Feelings' Slave - Debito d'Amore, Draco/Herm; OOC; Nc17; Lemon

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°piperina°
view post Posted on 28/6/2008, 01:22




Rating: Rosso
Genere:
Ship/Personaggi: Il trio protagonista, Draco/Hermione



Dedicata alla mia Pulcina.





*Act I*







Hermione Granger non l’avrebbe mai creduto possibile.
Non avrebbe mai pensato che si sarebbe abbassata a tanto, ma ciò che l’aveva portata a quella scelta non era una motivazione banale. Assolutamente.
La lettera ricevuta da casa sua l’aveva distrutta: suo padre era malato. Molto, molto malato.
Necessitava subito di un intervento, ma era troppo costoso anche per le tasche di due famosi dentisti quali erano i coniugi Granger.
Per giorni Hermione aveva pensato ad una soluzione.
Dapprima voleva abbandonare la scuola, ma i genitori si erano fermamente opposti. Aveva quindi pensato di trovarsi un lavoro, ma non ne aveva trovati.
Doveva chiedere aiuto, ma non si sarebbe mai e poi mai rivolta ai professori o a Silente stesso.
Harry viveva della rendita che gli avevano lasciato i suoi genitori, e Ron... beh di certo non poteva rivolgersi a lui.
In quell’occasione si era accorta di quanto in realtà fosse sola: non c’era nessuno a cui chiedere quel prestito, nessuno di cui fidarsi, più che altro nessuno con cui era in confidenza oltre al suo stretto gruppo di amici.
Così, passeggiando un pomeriggio per i corridori, si era imbattuta nella sua soluzione: Draco Malfoy.
Proprio lui.
Chi le avrebbe garantito il suo silenzio? Probabilmente avrebbe parlato, sicuramente le avrebbe chiesto qualcosa in cambio, ovviamente l’avrebbe fatta penare per un “sì”.
Ma valeva la pena fare un tentativo.
Non voleva la pietà di nessuno, la misericordia dei Grifondoro né la compassione dei professori.
Non che si fidasse di Malfoy ma... voleva provare a parlargli, almeno una volta.










Lo vide in giardino con i suoi “amici”.
Non voleva che anche loro sapessero, quindi aveva aspettato qualche minuto, indecisa sul da farsi.
Inaspettatamente li vide allontanarsi e lasciare Malfoy da solo, che finiva di fumarsi la sua sigaretta.
Con tutto il coraggio rosso-oro di cui disponeva, Hermione gli si avvicinò.
- Malfoy...- disse con voce quasi tremante.
- Granger...- rispose lui guardandola appena.
La Mezzosangue sembrava nervosa, si torturava le mani e il labbro inferiore. Cosa le prendeva, così all’improvviso? E cosa voleva da lui?
- Devo... devo chiederti una cosa.- annunciò la riccia - Un favore.-
Il biondo sgranò gli occhi a quelle parole e si prese qualche istante per rispondere.
- Un favore?-
- Proprio così.- annuì lei.
Draco spense la sigaretta e la lasciò cadere a terra, per poi rivolgere le sue attenzioni alla ragazza.
- Che tipo di favore?- chiese ancora spiazzato da quella richiesta.
Abbassando lo sguardo, Hermione rispose.
- Un prestito.-
Draco quasi non sapeva cosa dire.
La Granger che gli chiedeva un prestito? Per farci cosa? Perché a lui? Perché non si era rivolta a San Potter?
- So che ti sembrerà strano,- riprese lei -Ma non sapevo a chi rivolgermi.-
La voce della ragazza sembrava essersi fatta insicura all’improvviso.
Sapeva che gliel’avrebbe chiesto, e lei doveva dirgli la verità.
- Quanto ti serve, Granger?- chiese riprendendo i suoi soliti modi di fare - Ma soprattutto... perché?-
Qualcosa colpì Hermione dritta al petto.
Doveva dirglielo.
Gli occhi della ragazza divennero lucidi e le sue piccole spalle scosse da vari brividi.
Vedendola così, Malfoy le prese per un braccio portandola dietro qualche albero, in modo che nessuno li vedesse.
- Granger, dannazione, vuoi parlare o no? Che diavolo ti prende?- sbottò il biondo.
- Mio... mio padre è malato.- rispose singhiozzando - Ha bisogno di un intervento urgente, ma costa così tanto... Non riusciamo a coprire tutte le spese, ma lui ne ha bisogno...-
Draco la guardava mentre, nervosa e imbarazzata, gli spiegava la circostanza.
Non si era mai trovato in una situazione simile, come avrebbe dovuto comportarsi?
- Potter lo sa?- lei scosse la testa.
- Stupida d’una Grifondoro! Come ti è venuto in mente di venire da me? Chi di dice che non rifiuterò di aiutarti?-
Gli occhi di Hermione brillarono di una luce disperata.
- Ti prego...- mormorò avvicinandosi a lui - Ti prego, solo tu puoi aiutarmi! Non posso chiedere agli altri, non... non voglio che sappiano, per questo sono venuta da te...-
Draco era rimasto così colpito dal suo sguardo, dal tono della sua voce, che non sapeva cosa dirle.
Cosa doveva fare? Accettare? Rifiutare?
In fin dei conti la Granger non era niente per lui, quindi perché aiutarla, quando lei stessa lo ignorava nei corridoi?
- Ti prego... farò tutto quello che vorrai in cambio, te lo giuro. Ma salva la vita di mio padre... ti supplico!-
Colpito ancora una volta dalle sue parole, Draco decise che non si sarebbe lasciato prendere da sentimentalismi in stile Grifondoro.
Così assunse il suo solito ghigno, prima di risponderle.
- Va bene, Granger. Avrei quello che ti serve.-
Il viso della ragazza si illuminò di speranza - Dici davvero? Mi aiuterai?-
- E’ quello che ho detto. Me ne occuperò personalmente. Non devi più darti pensiero per tuo padre.-
Si avvicinò a lei in modo che poggiasse la schiena contro il tronco di un albero, per poi passarle un braccio intorno alla vita.
- Mi ringrazierai dopo l’operazione. Nel frattempo penserò a cosa chiederti in cambio.-
Un brivido scosse il corpo della riccia a quelle parole.
Avrebbe ovviamente dovuto ringraziare adeguatamente il biondo per quel favore, era preparata, ma la realtà della cosa colpì ugualmente come una doccia ghiacciata.
Malfoy ghignò come solo lui sapeva, ma non fece altro.
Anzi, si allontanò da lei e, con serietà, le porse la mano - Abbiamo un accordo?-
Lei, seppur titubante, strinse la sua mano - Abbiamo un accordo.- confermò con solennità.
Draco le diede appuntamento per parlare dei dettagli della cosa e poi se ne andò, lasciandola sola in giardino.










La signora Granger non riusciva a credere di poter davvero far operare suo marito.
Aveva pensato di chiedere un prestito a qualche banca, ma Hermione le aveva scritto una lettera dicendo che aveva trovato l’intera somma necessaria all’intervento del padre.
La ragazza non aveva voluto dire chi, ma aveva assicurato i genitori che un suo caro amico si era offerto di aiutarla.
Alla fine accettarono quel denaro, che venne trasferito sul loro conto nel giro di un paio di giorni.
Hermione aveva finalmente l’animo sollevato: suo padre sarebbe stato operato e si sarebbe slavato dalla brutta malattia che lo stava uccidendo.
L’unico pensiero che aveva, ora, era come ripagare Malfoy.
Il biondo, infatti, non le aveva ancora chiesto niente.
Tuttavia, per riflesso, lei tratteneva Harry e Ron dal litigare con lui. A volte prese le sue parti senza neanche rendersene conto.
- Hermione, perché lo difendi?- le chiese un giorno Harry, dopo che lei gli aveva risparmiato l’ennesima visita a Madama Chips.
- Non lo difendo affatto, Harry. Semplicemente voglio evitare che vi prendiate a pugni ogni volta che vi incontrate nei corridoi.-
Il suo tono era stato così fermo e deciso che il moro non era riuscito a ribattere.










Qualche giorno dopo la ragazza ricevette una lettera: era sua madre, che la informava del successo dell’operazione.
Suo padre era fuori pericolo, si sarebbe salvato. Lo aspettava una lunga degenza, ma l’importante era che fosse vivo e al sicuro.
Non perse tempo e mandò immediatamente un biglietto a Malfoy, chiedendo un incontro.
Mezz’ora dopo lei lo stava aspettando in biblioteca.
- Ce l’ha fatta!- esclamò radiosa non appena scorse il ragazzo che si avvicinava - L’operazione è andata bene, mio padre è fuori pericolo!-
Draco non riuscì ad evitarsi un sincero sorriso - Sono contento per te.-
La ragazza era così felice che non riusciva a stare ferma, sembrava una bambina sulle giostre.
Stranamente Malfoy riusciva a comprendere il suo stato d’animo. Del resto, lui stesso aveva un’infinita ammirazione per suo padre.
Se gli fosse successo qualcosa, probabilmente sarebbe impazzito.
Le si avvicinò, portandola con la schiena contro uno scaffale. Hermione rabbrividì, ma si disse che era normale.
Anzi, quel momento sarebbe probabilmente dovuto arrivare molto tempo prima.
Senza dire una parola, il biondo fece aderire i loro corpi, lasciando scivolare le mani sui suoi fianchi, per poi posare le labbra sul suo collo.
La ragazza fu scossa da un altro brivido. Non sapeva come comportarsi, se assecondarlo o respingerlo, o chiedere spiegazioni... per questo lo lasciò fare.
Compiaciuto per quel primo semplice risultato, Draco continuò a baciarle il collo, risalendo sulla guancia per poi fermarsi a pochi millimetri dalla sua bocca.
Vedendolo indugiare, Hermione prese la parola.
- E’ questo quello che vuoi da me?- chiese con voce bassa - Vuoi che venga a letto con te per ringraziarti?-
Malfoy non rispose subito, si limitò a sorridere biecamente come faceva di solito, rafforzando la presa sui fianchi di lei.
- Forse.- disse enigmatico - A dire il vero non ho ancora deciso, sto valutando la situazione.-
Hermione distolse lo sguardo dal suo, incapace di rispondere.
Se non aveva ancora deciso, perché si comportava in quel modo? Per ricordarle che era in debito con lui? Che gli doveva dare qualcosa che fosse allo stesso livello della vita di suo padre?
Ma lo Slytherin non aveva intenzione di portarsi a letto la Granger. Era vero, non sapeva ancora cosa chiederle in cambio, per questo si permetteva di comportarsi come voleva, con lei.
Tuttavia, giocare con la Mezzosangue sarebbe sicuramente stato divertente.
In fin dei conti lei gli doveva la vita di suo padre: avrebbe potuto chiederle qualsiasi cosa.
Così decise di provocarla ancora un po’.
Si schiacciò contro di lei, avvertendo la morbidezza del suo seno sul torace.
Affondò una mano tra i suoi ricci ribelli, l’altra sempre sul fianco. Le fece piegare la testa, e poté vedere un lampo di timore e insicurezza attraversarle gli occhi dorati.
Ghignò, provocandole un brivido, per poi posare le labbra sulle sue, incredibilmente morbide.
Dato l’andamento delle cose Hermione se lo aspettava, ma era comunque impreparata.
Il bacio di Malfoy non era gentile come quello di Vicktor, né impacciato come quello di Ron.
Era un concentrato di passione e sensualità. Il ragazzo la stringeva in un modo che le rendeva impossibile qualsiasi azione, se non quella di farsi baciare da lui.
Quando il bacio finì, Malfoy fissò le sue labbra rosse prima di alzare gli occhi sui suoi.
- Scommetto che Lenticchia non ti ha mai baciata così.- sussurrò con voce bassa e tremendamente sensuale.
Hermione arrossì e distolse lo sguardo da quello dello Slytherin.
Malfoy ghignò vittorioso per poi piegarsi su di lei e depositarle un bacio sul collo, prima di lasciarla libera e uscire dalla biblioteca.










Sola nella sua stanza di Caposcuola, Hermione Granger cercava di trovare pace in qualche modo, ma più ci provava e meno ci riusciva.
- Stupida.- si disse guardandosi allo specchio.
Optò per un bagno rilassante, quindi prese l’occorrente e si diresse al bagno privato dei Prefetti e Caposcuola.
Giunta lì appoggiò le sue cose su una panca e riempì l’enorme vasca. Il solo profumo della schiuma bianca la stava già facendo sentire meglio.
Chiuse i rubinetti, si spogliò e si immerse nell’acqua calda. Sospirò, stanca e provata, con gli occhi chiusi e la schiuma che le sfiorava il mento.
Aveva fatto un accordo con Malfoy.
Lui aveva pagato l’intervento di suo padre, lei aveva promesso di dargli ciò che voleva.
Aprì gli occhi di scatto, tesa. E se le avesse davvero chiesto di andare a letto con lui?
Né Vicktor né Ron si erano mai spinti fino a quel punto.
Il primo non le aveva chiesto più di qualche bacio, dato che lei aveva solo quattordici anni e non era proprio il caso di avanzare pretese.
Ron aveva fatto un po’ vagare le mani su di lei, ma niente di troppo intimo. Timida lei, impacciato lui. Un disastro.
Non aveva mai neanche ricevuto un bacio come quello di Malfoy.
Arrossì fino alla punta dei capelli. Avrebbe dovuto porre la condizione che proibiva al biondo di chiederle favori sessuali in cambio del suo aiuto.
Malfoy stesso le aveva fatto credere che quella non era una realtà così impossibile.
Continuò ad imprecare contro se stessa mentre si faceva il bagno. Una volta uscita torno alla Torre si infilò sotto le coperte, addormentandosi poco dopo.






 
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°piperina°
view post Posted on 30/6/2008, 09:11




*Act II*







I giorni trascorrevano freschi e pungenti, Febbraio ormai stava volgendo al termine. Il signor Granger era in convalescenza dopo il difficile intervento, ma era fuori pericolo e presto sarebbe guarito.
Tuttavia, Hermione non aveva voluto rivelare il nome del loro benefattore, per quanto i suoi genitori insistessero per saperlo.
Continuava a dire che non c’era bisogno di dirglielo, che l’aveva ringraziato lei a nome loro e non dovevano preoccuparsi di nulla.
Era stata dura convincerli, ma ce l’aveva fatta.
- Buongiorno.- cinguettò felice.
- Buongiorno a te.- risposero in coro Harry, Ron e Ginny.
- Come mai così allegra?- chiese il moro sedendosi di fronte a lei.
- Oh, niente di particolare.- rispose la riccia -Non posso essere allegra?-
- Come no... chi non sarebbe felice di iniziare la settimana con 2 ore di Pozioni insieme agli Slytherin?- ribatté acidamente Ron.
Harry si esibì in una smorfia, ma niente scalfì il sorriso di Hermione.
Poi lo vide fare un gestaccio e chiese spiegazioni.
- Dietro di te.- spiegò brevemente.
La ragazza si girò e vide che un certo biondo li stava guardando. Ma invece di imitare l’amico, Hermione accentuò il suo sorriso e tornò ad occuparsi della sua colazione.
- Beh? Non dici nulla?-
- Cosa dovrei dire, Harry?- chiese addentando un muffin.
- Hai sorriso a Malfoy!- disse allibito.
- Devi avere qualcosa che non va.- rincarò Ron.
- O magari ti piace.-
Quella frase non poteva non essere uscita dalla bocca di Ginny Weasley.
Ron si strozzò con il succo, Harry per poco non cadeva dalla sedia. Hermione precedette le loro parole.
- Sto bene, non mi sono drogata né invaghita di Malfoy. Ho solo ricevuto una bella notizia da casa, tutto qui.- sorrise ai suoi amici, raccolse le sue cose e uscì dalla Sala Grande.
Poco dopo fu raggiunta da Malfoy nel corridoio.
- Grazie del sorriso Granger.-
- Prego.- rispose fermandosi.
- Ti hanno scritto i tuoi? È per questo che sei così allegra?-
Il suo sorriso di illuminò di gioia - Sì!- rispose raggiante - Il medico ha detto che mio padre si sta riprendendo molto velocemente! Riesce a camminare e reagisce bene alle cure!-
Strano... parlare con Malfoy della sua famiglia le veniva spontaneo.
- Sono contento.- rispose il biondo - E’ una bella notizia.-
Hermione annuì, appoggiandosi al muro con la schiena.
- D’ora in poi potrà solo migliorare!- esclamò con un sorriso.
Lo Slytherin le si avvicinò, sfiorandole il viso con una mano per far sì che lo guardasse.
Senza dire niente si chinò su di lei e la baciò. Non cercò però di approfondire il bacio, del resto si trovavano in corridoio ed era poco prudente lasciarsi andare.
- Ci vediamo a lezione.- la salutò per poi lasciarla sola.










Da molti giorni ormai si comportava così. Parlavano, le chiedeva qualche favore, si allontanava e si avvicinava di nuovo.
La baciava, spesso una mano vagava su di lei, ma non l’aveva mai toccata veramente.
Hermione si chiese se l’avrebbe mai fatto.
Se volesse solo provocarla un po’ oppure portarsela davvero a letto. In quel caso come avrebbe dovuto comportarsi? Non voleva farlo, non voleva concedersi a qualcuno che non amava.
Non voleva mettere la sua verginità tra le mani di Malfoy. Ancora non lo conosceva sotto quel punto di vista, e comunque non era disposta a vendere la sua prima volta.
Ad ogni modo, finora non gliel’aveva esplicitamente chiesto. Si limitava a qualche bacio appassionato e poco di più.
Scosse il capo, tornando a sorridere, per poi dirigersi verso l’aula di Piton.
A lezione non ci furono problemi, eccetto Neville che fece esplodere qualche provetta e le solite frecciatine acide tra Slytherin e Gryffindor.





- Ah, piantala Sfregiato, sei ripetitivo.- disse una voce strascicata a fine lezione.
- Senti chi parla, Malferret.- replicò l’altro - Credi che non mi sia accorto di niente?-
Il biondo alzò un sopracciglio - Prego?-
- Continuavi a fissare Hermione! Ti avverto, se la fai qualche brutto scherzo vengo a spaccarti il muso nel tuo covo di serpi!-
Malfoy stava per scoppiargli a ridere in faccia. Fare degli scherzi alla Granger? Che ingenuo... la Mezzosangue aveva un debito così grande con lui che avrebbe potuto chiederle qualsiasi cosa!
- Tranquillo, San Potter. Non mi interessa la tua amichetta.-
Uscendo dall’aula le passò accanto ma non le concesse più di uno sguardo complice.
- Harry, la smetti o no?- chiese lei in corridoio, approfittando dell’assenza di Ron in quel momento.
- Di fare cosa?-
- Di provocare Malfoy!- rispose con tono ovvio - Lo sai che è litigioso, perchè lo provochi sempre? Tanto ci pensa già da solo!-
Il moro la guardò stralunato - Continui a difenderlo!-
- Che stai dicendo?-
- Sì, ho ragione! Tu lo difendi!-
- Non è vero!- esclamò oltraggiata.
- Sì che lo è! Non rispondi ai suoi insulti, non gli dici niente, anzi te la prendi con me e Ron!-
La prese per le spalle, preoccupato e pallido in volto.
- Dimmi la verità, Hermione... sei sotto Imperius?-
Quella sgranò gli occhi.
Genio, quale persona sotto Imperius potrebbe rispondere ad una domanda del genere?
- Oppure ti minaccia, ti ricatta... ti tiene in pugno in qualche modo?-
BOOM.
Pugnalata al cuore. Colpita e affondata.
- Ma no...- disse evasiva.
- Dimmi la verità!-
Non riusciva a guardarlo negli occhi. In effetti lei era nelle mani di Malfoy, ma ci si era messa da sola, senza dire nulla ai suoi amici.
Quel segreto doveva restare tale.
- Non c’è niente, Harry.- gli disse con un sorriso - Malfoy non mi ha fatto nulla, sto bene.-
Gli scoccò un bacio sulla guancia - Ci vediamo dopo a lezione.-
Lo salutò e corse al bagno di Mirtilla Malcontenta.
Si sentiva tremendamente in colpa.
- Problemi con Potter?-
Si voltò di scatto per trovarsi a pochi centimetri dal viso perfetto del biondo Slytherin.
- Cosa ci fai qui?-
- Non hai risposto.- disse lui perfettamente calmo.
- Non ho problemi con Harry.-
- Hn. Non mi sembra.-
- Cosa vuoi Malferret?- sbottò lei irritata dal suo comportamento.
- Niente di che.- rispose alzando le spalle - Ti ho vista entrare qui e non ho resistito.-
Un brivido la scosse - Resistito?-
- Già.- ghignò lui, avvicinandosi fino ad intrappolarla tra il suo corpo e il muro - Tutta sola, qui... pensavo volessi un po’ di compagnia.-
Hermione si ritrovò a boccheggiare - E cosa vuoi fare?-
La mezzosangue si allarmava per un nonnulla, pensò Draco. Che carina.
- Questo.- sussurrò il biondo rima di chinarsi e baciarla.
La strinse subito a sé, tenendola per i fianchi, mentre chiedeva l’accesso alla sua bocca.
La riccia glielo concesse, perdendo subito il controllo della situazione.

Malfoy baciava da Dio, non c’era nulla da dire. Si strinse a lui, lasciandogli fare quello che voleva.
Qualche minuto dopo si staccarono, ma le labbra del biondo di posarono roventi sul suo collo. Sussultò per un piccolo morso, mentre sentiva una mano che scivolava sotto il suo maglione.
Oddio, vuole fare sesso!, pensò di colpo Hermione.
Forse però voleva solo giocare, si disse, cercando di non perdere la concentrazione.
Ma era così difficile... Malfoy aveva un corpo da infarto, era bello da morire, e in più baciava divinamente.
Senza contare che, in quel momento, le stava passando la lingua sul collo, cosa che aveva lasciato fare solo a lui finora, e questo la stava facendo tremare contro la sua volontà.
Si calmò, rilassandosi al suo tocco, ma sempre attenta a quella mano sotto il maglione.
Che, per inciso, stava slacciando un paio di bottoni della camicetta bianca che indossava.
E adesso? Cosa avrebbe dovuto fare?
Si irrigidì appena, prestando più attenzione alle dita della serpe che alla sua bocca.
Ma lui non era stupido, si accorse della sua preoccupazione, così pensò bene di distrarla. Smise di dedicare attenzioni alla pelle ormai arrossata del collo e, senza preavviso, la baciò, approfittando del suo stupore per infilare la lingua tra le sue labbra.
La sentì sussultare, tendersi, cercare di resistere e poi abbandonarsi a lui. Ne approfittò per scostare un lembo della camicia e poter avere accesso al suo seno.
Beh, non aveva di che lamentarsi, era pieno e morbido, una bella terza.
Giocò con lei per vari minuti, fin quando lei si accorse di avere una mano del biondo piantata sul suo seno.
Diventò di tutti i colori, si irrigidì come una statua e lo allontanò balbettando qualcosa di incomprensibile.
- Quanto sei pudica, Granger.- commentò Draco con un sorrisetto.
- Sei tu che sei un maniaco! Potrebbe entrare chiunque!- sbottò Hermione ricomponendosi.
Si staccò dal muro per controllare allo specchio che fosse tutto in ordine, e soprattutto presentabile.
- E comunque sto ancora aspettando.- disse improvvisamente seria.
- Che cosa?-
- Che tu mi dica cosa vuoi in cambio del favore che mi hai fatto.-
Si girò pronta per fronteggiarlo.
- Non ho ancora deciso.- rispose il biondo.
- Però continui a chiedermi piccole cose! Ti difendo con Harry, cerco di evitare che vi insultiate appena vi vedete, ma non posso continuare così!-
- Che c’è, sei stanca forse?- la schernì.
- Sì, Malfoy, sono stanca! Non puoi continuare a chiedermi piccoli favori in eterno! Per quanto hai intenzione di continuare?-
Quello la guardò di traverso, sogghignando come solo un Malfoy sapeva fare.
- Continuerò fin quando non avrò trovato qualcosa con cui tu possa ripagare il debito che hai nei miei confronti.- spiegò il biondino avvicinandosi a lei - Sapevi che non avresti avuto vita facile, ma ti sei ugualmente rivolta a me.-
La raggiunse e avvolse un boccolo castano intorno all’indice.
- Fossi in te non mi lamenterei troppo. Sono un serpente, potrei chiederti qualsiasi cosa. Potrei farti fare la domestica al Manor o costringerti a umiliarti nei modi più crudeli che conosco davanti ai tuoi amichetti.-
Hermione rabbrividì. Malfoy non aveva mai dato l’impressione di volerla trattare in quel modo, benché sapesse che ne era perfettamente in grado.
- Potrei dir loro che mi hai promesso qualcosa di indecente, qualcosa di... intimo, in cambio del denaro che ti ho prestato.-
- Non... non lo farei mai!- sbottò, rossa come un peperone - Se vuoi che venga a letto con te per sdebitarmi, dillo chiaro e tondo! Non mi piacciono questi giochetti, e non mi piace essere tenuta col fiato sospeso per tutto questo tempo!-
Aveva le guance rosse e il fiato corto per la rabbia e lo sfogo.
Non ne poteva più, Malfoy la stava sfinendo con il suo tira e molla. Lo difendeva con Harry, evitava le risse, non denunciava le sue piccole malefatte, lasciava correre i festini alcolici di Slytherin e, come se non bastasse, gli permetteva di baciarla e toccarla.
Questo non era da lei, assolutamente.
Ma quel dannato senso di gratitudine che provava la stava uccidendo. Gli doveva la vita di suo padre. Pur non essendo in confidenza lui le aveva prestato una grande somma di denaro senza chiedere troppe spiegazioni, senza assillarla fino al giorno dell’intervento.
Era stato gentile, e spesso si informava sulla salute del padre.
Forse era un riflesso della sua adorazione per Lucius, forse si era davvero dispiaciuto per la sua famiglia... ad ogni modo si era rivelato essere un ragazzo molto più attento e gentile di quanto avesse pensato.
Ma in quei giorni stava davvero esagerando. Non erano solo i piccoli favori a pesarle, ma questo continuo stillicidio.
- Beh, Granger... avresti dovuto pensarci prima.- replicò gelido - Hai ragione, deve essere stancante questa situazione, per te.-
Che qualcuno le desse un colpo in testa, Malfoy le aveva detto che aveva ragione? Impossibile. Non riusciva neanche a rispondere.
- Ma per me non è così male. Devo ammetterlo, Mezzosangue, mi diverte averti in pugno.- ghignò, facendole venire un brivido - Non ho intenzione di portarti a letto, se è questo che ti preoccupa. Per ora, almeno.-
Il sospiro di sollievo le si fermò in gola.
- Dammi una risposta precisa, accidenti a te!- sbottò arrossendo di nuovo - Almeno questo me lo devi!-
Il biondo parve pensarci. Quasi seriamente.
- Beh, Granger, non so che dire. Non ho ancora trovato qualcosa di adeguato da chiederti, ma fidati che ci sto pensando.-
- Certo, con un solo neurone ti ci vorranno secoli per decidere!-
- Il tuo sarcasmo è assolutamente fuori luogo.-
- Me ne frego. Pretendo una risposta. Seria!-
- Ah, se ti arrabbi in questo modo non fai che invogliarmi a torturarti ancora di più.-
Il ghigno del biondo la stava mandando fuori di testa. Possibile che quel porco di Malfoy avesse a disposizione tre espressioni in croce?
Impassibile, incazzato e il famoso ghigno di famiglia.
- Al diavolo!- ringhiò staccandosi dal muro e allontanandosi da lui.
Quando fu sulla porta lo sentì ridere. Rideva di lei, il bastardo.
Le aveva fatto un favore, un enorme favore, ma per Dio non era la sua schiava! Che si decidesse una buona volta!
Sbatté la porta il più violentemente possibile, facendola traballare sui cardini, mentre la risata del biondo riecheggiava nella sua mente.










- Tutto bene, Herm?-
Il ringhio della grifoncina fece intendere a Ginny che non aveva voglia di compagnia.
La rossa sbuffò, tornando a leggere la sua rivista di moda, mentre il suo ragazzo sonnecchiava sul divano con la testa sulle sue ginocchia.
- Era Hermione, quella?- mormorò assonnato.
- Sì, o almeno... un’Hermione piuttosto su di giri.-
- Come mai?-
- Non ne ho idea.- sollevò le spalle, tenendo il giornale con una mano e giocando con i capelli di Harry con l’altra.
- Non vi sembra strana in quest’ultimo periodo?- intervenne Ronald, seduto su una poltrona con una rivista di Quidditch sulle gambe.
- Strana?- chiese la sorella, pensierosa - Effettivamente sì... mi sembra un po’ stanca. E nevrotica, spesso scatta senza motivo, è un po’ nervosa.-
- Magari ha le sue cose.-
- Per un mese intero, Seam? Ne dubito.- ghignò la rossa.
- Sarà lo studio.- rifletté Ron, addentando una Cioccorana - Non fa altro che chiudersi in Biblioteca o in camera sua.-
- Questo direi che è normale.-
- Decisamente.- convenne Harry, chiudendo gli occhi, rilassato dalle carezze della sua fidanzata.
- E se avesse un ragazzo?- ipotizzò Finnigan.
Per poco Ron ci rimase secco con la Cioccorana in gola.
- Non essere sciocco. Ron, sai qual è il tuo problema?- intervenne la sorella del rosso - Consideri Hermione una tua proprietà.-
Bloccò le scuse che Seamus stava per fare a Weasley con un gesto secco della mano - O le confessi il tuo amore, o la lasci libera di vivere la sua vita.-
- Ma io mi comporto da amico!- replicò rosso il viso.
- Hn, come no.- ghignò la sorella - Metti il broncio se fa il nome di un ragazzo, fulmini chiunque osi guardarla, ti ingelosisci se la vedi parlare con qualcuno... dovrebbe fartela sotto al naso, ecco cosa meriti!-
- Non sei divertente!- le rispose Ron, colpito nel vivo.
- La verità fa male.- rincarò la dose Harry, che di discorsi simili ne aveva sentiti una miriade negli ultimi due anni.
- Grazie, amico.- si offese il rosso.
Seamus ridacchiò per quello scambio di battute.
- Dovrebbe mettersi con qualcuno che ti sta sulle palle!-
Harry sogghignava. Adesso Ginny si stava divertendo. Se prima il discorso era serio, adesso era diventato il solito gioco al massacro per spingere Ron a prendere una decisione.
- Ah, guarda, per farmi davvero infuriare dovrebbe mettersi con Malfoy!- sbottò il rosso gettando la carta della Cioccorana nel camino.
Ad Harry venne un colpo al cuore - Non dirlo neanche per scherzo Ron! Hermione e Malfoy... no, impossibile. Lei gli strapperebbe le corde vocali al primo appuntamento, e lui cercherebbe di ucciderla e farlo sembrare un incidente.-
- Ecco perché è impossibile. Due come loro non potranno mai stare insieme, e mi consola il fatto che chiunque sarebbe meglio di lui!-
- Lui chi?-
La voce di Hermione attirò l’attenzione dei presenti.
- Ti sei calmata?- chiese l’amica.
- Sì, sì, tutto a posto. Ero solo un po’ nervosa.- rispose agitando la mano pigramente - Allora, di chi parlavate?- chiese di nuovo andando a sedersi in braccio a Seamus, scompigliandogli i capelli con una mano.
- Di Malfoy.- rispose Ron.
- Che ha combinato stavolta?-
- Niente.-
- E allora perché parlarne? Non c’erano argomenti più gradevoli? Che so... la nuova moda di TopWitch... o il Quidditch!-
Ah, ecco con chi era arrabbiata, si disse Harry. Se litigava con Malfoy allora era tutto a posto.
- Si chiedevano se tu potessi innamorarti di Malfoy.- disse candidamente Seamus.
Hermione sembrava una statua di ghiaccio.
All’improvviso il ricordo di tutti i baci appassionati scambiati col biondo Slytherin le piombarono addosso come un enorme macigno sulle spalle.
- Ma siete fuori di testa?!- esclamò saltando in piedi - Io lo detesto! Non potrei mai innamorarmi di lui! Insomma... ma in che universo?-
- Che vi dicevo?- gongolò Ron, rincuorato dalla conferma di odio della grifoncina nei confronti del biondo bastardo.
- Ah, basta, per favore. Di cazzate ne ho sentite abbastanza. Seamus, fammi un po’ di coccole.- disse sedendosi di nuovo sulle sue gambe.
Lui la accolse e se la strinse al petto, accarezzandole i capelli.
Seamus era affidabile al pari di Harry e Ron, per questo erano tranquilli quando c’era anche lui.










