente. - confermò lei.

- Ma al termine della guerra, dopo avergli fatto scontare poco più di un anno ad Azkaban, avete deciso di farli scarcerare, perché? -.

Hermione sospirò: era proprio la serata adatta, per parlarne.

- È stata principalmente una decisione di Harry, ma io e Ronald lo abbiamo appoggiato subito. Non poteva sopportare l'idea che altri ragazzi subissero ciò che lui era stato costretto a vivere da sempre, la mancanza dei genitori. Per quanto Mangiamorte, sono pur sempre persone umane, e sicuramente, dopo un anno di permanenza a contatto con i Dissennatori, praticamente innocue. È giusto che vivano i loro ultimi anni a casa loro, e sopratutto che i loro figli non siano costretti a vederli una volta all'anno attraverso delle sbarre. Il Mondo Magico è libero,ormai.- concluse prima di bere l'ultima sorsata di champagne.

- Un bel gesto, da parte vostra. - commentò allora lui.

- Così pensavamo...- sussurrò Hermione.

- Come? -.

- Niente, nulla, mi scusi. -.

Commise l'errore di guardarsi attorno, e venne rapita immediatamente da una donna altissima e segaligna che la portò nuovamente verso il centro della sala. Stava parlando con quest'ultima di come aveva imparato, al suo primo anno, a scagliare il suo primo Wingardium Leviosa, quando facendo un passo indietro urtò contro la schiena di qualcuno.

- Herm, di nuovo?! - esclamò Harry sorridendo - Almeno cerca di non venirmi addosso! -.

Con una breve risatina, la riccia si scusò e riprese a parlare con la strega allampanata, che era stata raggiunta da quello che doveva essere suo marito o un suo caro amico, anch'egli molto interessato alle prime vicende del Trio alle prese con la magia.

- ... e Ronald pronunciava le formule sbagliate, così io lo correggevo e ho cominciato a costruirmi la fama che mi porto dietro da allora. In effetti all'inizio... - si interruppe, perché una mano si era posata sul suo avambraccio, costringendola a voltarsi.

Rimase sgomenta nell'incontrare nuovamente quegli occhi.

Che diamine voleva ancora da lei?

Sentì Harry alle sue spalle smettere di parlare e voltarsi verso la sua schiena.

- Che vuoi, Malfoy? -.

Si avvicinò pericolosamente a lei fino ad arrivare ad un paio di centimetri dal suo volto.

- Un Malfoy si vendica sempre, Granger. - soffiò sulle sue labbra, prima di avvicinarsi ancora e sfiorarle.

Attonita, Hermione rimase con gli occhi spalancati,incapace di una qualsiasi reazione.

Non poteva stare succedendo veramente... Non davanti a tutti!

La mano dell'ex-Serpeverde corse sulla sua guancia, per avvicinarla maggiormente a sé, e nel momento esatto in cui tutti i presenti gelavano, gli occhi fissi sulla scena, la baciò.

Si staccò appena,e le regalò un sorriso.

Fu allora che lei capì.

Sotto gli occhi della folla e del Prescelto, si Smaterializzò dopo un'ultima occhiata alla sua bellissima preda.

Lui non aveva un sorriso.

Comparve nuovamente sulla strada buia dov'era venuto.

Né soltanto un ghigno.

Un cane randagio si allontanò in fretta al suo passaggio.

Le sue labbra esprimevano nel loro tendersi quelle parole che per orgoglio ed amore del mistero lui non avrebbe pronunciato mai.

Aveva compiuto la sua vendetta... perché allora non era soddisfatto?

Anche allora le avevano detto qualcosa.

Il cappuccio nero tornò a coprire i suoi capelli biondissimi dalla luce della luna.

I Malfoy si vendicano sempre.

Sorrowfull Revenge.**

- Non so cosa gli sia preso! È... È... -.

- Matto, Herm. Non preoccuparti,lo sanno tutti qui, vero gente? -.

Ma non sempre la vendetta è del tutto piacevole.

- Vai a casa ora, finisco io qui. Ci vediamo con Ginny e Ron,una di queste sere?-.

- Sì Harry,ora vado... Grazie, e scusate tutti!-.

- Si figuri signorina, non è dipeso da lei! -.

Neppure adesso, abbandonato sulle lenzuola nere del suo letto,riusciva a cancellare dalla sua mente l'immagine di lei.

Cosa resta di una notte davvero speciale? Un nitido ricordo, e la voglia di tornare indietro.

The End.

Note dell’Autrice:

* Questo il nome tecnico di quella comunemente chiamata 'cipolla', ovvero da dove esce il getto della doccia ^^"

** Sorrowfull Revenge letteralmente si traduce ‘Vendetta dolorosa’, a livello mentale. Il dolore fisico è indicato dall’aggettivo derivato da ‘pain’. In questo caso, lo riferivo a Draco, ma può essere tranquillamente applicato ad entrambi ^^.

Grazie a chi sapeva e ha mantenuto il segreto, so quanto è stato difficile ^^ grazie mille.

 
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