Un paio di sere dopo Hermione era di ronda. Con Malfoy.
Ucciderò Silente per avermi messa in coppia con questo cerebroleso, pensava camminandogli di fianco in un corridoio deserto.
- Cosa c’è lì?- disse improvvisamente il biondo.
- Dove?-
- Lì. Non vedi?-
Aguzzò la vista, ma non scorse niente.
- No, mi spiace, non vedo nulla. Cosa dovrebbe esserci?-
Fece appena in tempo a fare quella domanda che si ritrovò in una stanza buia, premuta tra il muro e un corpo atletico altamente sensuale.
- Non dire niente.- sentì la voce del biondo all’orecchio, rabbrividendo.
- E adesso cosa ti prende?- chiese fredda.
Ah, dannato orgoglio Gryffindor, era ancora arrabbiata per la conversazione nel bagno di quella dannata fantasma.
- Voglio solo baciarti, Granger. Sono due giorni che mi sfuggi. Devo chiederti il permesso?-
La voce del ragazzo sembrava seria, sincera.
Improvvisamente la rabbia che provava scemò. Che avesse esagerato anche lei, quella mattina?
Sospirò, rassegnata.
Schiacciata dal senso di colpa e quello di gratitudine.
- No.- disse in un soffio.
Lo vide sorridere, o ghignare, non aveva importanza. Era bellissimo lo stesso.
Così chiuse gli occhi, gli mise le braccia intorno al collo e si lasciò baciare dapprima dolcemente, poi con passione.
Il ragazzo la spinse di più contro al muro, aderendo completamente al suo corpo.
Ah, dannata mezzosangue, faceva la preziosa e poi gli lasciava fare ciò che voleva. Non poteva eccitarsi per lei, però stava succedendo.
E se se ne fosse accorta, forse sarebbe scoppiata di nuovo. Ma non gliene importava nulla, voleva baciarla e lo stava facendo, voleva stringerla e toccarla e accidenti, quella sera l’avrebbe fatto.
Hermione sentì che le attenzioni di Malfoy erano diverse. Le aveva detto di non volerla portare a letto, ma i fatti dimostravano tutt’altro.
Decise che per quella sera poteva concedergli qualcosa, ma niente di eccessivo.
Così non protestò quando infilò per la seconda volta una mano sotto il suo maglione, puntando direttamente ai bottoni della camicetta. Sembrava visibilmente scocciato dalla presenza del primo indumento, tuttavia non le aveva chiesto nulla.
E quando Malfoy le lasciò libera la bocca, glielo disse.
- Puoi toglierlo.-
L’aveva appena sussurrato, ma lui aveva sentito. Si bloccò di colpo, e alzò il viso fissando gli occhi nei suoi, senza spostare ancora la mano dal suo seno.
- Sicura?- chiese, titubante.
Lei non rispose, ma annuì.
No, così no. Che cavolo, non voleva che la Granger gli concedesse qualcosa per rassegnazione. Accidenti a lei.
Se anche avesse voluto portarla a letto per ripagare il debito, non l’avrebbe mai voluta con quell’espressione in viso.
- Ah, lascia stare. Andiamo.-
Le sollevò il maglione quel tanto che bastava per richiudere la camicetta, poi lo tirò giù ed uscì dalla stanza, seguito poco dopo dalla riccia.
Perché si è fermato?, continuava a chiedersi.
Forse... forse aveva detto la verità. Voleva solo giocare un po’ con lei, non arrivare fino in fondo.
Quel pensiero la rassicurò, e si concesse un sorriso sereno.


 
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view post Posted on 30/6/2008, 11:34




*Act III*







Quella mattina Hermione aveva due ore buche. Harry e Ron ne avevano approfittato per copiare i compiti che non avevano ancora svolto, o Piton gli avrebbe scolpito due T in fronte. Lei invece aveva deciso di andare in biblioteca e trascorrere un po’ di tempo da sola, in mezzo ai suoi amati libri.
Respirava a pieni polmoni il suo odore preferito, quello di vecchie pagine, preziosi e pesanti tomi che aveva amato fin da piccola.
Era seduta per terra con un grosso libro sulle gambe quando un rumore la distrasse dalla sua interessante lettura.
- Sapevo che ti avrei trovata qui.- disse guardando il tomo che le copriva le gambe.
- Buongiorno anche a te.- rispose – Hai bisogno di qualcosa?
- Sì, mi servi tu.- disse pacatamente il biondo.
Il cuore di Hermione prese a battere velocemente. Quel ragazzo era capace di parlare con una schiettezza disarmante, specialmente se aveva bisogno di qualcosa.
- Hai deciso cosa chiedermi per ripagare il mio debito?-
Draco notò un filo di ansia e irritazione nella sua voce. Ghignando, le si fece più vicino.
- No, niente di adeguato per ora. Ma deciderò a breve.-
La ragazza sospirò. Il timore che volesse un pagamento in natura non l’aveva abbandonata, nonostante tutto.
Meno male che Malfoy non sembrava davvero intenzionato a deflorarla.
- Bene, ora vieni con me.-
Con un incantesimo mise a posto il libro e afferrandola per un braccio se la tirò dietro.
- Dove?-
- In camera mia.-
BOOM.
Hermione sentì il cuore scoppiarle nel petto e la sua mascella cadere a terra.
Aveva appena finito di pensare che la sua verginità fosse al sicuro e lui la portava in camera?!
- Perché?- chiese, affiancandolo.
- Devi controllarmi un compito.- rispose senza guardarla.
Ma sentì più che chiaramente il suo sospiro di sollievo.
- Che c’è, Granger... hai paura che ti salti addosso?- sibilò malizioso al suo orecchio.
Lei avvampò di colpo, ma non poté ribattere perché erano appena arrivati all’entrata della Sala Comune di Slytherin.
- Posso entrare davvero?- chiese titubante.
- Sì. Ti farò un incantesimo in modo che nessuno ti riconosca.- spiegò brevemente prima di agitarle la bacchetta davanti al viso - Funzionerà per pochi minuti, il tempo di arrivare in camera. Non voglio rogne, e nemmeno tu immagino.-
Mormorò la parola d’ordine ed entrò, seguito da Hermione.
La Sala Comune Slytherin era elegante, scura, molto raffinata. Vari studenti stavano comodi sui divani o sui tappeti davanti al camino.
- Principe, ti dai da fare già di prima mattina?- esclamò un suo compagno di casa.
Tutti si voltarono verso di loro, ed Hermione si sentì improvvisamente a disagio.
Il biondo ghignò, passandole un braccio intorno alla vita attirandola a sé.
- Ovviamente.- rispose sorridendole sensualmente.
La portò via tra sguardi maliziosi e fischi di approvazione.
L’incantesimo svanì appena in tempo, quando Hermione entrò nella stanza singola del biondo.
Trappola.
Questa era l’unica parola che aveva nella testa. Ma Draco si accese una sigaretta indicandole la scrivania.
- Non devi farmi il tema, solo controllare le ultime righe. Non sono sicuro, e non voglio un brutto voto in Erbologia.-
Detto questo si adagiò comodamente sul letto lasciando lavorare la ragazza.





Hermione notò che Malfoy aveva una bella scrittura, chiara e pulita, perfettamente leggibile. Lesse il suo compito più volte ma non trovò errori. Solo una piccola imperfezione nel nome di una pianta, che corresse subito, ma niente altro.
Poco dopo si alzò dicendo di aver finito.
- Bene, meglio così.- le rispose - Hai da fare ora?-
- Direi di no...-
- E il libro di prima?-
- Lettura di piacere.- spiegò con un’alzata di spalle.
Draco scosse la testa e si diresse in bagno - Allora puoi aspettare qui. Faccio una doccia.-
Hermione avrebbe voluto replicare ma il biondo malefico si era già chiuso la porta alle spalle.
Dannato furetto, così non avrebbe potuto andarsene! Non aveva l’incantesimo che le serviva né ricordava che strada avessero fatto.
Sbuffò rumorosamente e sprofondò su una comoda poltrona.
Contrariamente a quanto pensava, Malfoy uscì dalla doccia quindici minuti dopo, con addosso solo un accappatoio aperto e slip neri aderenti.
- Ma ti sembra il modo di presentarti?!- sbottò tutta rossa dandogli le spalle.
Lui scoppiò a ridere, ma lei non riusciva a non pensare ai capelli umidi, ai pettorali e addominali scolpiti, alla linea dell’inguine che per fortuna non aveva seguito, o non avrebbe più staccato gli occhi dalle sue parti basse.





Quel momento però fu interrotto da un bussare alla porta.
Theodore Nott chiamava Draco a gran voce.
- Cazzo...- sibilò il biondo, serio.
Guardò Hermione e in un attimo le fu vicino, le mani sul suo maglione.
- Ma che cosa...-
- Stai zitta e fai come ti dico.-
Le sfilò il maglione e la camicia insieme, poi le slacciò la gonna mentre le ordinava di togliersi calze e scarpe.
Non la guardò nemmeno e la spinse sotto le coperte.
- Fingi di dormire.- le mormorò all’orecchio coprendola.
Si diresse quindi alla porta e fece entrare il suo amico.
- Era ora, quanto ci hai messo?-
- Ero sotto la doccia.-
- A quest’ora?-
Seguì il cenno del capo del biondo e vide pezzi di una divisa femminile sparsi a terra e una ragazza addormentata nel letto.
Fischiò e diede il cinque al biondo - Bravo Draco!- esclamò.
- Fai piano, dorme.-
- Da quando ti interessa?-
- Da quando ho ancora qualcosa da fare con lei,e non voglio che si svegli di cattivo umore. Sai come sono suscettibili le ragazze...-
Nott sorrise e lo salutò, augurandogli buon divertimento.





Quando la porta fu chiusa Hermione riprese a respirare. Sdraiata a pancia in giù sul letto di Malfoy, era tesa come una corda di violino, rigida come una lastra di marmo.
- Esci da lì, Granger. Ho sigillato e insonorizzato la stanza.-
La riccia scattò a sedere sul letto, inveendo contro di lui.
- Che diavolo ti è preso?!- esclamò - Non bastava chiudermi in bagno?!-
- Theodore è una zecca, se sono solo non mi molla più.-
- Sì ma...-
Si bloccò di colpo rendendosi conto della situazione.
Draco la stava guardando come un drogato guarda l’ecstasy.
Hermione non era più Hermione, ai suoi occhi.
Era un bel corpo semi nudo nel suo letto.
Deglutì, consapevole che la ragazza era attenta ad ogni suo movimento. Si riprese ed iniziò ad avvicinarsi al letto, lentamente, senza smettere di guardarla.
Quando le fu davanti, Hermione afferrò il lenzuolo per coprirsi, ma lui glielo impedì con uno scatto fulmineo.
- No.-
Il suo tono di voce la fece rabbrividire, e in un attimo lo vide togliersi l’accappatoio e salire a cavalcioni su di lei, spingendola con la schiena contro il materasso.
- Malfoy...- provò a chiamarlo - Cosa... io non...- dannazione, perché aveva iniziato a balbettare?
Il biondo si chinò su di lei, baciandole il collo con malizia e sensualità. Si appoggiò completamente, senza pesarle sopra, e lei sentì la sua eccitazione.
No, no, no, cosa diavolo stava succedendo? Non poteva! Tutto ma non quello!
Non era il luogo, il momento, il ragazzo giusto... lei era vergine Dio santo, non poteva farlo... così!
- Non ti faccio niente.- sussurrò Draco alzandosi appena - Non ho intenzione di andare fino in fondo.-
Hermione rabbrividì. Le parole del biondo erano in netto contrasto con l’espressione dei suoi occhi.
- Stai tranquilla...- disse lieve, chinandosi su di lei per baciarla.
E fu black out.
Hermione sentì solo la lingua di Malfoy giocare con la sua e una mano scenderle sul seno, l’altra sul fianco.
Ok, per un bacio mozzafiato come quello poteva anche concedergli una palpatina, ma... no, quel movimento esplicito e provocante col bacino no! Malfoy sembrava più che intenzionato a concludere con lei.
Cosa doveva fare?
Aveva detto di stare tranquilla, quindi forse si sarebbe fermato lui? O avrebbe dovuto fermarlo lei?
Certo però che poteva evitare di sospirare per le sue carezze, in questo modo lo incitava a continuare!
Draco se ne accorse e decise di giocare con lei. Le morse appena il collo e infilò una mano sotto il reggiseno, sentendola sussultare al tocco delle sue dita.
Sorrise compiaciuto e continuò ad accarezzarla, scendendo con le labbra fin quasi a raggiungere la mano.
Quasi, perché Hermione si divincolò come una tarantolata e balzò giù dal letto.
- Avevi detto che non volevi andare fino in fondo!- sbottò, rossa in viso e col fiato corto - Credevo che ti saresti fermato!-
Lui la guardò allibito e un po’ scocciato. Perché se l’era presa in quel modo? La stava solo toccando un po’, non voleva mica...
- Tu sei vergine!- esclamò all’improvviso.
La ragazza sgranò gli occhi e divenne color peperone, poi prese a rivestirsi.
- Non lo sapevo.- ammise il biondo poco dopo - Ma non c’era bisogno di reagire così, mi sarei fermato.-
- Come no!-
- Davvero, Granger!- scese dal letto e la raggiunse - Per chi mi hai preso?-
Il tono ferito che aveva usato la fece voltare verso di lui.
- Sono uno stronzo, non uno stupratore.-
Hermione rimase in silenzio, poi sospirò, passandosi una mano tra i capelli.
- Ok, ti credo. Non lo sapevi.- concesse - Ma ora fammi uscire.-
Malfoy le fece nuovamente l’incantesimo e la lasciò andare via.
Si buttò sul letto, sospirando. Voleva solo giocare con lei, non farsela davvero. E non aveva minimamente pensato alla sua verginità o no.
Si alzò e si preparò per andare a lezione.



 
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view post Posted on 30/6/2008, 13:06




*Act IV*







Giugno.
Strano ma vero, Draco Malfoy ed Hermione Granger non si erano uccisi per quanto accaduto tempo prima nella camera da letto del Serpeverde.
Si erano ignorati per vari giorni.
Anzi, Hermione aveva ignorato Malfoy, evitando il suo sguardo, i posti isolati e qualsiasi tipo di contatto con lui.
Il motivo?
Beh, ovviamente si vergognava per quello che era successo. Perché gli aveva concesso qualcosa che non aveva concesso a nessuno (figuriamoci se avrebbe permesso a Krum di toccarla a 14 anni, o a Ron di posare le labbra sul suo seno!), aveva fatto una scenata da verginella pudica e... Merlino, Malfoy aveva capito che era davvero vergine.
Dalla sua reazione sicuramente il ragazzo non ci aveva mai pensato, e questo l’aveva fatta sentire ancora più sciocca.
Arrossiva al solo pensiero, si dava della stupida per il suo comportamento, ma cosa poteva fare? Lasciare che continuasse? E fin dove si sarebbe spinto?
Ad ogni modo il problema si era risolto.
Draco le aveva detto di non aver pensato a quella cosa, anche se la voglia di stuzzicarla in proposito era tanta, tantissima.



- Non pensavo che fossi ancora vergine, devo ammetterlo.- disse una sera durante la ronda - Volevo solo giocare. Sei tu che l’hai presa seriamente.-
- Guarda che le tue parole non coincidevano affatto con le tue azioni, anzi!- lo rimbeccò subito la riccia - Dicevi di non voler andare fino in fondo, però i tuoi gesti facevano capire tutt’altro!-
- Sei troppo pudica, Granger.- rise, sfottendola - E comunque, mettiti l’anima in pace. Non voglio una verginella piagnucolante nel mio letto.-




Le sue parole non erano state molto gentili, ma erano servite a far calmare Hermione.
Ed infatti, il biondo Serpeverde non si era spinto più in là di baci appassionati e carezze un po’ azzardate, ma niente che potesse far intendere altre intenzioni.
Certo la Grifondoro non poteva immaginare quello che sarebbe successo da lì a poco.










Mancava circa un mese alla fine della scuola, tre settimane scarse.
Erano circa le sette di sera, Hermione si trovava in giardino, con un bel libro aperto sulle gambe, e leggeva serena, con indosso la gonnellina a pieghe e la camicia a maniche corte.
Improvvisamente, un boato scosse le mura del castello. Un altro boato a distanza di pochi secondi.
Grida, fumo, rumore.
Non poteva essere una pozione andata male.
No.
Sapeva cos’era, la sua mente aveva subito capito di cosa si trattava.
Mangiamorte.
A Hogwarts.
Li stavano attaccando!
Subito balzò in piedi con la bacchetta alta davanti a sé. Corse nella direzione dei rumori che aveva sentito, e vide i cancelli della scuola distrutti, mezzo portone a pezzi, alcuni ragazzi feriti e tanti che combattevano.
C’erano almeno una trentina di Mangiamorte nell’ingresso, com’era possibile? Come avevano fatto ad entrare?
Senza pensarci due volte si buttò nella mischia.
- Stupeficium!- il lampo rosso colpì al petto un Mangiamorte, facendolo svenire e cadere lungo disteso a terra.
- Gra... grazie…- balbettò il primino che aveva appena salvato.
- Corri dentro! Dì a tutti di mettersi al sicuro!- gli disse risoluta – Forza, corri! Non devi perdere un solo secondo!-
Tremando il ragazzino annuì e si diresse all’interno della scuola.
I professori erano appena scesi in campo. Vide la McGranitt combattere contro un Mangiamorte, Piton fronteggiarne e schiantarne due.
Hagrid da solo ne aveva messi fuori combattimento quattro in una volta sola, e anche Thor si stava dando da fare.
Sentendosi minacciata alle spalle, Hermione scattò di lato, gridando un - Protego!- nel voltarsi.
Appena in tempo per evitare di essere schiantata dal padre di Nott, che però non riconobbe, nascosto da maschera e cappuccio.
- Dannata ragazzina!- ringhiò l’uomo.
- Stupeficium!- gridò di nuovo, puntandogli contro la bacchetta.
Quello fu veloce a scansarsi, ma un altro raggio rosso lo prese alle spalle, mettendolo k.o.
- Tutto a posto?- chiese Neville Paciock, correndo verso l’amica.
- Sì, Neville. Grazie.- rispose con un sorriso - Harry dov’è?-
- Con Ron e Silente. Eccoli, dietro di te.-
Girandosi la Granger vide le tre sagome indicatele dal compagno di Casa. Di sicuro Silente avrebbe sistemato tutto, grazie anche all’aiuto di Harry.
Potter infatti era davvero accanito, combatteva senza risparmiarsi un colpo, senza prendere fiato o riposarsi tra un attacco e l’altro.
Ma i suoi occhi colsero qualcos’altro.
In netta minoranza numerica, prossimi alla sconfitta, alcuni Mangiamorte decisero di darsi alla fuga.
Ne puntò uno e lo seguì, decisa a fermarlo e fargli fare la fine che meritava.
- Torno subito!-
- Hermione, dove vai?!- le gridò dietro Neville, ma lei era già sparita oltre i fumi e i rumori della battaglia in corso.





Quell’uomo correva a pochi metri di distanza da lei, ma proprio non riusciva a prendere la mira per fermarlo.
Corsero in giardino, fino al limitare della Foresta Proibita, e finalmente Hermione riuscì a lanciare l’incantesimo di disarmo che fermò il suo nemico.
- Voltati lentamente!- ordinò.
Quello, con le mani alzate, fece come gli era stato detto.
- Accio bacchetta!-
L’oggetto volò direttamente tra le mani della ragazza che, senza abbassare la sua arma, si fermò ad osservare.
Conosceva quella bacchetta.
Nera, lucida, dalla punta sottile e l’impugnatura... a forma di serpente.
Oddio, quella era la bacchetta di Lucius Malfoy!
Alzò immediatamente gli occhi e, a tre metri da lei, vide Lucius Malfoy in persona, senza maschera e col cappuccio sulle spalle.
Boccheggiò per alcuni secondi, senza muoversi, incapace di dire o fare qualsiasi cosa.
Quello era il padre di Draco.
Il padre del ragazzo che le aveva prestato un’enorme somma di denaro senza chiederle troppe spiegazioni.
Cosa doveva fare?
- Buonasera, signorina Granger.- disse l’uomo ghignando.
- Lei...- balbettò - Lei...-
- Io...?- la incitò a proseguire.
- Lei cosa... cosa diavolo ci fa qui?!- sbottò tutto d’un fiato.
- Una rimpatriata tra ex-compagni di scuola.- ironizzò Malfoy.
- Al diavolo!- ringhiò la riccia.
Lei era nel pieno di una crisi esistenziale e lui, pur essendo sotto tiro, non perdeva la strafottenza e la compostezza tipica dei componenti della sua famiglia.
Tale padre tale figlio, pensò Hermione.
Dietro di lei la battaglia stava scemando.
Un paio di Mangiamorte erano riusciti a fuggire, la metà giaceva a terra schiantata, altri erano stati presi e resi inoffensivi dai professori.
- Beh, che vuoi fare?- chiese lui dopo una lunga pausa - Hai intenzione di restare qui fino a domattina? Avrei da fare, se non ti dispiace.-
- Non si rende conto della situazione?- chiese invece la ragazza - E’ sotto tiro, signor Malfoy. E gli Auror stanno arrivando.-
- Grazie, senza il tuo aiuto non ci sarei mai arrivato.- ghignò di nuovo, le mani sui fianchi in segno di attesa ed impazienza.
- Oh, la smetta di fare lo spiritoso!-
Se Draco la irritava con le sue battute... beh, di certo Lucius non era da meno, anzi. Erano bastate poche parole per farle saltare i nervi.
Era combattuta, dannazione, terribilmente combattuta.
Draco Malfoy aveva salvato la vita di suo padre, lei doveva fare lo stesso? Oppure doveva agire in modo giusto e corretto e farlo arrestare? Qual era la scelta giusta?
Si trovava lì, dilaniata dall’indecisione tra il senso di gratitudine e quello del dovere, con la bacchetta puntata a un metro dal petto di Lucius Malfoy.
Era un Mangiamorte, razzista, assassino e torturatore, seguace di folli ideali, e aveva appena attaccato Hogwarts.
Avrebbe dovuto Schiantarlo e legarlo per poi lasciare che se ne occupassero le autorità.
Ma era anche il padre di Draco Malfoy, quel padre che lui tanto adorava e stimava, nonostante le dubbie scelte etiche e morali.
Il padre del ragazzo che le aveva evitato mesi di sofferenza e un lutto in famiglia.
Doveva farlo arrestare? O doveva lasciarlo andare?
Doveva rendere il favore a Draco, salvando suo padre come lui aveva salvato il suo?
- Che aspetti? Schiantami e consegnami agli Auror.- la provocò l’uomo, facendo un passo verso di lei.
- Resti dov’è!- ribatté lei istintivamente, stringendo più forte la bacchetta puntata contro di lui.
Dannazione, dannazione, dannazione!
Sentiva le voci di studenti, professori e Auror dietro di sé. E lei era ancora lì.
A tenere Lucius Malfoy sotto tiro.
Faceva bene? O sbagliava?
- Hermione.-
Sussultò nel sentire il suo nome di battesimo pronunciato da lui. Il suo viso era serio, terribilmente serio.
- Lasciami andare.-
Quel sussurro ferì le sue orecchie come una lama.
Scosse la testa, gli occhi sgranati, in segno di indecisione.
Le voci si facevano sempre più vicine. Entro breve li avrebbero visti e raggiunti, e sarebbe stata la fine.
- Ascoltami.- continuò Malfoy - Abbassa la bacchetta e rendimi la mia. Fingeremo che non sia successo nulla.-
- Io non... non lo so...- rispose con un filo di voce, la presa meno salda sulla sua arma, quella dell’uomo ancora stretta tra le dita dell’altra mano.
- Sì che lo sai.- ribatté duramente lui - Devi solo darmi ciò che è mio, e me ne andrò. Io non ti ho mai vista, né tu hai mai visto me.-
Era calmo e pacato, il suo tono di voce la stava convincendo.
Abbassò impercettibilmente la bacchetta, senza smettere di fissarlo negli occhi.
Cosa doveva fare? Cosa doveva fare?
- Hermione!-
Sussultò nel sentirsi chiamare a gran voce. Harry era dietro di lei. Non era solo. L’aveva vista.
Lucius Malfoy la guardava con quegli occhi dannatamente uguali a quelli di Draco.
Devo lasciarlo andare!, disse una voce nella sua testa.
I passi erano sempre più vicini. Professori e Auror.
Non farti prendere da sentimentalismi!, rimbombò un’altra voce dentro di lei.
L’uomo davanti a lei era immobile, rigido come una statua. I suoi occhi, però, brillavano di rabbia. E odio.
Hermione sudò freddo, quando sentì una mano calda posarsi sulla sua spalla.
- Siamo qui.- le sorrise Harry - E’ tutto a posto.-
Due Auror intanto si erano precipitati ad immobilizzare il Mangiamorte, che aveva dignitosamente accettato il destino che si stava svolgendo per lui.
Ma non mancò di scoccarle uno sguardo di odio, carico di promesse e minacce che le gelarono il respiro in gola.


Aveva fatto arrestare Lucius Malfoy.


Non ascoltò nulla di quello che le stavano dicendo. Si lasciò condurre passivamente all’entrata del castello, dove Auror, studenti e professori si erano riuniti.
- Signorina.- la chiamò un Auror - Dovrebbe consegnarmi la bacchetta.-
Lei lo guardò spaesata, e quello pensò che fosse dovuto alla battaglia e alla paura di quei momenti.
Rumore di passi dietro di lei.
- Deve consegnarmi la bacchetta del signor Malfoy.-
Un gemito soffocato alle sue spalle la fece voltare di scatto.
E fu la fine.
Draco Malfoy era appena apparso dal portone semi distrutto della scuola, e la guardava.
Guardava la bacchetta di suo padre che le veniva tolta dalle mani per essere confiscata dagli Auror.
Lo sguardo che le rivolse la pietrificò sul posto.
Odio, rabbia, delusione, dolore, inganno, tradimento.


L’aveva tradito. E lui gliel’avrebbe fatta pagare.


Deglutì, vedendolo sorpassarla per correre da suo padre e scambiare due parole con lui, prima che venisse portato via insieme agli altri prigionieri.


Aveva dovuto scegliere.
E aveva fatto la scelta sbagliata.



 
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°piperina°
view post Posted on 30/6/2008, 13:35




*Act V*







Gli Auror erano andati via da circa mezz’ora. Silente e i professori avevano appena finito di sistemare ciò che l’attacco dei Mangiamorte aveva precedentemente distrutto.
Harry le aveva consigliato di andare a riposare, era troppo pallida le aveva detto, ed era preoccupato per lei. Temeva che potesse svenire da un momento all’altro.
Così lei aveva deciso di seguire il suo consiglio, e in quel momento stava percorrendo uno dei tanti corridoi che le avrebbero permesso di tornare alla Torre e gettarsi sul letto.
Era così provata da non accorgersi di un rumore di passi dietro di lei, fin quando non si sentì prendere e portare di peso dentro un’aula.
La porta si chiuse alle sue spalle e una voce mormorò un incantesimo di Sigillazione.
Le si gelò il sangue nelle vene.
- Bene, Mezzosangue.- sibilò freddamente avvicinandosi a lei - Non hai nulla da dirmi?-
Hermione tremò, avvertendo la minaccia nella sua voce. Era furioso, nonostante apparisse calmo. E lei non aveva la forza di muoversi.
Una mano fredda le afferrò un braccio, voltandola bruscamente.
Furiosi occhi grigi. Tremanti occhi d’oro.
- Sei fiera di quello che hai fatto? Eh?-
- Io...- balbettò.
- Tu?- le fece eco lui - Era ciò che avevi sempre desiderato, vero? Rovinare la mia famiglia e prenderti la gloria di consegnare mio padre agli Auror. Giusto?-
- No!- esclamò guardandolo - Non è vero, non è così!-
- Bugiarda!- gridò all’improvviso il biondo, strattonandola.
- Non sapevo cosa fare!- si giustificò - Non sapevo se farlo scappare o no!-
- Sì che lo sapevi, Granger!- con una spinta la allontanò da sé, facendola sbattere contro un banco - Sei così intelligente, eppure non ci sei arrivata?!-
Era fuori di sé. Hermione, per la prima volta, aveva paura di lui. Di quello che le avrebbe fatto.
- Io non... non volevo, ma... non ho avuto tempo di pensare...-
- Bugiarda.- ripeté lui stringendo la bacchetta.
- Ero confusa, non credevo che fosse tuo padre! Quando l’ho visto, io... sono andata nel panico...-
Tutto quello che lei stava dicendo sembrò non sfiorarlo minimamente. Avanzò, le braccia lungo i fianchi, lo sguardo folle fisso su di lei.
Bastò quello per immobilizzarla.
E poi... un colpo così forte da farle perdere l’equilibrio. Cadde a terra, una mano a coprire la guancia dolorante.
- La pagherai cara, Granger.- sibilò chinandosi su di lei.
Le afferrò i capelli in modo che lo guardasse.
- Non solo dovrai pagare il tuo debito... ma anche la vita e la libertà che hai tolto a mio padre.-
Si avvicinò, sfiorandole l’orecchio con le labbra - Preparati, Hermione. Il tuo inferno è appena iniziato.-










Camminava per i corridoi, a passo svelto, i libri stretti al petto. Una mano si posò sulla sua spalla.
Come colpita da una scarica elettrica, sobbalzò, allontanandosi con uno scatto fulmineo, gli occhi sbarrati e il cuore in gola.
- Hermione, sono io!-
- Harry...-
La ragazza si sciolse, liberando un sospiro e appoggiandosi con le spalle al muro.
- Che ti prende?- chiese il moro preoccupato.
- Niente... ero soprappensiero...- rispose calmandosi.
- Lo sei sempre, ultimamente. Cos’hai? Stai male?-
- No, io... sono solo stanca, davvero.- disse sforzandosi di sorridere.
- Ed è per la stanchezza che sei terrorizzata?- si avvicinò a lei, passandole un braccio sulle spalle - So cosa ti turba.-
Le mancò il respiro. Sapeva? Cosa? Come?
- Tu... cosa...- balbettò.
- Hai paura che i Mangiamorte possano attaccarci ancora, vero?-
Riprese a respirare, annuendo - Forse.-
- E’ tutto a posto, ora.- rispose lui con un sorriso - Devi stare tranquilla.
Camminavano in corridoio, abbracciati.
Fin quando due occhi grigi intercettarono i suoi, gelandola lì dov’era. Si trovava a pochi metri da loro, fermo a parlare con i suoi amici.
- Devi stare tranquilla.- le stava dicendo Harry.
Ma non sentiva le sue parole. Vedeva solo lo sguardo che Draco Malfoy le stava lanciando, mentre passava accanto a lui con Potter.
Sospirò di sollievo quando lui non disse nulla, ma congelò pochi metri più avanti.
- Granger!-
Il sangue era ghiaccio nelle vene. Si voltò molto, molto lentamente.
Lui sorrideva in quel suo modo sghembo che la faceva rabbrividire.
- Ricordati che abbiamo la ronda insieme, domani sera.-
Chiuse gli occhi, annuendo, per poi voltarsi e proseguire il suo cammino con Harry. Grazie al cielo non erano volati insulti o battute tra i due, o non ne sarebbe uscita viva.
Erano passati cinque giorni dall’attacco e quella era la prima volta che Malfoy le rivolgeva la parola. Aveva cercato di evitarlo il più possibile, uscire poco dalla Torre e stare attenta di sera.
Il giorno dopo la ronda notturna toccava a loro due. Si sarebbe uccisa pur di non passare un minuto da sola con lui, ma non poteva proprio evitarlo.
Ernie aveva la febbre e la Abbott l’aveva già sostituito due volte. Non poteva chiedere a nessuno di prendere il suo posto.
Si lasciò condurre dall’amico in Sala Comune per fare i compiti del giorno. Ma non riusciva a liberarsi dal pensiero di quello che sarebbe successo la sera dopo con Malfoy.










Il biondo in questione fumava una sigaretta, sdraiato sul letto della sua stanza.
Continuava a pensare a lei. Dannata Mezzosangue.
Lui le aveva prestato tutto quel denaro per l’operazione e lei come lo ripagava? Facendo arrestare suo padre.
Bella riconoscenza.
Avrebbe dovuto lasciar morire quel babbano, così la Granger avrebbe avuto un valido motivo per prendersela con lui, mandando Lucius al gabbio per ripicca.
Ma così... no. Non aveva neanche da pensarci su, doveva lasciarlo andare e basta. E invece...
Spense con stizza la sigaretta nel portacenere, imprecando tra i denti.
Lui aveva salvato la vita del padre, lei aveva condannato il suo: avrebbe dovuto toglierle la libertà così come lei l’aveva tolta a Lucius.
Doveva trovare un modo per avere il totale controllo della sua vita.
Ma quale?










- Buonasera, Granger.-
La salutò con un sorriso freddo, che si accentuò nel sentire il suo saluto farfugliato.
Sola con lui, di notte. Avrebbe potuto farle qualsiasi cosa.
In silenzio iniziarono a camminare per i corridoi poco illuminati, ad un metro di distanza.
Malfoy era tranquillo, notò Hermione. Come se lei non ci fosse neanche stata.
Tesa, aspettava una sua mossa. Qualsiasi cosa, ma non quell’indifferenza.
Sospirò, ricordando con nostalgia le loro ronde notturne di poco tempo prima, così diverse da quella sera...
Ricordava i suoi baci appassionati, le sue braccia che la stringevano, la lingua che giocava con la sua... le mani su di lei.
Rimpiangeva tutto quello.
Il giro era quasi finito quando Draco le afferrò per un braccio e la spinse all’interno di una stanza vuota.
Si sentì spingere e sbatté le schiena con il muro.
Cercò i suoi occhi, ma non li trovò. Sentì le labbra di Malfoy sulle sue, la lingua che forzava per entrare, riuscendoci poco dopo.
Si sentì afferrare per i fianchi e allontanare dalla parete. In un attimo era sdraiata su un banco.
Di nuovo la bocca del biondo si impossessò della sua, con forza e prepotenza, senza il minimo riguardo. Era così diverso dai baci appassionati che si erano scambiati...
Si dimenò, riuscendo a liberarsi, ma lui le afferrò i polsi sbattendoli sul banco.
- Potrei farti qualsiasi cosa!- ringhiò piegandosi su di lei - Non avrei difficoltà a stuprarti qui, ora, e fidati che la tentazione è forte.-
Tremò a quelle parole, realizzando quanto fossero veritiere. Gli sarebbe bastato un incantesimo immobilizzante.
- Lo farai?- chiese con un filo di voce, alzando gli occhi sui suoi.
Credeva che non l’avesse sentita, dato che non rispose per almeno due minuti.
- No.- disse poi in un soffio Malfoy, allentando la presa su di lei - No.-
Si allontanò, lasciando che scendesse dal banco e si ricomponesse.
- Non sarà così semplice.- sibilò alle sue spalle, sorpassandola ed uscendo dall’aula.
Hermione, immobile, lo vide andar via. Cercò di farsi forza, di smettere di tremare, ma più cercava di calmarsi meno ci riusciva.
A stento percorse il corridoio e ne imboccò un altro che la condusse alla Torre. Si trascinò lungo le scale e, giunta in camera, si lasciò cadere sul letto.
Colpevole e traditrice.
Si sentiva in colpa per aver fatto arrestare Lucius Malfoy. Sentiva di aver tradito Draco, con un’azione del genere.
Aveva preferito la gloria del momento alla gratitudine che doveva a Draco, e se ne vergognava immensamente.
In fin dei conti, che danno avrebbe potuto fare un Mangiamorte in più a piede libero? Di certo non avrebbe attaccato di nuovo, se solo o con pochi compagni.
Si tolse la divisa, con quel peso sul cuore.
Se l’avesse lasciato andare, forse... forse Draco non le avrebbe chiesto altro. Avrebbe ripagato il debito restituendogli il favore.
Continuò a darsi della stupida, mentre si infilava sotto le coperte e tentava di addormentarsi.
Draco aveva ragione.










Nei giorni successivi Malfoy non le si era avvicinato molto, e gliene era tacitamente grata. Questo però non escludeva che il biondo stesse architettando chissà cosa contro di lei.
Circa cinque giorni dopo, comunque, girando un angolo trovò Harry a battibeccare con il biondo Slytherin.
Oddio, doveva assolutamente fermarli!
- Harry!- lo chiamò a gran voce correndo verso di lui.
- Hermione!-
- Toh, la Sanguesporco.- sputò malignamente Malfoy.
- Taci, verme!- gli ringhiò dietro il moro.
- Harry!- lo riprese lei, frapponendosi tra loro.
- Che fai, lo difendi?- replicò Potter - Ancora?-
- Io non... non lo sto difendendo!- rispose agitata.
- Sì che lo fai! Continui a farlo, da tempo ormai!-
Purtroppo per lei Harry aveva ragione. Ma non poteva dirgli la verità, non poteva confessare di avergli mentito a lungo, di aver chiesto aiuto a Draco Malfoy!
- Smettila di dire sciocchezze!-
Quello fece una strana espressione, fulminando il biondo che ridacchiava più che soddisfatto, pur non avendo detto o fatto nulla.
- Come preferisci, Hermione.- disse Potter, calmo, a bassa voce - Stai pure con il tuo nuovo amico.-
- Harry...-
- Torna quando avrai recuperato il senno.-
Con quelle parole si voltò e se ne andò, lasciando la ragazza sola nel corridoio con Malfoy, che ghignava trionfante.
- Perdere Potty è preferibile a fargli scoprire la verità, eh Granger?-
- Taci.- rispose con le lacrime agli occhi.
Senza aggiungere altro si allontanò da lui.










Fu quel sabato pomeriggio, durante un’uscita a Hogsmeade di fine anno, che Draco Malfoy trovò la soluzione al suo problema.
Sapeva cosa chiedere a Hermione Granger e come rovinarle la vita.
Tornati a scuola, quella sera, cercò la Grifondoro e la trovò poco dopo in un corridoio.
Aspettò che si separasse da quella drogata della Lovegood e le arrivò alle spalle.
- Ciao, Hermione.-
Quel sussurro lieve ed improvviso la spaventò a morte. Fece un salto e si voltò indietro, una mano sul cuore e gli occhi sbarrati.
- Malfoy! Mi hai fatto prendere un colpo!- ansimò.
Lui non rispose. Si limitò a fissarla, sogghignando.
Era strano, il suo sguardo era... diverso. Quel ghigno aveva un che di folle.
Come ipnotizzata e terrorizzata allo stesso tempo, Hermione lo seguì in un’aula vuota e attese in silenzio che parlasse.
La stanza era stata, ovviamente, sigillata e imperturbata.
- Ho trovato qualcosa da chiederti.- disse ghignando Draco - So come potrai ripagarmi per tutto.-
Hermione rabbrividì, mentre lo osservava avvicinarsi.
- E... e come?- chiese, per nulla calma.
Lui si portò a pochi centimetri da lei, gli occhi grigi scuri e penetranti fissi nei suoi dorati. Le prese una mano, stringendola tra le sue.
- Sposami.-




 
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°piperina°
view post Posted on 30/6/2008, 14:05




*Act VI*









- Cosa...?-
Hermione Granger non credeva a ciò che aveva appena sentito.
Draco Malfoy le aveva davvero chiesto di sposarlo?
Continuava a guardarlo con gli occhi sgranati e la gola secca.
- Credo di non aver capito...- disse con un filo di voce.
- Hai capito benissimo invece.- rispose lui, senza smettere di fissarla - Voglio che tu sia mia moglie.-
Mia moglie.
Due semplici parole che le rimbombavano nella mente, stordendola.
Non capiva perché Malfoy le stesse chiedendo una cosa simile. La odiava, perché legarla a sé con... improvvisamente la nebbia si diradò. Tutto divenne chiaro.
E capì.
- No...- mormorò - No, tu non... non puoi, non...-
L'espressione sul viso di Draco era marmorea. Una statua.
- NO!- gridò, dimenandosi.
Lo spinse lontano da sé e cercò una via di fuga, che ovviamente non c'era.
Subito Draco la agguantò per i fianchi, impedendole di scappare, ma si muoveva così tanto che fu costretto a sbatterla contro al muro per tenerla ferma.
- Lasciami!- gridò con tutte le sue forze.
- No.- le sibilò Draco all'orecchio - Ora stai ferma e mi ascolti, chiaro?-
Lei annuì, col volto rigato di lacrime e il cuore che le batteva impazzito nel petto. Il ragazzo aderì completamente col corpo al suo, senza lasciare la presa sui suoi fianchi.
- Sarai mia moglie Granger, che ti piaccia o no. Questa è la mia decisione.-
Lei singhiozzò, ma a lui non importava.
- E non c'è nulla che tu possa fare. Non puoi opporti.-
Le passò la punta della lingua sul collo, facendola rabbrividire.
Fino a due o tre settimane prima si sarebbe fatto intenerire da lei, dalle sue lacrime e dai suoi singhiozzi.
Ma ora... no, ora voleva solo fargliela pagare.
Lentamente fece scorrere una mano lungo la sua gamba destra, per risalire e passare le dita all'interno coscia. La sentì trattenere il respiro, e fu in quel momento che strinse con forza.
Hermione gemette di dolore, singhiozzando più forte, e lui lasciò la presa.
La fece girare, sempre ben attento a non farla scappare, e si premette maggiormente contro di lei, i bacini che si toccavano.
Senza aggiungere altro si chinò e posò le labbra sul suo collo.
Dapprima dolce e delicato, il suo bacio divenne possessivo e doloroso. Morse, leccò e succhiò la tenera pelle arrossandola in più punti.
Lei capì cosa voleva fare, quale fosse il risultato che voleva ottenere. La stava marchiando, come sua proprietà.
Inerme tra le sue braccia, lasciò che finisse di torturarla fin quando sentì che la stava lasciando andare.
- Ci vediamo domani, mia futura sposa.-
Con un ghigno e un bacio sulle labbra, Draco Malfoy abbandonò l'aula e dentro di essa Hermione, che si lasciò cadere a terra, priva di forze.










Il giorno dopo la ragazza si era costretta a trascinarsi in Sala Grande per la colazione.
Con Harry la situazione non era rosea, ma non voleva forzare le cose. Tra l'altro faceva caldo, ma lei aveva dovuto indossare un foulard al collo per coprire il succhiotto che Malfoy le aveva fatto il giorno prima.
Se i suoi compagni l'avessero visto... rabbrividì solo al pensiero di quello che sarebbe successo.
Si sedette al suo solito posto, cercando di ignorare le occhiate che riceveva dai suoi amici. La facevano sentire tremendamente a disagio.
Ma non era finita lì, anzi. Come le aveva promesso Malfoy, il suo inferno era appena iniziato.
Impegnò tutta se stessa nella colazione, cercando di non pensare a niente e nessuno, ma un brusio decisamente più alto del solito la insospettì.
Così alzò gli occhi, e vide... Draco Malfoy.
Che si stava avvicinando al suo tavolo, a lei, che le sorrideva come mai aveva fatto e si fermava proprio accanto a lei.
Un brivido la scosse, come se avesse capito le intenzioni del biondo.
Non poteva farlo davvero, non così presto, non in quel posto, non in quel modo... ma sapeva che l'avrebbe fatto.
- Hermione...-
La finta dolcezza nella sua voce era in realtà veleno. Quello che gli scorreva dentro da quando lei si era permessa di far imprigionare suo padre.
- Draco...- si sforzò di dire quasi naturalmente.
Il biondo allungò una mano che lei afferrò come un ultimo appiglio, una muta preghiera negli occhi.
Che non venne ascoltata.
Infatti lui la condusse al centro della Sala Grande, sotto gli sguardi attoniti di tutti i presenti, professori compresi. Le passò un braccio intorno ai fianchi, stringendola con possessione.
Era sua. Tutti dovevano saperlo.
- Signori e signore!- iniziò il biondo ad alta voce - Compagni e professori. È una buona notizia quella che sto per annunciarvi.-
Silente, come tutto il corpo docenti, aspettava che il ragazzo parlasse, senza sapere cosa stava per dire.
- Da questo momento in poi pongo fine alla mia ostilità verso i compagni di Grifondoro!- disse ad alta voce.
Stretta a lui, Hermione non aveva la forza di opporsi, neanche respirare.
Cosa stava facendo? Cosa stava facendo?
- Dopo la fine della scuola e la consegna dei M.A.G.O., io ed Hermione Granger ci sposeremo!-
Dieci secondi di silenzio precedettero le esclamazioni di stupore della maggior parte degli studenti, le risate dei Serpeverde e le urla di Grifondoro.
Draco si voltò verso la riccia, stringendola maggiormente. Sogghignò fissandola negli occhi, per poi chinarsi su di lei e baciarla.
Altro boato da parte dei grifoni per quell'azione.
Hermione invece era totalmente passiva.
Le braccia lungo i fianchi, gli occhi chiusi e le mani di Malfoy che la stringevano per la vita, la lingua del ragazzo nella sua bocca.
Non sentiva nulla.
Un pugnale piantato nel petto avrebbe fatto molto, molto meno male.



Harry balzò in piedi, furioso, mentre Ron era sbiancato.
L'unica traccia di colore in lui erano i capelli rossi. Per il resto avrebbe fatto invidia ai fantasmi che infestavano la scuola.
Si alzò comunque perché venne trascinato da sua sorella Ginny al seguito di Potter.
Che era appena arrivato davanti ai due studenti che sarebbero stati al centro dei pettegolezzi della scuola per molto, molto tempo.
- Hermione!- sbraitò - Cosa stai facendo?!-
- Che scortesia, Potter. Non ci fai gli auguri?- lo provocò il biondo.
- Taci Malfoy! Lo so che è tutta una finta! Lei non può sposarti!- rispose rosso in viso, indicando la riccia - Confessa, cosa le hai fatto?-
L'altro ghignò con cattiveria - Niente, Potter. Ci siamo solo innamorati, anche se capisco che il tuo piccolo cervellino non possa capire un sentimento simile.-
Harry stava per sputare fuoco dalla bocca, mentre Hermione non era in grado di reagire.
La sua vita era appena stata irrimediabilmente rovinata e il mostro al suo fianco, che l'aveva sottilmente minacciata di chissà quali ritorsioni se non avesse accettato la sua imposizione, osava parlare di amore e sentimenti come se li provasse davvero.
Si sentiva vuota, Hermione Granger.
Una bambola vuota.
Si riscosse sentendo qualcuno che la trascinava via dal suo "fidanzato". Che in quel momento si stava nuovamente sedendo al tavolo della sua Casa.
- Gran bel colpo amico.- rise Blaise Zabini.
- Confermo. Per poco non uccidevi Potter con quell'uscita.- aggiunse Pansy Parkinson al suo fianco.
- Peccato.- commentò il biondo - Lascerò che i grifoni si sfoghino un pò sulla Granger. Quando tornerà da me sarà distrutta.-
- E tu le darai il colpo di grazia.- commentò la mora.
- No, Pansy.- rispose lui serio - Non posso toccarla fino al matrimonio.-
- Quando sarà? Hai già deciso la data?- chiese Zabini.
- Non ancora. Ma sarà dopo la consegna dei diplomi.- disse il biondo ghignando.










Hermione venne trascinata dall'amico fino alla Sala Comune di Grifondoro. Venne fatta sedere su un divano e Potter e compagna le si sedettero accanto.
Si sentì in prigione.
- Adesso tu ci dici che cazzo succede.- sibilò il moro tentando di nascondere la rabbia che aveva dentro.
- Herm, cosa c'è tra te e Malfoy?- chiese più gentilmente la rossa - È vero quello che ha detto? Non è uno scherzo di cattivo gusto?-
Perché non stavano zitti?
Lei era ancora sconvolta per la scena in Sala Grande. Era vuota e inerme come se le avessero premuto il pulsante "off" sulla schiena.
- Se anche fosse stato uno scherzo, ti ricordo che lui l'ha baciata!- intervenne suo fratello - Malfoy non bacerebbe mai una Grifondoro davanti a tutta la scuola!-
Il tono alterato di Ron contribuì a farla sentire a disagio.
Tutti e tre non facevano che insultare Malfoy, dire che era un bastardo, che sicuramente le aveva fatto chissà cosa e lei era la sua vittima.
Credevano così poco nelle sue capacità di strega?
Forse pensavano che si era lasciata affascinare da lui? Che il biondo l'avesse irretita come una ragazzina qualunque?
Quel pensiero la fece fumare di rabbia. Non bastava Malfoy con le sue richieste assurde. Anzi, minacce.
Non bastava che suo padre avesse rischiato di morire nel giro di due mesi, non bastava l'errore che aveva fatto consegnando Lucius Malfoy alle autorità.
Non bastava il matrimonio forzato con un ragazzo che non amava e con il quale sarebbe stata costretta ad avere rapporti sessuali pur non essendo consenziente.
No, ci si dovevano mettere anche i suoi amici.
Scattò in piedi, zittendoli con uno sguardo.
Se doveva recitare, l'avrebbe fatto al meglio.
- Amo Draco.- asserì fronteggiandoli - E non importa cosa ne pensiate voi, la scuola o i professori. Ho conosciuto il vero Draco, e ne sono innamorata. Per questo ho accettato felicemente di diventare sua moglie.-
Quello era probabilmente il modo più efficace per uccidere il Bambino Sopravvissuto.
Ginny tentò più volte di parlare, ma dalla sua bocca non uscì un suono.
Ron invece dovette sedersi su una poltrona o sarebbe sicuramente svenuto.
Harry probabilmente aveva smesso di respirare.
- Sei sicura di quello che fai?- chiese infine il moro ritrovando il respiro - Vuoi davvero sposare Malfoy?-
No!, sarebbe stata la sua prima risposta. Ma non poteva dire nulla del patto con il biondo.
E non poteva biasimarlo.
L'aveva cercato lei. Ci si era messa da sola nelle sue mani. E se ora si trovava in quella situazione... era solo colpa sua.
Se lo meritava.
- Sì.- disse guardandolo negli occhi - Sì, Harry. Voglio sposare Draco. Lo amo.-
- Sai a cosa vai incontro, vero?-
Chiuse gli occhi. Soffriva. Soffriva da morire.
Certo che lo sapeva. Era questo che le faceva sanguinare il cuore.
- Non cambio idea.- rispose risoluta, fissandoli uno ad uno tutti e tre.
- In questo caso, Hermione...- rispose Potter alzandosi - Tanti auguri. Sii felice con Draco.-
Era un addio.
Non le stava augurando una vita felice. Non le stava dicendo che le sarebbe stato accanto.
La stava lasciando sola.
Harry la stava abbandonando.
In silenzio, Ron e la sorella si alzarono e seguirono il ragazzo, che si era già avviato verso le scale del dormitorio maschile.





Sola.
Ecco cosa aveva ottenuto dal suo segreto. Dall'aiuto di Draco Malfoy.
Ed era proprio lui che trovò davanti al quadro indignato della Signora Grassa. La stava aspettando.
Sorrise nervosamente.
Strano come i suoi amici l'avessero abbandonata e quello che sarebbe diventato suo marito per costrizione si preoccupava di andare a prenderla.
Non per gentilezza, questo era certo. Però c'era.
Con gli occhi lucidi ma senza piangere lo raggiunse e lo seguì. L'aveva presa per mano per poi passarle un braccio intorno alla vita e stringerla a sé.
- Andiamo a Slytherin.- asserì senza guardarla.
- Mi uccideranno.- rispose con una risata isterica.
- Non glielo permetterò.- rispose il biondo.
Quelle parole, seppur dette senza sentimenti ma per puro senso di possessione, le fecero battere il cuore.
Harry, Ron e Ginny l'avevano abbandonata.
Draco no.
Arrivarono davanti al quadro custode della Casa verde-argento, Malfoy pronunciò la parola d'ordine ed entrarono.
C'erano poche persone nella Sala Comune, ma tutti li fissavano, ansiosi di vederli insieme, in atteggiamenti intimi magari.
Volevano sapere tutto di loro due, ma il fatto che si trattasse del loro Principe complicava notevolmente le cose.
Il biondo infatti non ammetteva intrusioni nella sua vita privata. Detestava i curiosi, sempre pronti a ficcare il naso negli affari altrui.
Per questo fulminò tutti i presenti con lo sguardo, sfidandoli anche solo a respirare, mentre si dirigeva verso la sua camera singola accompagnato dalla sua futura sposa.
Salirono le scale in silenzio. Draco la teneva sempre stretta a sé. Pronunciò la parola d'ordine ed entrarono.
La porta fu subito sigillata alle loro spalle.
- Ti odio.- sibilò la ragazza senza guardarlo in faccia - Io ti odio.-
- Ma pensa... anche io ti odio. Che coincidenza, eh?- rispose lui con fare provocatorio.
- Sei un bastardo! Che bisogno c'era? Che motivo avevi per fare quell'assurda scenata in Sala Grande?!-
- Beh, l'ho fatto perché sapevo che Potter avrebbe reagito in questo modo.- disse in assoluta sincerità, sedendosi sul letto - Ultimamente avete litigato spesso a causa mia, giusto? Beh... ho solo approfittato di questo per separarvi. Non è stato assolutamente difficile.-
Una rabbia furiosa si impossessò di Hermione, ma fu sopraffatta dalla tristezza.
Dalla delusione.
Malfoy aveva ragione.
Harry le aveva puntato il dito addosso molto tempo prima. Lui non aveva fatto altro che dargli un motivo per cacciarla, dando la colpa a lei.
Harry non le aveva creduto. L'aveva abbandonata.
Malfoy aveva ragione.
Quella consapevolezza la schiacciò, e sarebbe sicuramente caduta se Draco non l'avesse presa in tempo.
La fece stendere sul letto sotto di sé. Ad Hermione bastò guardarlo negli occhi per capire.
Il biondo non disse neanche una parola prima di baciarla. Chiese l'accesso alla sua bocca, e non gli venne negato, anzi.
Sembrava che la Mezzosangue volesse sfogare con lui il dolore dell'abbandono di Potter.
Non chiedeva di meglio.
Si stese su di lei, senza farle sentire il suo peso.
Le portò i polsi sopra la testa, bloccandoli con una mano sola, mentre scendeva sul suo collo con le labbra.
Hermione sospirò, presa da un brivido, incapace di ribellarsi. Ma temeva che il ragazzo volesse andare fino in fondo.
- Malfoy...- lo chiamò.
- Tranquilla.- rispose lui lasciandole un morso sulla pelle chiara - Non voglio farlo.-
Stava per ribattere ma un suo sguardo la bloccò all'istante. Riprese a baciarle il collo, scendendo sempre di più. Le liberò le mani solo per potersi dedicare alla sua camicetta, che slacciò.
La vide lanciargli uno sguardo strano mentre gliela sfilava.
- Ti ho detto di stare tranquilla.- ripeté a bassa voce - Non ti faccio niente.-
- Permettimi di non crederti.- rispose la riccia.
- Diventerai mia moglie. Devi abituarti a questo.- replicò lui ghignando alla sua espressione.
Imbarazzata, Hermione voltò il capo di lato, senza rispondere.
E Malfoy non si curò di chiederle come si sentisse.
Anzi la guardò, per la prima volta semi nuda davanti a lui, con occhi da predatore. E lei era la sua preda.
Le baciò il collo e la gola, passandovi poi sopra la lingua in modo osceno. Non era suo solito fare così, ma voleva che la ragazza si sentisse sporca e colpevole.
Voleva farle provare vergogna.
Accompagnò il tutto con una spinta volgare del bacino contro il suo, sentendola irrigidirsi subito dopo.
- Malfoy...- disse con voce allarmata.
- Zitta.- rispose bruscamente il biondo.
- Non voglio...- piagnucolò lei.
- Permettimi, Granger... non mi importa quello che vuoi.- rispose lui stizzito, portando una mano sul suo seno.
Quel gesto, però, fece sussultare di paura la ragazza, che tentò di divincolarsi da lui.
Non voleva che la toccasse con quello scopo, non voleva farlo. Non così, non in quel modo, non dopo aver sotto con i suoi migliori amici.
Com'era prevedibile, Draco si irritò ancora di più alla reazione di lei. Strinse il seno sinistro fino a farle male, schiacciandola volontariamente col suo peso.
- Ti ho detto che non ho intenzione di scoparti, Granger.- disse freddamente, usando apposta quel termine per ferirla - Ma se non stai buona, giuro che ti stupro!-
Quella minaccia sembrò avere effetto perché, dopo uno sguardo disperato, Hermione si calmò.
Chiuse gli occhi, sospirando, e voltò la testa di lato, facendo capire al ragazzo che non si sarebbe opposta oltre.
Draco non trattenne un ghigno mentre si piegava sulla sua gola, baciando e mordendo ogni centimetro di pelle.
Aveva un buon sapore, pensò scendendo sul suo seno.
Poi, improvvisamente, si staccò da lei.
- Vai, Granger.-
Sorpresa, la ragazza si voltò a quelle parole e lo guardò con espressione interrogativa.
Che gli prendeva? Prima la minacciava e poi la mandava via?
- Non ho più voglia di giocare con te.- disse con un ghigno in viso - Avrò tutto il tempo che vorrò per farlo, fra poco.-
L'espressione del biondo la fece tremare, mentre raccoglieva la camicetta e si affrettava ad indossarla.
Lo detestava. In quel momento non poteva provare altro per lui se non astio e risentimento.
Come riusciva ad essere così freddo? Come poteva trattarla in quel modo?
Rabbrividì al pensiero di quello che le aveva appena detto.
Sarebbe stata sua moglie. In tutto e per tutto. Avrebbe dovuto far sesso con lui.
Tremò cercando di immaginare come sarebbe stata la sua prima volta con lui.
Poi si alzò dal letto e dopo un saluto stentato uscì e corse via, diretta non sapeva dove, ma sicuramente il più lontano possibile da lui.
Si trovò in giardino, fissata da tutti. Corse a nascondersi dietro un grande albero.
E lì rimase, ferita dal comportamento dei suoi amici, offesa dal trattamento ricevuto da Malfoy, infastidita dalle occhiate dei curiosi.
Aveva bisogno di stare sola.





Ormai era ufficiale: avrebbe sposato Draco Malfoy.
Sicuramente alla cerimonia ci sarebbero stati serpi e Mangiamorte, che l'avrebbero squadrata tutto il tempo.
Già si immaginava, vestita di bianco, seduta in un angolo, da sola, mentre tutti parlavano di lei e di quel matrimonio improvviso e fuori dalle regole.
Aveva la nausea al solo pensarci. Quasi desiderò di morire prima che arrivasse quel giorno, pur di non dover sopportare quella tortura.
E poi... beh, il problema più grande, dopo il matrimonio, era il sesso.
Malfoy non l'avrebbe risparmiata. Era sicura che l'avrebbe fatta sua la prima notte di nozze, e non riuscì a trattenere un brivido a quel pensiero.
Il sesso con Malfoy... come sarebbe stato?
L'avrebbero sempre fatto come dove e quando voleva lui? Sicuro.
Sarebbe stata una bambola tra le sue mani.
Pregò con tutte le sue forze che il Principe delle Serpi non volesse vendicarsi di lei anche e soprattutto in quel senso.
Non l'avrebbe sopportato.
Si sarebbe uccisa piuttosto che farsi violentare da lui. Di questo ne era assolutamente certa.










- Ma dico... l'avete vista? L'avete sentita?-
Ronald, sua sorella Ginny ed Harry Potter erano seduti sul letto di quest'ultimo, nel dormitorio maschile di Grifondoro.
Da quando erano saliti in camera il rosso non aveva smesso di parlare e imprecare, probabilmente non respirava da mezz'ora. Ginny ascoltava e tentava di rispondere, con l'intento di calmare gli animi.
Ma chi preoccupava davvero la ragazza era Potter.
Non aveva fiatato, non aveva risposto alle domande dell'amico né si era mosso da quando si era seduto sul letto.
- Harry...- lo chiamò la sua ragazza. Si riscosse tre richiami dopo.
- Sì?-
- Harry... stai bene?- chiese lei apprensiva.
- Io... sì. Sì, sto bene.- rispose distrattamente.
- Sei sicuro?-
- Sì. Devo... stare da solo.-
Senza aggiungere altro scese dal letto e uscì dalla stanza.
Non respirava là dentro, si sentiva soffocare.
Era come se avesse un laccio al collo che si stringeva sempre di più. Non respirava. Stava davvero male.
Si diresse in giardino e l'aria fresca lo fece sentire un pò meglio, ma non stava ancora bene.
Era scosso e confuso. Si sentiva abbandonato.
Appellò la sua amata scopa e su di essa si librò in volo, alto e veloce.
Non voleva pensare a lei, alle parole che gli aveva rivolto.
Come poteva amare Malfoy? Come aveva potuto rivolgersi a lui così? Rivoltarglisi contro? Perché? Per quel maledetto figlio di Mangiamorte?
Aveva detto che si erano avvicinati e innamorati. Come? Quando?
Si ricordò di tutte le volte in cui l'aveva accurata di difendere Malfoy. Da quanto andava avanti? Un mese?
Forse quelli erano i segnali della relazione tra i due, forse non era riuscito a cogliere gli indizi, capire il comportamento di Hermione, collegarlo a lui.
Gli scoppiava la testa.
Ma di una cosa era sicuro: non avrebbe mai accettato Malfoy.










Tornò al Dormitorio due ore dopo e trovò i suoi amici sul divano davanti al camino.
Subito Ginny si alzò e lo raggiunse, stringendogli la mano.
- Harry... tutto bene?- chiese - Ci siamo preoccupati per te. Non tornavi e...-
- È tutto a posto.- rispose sorridendo - Dovevo solo riflettere e realizzare la cosa.-
Insieme alla sua ragazza si sedette sul divano e fissò gli occhi in quelli di entrambi.
- Non accetterò mai la relazione di Hermione con Malfoy.- disse risoluto - Se lei dovesse tornare la perdonerei, ma... senza di lui.-
I due trattennero il fiato. Sapevano cosa stava per dire.
- Se però sceglie di restare con lui, allora... lo farà senza di me. Senza noi.-
La rossa chiuse gli occhi e liberò il respiro che aveva trattenuto.
Lo sapeva. Sapeva che Harry avrebbe reagito in quel modo.
E per quanto ne soffrisse, lei... non voleva abbandonarlo.
Sarebbe stata dalla sua parte, anche in quel disperato caso.


 
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°piperina°
view post Posted on 30/6/2008, 17:18




*Act VII*








Fu solo verso sera che Hermione Granger fece ritorno alla Torre.
Aveva trascorso moltissime ore in giardino, sdraiata all'ombra di alti e odorosi alberi, ben riparata dagli sguardi della gente, in modo che non potessero vederla neanche cercandola.
Si era addormentata piangendo e si era svegliata che ormai il sole era calato.
Aveva saltato la cena ma non le importava, non sarebbe riuscita a mandar giù altro che non fosse acqua.
Tra l'altro quella sera aveva la ronda. Con la Abbott. Niente di peggio.
In quanto a pettegolezzi era dietro solo alla mitica coppia Patil-Brown.
Lentamente si trascinò fino alla porta della saletta riservata ai Capiscuola e aprì stancamente la porta, aspettandosi di trovare la pettegola.
Ma fu una testa biondo platino che vide non appena mise piede nella stanza.
- E tu che ci fai qui?- chiese dopo un attimo di stupore.
- Data la notizia, i nostri colleghi ci hanno regalato dei momenti di intimità.- rispose il Principe in poltrona.
- Intimità?- ripeté incredula - Che stai dicendo?-
- Sto dicendo che, da stasera, tutte le tue ronde le farai con me.-
Uno splendido ghigno piegò le labbra sottili del Serpeverde, che si alzò dalla sua comoda postazione per raggiungere la ragazza.
- Non le faccio le ronde con te.- sibilò fredda.
- Sì, invece.- rispose affiancandola e chiudendo la porta alle sue spalle.
- Perché dovrei?-
Quello rise, senza vero divertimento nella voce - Perché te lo dico io, Hermione.-
- Non chiamarmi così!- sbottò allontanandosi, ma lui la afferrò per un braccio tirandola a sé.
- Perché non dovrei? Siamo fidanzati, no?- rise, portando le mani sui suoi fianchi - Su, comportati da brava fidanzata. Chiamami per nome. È così che fanno i fidanzati innamorati.-
Hermione avrebbe voluto cruciarlo. Come osava prendersi gioco di lei in quel modo?
Tentò di divincolarsi da lui, ma risolse solo di trovarsi ancora più stretta tra le sue braccia.
Sobbalzò quando sentì il suo respiro sul collo.
Si aspettava qualche forte dimostrazione di potere, di appartenenza, ma non avvenne niente del genere.
Anzi, quello che le si posò sul collo fu un bacio lieve, delicato. La presa sui suoi fianchi si era allentata senza che se ne fosse accorta.
- Una volta al Manor potrai insultarmi e chiamarmi per cognome, se questo servirà a farti sfogare.- sussurrò al suo orecchio - Ma fino al matrimonio, dovrai fare come dico io. Uscirai con me e mi chiamerai come ti ordinerò.-
La sua voce era dolce, sussurrata appena, ma tagliente come una lama affilata.
Sembrava che stesse parlando con un cane, o un gatto, non con una persona.
Senza darle il tempo di rispondere o reagire in qualsiasi modo, aprì la porta ed uscì tenendola stretta a sé, in una morsa soffocante.





Hermione si sentiva sempre più in prigione. Malfoy non le aveva detto né fatto nulla, ma quel braccio intorno ai suoi fianchi era più soffocante di mille catene.
Voleva fuggire.
Camminavano in silenzio. I corridoi erano vuoti, nessuno era fuori dai dormitori.
Peccato. Sperava quasi in un'interruzione. Quel silenzio la stava uccidendo.
- Rilassati.- le sussurrò la voce di Draco all'orecchio.
Sussultò, trovandosi colta di sorpresa.
- Ti ho spaventata?- chiese ridendo.
- Ero soprappensiero.- rispose senza guardarlo in faccia.
E fu un errore, perché non vide il ghigno che piegò le labbra del biondo.
- Dove siamo?- chiese a un tratto la ragazza, non riconoscendo quel corridoio come parte del giro di ronda che avevano in programma di fare.
- Non la riconosci? È la Stanza Delle Necessità.-
Un brivido violento scosse il corpo di Hermione, che si bloccò all'istante, piantandosi in mezzo al corridoio.
- Cosa vuoi fare?-
- Niente che possa compromettere la tua virtù.- la prese in giro Malfoy.
- Non ci entro.- disse risoluta.
- Sì invece.-
- Ti dico di no!-
- Nervosa?- le chiese con un ghigno in viso.
Lei ingoiò un insulto mentre il ragazzo la portava all’interno della Stanza Delle Necessità, che mostrò ai due un grande letto a baldacchino e poche altre cose intorno.
Draco la spinse contro il muro, baciandola immediatamente, mentre la stringeva a sé per i fianchi.
Solo quando la ragazza si fu sciolta la condusse verso il letto, sul quale la fece stendere seguendola subito dopo.
Si staccò da lei e la guardò, ma non fu ricambiato.
Hermione fissava qualcosa di inesistente sul muro. Divertente, molto divertente.
Le portò le mani sopra la testa, inchiodandola sotto di sé. La sentì fremere di rabbia.
Sapeva che non si sarebbe fatta prendere prima del matrimonio, dopo il quale non avrebbe avuto motivi per rifiutarsi a lui.
Per questo voleva divertirsi e torturarla nel tempo che precedeva le loro nozze, e ammise mentalmente, chinandosi per baciarla, che era curioso di vedere com'era, in che modo avrebbe reagito ai suoi attacchi sensuali.
Draco in questo era un maestro, nessuno poteva negarlo.
La Mezzosangue doveva desiderarlo.
Così le baciò il collo con lentezza, assaporandola, gustandola poco alla volta.
Il corpo sul suo, le mani che stringevano i polsi della ragazza.
Hermione non riusciva ancora a capire in che modo funzionasse la mente di Malfoy, e forse non l'avrebbe mai capito.
Prima si arrabbiava e la insultava, poi se la portava in giro come una bambola in vetrina, la trascinava in una stanza e le saltava addosso, ma quando la toccava era tutto tranne che violento.
Non sapeva come comportarsi, come reagire, che cosa aspettarsi da lui.
Era stressante.
- Ah!- quel gemito le venne strappato dalle dita di Draco che si erano intrufolate sotto la sua gonna.
Si sentiva tremendamente in imbarazzo per quel verso, non le era mai successo, e il fatto che fosse stato Draco Malfoy a provocarglielo... la metteva ancora più in imbarazzo.
Di certo lui aveva ghignato, lo sapeva nonostante si fosse rifiutata di guardarlo in viso, proprio per non doversi scontrare con la sua espressione vittoriosa.
Quando stava per gridargli di togliere quella dannata mano da lì, magicamente lui lo fece, precedendola. Che avesse letto nei suoi pensieri?
Improbabile. La sua faccia doveva essere un bel libro aperto per lui.
Forse non gli sembrava vero che la verginella inesperta che aveva tra le mani fosse davvero la so-tutto-io che evidentemente aveva mancato di informarsi su un certo argomento.
Ed infatti il suo pensiero era proprio quello.
Lei non sapeva nulla sul sesso.
Lui sarebbe stato il primo uomo della Mezzosangue.
Un sogno.
Si chinò a baciarla, non senza sfilarle prima la camicia semi slacciata.
Prese possesso della sua bocca e della sua lingua, mentre insinuava una mano sotto il pizzo del reggiseno, che scostò subito dopo.
Il cuore di Hermione batteva all'impazzata.
Sapeva che quella sera Malfoy sarebbe andato oltre. Sapeva che, ogni volta, avrebbe fatto un passo avanti.
Prima di poterla possedere la prima notte di nozze.
Rabbrividì al pensiero, incapace di rilassarsi.
E poi, eccole.
Le labbra di Malfoy che abbandonavano le sue per scendere sul collo, la gola, il petto, fino a raggiungere il seno in una lenta e -dovette ammetterlo- piacevole scia di baci.
Il bastardo ci sapeva davvero fare, e lei era troppo inesperta per riuscire ad opporre una reale resistenza.
Fu trattenendo il fiato che sentì la bocca del biondo chiudersi sul suo capezzolo sinistro, in una dolce e delicata tortura, che attuò con le labbra e con la lingua.
Fu scossa da un brivido inatteso che non riuscì a trattenere.
- Malfoy...- sussurrò con una voce così bassa che faticò a riconoscere come sua.
- Sssh...- quel sussurro si infranse sulla sua pelle bagnata, provocandole un altro forte brivido.
E’ bravo lui o sono inesperta io?, si chiese.
Entrambe le cose, forse.
Ad ogni modo il ragazzo si interruppe pochi minuti dopo. Staccò la bocca dal suo seno, sostituendola alle dita, e risalì fino alle sue labbra, che baciò con... cautela, quasi.
Eppure faceva paura.
Hermione non sapeva spiegarselo. Sapeva solo che la dolcezza che Malfoy le stava riservando celava le reali torture a cui sarebbe stata sottoposta dopo il matrimonio.
- Non dirmi che ti da fastidio.- sussurrò il biondo sulle sue labbra - Se così fosse, non avresti quest'espressione...-
Hermione si morse le labbra per non insultarlo. Perché le parlava in quel modo?
Ad un tratto lo sentì alzarsi.
- Vestiti.- disse gelido - Ti porto alla Torre degli Sfigati.-
Fece come le aveva detto, con un insulto tra i denti.










La lasciò davanti al quadro della Signora Grassa, non senza un bacio mozzafiato e un abbraccio al limite della possessione.
Si era sentita inerme tra le sue braccia. Come se avesse avuto un collare alla gola, e lui ne tenesse il guinzaglio.
Come un bel cagnolino.
La accarezzava, la coccolava, giocava con lei. Le diceva cose terribili ma con il miele sulle labbra.
Velenoso, certo, ma sempre miele era.
Sospirò stancamente mentre lo guardata allontanarsi.
Entrò nel buco dietro il ritratto di Grifondoro con l'intenzione di gettarsi sul letto e dormire per tre giorni interi.
Qualcuno, però, non la pensava come lei.
È come trovarsi davanti ad un plotone d'esecuzione, commentò nella sua mente.
C'erano tutti: Harry, Ginny, Ron, la mitica coppia Patil-Brown e tre quarti di Grifondoro.
Un sorriso amaro si affacciò sul suo viso stanco.
- Hermione.- iniziò Potter.
- Non ho voglia di litigare Harry.- lo interruppe lei - Sono stanca, vorrei dormire.-
- Certo che sei stanca.- commentò una voce anonima.
- Chissà che fatica, farsi sbattere da Malfoy.- rise un'altra.
I suoi occhi saettarono in mezzo agli studenti, furiosi.
Era quella la loro intenzione? Farle il processo? Mille contro uno?
No, assolutamente no. Non si sarebbe fatta trattare in quel modo da loro.
- Buonanotte.- disse acida incamminandosi verso le scale del dormitorio femminile.
- Aspetta.- la fermò Potter.
- Che cosa vuoi?- chiese freddamente - Non mi piacciono le scenate in pubblico Harry.-
- Avresti dovuto dirlo al tuo fidanzato questa mattina, allora.- rispose.
- È stata una sorpresa anche per me.- disse appena più calma - Non sapevo che Draco avesse...-
- Draco?- si intromise Weasley.
Portò gli occhi su di lui, non capendo il suo intervento.
- Lo chiami per nome.-
- Credo sia normale.- rispose stizzita.
- È Malfoy!- replicò il rosso, come se quella fosse una soluzione ovvia.
- Quindi?- lo incitò lei - Qual è il tuo problema Ron?-
- Il mio... Merlino! Hermione, stamattina Malfoy ha detto che vi sposerete dopo gli esami, ti sembra una cosa normale?-
Ron non sarebbe mai stato un diplomatico, questo lo sapevano tutti. E non avrebbe mai imparato ad avere tatto, con le persone.
Ed Hermione Granger, quella sera, era tutto tranne che accomodante, anzi. Era irritata come poche volte in vita sua.
Fu anche per questo motivo che recitare la parte della sincera fidanzata innamorata non le venne assolutamente difficile.
- È il mio fidanzato, Ron. Chiamavi Lavanda per cognome quando vi saltavate addosso ad ogni angolo?- rispose con una buona dose di acidità nella voce.
I due chiamati in causa arrossirono tremendamente, e non si azzardarono a ribattere in alcun modo.
Potter fissava la ragazza con tanto d'occhi, incredulo. Poi si riscosse, e passò all'attacco.
- Siete davvero fidanzati?- chiese, serio, facendo zittire tutti i presenti.
In attesa di una risposta.
Hermione era combattuta.
Dire la verità? Confessare tutto ed essere libera dal patto che aveva con Malfoy?
Ma aveva un debito nei suoi confronti.
Oppure continuare a mentire e restare sotto di lui?
Tutti la fissavano aspettando che parlasse.
Conferma o smentita non aveva molta importanza, era il momento ad essere storico.
- Sì.- disse, poco dopo, con voce alta e decisa.
E la disperazione attraversò le verdi iridi del Bambino Sopravvissuto.
Seguita subito dopo da rabbia e decisione, fermezza.
- Se stai con lui, non stai con noi.-
- Lo so.-
Da dove trovasse la forza di rispondere non lo sapeva neanche lei, data la situazione a dir poco tragica.
- Abbandoni noi per Malfoy? I tuoi migliori amici?- attaccò il moro - Devo ricordarti che razza di persona è?-
- E io devo ricordarti che non sei mio padre, Harry?- replicò sempre più irritata - Fino a prova contraria sono libera di innamorarmi di chi mi pare a piace!-
- Lui no!-
- E perché, di grazia?- scattò furiosa.
- Perché non avete niente in comune!-
- E invece sì! Sai una cosa, Harry? Non mi importa quello che pensi tu, né tutti gli altri. Amo Draco, lo sposerò dopo gli esami. E se tu non sei d'accordo, allora dimenticati che esisto!-
Tutti allibirono a quelle parole.
Il Mitico Trio si stava rompendo. I tre amici d'oro non erano più tali.
Era un momento più che storico. Una rottura epocale.
- Buonanotte.- soffiò fredda la Granger, salendo le scale che la portarono alla sua stanza.
Era fatta, ormai.
Harry Potter aveva perso Hermione Granger. Il Trio non esisteva più.










Il mattino successivo tutta la scuola, a colazione, conosceva già i particolari di quanto accaduto alla Torre di Grifondoro.
Ovviamente i dettagli erano stati ampiamente modificati e personalizzati.
Quindi si diceva che Harry ed Hermione si fossero puntati le bacchette addosso, che Ginny era svenuta, una secondina era stata colpita da uno Schiantesimo, insulti vari e parole pesanti fossero volati tutta la notte.
Ad ogni modo, quando Hermione fece il suo ingresso abbracciata al fidanzato, tutti ammutolirono.
Osservarono Draco posare un lieve bacio sulle sue labbra e salutarla con un sorriso, che venne ricambiato.
Poi ognuno si diresse verso il tavolo della propria Casa.
E se Draco Malfoy su accolto senza fiati né bisbigli, Hermione Granger ricevette in cambio occhiate velenose e insulti sibilati.
Il suo solito posto non era più suo.
Ma non tentò di sedercisi. Infatti si mise a mangiare da tutt'altra parte, ben lontana da Potter e la sua cricca.
Non che la cosa la lasciasse indifferente, anzi.
Soffriva per il trattamento che aveva ricevuto dai compagni e da chi reputava amico intimo. Harry, Ron e Ginny non ci avevano messo molto a giudicarla e cacciarla.
E poi, che senso aveva costringerla a scegliere tra gli amici e l'amore? Tra loro e Draco?
Era un comportamento da bambini, ecco cos'era.
Avevano reagito male solo perché si trattava di Malfoy.
Se avesse detto di aspettare un figlio da Ron probabilmente avrebbero festeggiato il lieto evento.
E il fatto che dei Grifondoro fossero tanto razzisti da arrivare al punto di cacciarla... la irritava ancora di più.
Mangiò in silenzio, senza parlare né guardare i suoi compagni, e non era sottomissione quella che si leggeva nei suoi occhi.
A fine pasto Draco la raggiunse, chiedendo di seguirlo.
- Certo.- gli rispose con un sorriso, prima di allungarsi e baciarlo.
Si alzò, poi, e insieme uscirono dalla Sala Grande.










- Hai visto?-
- Cosa, Ron?-
- Hermione!
- Non mi interessa.-
- Harry!-
- Che cosa vuoi da me?!- sbottò il moro - Neanche io sono felice di questa situazione, ma è così! Ha scelto Malfoy, l'ha preferito a noi, e questo è più che sufficiente. Senza contare che non si è premurata di nascondere quel volgare succhiotto che ha sul collo.-
Weasley arrossì immaginando la sua Hermione in atteggiamenti intimi con il biondastro.
Anche lui era arrabbiato, come Harry.
Forse anche più di lui, perché considerava Hermione come una sua proprietà.
Harry stava con sua sorella Ginny, di conseguenza lui doveva stare con Hermione, come tutti si aspettavano, affinché il Trio fosse legato anche tramite parentela.
Ma lei li aveva traditi, con il loro peggior nemico.
Sebbene non lo mostrasse apertamente, era molto più furioso di Potter stesso.










- Malfoy, lasciami.-
- Perché dovrei?-
- Perché è colpa tua se tutta Grifondoro mi si è rivoltata contro!-
Chiusi nella camera da letto del Principe, Hermione Granger e Draco Malfoy parlavano quasi civilmente, senza insulti né assalti a sfondo sessuale.
- Mi sono limitato a dire la verità.- ghignò il biondo - Non è colpa mia se San Potter è di vedute strette.-
- Taci, per favore. Non sono dell'umore adatto per sopportare le tue cattiverie.-
- Sto zitto se ti fai fare un altro succhiotto sul collo.- rise, allungandosi sul letto per raggiungerla, ma lei gli sfuggì prontamente.
- Neanche per idea! Porco!-
Il biondo sbuffò, ma sapeva che quello non era il giorno adatto a stuzzicare i nervi della Mezzosangue, nonostante fosse particolarmente ispirato.
L'averla messa in imbarazzo davanti a tutta la scuola lo aveva reso più accomodante nei suoi confronti, dato che la ragazza aveva già il suo bel da fare con i compagni rosso-oro.
- Non ti salto addosso.- sospirò.
- Permetti, non ti credo.- frecciò lei acida - E poi non capisco che altro vuoi da me!-
- Prego?-
- Prego un corno, sai bene a cosa mi riferisco.- sbuffò scocciata - Lasciami stare per un paio di giorni.-
- E il mio divertimento dove sta?- la provocò - Devo ricordarti che questa situazione l'hai voluta tu, Hermione?-
La ragazza incassò il colpo e non rispose.
Continuava ad accusarla, a farla sentire in colpa per aver mandato Lucius in prigione, e la riccia sapeva bene che quell'attacco continuo non sarebbe affatto diminuito dopo le nozze, anzi.
Sapeva che, se possibile, l'avrebbe torturata ancora di più.
E il solo accenno a quella situazione, al suo errore e al potere che Malfoy aveva su di lei, era sufficiente a toglierle tutte le forze.
Quindi il biondino allungò una mano e la afferrò per un braccio, tirandola sul letto con sé.
Le si sdraiò accanto, stringendola per la vita, e le posò le labbra sul collo.
Hermione si irrigidì all'istante.
Evidentemente il suo attuale stato di disagio e depressione non gli interessavano, anzi ne approfittava per torturarla ancora di più.
Vennero però interrotti quasi subito da qualcuno che prese a bussare alla porta.
Hermione non fece in tempo a tirarsi su a sedere, anzi Malfoy stesso la inchiodò sul letto impedendole di muoversi.
- Blaise.- ghignò all'entrata dell'amico.
- Ho interrotto qualcosa?- chiese maliziosamente l'altro.
Hermione divenne di tutti i colori. Non poteva reggere il suo sguardo né quella situazione, per questo voltò il capo verso il muro, senza guardare in faccia nessuno dei due.
- Non proprio.- rispose il biondo.
Poverina, pensò Zabini guardando la ragazza stesa sul letto.
- Beh, volevo solo fare quattro chiacchiere.- disse poi rivolto a Draco - Ma se siete impegnati, tornerò più tardi.-
- Bravo, ci vediamo dopo.- annuì Malfoy stringendo maggiormente la presa sui fianchi della Granger.
- Buon divertimento.- rise l'altro senza reale divertimento nella voce.
Un pesante silenzio seguì l'uscita del moro.
- Beh? Che hai?- chiese Malfoy guardando la ragazza immobile sotto di sé.
- Niente.- sussurrò appena.
- Suvvia, Hermione! Smetti di fare quella faccia da funerale!-
Lei si voltò di scatto, gli occhi lucidi che avrebbero voluto fulminarlo all'istante.
- Non capirai mai quello che sto provando.- sputò con freddezza - I miei amici mi hanno abbandonata e io non ho potuto far altro che confermare le tue parole e dire a tutti quanto sia felice di sposarti!-
- E allora?- replicò con sufficienza - L'hai voluto tu. Cosa provi, non è nei miei interessi, e dubito che mai lo sarà.-
Hermione trattenne a stento le lacrime.
- Vuoi rendermi impossibili anche gli ultimi giorni di scuola?-
- Tu hai forse reso piacevole qualche giorno a mio padre?- replicò Malfoy con l'odio negli occhi.
La odiava.
Dio, come avrebbe potuto sposarlo? Con che stato d'animo avrebbe detto 'sì'?
Non riusciva a trattenere queste domande, le vorticavano in testa furiosamente.
- Non finirà mai, vero?- disse con un filo di voce.
Draco ricambiò il suo sguardo, portando il bel volto a pochi centimetri dal suo.
- Mai.- sibilò - Quindi, futura signora Malfoy, vedi di farci l'abitudine. Sarai mia moglie, verrai ad abitare al Manor e verrai a letto con me. Dove, come, quando e per quanto vorrò io.-
Chiuse gli occhi liberando una lacrima e un brivido.
- E soprattutto, non avrai più contatti con nessuno. Solo con me, e con chi deciderò io.-
Quelle parole la uccisero dentro.
Si lasciò strappare un bacio rabbioso, prima che il suo futuro sposo le concedesse di andar via.
Sola. Contro di lui. Per sempre.

Edited by °piperina° - 11/7/2008, 00:23
 
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°piperina°
view post Posted on 10/7/2008, 23:28




*Act VIII*












Infine, gli esami iniziarono.
I ragazzi del settimo anno erano decisamente più nervosi di quelli del quinto, dato che le prove finali di quell'anno sarebbero state le ultime prima di entrare a tutti gli effetti nel mondo degli adulti.
Gruppi di studenti si riunivano per ripassare, fare bigliettini o inventare incantesimi sempre nuovi per copiare senza farsi scoprire dai professori.
Questo però non valeva per la coppia d'oro della scuola.
Hermione Granger e Draco Malfoy.
Ebbene, entrambi erano conosciuti per il loro alto rendimento, sebbene molti avessero dei dubbi sugli effettivi meriti del biondino.
E nessuno aveva smesso di parlare di loro col passare del tempo e la rottura del Trio magico.
Questo perché Malfoy faceva sempre in modo che tutti continuassero a farlo.
Il Principe infatti non perdeva occasione per stuzzicare Potter alla minima occasione, baciando Hermione davanti a tutti, facendo il dolce fidanzato innamorato, stringendola a sé.
Questo mandava in bestia Harry e tutti i suoi compagni, che avevano comunemente tolto il saluto alla Granger e l'avevano bandita da ogni attività comune di Grifondoro.
Peccato che lei fosse ancora la loro validissima ed efficientissima Caposcuola alla quale dovevano comunque rivolgersi, e che continuava a far guadagnare punti alla sua Casa grazie ai suoi indiscussi meriti scolastici.
Fu in questo clima teso e malsano che giunse la fine degli esami.
Il momento di andare via, ognuno per la propria strada dopo sette anni vissuti insieme come una famiglia.
Quel giorno Hermione lo trascorse da sola nella sua camera singola da Caposcuola.
Dopo aver preparato le sue cose si era seduta sul letto, le mani in grembo e lo sguardo perso.
Perso nei ricordi, nelle immagini di quegli anni - insieme - che veloci sfrecciavano davanti ai suoi occhi tristi.
Perché Harry l'aveva abbandonata? Perché non le aveva dato fiducia?
Non a Draco, ma a lei.
Se davvero fosse stata innamorata di Malfoy avrebbe sofferto molto di più, perché la scelta sarebbe ricaduta su due amori forti e intensi, ma differenti.
Quel pensiero la faceva impazzire.
E ancora di più era inquietata dal suo futuro: entro poche settimane sarebbe diventata la signora Malfoy, e sarebbe stata la fine della sua vita, dei suoi progetti, dei suoi sogni.
Era così che si sentiva il padre di Draco, chiuso in prigione? Si sentiva privato della libertà, dei desideri, degli affetti?
Ma per Merlino, c'era una differenza abissale tra lei e Lucius Malfoy!
Lui era un uomo adulto con una famiglia già formata, era un Mangiamorte razzista e folle che aveva ucciso chissà quanti tra Mezzosangue e Auror, meritava la galera!
Lei era solo una ragazza di diciassette anni con una vita davanti, tanti sogni e ancor più progetti, che aveva sempre pensato di poter realizzare al fianco dei suoi amici.
Adesso, invece, era sola.
Perché i suoi amici l'avevano rifiutata.
E lei non poteva spiegare i motivi della sua scelta, perché il suo errore principale era stato quello di rivolgersi a Malfoy invece che ai suoi amici.
Si sarebbe dannata in eterno per quello.
Purtroppo però sembrava che il tempo non volesse proprio smettere di correre, e il momento di partire arrivò decisamente prima di quanto avesse temuto.
Chissà se Harry avrebbe mai provato ad accettarla anche come moglie di Draco Malfoy? Se avrebbe tentato di contattarla in futuro?
Non poteva che vivere in quella bella illusione.
Così prese le sue cose e si apprestò ad abbandonare quella che per sette anni era stata la sua Casa, sforzandosi di non pensare ai momenti trascorsi con quelli che non erano più i suoi migliori amici.
In Sala Comune non c'era più nessuno. Meglio così.
Uscì dal buco del ritratto, salutò la Signora Grassa e gli altri dipinti che trovò lungo il suo cammino.
Prese un respiro profondo e si fece vedere oltre il grande portone.
Resisti Hermione, si disse.
Quello era il momento più difficile, lo sapeva, e non poteva cedere alle emozioni.
Aveva fatto una scelta e doveva seguirla fino in fondo, soprattutto perché Draco avrebbe davvero potuto rovinarle la vita, se l'avesse tradito.
Venne accolta da un gelido silenzio e mille paia di occhi puntati su di lei, che contribuirono a farle tremare le gambe ancora più di quanto già non facessero.
Camminò col volto alto e fiero senza mostrare il minimo segno di cedimento.
Non poteva permetterselo.
In fondo alla strada trovò... loro.
Harry, Ron e Ginny.
La fissavano in silenzio, con uno sguardo di rimprovero misto a dolore e delusione.
Quella poteva davvero essere l'ultima volta che li vedeva?
Una morsa le strinse il petto.
No, non poteva essere così, non voleva che fosse così!
Perché? Perché non potevano almeno salutarsi normalmente?
Ad un tratto, un brivido la fece voltare.
In piedi davanti ad una grande carrozza, c'era lui.
Draco Malfoy.
Il suo futuro sposo.
Il suo carceriere.

Lo sguardo di Ron si fece improvvisamente duro e accusatorio.
Traditrice.
Sembrava che lo stesse gridando così forte da spaccarle i timpani.
Gli occhi le si velarono di lacrime che non poteva far scendere sul viso. Ma c'erano.
Così come c'era Draco, ora, al suo fianco, che la stringeva a sé.
- Vieni, tesoro.- le sussurrò all'orecchio - È ora di andare.-
Chiuse gli occhi e li riaprì, fissandoli in quelli meravigliosamente verdi di Harry.
Ti voglio bene, sembrava volesse dirgli.
Ma quando si voltò per salire sull'elegante carrozza dei Malfoy non riuscì a trattenere una lacrima.
Che Harry non perse.
Ginny gli stringeva la mano, Ron invece fumava di rabbia.
E quando la carrozza fu partita, gli insulti dei Grifondoro non si sprecarono.










Solo quando sentì il mezzo muoversi Hermione si concesse un lungo pianto, accucciata su un angolo del sedile, Draco compostamente seduto davanti a lei, che la fissava in silenzio.
Se l'era meritato. Le lacrime erano inutili.
Avrebbe dovuto pensarci prima.
Come aveva potuto credere che non si sarebbe vendicato? O che non avrebbe scoperto che a mandare in prigione suo padre era stata lei?
Le concesse quel pianto come primo e unico in sua presenza.
Da quel momento iniziava la sua tortura, la vita sotto di lui, la totale obbedienza a lui, che sarebbe diventato suo marito ed unico padrone della sua vita.
Infine giunsero a destinazione.
Malfoy Manor.
Grande, imponente, immensa e magnifica nella sua maestosità, non riusciva tuttavia ad affascinarla come accadeva con chiunque la vedeva.
Perché Hermione Granger, in quella meraviglia, vedeva solo la sua prigione.
- Vieni.- disse Draco facendola scendere dalla carrozza e conducendola al grande portone d'ingresso.
Si aprì silenziosamente, facendoli entrare in un enorme salone.
Le pareti erano scure, colme di ritratti e raffigurazioni varie. Una grande scalinata stava a sinistra, mentre da destra si usciva in giardino.
- È tardi per fare il giro del Manor.- disse il ragazzo chiudendo il portone - Lo farai domani.-
- Va bene.- rispose in un sussurro.
Piangere durante il viaggio non le aveva fatto gran bene, anzi l'aveva indebolita e stancata ancora di più.
- Vieni, da questa parte.- indicò le scale - Ti mostro la stanza dove dormirai prima del matrimonio.-
Un brivido le percorse la schiena.
Era lì perché avrebbe sposato Draco Malfoy.
Seguì il ragazzo sulle alte scale, che portavano al primo piano, dove erano situate le camere da letto dei padroni da un lato, e degli ospiti dall'altro.
- Io dormo nella camera matrimoniale.- spiegò il biondo indicando una grande porta bianca in fondo al corridoio - La tua, per ora, è questa.-
Aprì una porta a doppio battente di legno scuro ed entrò in una stanza piuttosto grande per una sola persona.
Un letto singolo a baldacchino troneggiava in mezzo alla camera.
Intorno c'erano una scrivania, un comò, un grande armadio e una piccola porta.
- Quello è il tuo bagno personale.- la precedette il ragazzo - È inteso che userai tutto questo da sola fin quando non sarai diventata mia moglie.-
Il ghigno che gli si aprì in viso la fece rabbrividire, e il suo avanzare verso di lei la portò con le spalle al muro.
Si chinò sul suo collo, baciandolo però con dolcezza.
Poi la afferrò per i fianchi e se la strinse addosso, portando le labbra sulle sue.
La allontanò dal muro per farla indietreggiare fino al letto, sul quale la stese seguendola subito dopo.
Giocò con la sua lingua e il suo seno, portò anche una mano sotto la gonna, ma senza andare troppo oltre.
Avrebbe avuto tempo per divertirsi con lei, eccome se ne avrebbe avuto.
Così si staccò da lei, concedendole di respirare.
- Ti aspetto per cena fra un'ora. Manderò un elfo a chiamarti.-
- Sì.- rispose in un soffio, senza guardarlo in faccia.
Ma Draco era soddisfatto così.
La Granger era a casa sua ora, ed entro pochi giorni sarebbe stata completamente in suo potere.
Hermione rimase immobile sul letto per molto tempo dopo che lui fu uscito dalla stanza.
Voleva piangere, voleva gridare, voleva sfogarsi.
Voleva andare via.
Si alzò lentamente, facendo scorrere le iridi dorate lungo tutta la stanza.
Era bella, molto bella, ben arredata, con mobili eleganti di ottima fattura.
Ma oltre ad un bell'arredamento, non riuscì a vedere altro.
Si trascinò fino alla porta del bagno, che era interamente ricoperto di marmo bianco.
Aprì i rubinetti dell'acqua e preparò la vasca per farsi un bagno caldo, lungo e rilassante.
Ne aveva davvero bisogno.
Nell'armadio e nei cassetti trovò tutto l'occorrente di cui necessitava per cambiarsi.
Quanto tempo avrebbe soggiornato in quella stanza?
A pensarci bene non sapeva quale fosse la data del matrimonio. Si appuntò mentalmente di chiederlo a Draco quella sera a cena.
Non ne avevano ancora parlato, dell'organizzazione della cerimonia, ma era sicura che lei non avrebbe fatto assolutamente nulla.
Avrebbe organizzato tutto lui.
Già si sentiva come una bambola in vetrina.
Si immerse nell'acqua calda, che la aiutò immediatamente a sciogliere i muscoli tesi, chiuse gli occhi e si abbandonò a quel dolce tepore.
Rimase immersa nella vasca per molto tempo prima di ricordarsi che Draco la aspettava per cena.
Così si alzò e uscì dall'acqua, si asciugò e cercò qualcosa da indossare.
Un paio di pantaloni neri e una camicia andranno bene, pensò scegliendoli tra i vestiti già ordinatamente disposti nell'armadio.
Dieci minuti dopo era pronta per la cena.
Aprì la porta della sua camera, sperando che quella sera passasse senza problemi.










Lo stesso pensiero aveva Harry James Potter, chiuso nella sua camera a casa degli odiosi zii Babbani.
Stava sdraiato sul suo letto, gli occhi chiusi, le braccia dietro la testa. Cercava di rilassarsi per quanto fosse possibile.
Non riusciva a smettere di pensare a lei, ad Hermione.
Era stato tutto così veloce...
Dal giorno in cui Malfoy aveva annunciato il loro fidanzamento il tempo non aveva fatto altro che correre, correre e ancora correre, senza mai fermarsi.
E adesso... lui era lì, dai suoi zii, mentre Hermione si trovava a Malfoy Manor con il suo futuro marito.
Non poteva ancora crederci.
Cosa ci faceva Hermione con Malfoy? Come si erano avvicinati? Come si erano innamorati? Come avevano deciso di sposarsi?
Perché non gli aveva detto nulla?
Quelle domande non l'avevano mai abbandonato.
Nonostante si fosse mostrato duro e intransigente con lei, in realtà Harry sperava che fosse un incubo, o uno scherzo.
Sperava che Hermione apparisse da un momento all'altro e gli dicesse che non l'aveva tradito, che gli voleva bene e aveva capito che sposare Malfoy sarebbe stato un errore.
Sospirò, sapendo che non sarebbe mai successo.
Si sarebbero sposati e lui non l'avrebbe più vista.
Il pensiero di averla cacciata lo fece star male, ma che altro poteva fare?
Dire che era felice per lei? Stringere la mano a Malfoy con tanti auguri e la promessa di essere in prima fila alle nozze?
Le nozze... le nozze!
Balzò a sedere di colpo.
Non sapeva neanche quando sarebbero avvenute! Quella sarebbe sicuramente stata l'ultima occasione di vedere Hermione.
Sposa di Malfoy, d'accordo, ma l'avrebbe rivista.
Sicuramente quell'infame avrebbe messo i manifesti. Voleva provare a parlarne con Ginny, lei l'avrebbe capito.
Tanto il giorno dopo si sarebbe recato alla Tana.
Si trovava dagli zii solo per prendere alcune cose e finalmente avrebbe detto addio al mondo Babbano, per poter vivere con Ron e Ginny e studiare per diventare Auror.

Edited by °piperina° - 11/7/2008, 00:52
 
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°piperina°
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*Act IX*
















La cena a Malfoy Manor non era esattamente quella che si sarebbe definita una “calda cena di famiglia”.
Hermione e Draco erano seduti uno di fronte all'altro, in silenzio, ai capi di un tavolo fortunatamente non troppo lungo.
La sala da pranzo era grande e scura, un paio di elfi li servivano, mentre gli altri lavoravano in cucina.
Il silenzio tra loro era pesante, Hermione si sentiva a disagio, non era abituata a mangiare in quel modo né tanto meno era abituata a mangiare allo stesso tavolo con Malfoy.
Diventerà tuo marito, ripeté una voce dentro di lei.
Con un sospiro dovette prendere coscienza che quella, purtroppo per lei, era la verità.
A pasto finito la ragazza desiderava solo andare in camera sua e chiudercisi dentro per uscirne solo la mattina seguente.
Era stanca e provata, inoltre quella sarebbe stata casa sua e lei non riusciva a considerarla tale.
- Dove stai andando?- le chiese Draco alzandosi subito dopo di lei.
- In camera. Voglio riposare.-
Un brivido la scosse allo sguardo di lui, al bieco sorriso sul suo bel volto.
- Non credo proprio.- rispose avvicinandosi.
Le passò un braccio intorno ai fianchi e la condusse sul divano dove la fece sedere, per poi affiancarla.
- Cosa vuoi?- chiese stanca la ragazza.
- Il dolce.- rispose chinandosi sulle sue labbra.
Non si preoccupò di essere gentile e pretese l'accesso alla sua bocca.
Quando lei tentò di negarglielo, Draco le morse il labbro inferiore, facendole tacitamente capire che doveva schiudere le labbra.
Così fece, e una muta soddisfazione colse il ragazzo, che la strinse maggiormente a sé per poi spingerla sul divano.
Non voleva saperne di smetterla di baciarla, ed Hermione dovette ammettere che il bacio di Draco era tutto tranne che spiacevole.
In lei era ancora vivo quel sentimento che provava prima che accadesse l'irreparabile.
Lo sentì su di sé, sovrastarla senza pesarle sopra.
Poi le sue labbra scesero sul collo mentre una mano sbottonava la camicia.
Cercò di non pensare al corpo che lui stava toccando con le mani e con la lingua, ai suoi baci roventi sul collo, che tracciavano un'umida scia fino all'incavo dei seni, già sotto le attenzioni delle sue mani.
Non riuscì a trattenere un brivido quando la camicetta venne completamente aperta e le dita di Draco scivolarono sotto il reggiseno, che fu subito spostato.
- Malfoy...- lo chiamò con voce stranamente bassa mentre lui sostituiva la bocca alle mani - Malfoy, fermati...- continuò cercando di fermarlo.
Per tutta risposta lui le inchiodò i polsi sopra la testa.
- Taci.- sibilò freddo - Non ho voglia di sentire le tue lamentele.-
Le venne voglia di piangere.
Perché la trattava in quel modo? Perché le parlava in modo tanto duro quando la toccava con dolcezza?
Represse un singhiozzo e chiuse gli occhi.
Draco quindi proseguì nella sua tortura, prendendo una gemma rosea tra le labbra, stuzzicandola con la lingua.
Intanto l'altra mano scendeva lenta ed inesorabile verso i pantaloni neri che indossava.
Li aprì velocemente e scese con le dita sotto la stoffa degli slip.
Hermione sussultò, nonostante il ragazzo la stesse appena sfiorando, provocandole anche alcuni brividi.
- Malfoy, no! Non voglio!- esclamò divincolandosi.
All'ennesimo strattone della ragazza, Draco lasciò perdere. Si puntellò sui palmi, fissando gli occhi nei suoi.
- Non voglio farlo.- gli disse Hermione.
- Non ne avevo l'intenzione, Mezzosangue.- rispose gelido - Puoi stare tranquilla. Non ti farò nulla di compromettente fino al matrimonio.-
Lei lo guardò in un misto di scetticismo e sollievo.
- Ricorda, però, che dalla prima notte di nozze sarai mia moglie. E potrò averti come, dove e quanto più vorrò.-
Ghignò nel vederla sbiancare.
- Vai in camera, ora.- disse alzandosi e lasciandola libera - Domani faremo il giro della tenuta.-
La ragazza non perse tempo.
Saltò giù dal divano e corse su per le scale, chiudendosi nella sua stanza.
Tremava.
Per quello che lui le aveva detto e per il suo stesso corpo che aveva reagito alle carezze di lui.
Malfoy purtroppo aveva il vantaggio di essere decisamente più esperto di lei in materia, e farla capitolare doveva essere un gioco, per lui.
Si spogliò subito per infilarsi una camicia da notte e nascondersi sotto le coperte.
Ricordava con nostalgia l'inizio del loro rapporto.
Draco si era rivelato gentile e comprensivo con lei, l'aveva aiutata e le era stato vicino.
Successivamente le cose tra loro avevano preso una piega più intima, ma non le era dispiaciuto.
I suoi baci erano gentili, come le sue carezze e le sue parole. Si era anche preoccupato per lei.
Le mancava tutto quello. Le mancava quel Draco dolce e comprensivo che aveva imparato a conoscere.
Ora, invece...
Com'era potuto succedere? Era diventato crudele e volgare, la trattava con sufficienza, come se fosse un bel giocattolo.
Non c'era più traccia del Draco di prima, quello che... lo ammise, aveva iniziato a piacerle.





Quello che non sapeva era che il suo futuro sposo, seduto in poltrona con un bicchiere di vino rosso tra le mani, in una posa che lo rendeva identico a Lucius, stava pensando le stesse cose.
La Granger gli aveva fatto un torto a doveva pagare, la odiava per quello che aveva fatto a suo padre, ma non poteva non dispiacersi.
Non per lei, inteso, ma per... loro.
Si era trovato bene con lei prima che lo tradisse in quel modo infame. Avevano trascorso molto tempo insieme, e doveva ammettere che gli piaceva.
Ma quel sentimento era stato bloccato sul nascere proprio da lei.
Aveva sbagliato e ne avrebbe pagato le conseguenze.





Non ricordava il momento in cui si era addormentata, ma sicuramente era stato meglio dei risveglio.
Chi bussava alla porta della sua camera in quel modo? Eppure lei si alzava sempre con la sveglia...
Si sedette in mezzo al letto sbadigliando.
Impiegò cinque minuti buoni per capire che quella non era la sua camera di Hogwarts, che non era più una Caposcuola e non era Ginny quella che bussava alla porta.
Veloci, le immagini del giorno precedente le passarono davanti agli occhi.
Il matrimonio imminente con Malfoy, Harry che la fissava senza parlare, i suoi amici che l'avevano ripudiata, Ron che la odiava... la partenza.
Era a Malfoy Manor.
Rabbrividì.
Scese dal letto velocemente e aprì la porta dopo aver indossato una vestaglia.
Un piccolo elfo triste e impaurito stava fuori dalla porta.
- Il p-padrone vi manda a... a chiamare per la c-colazione, padrona.-
Povera creatura, pensò Hermione.
Chissà come li trattava Malfoy...
Decise di non pensarci.
- Grazie, sei stato gentile!- disse sorridendo.
L'elfo si piegò tanto da toccare terra con la fronte.
- Oh no padrona... io eseguo ordini, no gentile... no gentile...-
Quando l'elfo fu andato via, la ragazza chiuse la porta e cercò qualcosa da indossare.
A dire il vero sarebbe corsa da Malfoy per parlare del modo in cui venivano trattati quei poteri esserini innocenti, ma intimamente si disse che non sarebbe stata una buona idea.
Scelse una maglietta a maniche corte e scollo a V e una gonna di jeans, quella mattina faceva caldo e dovendo fare il giro turistico del Manor voleva essere fresca e comoda.
Legò i capelli in una coda alta e facendosi coraggio uscì dalla sua stanza.
Scese le scale e raggiunse Draco in sala da pranzo.
- Buongiorno.- mormorò entrando.
Il ragazzo abbassò il giornale che stava leggendo e la fissò a lungo. Sembrava che le stesse facendo una radiografia, tanto intenso era il suo sguardo.
- Buongiorno a te.- sorrise posando il giornale sul tavolo.
In silenzio Hermione si sedette e subito dopo due elfi portarono loro la colazione.
Come la sera precedente, il pasto fu consumato in assoluto silenzio.
Durante quel tempo però Hermione si prese qualche minuto per osservare il suo futuro marito.
Quel giorno Draco era vestito in modo molto semplice, ma d'effetto.
Indossava una camicia bianca con i primi tre bottoni slacciati e un paio di pantaloni neri di ottima fattura. Il tutto abbinato a delle scarpe nere italiane e capelli biondissimi lasciati liberi dal gel che ancora portava ogni tanto.
Dovette accorgersi dello sguardo insistente della ragazza, perché alzò gli occhi dalla sua colazione e ghignò guardandola.
- Sono così interessante?- chiese facendola quasi sobbalzare per la sorpresa.
- No, no!- rispose lei subito - È solo che... che...-
- Che non sei abituata a vedermi di prima mattina, senza divisa, in casa mia, e fare colazione con me.- la interruppe lui senza perdere quella meraviglia di sorriso malizioso che aveva in viso - Giusto?-
Hermione arrossì, colpita sul vivo.
- Giusto.- rispose tra i denti - Devo farci l'abitudine.-
- Hai tutto il tempo che ti serve.- frecciò Draco distogliendo lo sguardo dalla ragazza per dedicarsi al suo caffé.
Farla sentire a disagio sarebbe stato uno dei suoi passatempi preferiti, ne era certo.
Dopo la colazione, il biondino la aspettò nell'ingresso, dove lei lo raggiunse quasi subito.
- Ti mostro l'interno.- disse serio.
Le fece vedere le cucine, dove potevano entrare solo gli elfi e lui, per dar loro ordini. La sala da pranzo già la conosceva, lì mangiavano solo loro, 'in famiglia'.
- Questo invece è il salone dei ricevimenti.- spiegò conducendola oltre una grande porta di ciliegio.
Il salone in questione era enorme, con grandi luminose vetrate, tre imponenti e brillanti lampadari di cristallo e grandi quadri alle pareti.
Il soffitto era riccamente decorato, molto probabilmente era stato dipinto a mano.
Il pavimento era di un lucidissimo marmo color avorio, praticamente a specchio. Vedeva il proprio riflesso nelle grandi mattonelle.
E... oddio, si vedeva il colore dell'intimo che indossava!
Arrossì cercando lo sguardo di Draco, fisso sul pavimento.
Ghignava, il porco.
- Bel colore, non trovi?- chiese sardonico alzando gli occhi su di lei.
- No, per niente.- ringhiò in risposta.
- Qui verranno accolti gli ospiti durante feste e ricevimenti. Saranno pochi, più che altro per le feste obbligate. Natale e ricorrenze simili.-
- Ho inteso.- rispose la ragazza annuendo.
- Andiamo.- riprese Draco, facendole segno di seguirlo.
Uscirono dall'immenso salone e imboccarono un corridoio.
- Questo è lo studio.- disse, aprendo una porta, ma senza entrare - È privato, neanche tu hai accesso a questa stanza, senza il mio consenso. Se ti trovo dentro a mia insaputa...-
- Non succederà.- lo precedette, seria in viso.
L'ultima cosa che desiderava era farlo irritare ancora di più. Sarebbe stato in grado di ucciderla molto probabilmente.
- Quella porta, invece, è la Biblioteca. Non è attualmente accessibile.- spiegò, vedendo gli occhi dorati di Hermione illuminarsi nel sapere dell'esistenza di una stanza simile al Manor.
- Come mai?- chiese.
- Verrà ampliata. A giorni arriverà il materiale che mio padre teneva nella sua Biblioteca. A mia madre non serve e comunque non le interessa, quindi terrò tutto io qui.-
Le sue parole la fecero pensare a qualcosa che le era assolutamente passato di mente: Narcissa Malfoy.
- Questa non è la casa dove venivi durante le vacanze?- chiese ingenuamente Hermione.
Draco non riuscì a trattenere un sorriso davanti alla sua sincerità e all'ingenuità che aveva appena mostrato.
Se solo non l'avesse tradito...
- No.- rispose facendo di quel sorriso un ghigno di soddisfazione - Lì ci vive mia madre. Questa tenuta è mia, Hermione.-
La ragazza spalancò gli occhi per lo stupore.
- Tua...?-
- Mia.- ripeté guardandola - Mi è sempre appartenuta, fin da bambino. Ora che sono maggiorenne e ho completato gli studi fondamentali, posso vivere qui da solo.-
La riccia rimase più che stupita per stele parole.
Malfoy aveva sempre posseduto un simile castello, solo ed unicamente per lui!
Pazzesco. Non poteva crederci.
Quel pensiero però la portò a realizzare che erano davvero soli lì dentro, che lui poteva realmente farle qualsiasi cosa e nessuno se ne sarebbe mai accorto.
Rabbrividì, sperando che Draco non volesse farle seriamente del male.
- Al piano di sopra ci sono le camere da letto, ma questo già lo sai.- la voce del biondo interruppe il filo dei suoi pensieri - Dopo il matrimonio verrai a dormire con me nella camera matrimoniale.-
- Sì.- rispose tra i denti, consapevole di essere arrossita al volo per quelle parole.
- Ti mostro il giardino.-
La portò fuori, facendole vedere quanto immenso fosse il parco in mezzo al quale sorgeva Malfoy Manor.
Era sconfinato, ci avrebbe messo dei giorni interi per percorrerlo tutto, si disse Hermione osservando tutto con curiosità ed attenzione.
- Potrai girare qui quanto vorrai, ma solo entro un certo punto delimitato da una staccionata.-
- Perché?- chiese guardando il ragazzo.
- Perché te lo dico io.-
Commenti come quello purtroppo Draco ne faceva fin troppi, quando avrebbe tranquillamente potuto evitarli.
- Hai paura che scappi?- chiese stizzita la riccia.
- Semplicemente non ti devi allontanare troppo, né avvicinare alle mura.-
- Perché?- chiese una seconda volta.
- Perché è così e basta.- tagliò corto lui.
Una nuova ondata di rabbia e indisponenza colpì Hermione, che però si costrinse a non replicare.
- C'è un giardino privato. Lì potrai fare quello che preferisci.-
Il giardino in questione era un cortiletto interno pieno di fiori ed erba incolta, che però rendeva l'atmosfera più... magica, quasi fiabesca. Ad Hermione piacque subito.
- È bellissimo!- esclamò catturando ogni cosa con lo sguardo.
- Sì, confermo. È stata un'idea di mia madre. Adora i giardini e adora l'intimità.- disse avvicinandosi a lei - Per questo ogni proprietà della mia famiglia ha un giardino simile.-
- Tua madre ha un ottimo gusto.- rispose la ragazza istintivamente.
Quella magnifica visione le aveva fatto dimenticare, per pochi minuti, quali fossero le sue reali condizioni.
Per un attimo aveva immaginato di essere una sposa felice, innamorata del suo dolcissimo marito, magari in attesa di un tanto desiderato figlio.
La realtà, però, era diversa.
Lei non era libera né felice di sposare Draco Malfoy che, per inciso, non era affatto innamorato di lei.
In quel momento le venne in mente ciò che la sera prima si era appuntata di chiedergli.
- Quando sarà la cerimonia?-
- Domenica prossima.-
Quelle parole la ghiacciarono all'istante.
- Ma... manca solo una settimana!- replicò incredula.
- Lo so, ma è tutto quasi pronto. Tu non dovrai fare altro che aspettare quel giorno, indossare l'abito bianco, farti una bella pettinatura e sposarmi.-
Una tristezza infinita spazzò via l'allegria che quel piccolo giardino le aveva fatto provare, anche se per poco.
- Potrai invitare i tuoi genitori, ma soltanto loro. Gli altri invitati saranno i miei parenti, gli amici di Slytherin e ovviamente Mangiamorte.-
Sobbalzò, ma non disse nulla. Del resto, che cosa poteva dire?
Se l'era cercata, meritava tutto quello. Eppure...
Era davvero combattuta. Soffriva per il suo errore e per la sua condizione, ma non poteva accusare soltanto Draco per quello che le stava facendo.
Non era stata riconoscente e quella era la sua punizione.
La sua dannazione.






 
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°piperina°
view post Posted on 15/8/2008, 23:28




*Act X*
















Tana.
Harry Ron e Ginny stavano facendo colazione insieme a tutto il resto della famiglia Weasley.
Da quando Potter era arrivato da loro, quella mattina, nessuno aveva detto una sola parola su Hermione Granger.
La signora Weasley in realtà moriva dalla voglia di dire qualcosa a riguardo, ma preferì non farlo, e per tenere impegnati i ragazzi aveva preparato per loro una colazione da giganti.
Dopo quel pasto più che abbondante i ragazzi si diressero in giardino per sdraiarsi un po’ al sole. E lì parlarono.
- Mi sembra strano essere qui senza di lei.- disse Ginny.
- Anche a me.- sospirò il suo ragazzo - Mi manca molto.-
- Sei stato tu a mandarla via.- gli ricordò la rossa.
- Cosa dovevo fare? Le congratulazioni ai futuri sposi?- replicò il moro stancamente - Proprio non ce la facevo. E immaginarla insieme a Malfoy...-
- Lo so che è strano, Harry.- gli disse dolcemente - Ma se ne è davvero innamorata... non è giusto.-
Potter sospirò di nuovo.
Sapeva bene che costringere Hermione a scegliere non era stata una cosa del tutto corretta, come persona, come Grifondoro e come amico soprattutto.
- Sai, io... credo che Hermione non ci abbia tradito.- disse qualche minuto di silenzio dopo - Deve aver avuto un buon motivo per mettersi con Malfoy.-
- Ad esempio?- chiese la rossa che non aveva mai creduto al tradimento dell'amica.
- Non ne ho idea.- scosse la testa Potter - Lei ha sempre fatto le cose senza dirci nulla.-
Poi, i due si accorsero che qualcuno non aveva ancora parlato.
- Ron?- lo chiamò Harry.
- Che vuoi?- rispose lui brusco.
- Beh... cosa ne pensi? Di Hermione, intendo. Non ti sembra strano che all'improvviso abbia deciso di sposare Malfoy?-
- Per niente.-
Ginny lanciò uno sguardo d'intesa al fidanzato.
Ron era furioso.
- Non credi che abbia un buon motivo?-
- No.-
- Ron...-
- Ron un corno!- sbottò all'improvviso - Ron è arrabbiato, molto arrabbiato!- gridò rosso in viso - Hermione ci ha tradito!-
- Ecco, forse ha avuto un motivo...- tentò di dire la sorella.
- Non credo proprio, Ginny.- rispose amaramente lui - Ci ha detto chiaro e tondo che ama Malfoy ed è felice di sposarlo. Ha scelto lui a noi! Che cosa mi importa del motivo, dopo quella scenata? Non li avete visti amoreggiare per tutta la scuola? O l'avete già dimenticato?-
Quelle parole purtroppo avevano una base di verità.
Hermione e Malfoy non si erano staccati un secondo da quando lui aveva annunciato il loro matrimonio, e lei stessa non aveva fatto altro che confermare il tutto.
La litigata in Sala Comune faceva ancora male.
- Se avesse avuto un piano ce l'avrebbe sicuramente detto.- si alzò e li fissò colmo di rabbia e delusione - Hermione ci ha tradito. È questa l'unica verità. E voi due fareste meglio ad abituarvi presto all'idea.-
Detto quello tornò dentro casa e si chiuse in camera.
Harry e Ginny non dissero più una parola a riguardo.
Forse... forse Ron aveva ragione.





Quella stessa mattina Hermione era chiusa nella sua camera, un porto sicuro per altri sei giorni.
Non voleva vedere Draco né sentire la sua voce. Voleva solo restare chiusa in quella stanza, senza essere disturbata in alcun modo.
Mancavano pochissimi giorni al matrimonio, non si aspettava che la data fosse così vicina.
Il peggio era che non aveva voce in capitolo, Draco era stato chiaro: lei si sarebbe occupata solo ed unicamente di se stessa.
Doveva scegliere un vestito e decidere come acconciarsi i capelli, fine.
La cosa era altamente frustrante. Lei era sempre abituata a muoversi, organizzare, pensare, non stava mai ferma.
Peccato che il suo progetto di tranquillità e solitudine fu interrotto dal solito elfo che bussava alla porta della sua camera.
Draco la voleva per la colazione, che non avrebbe in alcun modo potuto consumare da sola in camera sua.
- Ti aspettavo prima.- disse il biondo quando la vide entrare nella sala da pranzo padronale.
- Volevo stare un po’ da sola.- disse con sincerità sedendosi a tavola.
- Non credo ti sarà possibile.-
- Perché?- chiese versandosi del succo nel bicchiere.
- Perché dovrai invitare i tuoi genitori al matrimonio, no?- rispose alzando gli occhi sui suoi - Non vuoi passare due giorni con loro?-
Il viso della ragazza si illuminò.
- Partirai dopo pranzo.- la informò Draco.
- Sì!- esclamò felice.





Poche ore dopo Hermione stava uscendo dalla sua stanza, una borsa con sé. Dopo pranzo sarebbe partita per tornare a casa un paio di giorni.
Sorridente scese le scale e lasciò la borsa ad un elfo che insisteva per prenderla, e dopo una breve litigata si decise a lasciargliela.
Si sedette sul divano aspettando di essere chiamata a tavola.
Chiuse gli occhi, rilassandosi completamente contro lo schienale morbido, beandosi
nel pensiero che quel pomeriggio l'avrebbe trascorso con i suoi genitori.
Sarebbe uscita dal Manor. Niente avrebbe potuto renderla più felice di quella notizia.
Improvvisamente sentì due calde labbra posarsi sulle sue in un lieve bacio.
Sobbalzò per la sospesa.
- Mi hai fatto spaventare!- esclamò rivolta al bel biondo che le stava davanti.
Gli occhi magnetici di Draco Malfoy la rapirono, portandola con la memoria ad appena un mese prima, quando guardare quegli occhi non le faceva provare un brivido di paura.
- Volevo salutarti adeguatamente.- sussurrò il ragazzo chinandosi nuovamente su di lei.
La baciò con dolcezza quasi, per poi approfondire quel contatto giocando con la sua lingua.
In quei momenti Hermione tornava ai baci appassionati che lui le rubava nei corridoi, durante le ronde, o in qualsiasi altro momento disponibile.
L'incantesimo dei ricordi finì quando Draco si allontanò da lei.
- È pronto.- si limitò a dire, per poi voltarsi e precedere la ragazza a tavola.
Il pranzo volò in un attimo, e poco dopo Hermione si trovava davanti a casa sua.
La casa dove vivevano i suoi amati genitori.

Era un villino a due piani, non troppo grande, che avevano ricevuto come dono di nozze in comune dai quattro suoceri.
Hermione chiuse gli occhi e respirò a fondo l'aria di casa, il dolce profumo dell'erba appena tagliata, l'odore del legno della staccionata.
- Hermione!-
La voce di sua madre fu una piacevole interruzione dei suoi pensieri, e corse verso di lei a braccia aperte.
- Mamma!-
- Tesoro mio, sono così felice di vederti!- disse la signora Jane Granger stringendo forte la figlia.
- Anche io, mamma!-
- Vieni, tuo padre ti aspetta in salotto.-
Senza dar tempo alla donna di aggiungere altro, la ragazza si fiondò in casa.
- Papà!!-
- Pasticcino!-
Il signor Mattew Granger era un bel signore con i capelli castani e gli occhi dello stesso colore, abbastanza alto e in forma.
Subito la figlia si sedette accanto a lui e lo strinse forte.
- Finalmente sei a casa.- sorrise il signor Granger guardandola.
- Mi siete mancati da morire.- ricambiò il sorriso.
Poco dopo la signora Granger, minuta di costituzione e con lo stesso viso della figlia tranne i capelli che erano modulati e non ricci - quelli li aveva ereditati da suo padre- portò in salotto i biscotti che aveva preparato quella mattina.
- Dicci, tesoro, come sono stati gli esami?- chiese la donna sedendosi sulla sua poltrona preferita - Erano difficili?-
- Non tanto. Credevo fossero più duri, e invece li ho trovati quasi normali.- rispose Hermione afferrando un biscotto al cioccolato.
- Questo perché tu sei un piccolo genio.- sorrise il padre scompigliandole i capelli.
- Studio tanto.- rispose con un'alzata di spalle.
- Piuttosto, nel biglietto che ci hai inviato parlavi di una notizia importante. Di che cosa si tratta?-
Quella domanda le fece fermare il biscotto in gola.
Così presto? Non potevano parlarne dopo? O meglio, mai?
- Riguarda la scuola?- continuò sua madre - Sai bene che non ci opponiamo alla tua istruzione magica.-
Magari riguardasse quella, pensò Hermione.
- A dire il vero, no. Riguarda il piano personale.-
Qualche attimo di silenzio seguì quelle parole. Doveva parlare, lo sapeva.
- Fra una settimana, io... mi sposo.-
Quella volta fu nella gola di suo padre che si fermò il biscotto.
- Ti sposi?!- chiese allibita Jane versando dell'acqua nel bicchiere del marito.
- Sì. Papà stai bene?-
Tossendo e bevendo insieme l'uomo annuì.
- Sei incinta?- chiese quando si riebbe.
- Che cosa?- sbiancò Hermione - No! Assolutamente no!-
- Sicura?- disse la madre.
- Certo che sono sicura, mamma! È impossibile che io sia incinta!- replicò fermamente.
- Bene... per un attimo ho temuto il peggio.-
- Chi è che sposi? E perché così presto? Sei sicura di quello che fai?-
- Papà... sì, sono sicura di quello che faccio.- sospirò la ragazza.
In realtà non lo era affatto, ma non poteva certo dire ai suoi genitori che si sposava dietro ricatto.
- È uno dei tuoi amici?- chiese la madre - Harry, o... come si chiama? Ah sì, Ronald. È uno di loro?-
- No.- scosse la testa, poi prese un bel respiro e parlò - È Draco Malfoy.-
I genitori la guardarono per qualche istante.
- Malfoy hai detto?- Jane fu la prima a parlare - Non era quel ragazzino ricco e viziato?-
- Ehm... sì, lo era, tempo fa... ma è cambiato, e tanto anche. Abbiamo trascorso del tempo insieme e... sì, ecco... ci siamo innamorati...-
In tutto quel discorso Hermione non aveva smesso un attimo di torturarsi le mani.
Stava spudoratamente mentendo ai suoi genitori, ma non poteva fare altro.
- Non è presto per sposarvi?-
- I suoi genitori lo sanno?-
- Sì, sì, sanno tutto e sono d'accordo. Sapete com'è... famiglie antiche, abitudini antiche... si sposano presto...-
- Hermione, non è che per caso...- intervenne sua madre - Draco è l'amico che ci ha aiutati?-
BOOM.
- È lui?- chiese il padre interessato.
- Sì. È lui.- confermò la riccia.
- Oh, tesoro, perché non ce l'hai detto subito che era il tuo ragazzo?- si rallegrò la signora Granger.
- Che problema c'era?-
Hermione aprì la bocca per parlare ma non riuscì a dire una parola. Sua madre era raggiante, ma la stava rimproverando per non averle detto che l'amico era in realtà il suo fidanzato.
- Se è così, vogliamo conoscerlo al più presto.- sorrise il padre.
Già, se Hermione poteva ancora vedere il sorriso di suo padre era solo grazie a Malfoy. E provò una forte ondata di colpa al pensiero di non aver ricambiato il suo favore.
In quel momento, però, anche il suo matrimonio costretto le sembrava una cosa da nulla: niente reggeva il confronto con la vita di suo padre.
- Ci sposiamo domenica. Manderemo qualcuno a prendervi.-





Come sempre, il tempo trascorso bene corre.
Allo stesso modo i due giorni che Hermione aveva passato con i genitori erano volati via in un batter d'occhio, e il momento di tornare nel Mondo Magico era già arrivato.
- Vi manderemo gli inviti e tutte le informazioni.- sorrise la ragazza abbracciando sua madre.
- Certo tesoro, restiamo in attesa.-
Poi abbracciò il padre - Ci vediamo fra qualche giorno papà.-
- Sì tesoro.- ricambiò l'uomo.
Così, con un sorriso, Hermione Granger salutò i suoi amati genitori per far ritorno a Malfoy Manor.
Sempre imponente d'aspetto, algida e fredda come il proprietario, quell'immensa villa - e definirla 'villa' era fin troppo riduttivo - la accolse nelle sue stanze buie e silenziose.
Il solito elfo corse a servirla.
- Brian, il padrone è in casa?- chiese la ragazza dandogli la borsa che aveva portato con sé.
- No, padrona!- si affrettò a rispondere la creatura - Il padrone non è in casa. Padrone ha detto a Brian che torna stasera!-
- Grazie Brian.-
Quello arrossì e s’inchinò, come sempre, fino a toccare terra con la fronte.
- Padrona non deve ringraziare! Brian fa suo dovere!-
- Ho capito... ehm... puoi andare Brian.- rispose, sempre stranita dal modo di fare degli elfi.
Pensò che avrebbe potuto godersi il Manor in santa pace, senza la costante presenza di Malfoy alle sue spalle.
Si sentiva piuttosto libera di girare per la tenuta, per questo si recò subito in giardino con l'intenzione di fare una lunga passeggiata, non senza dimenticarsi delle restrizioni che le aveva imposto Draco.
A dire il vero aveva un'incredibile voglia di correre dritta alla staccionata-limite e saltarla, ma sapeva che non era la cosa più saggia da fare, quindi si astenne.
Decise pertanto di fare il giro del perimetro del Manor, operazione che le occupò quasi due ore di tempo.
Quando finalmente si trovò nuovamente al portone entrò per mangiare qualcosa, uno spuntino veloce.
Non posso entrare nelle cucine, si ricordò una volta dentro.
- Padrona ha bisogno di qualcosa?- disse la voce del solito elfo vedendola perplessa.
- Vorrei uno spuntino, ma...-
- Brian fa preparare subito!-
L'elfo schizzò in cucina alla velocità della luce prima che Hermione potesse aggiungere altro, forse terrorizzato all'idea che lei lo ringraziasse un'altra volta.
Ne uscì poco dopo e corse da lei.
- Brian ha portato spuntino a padrona!-
Lo spuntino consisteva in una macedonia dall'aspetto davvero invitante. Hermione adorava la macedonia, e sembrava che l'elfo avesse indovinato le sue preferenze.
Con un enorme sforzo evitò di ringraziarlo, più che altro per non vederlo scappare via appena lei apriva bocca, e decise di consumare il suo spuntino nel giardino che Draco aveva detto essere solo suo.
Così vi si diresse e si sedette su un'altalena semi nascosta dagli alberi che notò solo in quel momento.
- Adoro questo posto.- sorrise guardandosi intorno.
Sapeva che quello sarebbe diventato il suo piccolo angolo di paradiso, dove sarebbe scappata alla prima occasione.





Erano ormai passate più di quattro ore da quando Hermione era tornata ad Manor, ma Draco ancora non si vedeva né sentiva.
Aveva trascorso due ore abbondanti nel suo giardino ed era rientrata per ora di cena, ma erano già le otto passate.
Si sentiva sola.
Chissà dov'era Draco? Quando sarebbe tornato?
Camminò senza meta per tutti i corridoi, osservò tutti i quadri e ritratti appesi alle pareti, cercando un modo per ingannare il tempo senza dover ricorrere ai libri, ma non servì a nulla.
Chiamò così Brian e gli chiese se Draco sarebbe tornato per cena, ma l'elfo non lo sapeva.
Così chiese di prepararle qualcosa di leggero e in pochi minuti fu subito accontentata.
- Che tristezza...- sospirò con un sorriso amaro sulle labbra, osservando il posto vuoto di Draco.
Mai si era sentita tanto sola in quella che doveva considerare casa sua.
Neanche quando i genitori erano al lavoro, o durante i primi tempi di scuola, quando ancora non aveva fatto amicizia con Harry e Ron.
Già... proprio loro due che adesso la consideravano una traditrice e le avevano tolto il saluto.
Lasciò a metà la cena, colta da un improvviso blocco allo stomaco.
- Cena non buona padrona?- chiese tremante la voce dell'elfo corso da lei - Brian si punisce?-
- No, Brian. La cena era buona.-
Senza aggiungere altro si diresse nel salotto privato e si stese sul divano abbracciando un cuscino.
- Stupido Malfoy.- ringhiò tra i denti - Prima mi costringe a venire qui e poi mi lascia da sola!-
Ordinò a Brian di non disturbarla quella sera perché avrebbe atteso il rientro del padrone, pentendosi subito dopo per il modo brusco con cui gli aveva parlato.
Ma era troppo arrabbiata, si sentiva troppo sola. Non voleva niente e nessuno intorno a lei, nulla che potesse interrompere il filo di maledizioni che stava mentalmente lanciando al suo futuro sposo.





Fu solo verso mezzanotte che Draco fece ritorno al Manor.
Quei due giorni li aveva trascorsi con Blaise, mancando la materia prima su cui potersi sfogare, ovvero Hermione.
- Ben tornato padrone.-
- Sì, sì...- disse stancamente senza guardare l'elfo che gli stava prendendo il mantello.
- Il padrone desidera cenare?-
- No, ho già mangiato.- rispose dirigendosi subito verso le scale.
- Padrone...-
- Che altro vuoi?-
- La padrona è tornata!- disse velocemente con un profondo inchino.
Draco ne fu quasi contento.
- Dov'è? Nella sua stanza?-
- No, padrone. Sul divano.-
- Cosa ci fa lì?- chiese prendendo la strada del salotto privato.
- Ha detto che aspettava il ritorno del padrone, padrone!-
Interdetto per quelle parole, Draco raggiunse il divano pronto a chiedere alla Mezzosangue se non ci avesse già preso gusto a fare la mogliettina, ma la trovò profondamente addormentata.
Sentì quasi un colpo al cuore nel vederla.
Hermione abbracciava un cuscino, le guance appena arrossate, i riccioli bruni sciolti su di un altro cuscino.
Strinse i pugni, incapace di distogliere lo sguardo.
- Maledetta traditrice.- sibilò piegandosi su di lei.
La prese tra le braccia e subito lei si accoccolò contro il suo petto. Si sentiva bene, al sicuro.
Non più sola.
La portò in camera sua e la posò delicatamente sul letto, attento a non svegliarla, poi la coprì anche se era ancora vestita ed uscì.
Si diresse quindi nella sua stanza a passo di marcia e vi si chiuse poco gentilmente, almeno per la porta che venne sbattuta con violenza.
Hermione l'aveva tradito.
Continuava a ripetersi quella frase per cercare di scacciare la voglia di baciarla che l'aveva assalito nel vederla lì, addormentata sul divano nell'attesa che lui tornasse.
Se non l'avesse tradito...
Ma l'aveva fatto.
Per questo Draco represse quella parvenza di caldo sentimento che era prepotentemente tornato, che non provava da un mese, da quando lei gli si era ritorta contro.
Si fece una doccia veloce e si infilò sotto le coperte, con l'immagine di Hermione addormentata davanti agli occhi e la parola 'traditrice' che gli vorticava nella mente.





 
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°piperina°
view post Posted on 15/8/2008, 23:55




*Act XI*
















Il mattino successivo Hermione si svegliò nel suo letto, inspiegabilmente vestita. Da che ricordava della sera precedente, si era addormentata sul divano aspettando Draco.
Draco... Draco!
Accidenti a lui! Aveva fatto la figura della moglie gelosa. Arrossì per quel pensiero assurdo.
Però come ci era arrivata in camera, sotto le coperte, vestita?
Brian di certo non avrebbe potuto portarla lì e non si sarebbe neanche mai azzardato, altre persone in casa non ce n'erano, quindi l'unica soluzione possibile era...
Arrossì ancora di più, realizzando che solo Draco avrebbe potuto portarla in braccio fino a lì.
Sospirò stancamente. Non aveva assolutamente voglia di uscire dal suo rifugio e vedere il suo biondo e stronzissimo fidanzato.
Ma non poteva neanche restare lì a marcire, così si obbligò a fare una doccia e indossare qualcosa di decente.
Un vestito bianco con stampa a fiori e gonna a campana abbinato a delle ballerine bianche sarebbe stato perfetto.
Rimase stupita nel sentire varie voci provenire dalla sala da pranzo. Non ricordava che Draco l'avesse informata dell'arrivo di ospiti quel giorno.
O forse era irrilevante, il fatto che lei lo sapesse o meno?
Proprio in quel momento l'elfo Brian le passò accanto, così lo fermò.
- Brian, chi c'è oltre al padrone?-
- Gli amici del padrone, padrona!- rispose subito.
- Chi sono?-
- Il signor Zabini e la signorina Parkinson, padrona.- rispose di nuovo, con un profondo inchino.
- Grazie Brian, puoi andare.-
Sospirò e decise di ignorare i borbottii dell'elfo sul fatto che una padrona era padrona e in quanto tale non doveva ringraziare un elfo perché era suo dovere servirla e altri discorsi simili.
Zabini e la Parkinson, niente di meglio per iniziare quella giornata.
- Ce la puoi fare Hermione, abbi fiducia in te...- si disse per farsi coraggio.
Stava per fare il suo glorioso ingresso in sala da pranzo quando un dubbio la assalì, ghiacciandola sul posto: sapevano?
Zabini e la Parkinson... conoscevano la reale situazione tra lei e Malfoy? O avrebbe dovuto fingere di amarlo come aveva fatto a scuola?
- Hermione.-
Draco l'aveva vista arrivare e fermarsi prima di entrare.
- Sono qui.- rispose la ragazza palesando la sua presenza.
Tre paia di occhi erano fissi su di lei.
- Conosci già i miei amici.- disse Draco guardandola - Anche se non siete stati presentati ufficialmente: Blaise sarà il mio testimone di nozze, Pansy la tua damigella d'onore.-
Un perfido ghigno si allargò sulle labbra del biondo a quelle parole, mentre un'espressione di stupore coglieva invece Hermione.
- Quale onore.- disse tirando un sorriso di cortesia.
- Non sprecarti, Granger.- intervenne la mora - Con noi non serve fingere. Sappiamo tutto.-
Un enorme peso si sollevò dal cuore della riccia, rasserenandola tanto che avrebbe quasi baciato la Parkinson per averle risparmiato una ridicola messinscena d'amore con il bastardo biondo che le sedeva di fronte.
- Ti costava tanto dirmelo?- ringhiò rivolta direttamente a lui.
- E il mio divertimento?- replicò lui serafico.
- Al Diavolo!- masticò tra i denti, versandosi del succo nel bicchiere.
Blaise posò il suo sul tavolo - Suvvia, ragazzi. Essere nervosi di prima mattina non fa bene a nessuno.- disse per placare gli animi - Specialmente al bambino.-
Hermione quasi si strozzò con il succo, rendendo Draco vedovo prima delle nozze.
- Che diavolo stai dicendo?!- esclamò rossa in viso.
- Parlo del motivo del vostro matrimonio, di cosa se no?-
- Io non sono incinta!- rispose ad alta voce, sempre più rossa e con gli occhi fuori dalle orbite.
- Certo, ma cosa credi che pensino tutti gli altri?- replicò Zabini senza perdere il suo sorriso angelico - Solo una gravidanza inaspettata può giustificare un matrimonio tanto veloce quanto il vostro.-
- Ma io non sono incinta!- ripeté disperata all'idea che tutti pensassero quello di lei.
- Lo sappiamo.- intervenne Pansy - Noi lo sappiamo.-
- Ma nessun altro lo sa.- disse a voce bassa Hermione, assolutamente depressa di prima mattina.
Non solo per l'allegra rimpatriata di serpi, ma anche per aver realizzato che, molto probabilmente, il resto della scuola e oltre credeva che quel matrimonio servisse a coprire una gravidanza.





Circa un'ora dopo gli uomini di casa decisero di chiudersi nello studio di Draco, lasciando le donne sole sul divano.
- Ti invidio.- disse Pansy fissando gli occhi neri in quelli dorati di Hermione.
- Prego?-
- Hai capito bene, Granger. Io ti invidio.- ripeté seria.
- Non ti rendi conto di quello che dici.- replicò lei quasi indignata.
- Avrei voluto sposarlo io, Draco.- confessò sincera - Ma non sarà così. Hai fatto una cazzata, Granger. È molto arrabbiato.-
Come se non lo sapessi, pensò Hermione.
- In caso te ne fossi dimenticata, Parkinson, sono la diretta interessata.- rispose acida - E comunque, se proprio lo vuoi, prenditelo. Io non lo voglio il tuo Draco.-
La mora scosse il capo con fare quasi triste.
- Io sto con Blaise. Sposerò lui.-
Hermione non sapeva cosa rispondere a quelle parole.
Si sentiva stranamente in sintonia con Pansy, comprendeva il suo punto di vista e la rassegnazione che c'era nei suoi tristi occhi scuri.
Avrebbe sposato qualcuno che non amava, come lei.
La differenza era che Blaise già lo conosceva e di certo tra loro non c'era il difficile rapporto che legava lei a Malfoy.
- Comunque sia, Granger, sono qui per parlarti del matrimonio. Sarò la tua damigella d'onore, come già sai, e oggi ti spiegherò come si svolgerà la cerimonia.-
- Qualcuno che si degna di farlo, finalmente.- rispose la riccia - Ti ascolto.-
- Prima di tutto penseremo a te, poi ad abito, trucco, acconciatura e soprattutto alla prima notte di nozze.-
Quelle parole le fecero morire il respiro in gola.
La prima notte di nozze... Draco le aveva detto che da quella notte l'avrebbe fatta sua secondo i suoi soli desideri, ignorando quelli di lei.
Pansy capì che era diventata improvvisamente pallida per quel motivo, e cambiò argomento. Tanto ne avrebbero parlato dopo.
- Granger, ascoltami. Non abbiamo tutto il tempo del mondo.-
- Sì, ok.- rispose lei cercando di concentrare la sua attenzione sulla cerimonia e non sul suo proseguimento intimo.
- Per prima cosa, a parte i tuoi genitori, il resto degli invitati appartiene a Draco, quindi saranno tutti Mangiamorte ed ex compagni di scuola. Tu non devi far altro che recitare la parte della ragazza innamorata felice di sposarsi.-
- L'ho già fatto a scuola.-
- Devi farlo sempre, in ogni occasione pubblica. Né tu né Draco volete rendere noto a tutti il vero motivo del vostro matrimonio, vero?-
In effetti le avrebbe risolto molti problemi, ma gliene avrebbe creati altrettanti.
No, quell'accordo segreto tra lei e Malfoy doveva restare tale.
Tanto, Harry non avrebbe mai trovato...
- Infatti.- rispose convinta - Nessuno deve saperlo.-
- Perfetto. Ti basterà guardare Draco con occhi sognanti e sorridere, puoi farlo?-
- Credi che sia stupida?- replicò Hermione irritata da quel comportamento.
- Cerca di non parlare con gli adulti, saluti a parte. Non tutti credono alla vostra unione, anche se nessuno sa che sei stata tu a mandare Lucius in prigione, a parte gli studenti.-
- Però a scuola hanno creduto al fidanzamento.-
- Questo perché ci siamo prodigati a modificare la memoria dei presenti.-
Hermione strabuzzò gli occhi - Siete pazzi?- esclamò.
- Per nulla.- rispose la mora sorridendo - L'abbiamo fatto per Draco. Non voleva che si sapesse. Probabilmente gliel'ha chiesto Lucius in vista di una vendetta nei tuoi confronti.-
Il suo cuore prese a battere velocemente nel petto a quel pensiero.
Lucius le aveva giurato vendetta con una sola occhiata.
Il suo destino era stato deciso quella sera. Lo sapeva.
Ma non poteva non rabbrividire al pensiero di quello che stava succedendo.
- Ricorda che gli adulti, se anche hanno accettato questo matrimonio, a stento ti rivolgeranno un solo sguardo.- continuò pratica la moretta.
- Il che è un vantaggio per me.-
- Esattamente. Verrà a prenderti una carrozza per le dieci di domenica mattina. Draco sarà già uscito per quell'ora e ti starà aspettando in chiesa. Io verrò da te per aiutarti a prepararti.-
Annuì attenta al discorso della ragazza.
- Si svolgerà tutto in modo semplice e tradizionale, quindi tuo padre ti porterà all'altare dove ti aspetteremo io, Draco e Blaise. Dopo il discorso del prete, che sarà breve e conciso, vi scambierete gli anelli, bacio alla sposa e poi tutti al ricevimento. Tu non dovrai preoccuparti di nulla dal momento in cui avrai la fede al dito. Draco non ti lascerà sola un attimo.-
Quelle parole la rassicurarono da un lato ma terrorizzarono dall'altro.
Non sarebbe rimasta sola con gli squali, e questo era un bene per lei, ma sarebbe iniziata la prigionia con Draco.
- Perché fai tutto questo?- chiese all'improvviso, seria, fissandola negli occhi.
Pansy non rispose subito, ma aveva capito che avrebbe dovuto farlo.
- Per Draco.- disse poco dopo - Non mi piace che sia tu la persona che porterà all'altare, ma la tua azione è imperdonabile. E ho giurato a Draco che sarei stata sempre dalla sua parte, anche nel torto.-
Una morsa colpì Hermione allo stomaco, bloccandole il respiro.
- Lo ami così tanto?- chiese in un sussurro.
- Neanche lo immagini.-










Nel frattempo Draco Malfoy e Blaise Zabini avevano parlato a lungo delle imminenti nozze.
- Cosa credi, che sia contento di sposarmi così presto, e in questo modo?- disse il biondo afferrando una bottiglia di liquore.
- Non è tanto diverso da un matrimonio combinato.- commentò l'altro comodamente adagiato sulla poltrona morbida davanti alla scrivania del padrone di casa.
- Questo è peggio.- masticò tra i denti Draco tornando a sedersi.
- Per chi dei due? Tu o lei?-
- Non ho voglia di giocare Blaise.-
- Neanche io.-
Draco lo conosceva bene, sapeva che quella suora di Zabini stava per fargli una predica.
E infatti non attese molto.
- È una punizione troppo dura.-
- Mio padre è all'ergastolo. Direi che sono pari.- replicò duramente versandosi il liquore nel bicchiere di cristallo.
- Prima o poi sarebbe successo, non puoi negarlo. Era solo questione di tempo.- disse il moro senza badare ai lampi d'ira che saettavano negli occhi dell'amico - E, detto in sincerità, se lo meritava.-
La bottiglia venne bruscamente sbattuta sul tavolo, ma il biondo non disse nulla.
- Lui ha studiato, lavorato, si è formato una famiglia.- continuò tranquillamente Zabini - Hermione ha tutta la vita davanti.-
- E allora?-
- E allora, Draco, vuoi condannare lei e te stesso ad una vita insieme che non desiderate? Pensi davvero che resterete sposati finché morte non vi separi?-
- Sarebbe un'idea.- ghignò il biondo.
- Sono serio.-
- Anche io.- ringhiò in risposta - Mettiti in testa, Blaise, che questa è la mia decisione, e non la cambierò per nessun motivo al mondo. La vita della Granger mi appartiene, e dalla prima notte di nozze, anche il suo corpo mi apparterrà.-
- Vedi almeno di non essere brutale con lei.- disse il moro fissandolo con sguardo severo - Hermione è vergine, non è certo un mistero.-
- Dubito che la credano ancora tale dopo aver scoperto che stiamo insieme.- rispose Draco ghignando, pensando a quanto l'avesse reso felice e soddisfatto aver distrutto completamente la reputazione della ragazza.
Blaise si fece più avanti, gli occhi penetranti in quelli di Draco.
- Sarebbe un gesto da bestie. Lo sai.-
- Non ho intenzione di violentarla.- rispose tagliente il biondo - Non voglio una ragazzina piangente nel mio letto.-
- Mi auguro per te che sarà davvero così.- sentenziò Zabini fulminandolo con uno sguardo.
Non sopportava la violenza sulle donne. In nessun caso sarebbe stato d'accordo, era una cosa da animali, e non condivideva l'atteggiamento che Draco stava mostrando nei confronti di Hermione.
Aveva sbagliato, non era stata riconoscente, su quello non c'erano dubbi, ma la violenza sessuale sarebbe stata davvero troppo.
Per questo si premurò di minacciare il suo miglior amico, se avesse osato toccare la ragazza in un modo che non gli piaceva.










E proprio di questo stavano parlando Hermione e Pansy.
- Draco è un ottimo amante.- sentenziò la mora.
- Lo so.- rispose Hermione - Ma non posso non aver paura.-
Era visibilmente in imbarazzo, nel parlare di certi argomenti con la Parkinson, con la quale di certo non aveva mai avuto un grande rapporto di amicizia e confidenza.
- Non è brusco né violento, di questo puoi stare sicura.-
- È arrabbiato con me. Dubito che vorrà essere gentile.- rispose con malcelata tensione.
- Non è una bestia.- ribadì la mora.
- Permetti che sia agitata?-
- Sì Granger, te lo permetto.- rispose roteando gli occhi, con un sospiro - Imparerai che Draco è molto, molto passionale.-
- Ne ho sentito parlare.- disse volgendo lo sguardo altrove.
- Ma non è violento.- ripeté fissandola.
- Ho afferrato il concetto Parkinson, grazie.- rispose Hermione con un mezzo sorriso ironico - Magari puoi anche dirmi cosa preferisce, in modo che io possa soddisfare appieno ogni suo desiderio.-
- Non sei divertente, Granger.- disse la mora incrociando le braccia al petto.
- Neanche tu.- rispose Hermione imitandola.
Passarono alcuni minuti di ostinato silenzio, prima che la riccia si lasciasse andare ad un sospiro stanco e nervoso.
- La prima volta...- iniziò mordendosi il labbro inferiore per l'imbarazzo - Com'è?-
La mora la fissò per un attimo e decise che il momento delle frecciate velenose era decisamente passato.
- Dolorosa.- rispose sinceramente - È normale che sia così, non devi spaventarti. Tutte sentono dolore.-
Hermione rispose al suo sguardo sforzandosi di non arrossire.
- La cosa più importante è che devi rilassare i muscoli. Se non lo fai, fidati che il dolore sarà molto più forte del normale.-
- Come posso rilassarmi se sarò costretta a farlo con un ragazzo che non amo e che non ama me?-
Quelle parole colpirono molto la ragazza.
Lei era pazza di Draco, lo era sempre stata. Fare l'amore con lui era stato la realizzazione di un sogno per lei, ma riusciva a mettersi anche nei panni di Hermione, immaginando come si sarebbe sentita al suo posto.
- Lui ti farà rilassare. Stai tranquilla.- le disse con un tono di voce inaspettatamente dolce - Tu pensa solo a stare calma e non perdere neanche un attimo di quello che succederà. Lo ricorderai per tutta la vita.-
Hermione la guardò in modo quasi strano.
Le sue parole l'avevano davvero calmata, e di certo non era un'impresa facile quando si trattava di lei e delle sue paranoie.
Si aprì in un sorriso sincero.
- Grazie Pansy.-
Quella non rispose subito, sembrava in imbarazzo in una situazione simile. Più che altro non aveva mai immaginato che un giorno si sarebbe trovata a dare consigli sulla prima notte di nozze con Draco alla Granger.
- Andiamo. È tardi, io e Blaise abbiamo da fare.-





Si trovarono per i saluti e poco dopo la futura coppia di coniugi Malfoy restò sola nel grande maniero.
Se Hermione non riusciva a guardare in faccia Draco per l'imbarazzo del discorso fatto poco prima con Pansy, allo stesso modo Draco era rimasto sorpreso dalle parole di Blaise.
L'aveva minacciato di privarlo dei suoi preziosi attributi se avesse usato violenza su di lei.
Di certo non gli sarebbe venuto spontaneo trattarla con il massimo riguardo, ma non voleva neanche forzarla.
Non ci trovava gusto, con una ragazza piangente nel letto.
Voleva una donna che gridasse di piacere sotto di lui.
Guardò per intero la riccia accanto a lui, poi, quasi d'istinto, le prese la mano e si diresse in camera da letto.
Hermione lo seguì in silenzio, ma con il cuore in gola.
Cosa voleva da lei? Dove la stava portando? C'era forse qualcosa che doveva vedere o sapere?
Sbiancò quando vide che il ragazzo stava aprendo la porta della camera da letto dove dormiva prima delle nozze.
- Cosa vuoi fare?- chiese senza riuscire a nascondere una certa nota di timore ed insicurezza nella voce.
- Assaggiare l'antipasto.- rispose freddamente chiudendosi la porta alle spalle.
La spinse contro al muro e subito prese possesso delle sue labbra, stringendola a sé.
Hermione si sentiva braccata, stretta in quel modo tra le sue braccia.
E, complice il discorso con la Parkinson e il suo orgoglio e coraggio rosso-oro, trovò la forza di ribellarsi e spingere il ragazzo lontano da sé.
- Che cazzo fai?!- ringhiò Draco preso alla sprovvista.
- Tu, che cazzo fai!- replicò la riccia rossa in viso - Non sono una bambola, e non sono ancora tua moglie! Non mi devi toccare!-
Quello proprio non avrebbe dovuto dirlo. Draco non aveva affatto voglia di litigare con lei e rovinarsi la giornata.
- Non ti faccio niente di strano.- disse sforzandosi di apparire calmo.
Il discorso di Blaise e il vestito della Mezzosangue gli avevano fatto ribollire il sangue nelle vene, e non gli piaceva affatto quella situazione, neanche un po’.
Zittì la ragazza con un altro bacio, stavolta più dolce e meno irruento, aspettando che si calmasse e si lasciasse andare.
Hermione voleva resistere, voleva davvero farlo, spingerlo via e cacciarlo da quella stanza, ma non ci riuscì.
Il corpo non rispondeva ai suoi comandi.
Il bacio di Draco era così delicato che sembrava le stesse chiedendo scusa per l'irruenza di poco prima, ma sapeva bene che non aveva quel significato.
Si rilassò e schiuse le labbra, permettendo alla lingua del ragazzo di cercare la sua.
Intanto l'aveva stretta a sé e spinta passo dopo passo fino al letto, sul quale la fece stendere, seguendola subito dopo.
Senza smettere di baciarla fece scivolare una mano sul suo corpo fino alle gambe, risalendo lungo una coscia per arrivare all'intimo, sotto al quale infilò la mano.
La ragazza si irrigidì all'istante.
- Non dovresti essere così tesa.- sussurrò portando le labbra al suo orecchio, mentre la accarezzava con cautela in superficie, senza però spingersi oltre, nonostante ne sentisse quasi il bisogno.
Chissà come gemeva, la Granger?
Quel pensiero lo indusse ad intensificare le attenzioni verso la sua intimità, ma lei era davvero troppo rigida, sembrava un pezzo di legno e così non poteva affatto andare.
- Devi abituarti a questo,- sussurrò posandole un lieve bacio sul collo - Hermione.-
Lei era davvero combattuta.
Il corpo gridava per lasciarsi andare, la ragione lottava per non essere offuscata.
- Malfoy, no...- sussurrò appena - Non voglio.-
- Non ti sto chiedendo di farlo.- rispose alzando il viso per guardarla negli occhi - È solo... l'inizio. Tutto qua. Niente di più.-
- Perché?- chiese Hermione intimamente grata che si fosse fermato - Dopo il matrimonio non potrò dirti di no. Perché insisti adesso?-
Draco parve pensarci su, ma la risposta che trovò non gli piacque per niente.
- Va bene.- disse dopo un po’ alzandosi - Ne riparleremo domenica notte.-
Senza aggiungere altro uscì dalla stanza.
Hermione sospirò.
Era passata solo mezza giornata, e già era esausta.





Draco decise di chiudersi nel suo studio con l'intenzione di non uscirne per tutta la giornata, almeno.
La Granger non gli era indifferente, quei pochi giorni trascorsi insieme gliel'avevano dimostrato più volte, ed era colpa di quello che c'era stato tra loro a scuola.
Ma non poteva dimenticare. Non avrebbe dimenticato.
Lei l'aveva tradito.
Decise di lasciarla tranquilla fino al giorno delle nozze, ma dal momento in cui le avrebbe messo la fede al dito, sarebbe stata completamente sua.

Non le avrebbe riservato alcuna gentilezza.



 
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°piperina°
view post Posted on 16/8/2008, 00:18




*Act XII*












Domenica mattina. Ore 9.00
Hermione Granger era seduta davanti ad un grande specchio che rifletteva interamente la sua piccola figura vestita di bianco.
L'abito era semplice, di raso, costituito da un corpetto rigido e una gonna non troppo ampia, il tutto decorato da piccoli brillantini che riflettevano la luce del sole.
I guanti erano lunghi fino a metà braccio, le scarpe non troppo alte con la punta rotonda e un cerchietto tra i capelli fermava il lungo velo bianco.
Tra le mani tanti fiori di un rosa pallido, il trucco naturale abbastanza leggero, i capelli lunghi lasciati liberi sulle spalle.
Era il giorno del suo matrimonio, e lei voleva soltanto morire prima che potesse firmare la sua condanna.
- Hermione, sei davvero bella!-
Pansy Parkinson l'aveva aiutata a vestirsi e pettinarsi, l'aveva truccata e sistemato tutti i dettagli.
- Già. Grazie a te.-
La sua voce era bassa e stanca.
Triste.
Era triste, Hermione Granger. Non voleva sposarsi.
Non così, non in quel modo, non con lui.
Draco Malfoy.
Non aveva smesso un attimo di maledirsi per aver chiesto aiuto proprio a lui, con tutte le persone che aveva intorno, ma ormai il danno era fatto e non poteva che accettare di pagarne le conseguenze.
Ma non voleva, Dio se non voleva!
Si fissava allo specchio.
Era bella, aveva ragione Pansy. Ma tanto, tanto triste. I suoi occhi erano scuri, vuoti, senza luce né emozione.
Non era una sposa felice, e dubitava che lo sarebbe mai stata, accanto al ragazzo che le aveva tolto la libertà di vivere e sognare.
- Non puoi presentarti agli ospiti con questa faccia.-
- Non posso fare un trapianto, Parkinson.- rispose acida, decisamente troppo acida, e troppo triste.
- Hermione, senti... è un brutto giorno per te, posso capirlo, ma... te la sei cercata. Non posso dire altro, perché è la verità. E se sei davvero una Grifondoro, abbi il coraggio di pagare le conseguenze delle tue azioni!-
Bel discorso davvero.
Non servì a molto, in realtà, ma Hermione decise di accontentarla stampandosi un bel sorriso plastico ed ipocrita in viso.
La mora si mise alle sue spalle e mosse le mani per far scendere il velo sul suo volto.
Immobile e impassibile, Hermione guardava quel velo bianco - candido - calare sulla sua vita con una promessa eterna di odio e sofferenza.
Fu con quello stato d'animo che uscì da Malfoy Manor e raggiunse la poco distante chiesa dove tutti gli invitati aspettavano solo il suo arrivo.
Il signor Granger aveva gli occhi lucidi, era emozionato e triste allo stesso tempo: la sua bambina si sposava.
Non avrebbe mai creduto che quel giorno sarebbe arrivato così presto, a soli diciassette anni, e con un mago che da piccola aveva più volte detto di detestare con tutta se stessa.
Chi disprezza compra, dice un proverbio babbano.
Era proprio vero, così come era vero che la sua piccola Hermione era cresciuta al punto da decidere di sposarsi tanto giovane.
Tuttavia il signor Granger aveva molta fiducia nel buon senso e nella maturità di sua figlia, quindi aveva accettato il suo matrimonio seppur in tenera età.

Dal canto suo, Hermione avrebbe pagato qualsiasi cifra per avere quella serenità che mostravano di avere i suoi genitori mentre, passo dopo passo, si avvicinava sempre di più al suo Lucifero.
Malvagio, indubbiamente, ma bello come una visione.
Quel giorno Draco Malfoy indossava un completo grigio scuro tendente al nero e una camicia color madreperla con cravatta, i capelli erano liberi di ricadergli su quel viso da angelo e alcuni fili di seta coprivano i suoi meravigliosi occhi argentati.
Se fosse stato brutto non avrebbe dovuto lottare contro il suo cuore che batteva all'impazzata solo per averlo visto.
Non mostrava alcuna espressione se non un sorriso accennato, che lei, da dietro il velo, non riusciva a ricambiare.
Quando la mano del padre lasciò la sua, sentì il vuoto sotto di sé.
Un baratro profondo pronto ad inghiottirla nel nero del suo abisso.
La mano di Draco prese la sua, e sentì la terra tremare sotto i suoi piedi, il respiro fermarsi in gola.
Tuttavia si lasciò condurre davanti al sacerdote, che iniziò così a recitare il rito.
- Siamo qui oggi per unire in matrimonio due giovani innamorati. Draco Lucius Malfoy ed Hermione Jane Granger.-
Chiuse gli occhi, sperando quasi di poter sparire con quel gesto, e si costrinse a restare attenta e seguire ogni parola di quel discorso, non poteva permettersi distrazioni.
Era il giorno del suo matrimonio.

- Due ragazzi che si sono innamorati sui banchi di scuola...- stava dicendo il sacerdote.
Quel discorso era pieno di frasi fatte e totalmente inutile, la funzione non doveva essere così lunga, Draco era stato chiaro: breve e conciso.

- Ora, le promesse.-
Draco prese entrambe le mani di Hermione e la fece voltare verso di sé, senza riuscire a smettere di sorridere malignamente.
- Vuoi tu, Draco Lucius Malfoy, prendere in moglie la qui presente Hermione Jane Granger?-
- Lo voglio.- rispose sorridendo.
- E vuoi tu, Hermione Jane Granger, prendere il qui presente Draco Lucius Malfoy come marito?-
Guardò il ragazzo, poi gli anelli sul piccolo cuscino, pronti per sigillare quell'unione ipocrita.
- Lo voglio.-
Draco sorrise maggiormente prendendo il piccolo anello e infilandolo all'anulare di Hermione.
Lei si sentiva morire, ma si costrinse a non piangere né scappare. Così fece la stessa cosa, infilando l'anello al dito di Draco.
- Io, Draco Lucius Malfoy, prendo te, Hermione Jane Granger, come moglie, e giuro di amarti ed onorarti sempre, nel bene e nel male, in salute e in malattia, in ricchezza e povertà. Giuro di essere un marito fedele volto a renderti felice ogni giorno della nostra vita.- una strana luce gli attraversò gli occhi, mentre stringeva di più le mani della ragazza - Finché morte non ci separi.-
Con voce stranamente alta e forte, la ragazza rispose, mostrando una sicurezza che non provava minimamente.
- Io, Hermione Jane Granger, prendo te, Draco Lucius Malfoy, come mio sposo, e giuro di amarti ed onorarti sempre, nel bene e nel male, in salute e in malattia, in ricchezza e povertà. Giuro di essere una moglie fedele volta a renderti felice ogni giorno della nostra vita.- si fermò dopo aver pronunciato quelle parole, come ad esitare, e poi parlò con la voce notevolmente più bassa, in un fioco sussurro - Finché morte non ci separi.-
Il sacerdote allora si schiarì la voce.
- Se qualcuno è contrario a questa unione, parli ora o taccia per sempre.-
Io!, pensò Hermione, Io ho qualcosa da dire! Io non voglio che questo matrimonio avvenga!
- Bene.- disse compiaciuto l'uomo - Davanti a Dio, che mi è testimone, vi dichiaro marito e moglie.- annunciò gaio per poi rivolgersi a Draco - Puoi baciare la sposa.-

Era fatta. Era andata. Era sua moglie. Lo era davvero.

Draco sollevò il velo dal suo viso, lentamente, e fissò gli occhi nei suoi, lame di ghiaccio che ferivano la sua pelle liscia e morbida, ben truccata e tirata in una smorfia di dolore e rassegnazione.
Si chinò su di lei senza interrompere il contatto visivo, almeno fin quando le loro labbra non si sfiorarono in quello che fu un bacio così velenoso che avrebbe potuto ucciderla.
La lingua del ragazzo si fece bruscamente spazio nella bocca di Hermione: era sua, e lei non avrebbe dovuto dimenticarlo mai.
- Sei mia.- sussurrò sulle sue labbra, stendendo le sue in un sorriso cattivo.
Lei non rispose, e non poté nemmeno sostenere il suo sguardo, così abbassò il suo e si lasciò condurre fuori dalla chiesa insieme a tutti gli invitati.
Non si poteva certo dire che fossero tutti felici di quella unione, anzi, ma le apparenze erano la cosa in assoluto più importante per loro, quindi fingevano sincere congratulazioni ai neo sposi.
Era la festa dell'ipocrisia.



Il ricevimento si tenne a Malfoy Manor, quella che apparteneva alla nuova coppia Malfoy, ed era stata perfettamente allestita per l'occasione: c'erano fiori ovunque, una musica leggera, ottimo cibo e ottimo vino.
I maghi non preparavano una torta per i matrimoni, ed Hermione ne fu sollevata: non era sicura di poter sopravvivere al taglio mano nella mano con Draco, sopratutto se dovevano usare un coltello che ognuno avrebbe voluto conficcare nel petto dell'altro.
Così mangiava in silenzio accanto a suo marito, senza mai alzare gli occhi su qualcuno che non fosse Draco, Pansy, Blaise e i suoi genitori.
Casomai erano gli altri a fissare lei come se fosse un'intrusa, una persona insignificante che chissà quali bassi e volgari mezzucci babbani aveva usato per convincere il povero Draco a sposarla.
La cosa divertente era che la loro ipocrisia non aveva limiti, e li portava a conversare amabilmente con i coniugi Granger come vecchi amici di scuola o di marachelle infantili.
Hermione ne fu sollevata comunque.
L'importante era che non dicessero o facessero nulla di male ai suoi genitori, poco importava se le occhiate che riceveva erano di odio puro, era piuttosto abituata a quel trattamento.



E si sentiva sola.
In quella bella e grande casa, con l'abito bianco e immacolato - non per molto ancora - Hermione Granger in Malfoy non poteva che sentirsi sola, perché lo era.
Seduta su una poltrona, osservava gli invitati, annuiva ai fugaci sguardi che Pansy Parkinson e Blaise Zabini le lanciavano di tanto in tanto per controllare che nessuno stesse tentando di ucciderla; sorrideva a suo padre e sua madre, controllava dove si trovasse Draco, ma non poteva in alcun modo sostenere lo sguardo di lei.
Narcissa Malfoy.
La madre di Draco.
La moglie dell'uomo che aveva fatto condannare all'ergastolo.
E gli era andata di lusso perché non l'avevano costretto a subire il Bacio dei Dissennatori, così come quello aveva giovato anche a lei indirettamente.
Se Lucius fosse morto, lei l'avrebbe sicuramente seguito poco dopo, di questo ne era certa.
Così, seduta sul divano, controllata da genitori, suocera, marito e compagni, Hermione non riusciva a sentirsi tranquilla e a suo agio, in casa sua.
Si sentiva in trappola.
Era una bella bambola messa su un mobile che tutti guardavano di tanto in tanto, chi distrattamente chi con più attenzione, ma nessuno si soffermava più del dovuto su di lei.



Il ricevimento occupò il Manor fino a sera, ora in cui gli invitati iniziavano ad andare via.
Blaise non disse nulla a Draco, si limitò a guardarlo male al ghigno che non voleva saperne di abbandonare il suo bel viso.
Pansy aveva invece sorriso ad Hermione, in modo... comprensivo, sì. Strano per una serpe, strano per lei, strano per Hermione soprattutto.
Ma Pansy sembrava aver davvero compreso come si sentiva, e intimamente le era grata per le attenzioni e gli avvertimenti di quei giorni che avevano preceduto il matrimonio.
Ginny, invece... lei le aveva puntato il dito contro insieme ad Harry e Ron, senza chiederle com'era successo, come si era avvicinata a Malfoy, come si erano innamorati, cosa provava...
Perché l'avevano abbandonata in quel modo?
Il flusso dei suoi pensieri fu bruscamente interrotto dal rumore del grande portone di Malfoy Manor che veniva chiuso, con un tonfo sordo e lugubre.
Draco le dava le spalle, stava chiudendo la serratura e controllando le protezioni magiche intorno al maniero.
Si voltò verso di lei, fissandola con i suoi occhi chiari e penetranti. Quello bastò ad inchiodarla lì dove si trovava, stretta nel suo bell'abito bianco che le impediva ora di respirare.
Lentamente, un passo dopo l'altro, Draco le si avvicinò fino a trovarsi a pochi centimetri da lei, senza mai smettere di guardarla con malizia e cattiveria.
Hermione era immobile, incapace di distogliere lo sguardo, ma tremava.
Aveva paura, tanta, tanta paura.
La sua prima notte di nozze.
Il ragazzo si chinò su di lei e le sfiorò le labbra con le sue in quello che sembrava essere un bacio delicato, ma Hermione sapeva che non era così.
La sua prima volta.
La punta della lingua di Malfoy le accarezzò le labbra e chiese l'accesso alla sua bocca, trovandolo praticamente subito, dato che lei non aveva la forza di fare altro che non fosse respirare.
Si staccò da lei poco dopo e le accarezzò il viso con due dita.
Proprio non riusciva a non sorridere.
La sensazione di potere che provava in quel momento era immensa, gli sembrava quasi di avere il mondo ai suoi piedi tanto si sentiva potente.
- Aspettami in camera.- sussurrò con voce bassa all'orecchio di lei.
Annuì a quelle parole e meccanicamente fece come le era stato detto.
Ma le scale erano troppo ripide, il vestito troppo pesante, l'aria irrespirabile. Salire anche solo un gradino le sembrava un'impresa titanica.
E quando vide la porta in fondo al corridoio che l'aspettava, il respiro si fermò.
Cosa sarebbe successo in quella stanza? Cosa le avrebbe fatto Draco? Sarebbe stato almeno un po’ gentile con lei, come le aveva detto Pansy?
Raggiunse a fatica quella porta e abbassò la maniglia - e anche quello le sembrava uno sforzo immane - per poi entrare e chiudersi la porta alle spalle.
La stanza era grande e spaziosa, molto bella e ben arredata. Non era tutta verde e argento come aveva immaginato, era semplice e di buon gusto.
Ciò che però attirava la sua attenzione come qualcosa di interessante e repellente allo stesso tempo, era il letto.
Quel grande e morbido letto matrimoniale a baldacchino, protetto da lunghe e pensanti tende, come quelle che avevano ad Hogwarts, che la invitava e la cacciava insieme.
Da un lato le tende erano tirate, e avvicinandosi vide che sopra la coperta ricamata c'era un completo intimo.
Quello che aveva scelto insieme a Pansy nei giorni che avevano preceduto il matrimonio, quei pochi in cui Draco non poteva toccarla.
L'abito da sposa scivolò lungo il suo corpo e venne poi appeso con cura, per evitare che si sporcasse o rovinasse.

Pochi minuti dopo, Hermione si stava guardando allo specchio.
Indossava un corpetto di seta bianca, slip dello stesso tessuto e una vestaglia di velo semi trasparente.
Pizzi e trine non erano eccessivi. Pansy le aveva detto che a Draco non piaceva la volgarità, e lei ne era stata davvero felice. Non avrebbe sopportato l'idea di dover usare un intimo da pornostar per compiacerlo.
Tremò, realizzando quello che sarebbe accaduto poco dopo.
Era la signora Malfoy. Aveva sposato Draco. Lui era suo marito.
E quella notte l'avrebbe indubbiamente fatta sua.
Si sedette sul bordo del letto, incapace di calmarsi, non potendo sopportare la vista del suo corpo vestito di bianco, con quell'intimo che presto non l'avrebbe più protetta.
Cercò di calmarsi ma era dannatamente difficile.
Era la sua prima volta, e lei e Draco non si amavano. Come poteva sopportarlo?





Tana.
Harry Potter era sdraiato sul suo letto a fissare il soffitto, come se fosse la cosa più interessante del mondo.
Ginny Weasley lo raggiunse poco dopo e si sedette sul letto accanto a lui.
- Stai bene?- chiese dolcemente.
- No.- rispose appena il ragazzo.
- L'hai vista?-
Chiuse gli occhi a quella domanda.
Se l'aveva vista? Oh, sì, l'aveva vista eccome.
Si era nascosto tra la folla di curiosi e giornalisti che impazienti attendevano fuori dalla chiesa la fine della cerimonia.
Aveva aspettato a lungo e poi... gli sposi erano usciti.
Abbracciati, Hermione Granger e Draco Malfoy si erano mostrati al pubblico per poco, giusto il tempo di farsi fare qualche fotografia, e poi erano spariti con una grande e lussuosa carrozza.
- Era bellissima.- sussurrò - L'abito bianco le stava d'incanto.-
Ginny gli prese una mano tra le sue e la strinse dolcemente.
- Era felice?- chiese poco dopo con un filo di voce.
- Non lo so.- rispose sinceramente - Credo di sì.-
In quell'istante Ronald Weasley entrò nella camera da letto pronto per andare a dormire.
Gli bastò guardarli in faccia per capire di cosa stessero parlando.
- Sei andato davvero?- chiese con astio nella voce.
- Sì.- rispose Potter.
- Buon per te.-
Era arrabbiato.
Harry aveva abbandonato Hermione quando lei aveva detto di amare Malfoy, ma non aveva smesso di volerle bene. Il suo problema era che non poteva né voleva assolutamente accettare Draco al suo fianco.
Chi invece la detestava davvero era il rosso.
Si sentiva tradito come amico e come ragazzo, ogni volta che si parlava di Hermione se ne usciva con qualche battuta volgare e insulti vari.
Con uno sguardo Harry e Ginny capirono che non era il caso di continuare quel discorso, ben sapendo che l'amico rosso non si sarebbe risparmiato una buona dose di cattiverie per Hermione.





Era ancora seduta sul letto quando sentì la porta aprirsi.
Scattò in piedi e fissò la figura alta e slanciata che era appena entrata.
Draco Malfoy chiuse la porta alle sue spalle e fissò gli occhi sulla ragazza in piedi davanti al letto.
Era la loro prima notte di nozze...











 
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°piperina°
view post Posted on 16/8/2008, 00:37




*Act XIII*












La tensione era palpabile, la si poteva tagliare col coltello tanto era densa, e l'atmosfera che si era creata di certo non aiutava Hermione a rilassarsi, al contrario.
In piedi accanto al letto, non osava muoversi né parlare, ma tremava, seppur impercettibilmente.
Lentamente Draco le si avvicinò, in silenzio, sembrava quasi che non stesse neanche respirando.
Dovette ammettere a se stesso che vestita così era davvero bellissima.
Quando le fu davanti alzò una mano per accarezzarle il viso, quasi con delicatezza, per poi stringerla a sé per i fianchi e posare le labbra sulle sue.
Non era un bacio al limite della dolcezza, pensò Hermione, ma non si aspettava chissà che riguardi da parte del biondo.
Il bacio si fece più profondo, e la ragazza cercava di non pensare a cosa sarebbe successo quella notte, mentre sentì suo marito spingerla sul morbido letto.
Sembrava una statua tanto era tesa, altro che rilassarsi... al diavolo Pansy e i suoi consigli da donna navigata!
Draco la sentiva tremendamente rigida sotto di sé.
Sapeva che stava facendo il possibile per calmarsi sotto le sue carezze, e che molto probabilmente il suo corpo non voleva saperne di collaborare.
Normale. Era la sua prima volta, no?
Prese a baciarle il collo con sensualità mentre le sfilava la vestaglia lasciandola cadere a terra accanto al letto.
La fece mettere più comoda con la testa sul cuscino e la guardò con occhi da predatore.
Oh, sì, ci sarebbe stato da divertirsi con lei.
E non solo quella notte.
Di nuovo si chinò per baciarla mentre con una mano allentava i lacci sulla schiena.
Era rigida e inerme. Ma ci avrebbe pensato lui a farla sciogliere.
Non smise di baciarle il collo e il petto mentre portava le mani sui suoi fianchi, giocando con l'elastico degli slip bianchi.
Il cuore di Hermione stava facendo le capriole nel frattempo, nonostante lei continuasse a ripetersi di rilassarsi e calmarsi, dicendosi che sarebbe andato tutto benissimo.
Non poteva non ammettere però che Draco ci sapeva fare davvero. I suoi baci e le sue carezze erano meravigliosi.
Ad un tratto sentì gli slip scivolare lungo le sue gambe.
Un attimo... sarebbe stato così? Diretto? Senza preavviso, senza preliminari, senza preparazione?
Si fece prendere dal panico mentre cercava disperatamente lo sguardo di Draco nel buio della stanza. Doveva fermarlo e farlo ragionare, doveva dirgli...
- Ah...!-
Quel gemito le sfuggì a tradimento dalle labbra, bloccando ogni suo tentativo di ribellione contro il suo sensuale marito.
Un brivido la scosse, sentendo le dita del ragazzo toccarla leggermente, con delicatezza, sfiorando i suoi punti più sensibili.
Si sentì infiammare improvvisamente sotto il suo tocco esperto, sotto le attenzioni delle sue dita che, lentamente, entravano in lei.
Sembrava che volesse essere cauto e gentile con lei.
Di nuovo la ragazza fremette, e Draco ghignava godendosi lo spettacolo.
La Mezzosangue era molto divertente.
Prese a spingere ritmicamente dentro di lei con due dita, senza andare troppo in profondità. Era vergine, dopotutto, e non voleva certo rischiare di compromettere il suo personale appagamento.

Decise che la ragazza si era sufficientemente rilassata, quindi spostò la mano, lasciando che Hermione riprendesse a respirare normalmente.
Non l'aveva completata, ma di certo lei non avrebbe avuto nulla di cui lamentarsi, dato che sicuramente non aveva mai provato un orgasmo in vita sua.
La guardò, con gli occhi socchiusi e le piccole mani a stringere il lenzuolo.
Ingenua... Draco le avrebbe fatto conoscere tutti i segreti più belli ed eccitanti del mondo del sesso.
L'avrebbe fatta gridare ed implorare di farla sua ancora, ancora e ancora.
E l'avrebbe umiliata, come lei aveva umiliato suo padre.
Incontrò i suoi liquidi occhi dorati, che gli rivolsero una muta domanda, una preghiera non pronunciata, una richiesta d'aiuto.
Voleva che fosse dolce con lei. Che fosse gentile.
Draco conosceva bene quello sguardo, non ci voleva molto a capire quali fossero i pensieri della Granger.
Ma, al momento, non gli importava assolutamente nulla di come si sentisse lei né di quali fossero i suoi desideri.
Si chinò di nuovo sulla sua bocca, ma quello che le diede era un bacio leggero, per nulla approfondito.
Hermione ne fu stupita, non sapeva cosa pensare. Che Draco si stesse comportando in modo gentile con lei? Che volesse essere cauto?
I suoi pensieri vennero interrotti nel momento in cui il ragazzo interruppe il bacio.
Lo vide alzarsi e scendere dal letto.
Cosa vuole fare?, si chiese perplessa, senza riuscire a muoversi per l'imbarazzo.
Draco si tolse la camicia e i pantaloni, lasciandoli su una sedia, si passò una mano tra i capelli guardandosi allo specchio e tornò a letto.
Ma non la toccò né le guardò.
Si sdraiò sotto il lenzuolo voltandole le spalle, senza dire una parola.
- Malfoy...?- sussurrò incerta la riccia, coprendosi.
- Sì?-
- Tu... ehm... insomma...-
Brava, e adesso che gli dici?, si rimproverò mentalmente.
Non finì la frase perché un ghigno si dipinse sul bel volto del marito, che si era appena girato verso di lei.
- Credevi che fosse così facile, Mezzosangue?- chiese beffardo.
- Come...?- non capiva.
- Non avrai mica pensato che fossi così stupido da venire a letto con te la prima notte di nozze.- continuò il biondo godendo del rossore che le colorava il viso - Non sarà così facile.-
- Ma io...- provò a dire.
- Tu cosa? Certo, non avevi dubbi a riguardo, vero?- completamente girato verso di lei, Draco la guardava con immensa soddisfazione - Lo faremo quando lo vorrò io. Non permetterò che tu sia preparata, quando deciderò di venire a letto con te.-
Con quelle parole tornò a girarsi come prima, lasciandola a fissare le sue spalle.
Ad Hermione bruciavano gli occhi.
Come si permetteva? Chi gli dava l'autorità di comportarsi in quel modo? Come poteva trattarla così?
Gelido e velenoso. Era un serpente, ecco chi -cosa- aveva sposato.
Un pezzo di ghiaccio velenoso.
Trattenne le lacrime di vergogna e umiliazione e affondò sotto le coperte, restando immobile per il resto della notte.





Quando riaprì gli occhi era già mattina inoltrata, probabilmente erano le nove.
La luce del sole filtrava dalle tende chiuse, rischiarando l'ambiente intorno a lei, ma non servì a scaldarle il cuore e l'anima quando, allungando una mano accanto a sé, Hermione scoprì che il letto era vuoto.
Le lenzuola erano fredde. Draco non c'era.
Un senso di solitudine da colse, riportandole alla mente quanto successo la sera prima: lei era agitata in vista della sua prima notte di nozze, Draco invece l'aveva presa in giro.
Non l'aveva voluta, e solo per farla stare ancora peggio. Ci era riuscito perfettamente.
Hermione si sentiva tremendamente frustrata per quella situazione, e ansiosa riguardo quella che sarebbe stata la sua vita coniugale insieme a lui.
Si alzò stancamente dal letto per farsi una doccia e cercare di non pensare a quanto accaduto la notte precedente. O, meglio, a quanto non era accaduto.
Cercando qualcosa da indossare, una volta uscita dal bagno, si imbatté nel completo intimo bianco che aveva utilizzato.
Chiuse gli occhi e respirò a fondo, trattenendo a fatica le lacrime che minacciavano di rigarle il bel volto.
Come era finita in quell'assurda situazione?
Non voleva pensarci, era davvero troppo per lei. Le sarebbe esplosa la testa prima o poi.
Indossò un semplice paio di pantaloncini e una maglietta larga, trattenne i capelli sul capo con una molletta e uscì dalla stanza, diretta alla sala da pranzo padronale.
Pensava di trovarci Draco, e voleva parlargli del comportamento che aveva avuto con lei la sera precedente, ma non riusciva a trovarlo.
- Brian!- chiamò a gran voce.
- Sì, padrona!- rispose subito l'elfo apparendo vicino a lei.
- Dov'è il padrone?-
- Il padrone non c'è, padrona!-
- Non... non c'è?- ripeté incredula Hermione - Dov'è andato?-
- Brian non lo sa, padrona!- si scusò la piccola creatura - Padrone ha fatto colazione ed è uscito, padrona. Padrona vuole colazione, padrona?-
La riccia si portò le mani alla testa, massaggiandosi le tempie dolenti con le dita.
Non bastava Draco a rovinarle la vita e distruggere le sue amicizie, ci si metteva anche Brian. Quell'assurdo elfo domestico non faceva che ripetere 'padrona' ogni due parole, era snervante!
Senza contare che lei detestava vedere gli elfi ridotti in schiavitù tanto quanto detestava sentirsi chiamare 'padrona'.
Ma quei pochi giorni al Manor le avevano insegnato una cosa: mai ribattere a quello che diceva l'elfo, o l'avrebbe avuto sulla coscienza, soprattutto perché, se non si fosse suicidato lui, l'avrebbe ucciso lei.
- Preparami qualcosa di leggero, non ho molta fame.-
- Subito, padrona! Padrona vuole essere servita in sala da pranzo, padrona?-
Adesso lo faccio a pezzi!, pensò.
- Sì, Brian. Mangio in sala da pranzo.-
Grazie al cielo l'elfo domestico la lasciò sola poco dopo.
Ma non durò per molto, dato che la chiamò di nuovo dieci minuti più tardi annunciando che la colazione era pronta e gliela stava portando.
Mangiò senza appetito, lentamente e con un'espressione tremenda in viso.
Dovette calmare la crisi isterica di Brian, che voleva tagliarsi una mano credendo che la colazione per la sua padrona non fosse stata buona come avrebbe dovuto.

Si sedette stancamente sul divano e prese a fissarsi l'anulare sinistro.
Dove c'era la fede nunziale.
Quel piccolo cerchio d'oro attorno al suo dito era più stretto di un laccio al collo, se non peggio.
Provò una forte nausea nel pensare a se stessa come 'Lady Malfoy', la moglie di Draco, che tutti avevano additato come traditrice della peggior specie per aver scelto di sposare un figlio di Mangiamorte qual era il biondino.
Ma non pianse, sebbene i suoi occhi fossero colmi di lacrime.
Quello che era successo la notte precedente era solo la punta dell'iceberg, lo sapeva bene, così come sapeva che non avrebbe avuto mai pace in quella casa.
Le mancavano i suoi amici, dannazione, come avevano potuto abbandonarla in quel modo?
Su Ron non avrebbe mai fatto affidamento, ma su Harry e Ginny... non aveva mai pensato ad una reazione simile da parte loro.
Era sola, e da sola doveva farsi forza per affrontare la sua nuova vita, accanto a Draco Malfoy e un elfo pazzo.
Decise comunque di trascorrere bene quel tempo che avrebbe dovuto passare da sola, in attesa del ritorno di Draco, così si alzò dal divano e uscì dalla stanza, diretta verso il suo giardino personale.

Sì, quello sarebbe stato il suo posto preferito, non ne aveva il minimo dubbio.
Passeggiò tra le piante alte e l'erba incolta che le sfiorava gentilmente le gambe nude, accarezzandole dolcemente la pelle.
Sorrise. Le sembrava di trovarsi in una dimensione parallela, e le piaceva moltissimo.
Com'era già successo precedentemente, Hermione non si accorse affatto del tempo che passava quando si trovava nel Giardino della Pace, così l'aveva intimamente chiamato nella sua mente.
Fu così che si rese conto che era arrivato il primo pomeriggio ed entro breve sarebbe stato servito il pranzo.
Più che altro era stato Brian ad avvisarla.
- Padrona...?-
- Sì, Brian, che c'è?- chiese con gentilezza, come del resto faceva sempre, nonostante le più che evidenti turbe psichiche dell'elfo.
- Padrone è tornato, padrona.- disse con reverenza la piccola creatura.
Qualcosa strinse lo stomaco di Hermione.
Draco era tornato? Bastardo!
Dov'era stato tutto il tempo? Come si era permesso di lasciarla sola in casa senza una parola, senza avvisarla, senza farle il minimo accenno alla cosa?
- Dov'è?- chiese senza riuscire a trattenere la rabbia che l'aveva invasa.
- In sala, padrona.- rispose subito l'elfo.
- Grazie Brian.- disse marciando letteralmente verso la sala padronale.
Era più che intenzionata a dirne quattro a quel biondino da strapazzo, ma a metà percorso si bloccò, come pietrificata.
Cosa gli avrebbe detto?
Perché non sei venuto a letto con me ieri sera?
Lo sapeva bene il perché, per vendetta. Per umiliarla e ferirla ancora di più, ecco perché si era comportato in quel modo.
E poi? Di cosa poteva lamentarsi? Di essere rimasta sola a casa? Di non averlo trovato accanto a sé al risveglio?
No, non poteva certo dirgli certe cose.
Strinse i pugni fino a farsi male, intenzionata a non dire nulla, magari aspettando una qualche provocazione del biondo per scattare contro di lui.
Era senz'altro la cosa migliore da fare.
- Hermione. Buongiorno.-
La voce di Draco Malfoy riempì l'ambiente, facendo sussultare la riccia.
Si voltò verso l'origine di quel suono e ne trovò il proprietario: il ragazzo indossava dei jeans e una camicia bianca semi aperta, come sempre.
- Buongiorno a te.- rispose fredda, senza degnarlo di uno sguardo in più.
Si diresse in sala da pranzo e si sedette al suo posto. Draco fece la stessa cosa e il pasto su subito servito.
Mangiarono in silenzio, lei ignorando lui, lui guardando di tanto in tanto l'altro capo del tavolo.
Voleva la sua attenzione, ed era sicuro che l'avrebbe avuta, con quello che avrebbe detto a breve.
- Ho messo delle protezioni intorno al Manor.- esordì posando la forchetta con la quale aveva appena finito di gustare un ottimo dolce.
- Me l'hai già detto.- rispose Hermione senza guardarlo.
E fu un errore, perché non vide il ghigno che si stese sulle sue labbra.
- Quello che forse non sai, Hermione cara... è che tu dovrai restare qui.-
La ragazza alzò lo sguardo sul suo, senza capire a fondo le sue parole.
- Non uscirai mai da questo posto.-
Gli occhi di Hermione si fissarono increduli sul ragazzo. Cosa aveva appena detto?
- Credo di non capire...-
- Oh sì, cara, hai capito benissimo invece.- sibilò gelido il biondo, alzandosi per raggiungerla al suo posto.
Si chinò su di lei, posando le mani sui braccioli della sedia, con il viso a pochi centimetri dal suo.
- Non ti permetterò di fare un passo oltre il limite che ho posto in giardino.- disse con quella sua voce bassa e sensuale - Mio padre non ha neanche un giardino in cui camminare, quindi perché tu dovresti poter uscire dal Manor, vedere le tue amiche e fare compere come se non fossi colpevole? Meriti questa condizione, Mezzosangue. Faresti bene ad abituartici presto.-
Hermione sentì il mondo crollarle addosso, schiacciarla con il suo peso, soffocarla.

Non poteva uscire dal Manor... non poteva uscire dal Manor.

Continuava a ripetersi quella frase nella mente, come se ci fosse qualcosa che non riusciva a cogliere di tutto quel discorso, ma non c'era nulla di oscuro.
Draco era stato chiaro: avrebbe vissuto chiusa in quel castello per sempre.
Sentì il respiro morirle in gola, gli occhi farsi lucidi di lacrime che non era sicura di riuscire a trattenere a lungo.
Aveva rotto con i suoi amici, non poteva continuare gli studi né lavorare, e non aveva amiche da invitare perché non ne aveva più, le uniche persone con le quali poteva parlare erano Blaise e Pansy.
Il mondo non avrebbe più saputo nulla di lei, come se non fosse mai esistita.
Come se fosse morta.
Ed era proprio così che si sentiva Hermione Granger in quel momento, morta.
Perché suo marito l'aveva uccisa nel momento in cui le aveva messo quel maledetto anello al dito.
Lo allontanò con una spinta, si alzò dalla sedia e corse via, il più lontano possibile da lui, che però la seguì, per nulla intenzionato a lasciarle la pace che sicuramente voleva.
- Che fai, Mezzosangue, scappi?- rise dietro di lei - Vai a piangere da qualche parte?-
- Sta zitto, mostro!- gridò lei voltandosi - Come puoi fare una cosa del genere? Non ce l'hai una coscienza?-
- Proprio tu lo dici a me? Hai un bel coraggio!- rispose lui alzando la voce - Tu mi hai tradito, io ti ho solo punita!-
- Non ne avevi il diritto!- replicò con le lacrime agli occhi - Non ti rendi conto di quello che mi stai facendo?-
Gli occhi di Draco mandarono lampi e saette, se avesse potuto l'avrebbe incenerita all'istante.
- È solo colpa tua!- gridò avvicinandosi pericolosamente a lei, che istintivamente indietreggiò fino a trovarsi a ridosso del divano - Se tu non mi avessi tradito, non ti avrei mai costretta a sposarmi e vivere qui!-
- Ma se neanche tu lo vuoi, perché ti ostini con questa vendetta? Perché ti accanisci contro di me?-
- Perché è stata colpa tua!-
Draco sembrava fuori di sé dalla rabbia, ed Hermione ne aveva davvero paura. L'aveva visto così solo dopo la cattura del padre, e l'aveva terrorizzata allo stesso modo.
- Tuo padre non è un santo, Draco!- provò a farlo ragionare - L'avrebbero preso comunque, e merita la condanna che ha avuto!-
- Allo stesso modo tu meriti la tua!-
Con quelle parole la spinse sul divano, sdraiandosi subito dopo su di lei.
La maglietta che Hermione indossava venne malamente strappata, le mani di Draco la toccavano con forza, senza un minimo di rispetto.
- No!- esclamò subito la riccia - Lasciami, lasciami!-
- Taci!- ringhiò il biondo in risposta.
Per evitare di sentire ancora la sua voce le catturò le labbra con le sue in un bacio violento e possessivo, che quasi le impediva di respirare, mentre una mano si infilava velocemente sotto il bordo dei pantaloncini.
Hermione era terrorizzata, poche volte in vita sua si era sentita così.
Draco voleva farlo davvero o le stava solo mettendo paura? Perché si comportava in quel modo?
E se avesse veramente voluto farlo? Non riusciva a liberarsi di lui, della sua presenza, del suo peso sul suo corpo.
- Smettila!- singhiozzò quando la bocca del ragazzo lasciò la sua per morderle una spalla - Smettila, fermati!-
A lui però sembrava non importare. La odiava con tutto se stesso, voleva punirla, doveva punirla.
Se lo meritava.
Per questo ignorò i suoi lamenti e le sue richieste di fermarsi.
Non voleva comunque farlo, non così presto e non in quel modo squallido e osceno.
Pochi minuti dopo la tortura ebbe fine, con un'Hermione in lacrime che si raggomitolava su se stessa e un Draco ancora furioso che se ne andava sbattendo violentemente la porta.










Alla Tana era tutto calmo quella mattina.
I gemelli erano usciti, Arthur era al lavoro e Molly a fare la spesa con Ginny.
In casa c'erano solo Harry e Ron, che stavano seduti in giardino a leggere delle riviste sportive, come sempre facevano d'estate quando non si allenavano insieme a Fred e George.
Quella mattina, però, il rosso sembrava stranamente molto poco interessato all'articolo che aveva davanti agli occhi, come se neanche lo vedesse.
- Ehi!-
- Sì?- si riscosse dai suoi pensieri.
- È la quarta volta che ti chiamo.- disse il moro - C'è qualcosa che non va?-
- No.- rispose subito tornando a posare lo sguardo sul giornale.
Una mano prese la rivista e la posò a terra.
- Non cercare di fregarmi, ti conosco troppo bene, forse anche più di tua mamma.- sorrise teneramente il bambino sopravvissuto - Dimmi cosa ti turba.-
- Io...- iniziò l'altro, indeciso se parlare o no.
- Io?- lo incitò l'amico.
- Io amo Hermione.- disse velocemente, arrossendo alla velocità della luce come solo lui sapeva fare - L'ho sempre amata.-
Harry ascoltava in silenzio lo sfogo dell'amico.
A dire il vero lui sapeva che Ron moriva dietro ad Hermione da tempo ormai, tutti se ne erano accorti, e onestamente non era neanche tanto difficile capirlo.
- Per me è stato uno shock, insomma... Hermione non c'entra nulla con Malfoy! Com'è possibile che abbiano deciso di sposarsi in così poco tempo?-
- È strano in effetti, ma non impossibile.- sospirò Potter - Del resto, anche tu hai notato che negli ultimi tempi era cambiata, che nei suoi confronti era diversa, molto più tollerante e remissiva.-
- Già... hai ragione.-
- Vorrei non averla, credimi.-
Lasciarono perdere entrambi le riviste sportive, così superflue nella loro vita, ora che una persona importante come Hermione non ne faceva più parte.
- Non è solo questo che ti rende nervoso, o sbaglio?- chiese Harry notando l'inquietudine che sembrava non voler abbandonare l'amico.
- Non sbagli.- rispose Ronald - Il fatto è che...- continuò mordendosi le labbra -...ieri si sono sposati.-
- Sì.-
- Io non... non voglio pensare che... insomma non posso sopportare l'idea che lei abbia appena vissuto la sua felice prima notte di nozze con Malfoy.-










 
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°piperina°
view post Posted on 16/8/2008, 00:58




*Act XIV*












Erano passate due settimane da quella famosa domenica che aveva visto unirsi in matrimonio Hermione Granger e Draco Malfoy.
I due neosposi non erano stati in viaggio di nozze, o se ci erano stati nessuno sapeva dove e per quanto tempo.
Draco si era fatto vedere in pubblico proprio in quei giorni, ma senza parlare della luna di miele, né con l’accompagnamento della sua giovane sposa.
Hermione Granger in Malfoy, infatti, non era mai uscita dall’enorme maniero. Viveva lì dentro, chiusa come una bambola in vetrina, e non faceva assolutamente niente nelle sue monotone e solitarie giornate di reclusione.
Leggeva, si provava vestiti e acconciature, litigava con l’elfo Brian, che si rivelò essere il vero padrone di casa, dato che era lui a comandare su ogni cosa.
Un’altra fonte di stressa, per Lady Malfoy, era suo marito stesso.
Il matrimonio non era stato consumato. Questo a causa del suo bellissimo quanto sadico marito, che si divertiva a torturarla e innervosirla.
Sapere di essere la maggior fonte di stress e tensione della sua bella mogliettina infatti lo rendeva euforico e lo appagava enormemente. Certo avrebbe voluto concludere con lei, più che altro perché le cose si facevano sempre più calde e il suo corpo richiedeva disperatamente di essere appagato, ma non era ancora il momento.
Quella bastarda doveva pagare per averlo tradito.
Hermione lo sapeva, e questo la rendeva decisamente più inquieta. Ogni volta che gli occhi di Draco si posavano su di lei aveva l’impressione che volesse ucciderla solo con lo sguardo, e probabilmente l’avrebbe fatto se avesse potuto.
Quando la toccava, poi, era il panico totale. Ogni volta le sembrava che fosse LA volta, ma non era mai così, e quel continuo tira e molla con i suoi nervi l’aveva resa tremendamente isterica e intrattabile.
Questo era uno dei motivi per i quasi si sfogava con l’elfo Brian, l’unico che non avrebbe voluto salvare col C.R.E.P.A. per nessuna ragione al mondo.
Ad ogni modo, ad Hermione Malfoy erano concesse le visite di un’unica persona in assenza del marito: Pansy Parkinson.
La mora di Serpeverde era la sola ad avere accesso al Manor quasi senza dover avvisare i proprietari. Quel giorno si era infatti recata al maniero con solo un gufo di preavviso.
Hermione l’aveva accolta come la manna dal cielo, dopo due settimane di ferrea reclusione.
- Ben arrivata!- sorrise vedendola.
- Ben trovata.- rispose al sorriso.
- Vieni, andiamo in sala.-
Le ragazze si accomodarono sul divano e mangiarono biscotti e pasticcini, essendo ormai pomeriggio.
- Allora...- disse ad un certo punto Pansy - Com’è stato?-
Hermione non capì immediatamente la domanda e la guardò sinceramente confusa.
- Com’è stato cosa?-
- Sai a cosa mi riferisco!-
- Ehm... a dire il vero no.- disse guardandola senza capire.
Quella si batté una mano sulla fronte.
- Sesso, Granger, sto parlando di sesso!- rispose con un sorriso - Com’è stata la prima notte di nozze?-
Hermione aprì e chiuse la bocca più volte senza riuscire a dire una parola, mentre il suo viso assumeva tutte le tonalità del rosso e del viola.
- Io...- boccheggiò - Io...-
- Tu cosa?- disse spazientita l’altra - Draco è stato gentile, vero? Forse non ti avrà riservato tutti i riguardi, ma non è stato violento, ho ragione?-
- A dire il vero...- rispose Hermione ritrovando finalmente la voce - Non l’abbiamo fatto.-
Pansy la guardò come se le avesse appena detto che Draco in realtà era una donna.
- Prego?-
- E’ così, Pansy.- disse più sicura - Non siamo stati a letto insieme. Io sono ancora...- arrossì visibilmente nel dirlo - Sono ancora vergine.-
Questa volta fu la mora ad aprire la bocca senza parlare. Hermione distolse lo sguardo, posando le sue iridi dorate sull’interessatissima punta rotonda delle sue scarpe chiare.
Pansy ragionava sulla notizia appena appresa, senza riuscire a credere davvero alle parole di Hermione.
Draco non era stato a letto con lei?
Impossibile! Era sicura che non le avrebbe concesso un solo giorno di libertà in più dopo il matrimonio, che l’avrebbe fatta sua e inchiodata al letto ad ogni minima occasione. Perché non l’aveva fatto?
Lei conosceva bene il biondino, per questo non ci mise troppo tempo a capire i motivi del suo gesto.
Sadico, ecco l’aggettivo giusto per descrivere Draco Malfoy. Niente di più appropriato per lui.
Quel piccolo bastardo aveva deciso di usare una tecnica semplice ma assolutamente efficace per torturare ancora di più la sua vittima.
- Vuole farti saltare i nervi.- disse semplicemente poco dopo - Ti tiene sulle spine senza mai andare fino in fondo.-
Hermione la guardò, stanca e sconsolata.
- Tu ti agiti credendo sempre che sia la volta buona e invece no.-
- Gentile da parte sua.- sospirò - Tutta questa tensione mi sta facendo impazzire.-
- E’ quello che vuole. Non credo tu debba darglielo.-
- Ma come faccio?- replicò - Non ne posso più, è un dannato stillicidio!-
- Sei un Grifondoro o no?- frecciò acida con uno sguardo truce.
- Non conta più.- rispose Hermione volgendo gli occhi altrove - I tempi in cui queste distinzioni contavano qualcosa sono passati ormai. La mia vita è questa.-
Pansy scosse la testa.
- Come vuoi. Ma stai attenta. Ogni volta potrebbe essere quella buona.- le disse in tono di avvertimento - Devi cercare di controllarti e non innervosirti per nulla.-
- Grazie del consiglio.- rispose quella ironica - Senza di te non ci sarei mai arrivata.-
Pansy si fece più vicina a lei sul divano, con un’espressione tremendamente seria sul bel viso.
- Sto parlando seriamente.- disse in un tono che non ammetteva repliche - Devi stare molto attenta. È la tua prima volta, la ricorderai per tutta la vita.-





- Sei un sadico, ecco cosa sei!-
La voce di Blaise Zabini era diventata assolutamente insopportabile per Draco Malfoy, soprattutto per quello che diceva, o meglio, per gli insulti che gli sputava contro.
- Fanculo.-
Il problema era sempre lo stesso: il matrimonio e in particolar modo la prima notte di nozze durante la quale non era successo assolutamente nulla.
- No, vacci tu, idiota.-
Zabini era comodamente adagiato sulla sua poltrona preferita, l’amico invece era semi sdraiato sul divano.
- Devo ricordarti che eri d’accordo con me quando ho deciso di sposarla?- frecciò acido il biondo.
- No, me lo ricordo bene.- rispose stizzito l’altro - Ma pensavo che ti saresti limitato a questo. Non credevo che volessi torturarla fino alla fine dei suoi giorni.-
Malfoy si mise seduto, sistemandosi il colletto appena sgualcito della camicia di seta verde che indossava. Era bello come il peccato, accidenti a lui.
- Non mi interessa cosa pensavi o cosa credevi.- disse calmo - Io odio la Granger. Mi ha tradito e deve pagare. Niente di più semplice.-
La tranquillità con cui ne parlava era disarmante, Blaise non sapeva più cosa fare con lui, non riusciva a farlo ragionare in nessun modo.
- Hermione non merita questo.-
- Neanche mio padre.-
Niente, era come parlare ad un maledetto muro. O come spiegare ad un elfo domestico i suoi diritti secondo il C.R.E.P.A.
- Hermione è una ragazza, è giovane e per Dio, Draco, non starai davvero pensando di stuprare tua moglie!-
Blaise finiva sempre col diventare nervoso e intrattabile ogni volta che cercava di far capire qualcosa all’amico, che puntualmente gli faceva saltare i nervi entro i primi cinque minuti di conversazione.
- Non. Voglio. Stuprarla.- sibilò lentamente Draco - Voglio solo divertirmi con lei, tutto qua.-
- E’ inutile parlare con te!- esclamò l’altro alzandosi - Fai come ti pare!-
- Grazie per avermi dato il permesso.- rispose ironicamente, ricevendo un ringhio in risposta.
- Sarà meglio che vada, ora. Non vorrei mai che la mia dolce mogliettina si annoiasse, tutta sola in quel grande castello.-
Si alzò e in pochi minuti si era già allontanato dalla dimora dell’amico Blaise Zabini.

Non aveva intenzione di usare violenza su Hermione, per quale motivo avrebbe dovuto farlo? Tanto lei era sua moglie ormai e non poteva rifiutare una notte con lui, quindi era assolutamente inutile.
Ciò che gli interessava era sottoporre la ragazza ad uno stress tanto forte da far crollare il suo stupido orgoglio che l’aveva portata a chiedere aiuto a lui piuttosto che a San Potter. Solo dopo averle distrutto i nervi e la pazienza l’avrebbe fatta sua.
A dire il vero moriva dalla voglia di trascorrere una notte con lei, che tra l’altro era ciò che il suo corpo reclamava a gran voce.
Ma il sentimento di odio e vendetta nei confronti di Hermione era troppo radicato il lui per permettergli di seguire l’istinto e non il piano che aveva ideato per vendicarsi di lei, mettendola nelle stesse condizioni di suo padre.
Certo la Mezzosangue viveva in un ambiente esclusivo, ma lui le aveva tolto ciò che lei adorava della sua vita: la libertà.
Era sua. Soltanto sua.
Quel pensiero gli fece crescere il desiderio dentro, provocandogli un forte brivido di attesa ed eccitazione. Ebbe il quasi irrefrenabile istinto di correre al Manor e fare sua la Mezzosangue, ovunque si trovasse.
Il suo corpo morbido era una dannazione per lui, giocare a fare il controllato di rivelava ogni volta più difficile, ma si impose di calmarsi. Non era ancora arrivato il momento, non era ancora tempo di darle la tregua che bramava. Doveva tirare ancora un po’ la corda prima di concederle la pace.
Più calmo di prima, Draco fece ritorno a Malfoy Manor. Trovò Hermione seduta su divano, intenta a sfogliare un libro d’arte.
- Ben tornato.- disse atona senza voltarsi.
- Hn. Che calore.- rispose ironico sedendosi accanto a lei.
Allungò un braccio sulle sue spalle, e con l’altra mano afferrò il libro per posarlo sul tavolino basso.
Hermione sbuffò, visibilmente contrariata. Incrociò le braccia al petto e gli scoccò un’occhiata omicida.
- Lo stavo leggendo.-
- E adesso non lo leggi più.-
Con il suo solito ghigno alla Malfoy, il biondo si chinò sul suo viso per baciarla, ma lei glielo impedì, voltandosi dall’altra parte.
Sorpreso per quella ribellione e al contempo divertito, Draco portò due dita sotto il mento della riccia e la costrinse a guardarlo.
- Perché questo gesto?- chiese perfettamente calmo.
- Non ho voglia di baciarti.- rispose con altrettanta calma.
- Per quale motivo, di grazia?-
- Deve per forza esserci un motivo?-
Hermione sentiva il suo cuore iniziare a battere ad un ritmo decisamente più veloce del normale, ma non glielo fece notare per nulla, anzi. Al giovane Malfoy parve sinceramente tranquilla e per nulla turbata.
- Se non c’è un motivo particolare non vedo perché non dovresti concedere un tenero bacio a tuo marito.-
Com’era previsto la vide irrigidirsi. Sapeva che nominare il loro matrimonio era un’ottima carta da giocare contro di lei, ed infatti era quello che faceva ad ogni occasione.
Lei arrossì e cercò di ribattere, ma senza successo. Lo detestava per quello che le stava facendo, e al contempo detestava se stessa, perché non riusciva a non perdere la calma quando lui la provocava nominando il matrimonio.
Il solo accenno all’intimità che era stata resa ufficiale tra loro bastava a mandarle in corto circuito il sistema nervoso. Senza contare che quel dannatissimo matrimonio non era ancora stato consumato, e questo la snervava ancora di più.
Draco decise di approfittare di quel momento di imbarazzo e riuscì a catturare le sue labbra con un bacio.
La sentì rigida tra le sue braccia, ma ben presto si rilassò, concedendogli l’accesso alla sua bocca. Adorava prenderla in quel modo, farla capitolare con un solo bacio.
Chissà come sarebbe stato prenderla completamente... farla sua e godere di quel corpo che avrebbe modellato con le sue mani... che avrebbe posseduto lui e lui soltanto.
Un caldo brivido di eccitazione gli percorse la spina dorsale.
Il pensiero di realizzare nell’immediato quel desiderio lo infiammò, e se ne accorse anche Hermione, quando si ritrovò improvvisamente stesa sul divano con una mano del ragazzo sotto la maglietta e l’altra sul bordo dei pantaloni.
Voleva farlo lì? Sul divano?
Ormai non riusciva a pensare ad altro che non fosse quello, e l’avvertimento di Pansy le riempiva la testa.
Draco le sfilò la maglietta e scese con le labbra sul suo collo, disegnando una sensuale scia di baci fino all’incavo dei seni.
Hermione si lasciò scappare un sospiro, e lui quasi non riuscì più a trattenersi. Quasi, perché invece di farla sua quella sera aveva deciso di piegare ancora di più il suo orgoglio e tirare i suoi nervi fino al limite.
Slacciò i pantaloni che indossava e li fece scorrere lungo le sue gambe, risalendo con le mani in una lenta e sensuale carezza.
La riccia era comunque piuttosto cosciente e lo fissò con gli occhi di una bambina.
- Vuoi farlo qui?- chiese titubante.
Un sorriso quasi normale si dipinse sul suo volto a quella domanda.
- No.- sussurrò dolcemente - Voglio farti qualcosa di bello.-
Appena pronunciate quelle parole fece scivolare una mano sotto il sottile strato degli slip celesti che indossava, senza riuscire a reprimere un sorrisetto all’espressione meravigliosamente sorpresa che gli aveva mostrato Hermione in quel momento.
La sfiorò delicatamente in superficie, strappandole un lieve gemito. La cosa bella era che lei era totalmente estranea al mondo del sesso, e ogni cosa che le faceva era una novità. Per questo la neo Lady Malfoy non riusciva a trattenere le manifestazioni del piacere che il suo malefico marito le provocava.
- Rilassati.- le disse sfiorandole il collo con le labbra - Lasciati andare. Sarà bello, te lo prometto.-
Quelle parole erano veleno per lei, e allo stesso tempo miele. Non voleva arrendersi, ma sapeva che opporre resistenza non le sarebbe servito a nulla.
E lui era un vero esperto.
Forse... forse poteva fidarsi di lui, fare come diceva e rilassarsi, sciogliendo il suo corpo dai nodi della tensione accumulata in quelle due stressanti settimane.
Annuì appena con il capo e chiuse gli occhi, tremando leggera sotto il suo tocco.
La stimolava solo esternamente, eppure vederla così presa gli fece gonfiare qualcosa in petto.

Continuò per diversi minuti, fin quando un piccolo grido strozzato uscì dalle belle labbra di sua moglie.
La catturò in un bacio lieve e non passionale, respirando la sua stessa aria.
Si alzò dal divano per osservarla meglio, e si complimentò mentalmente con se stesso per aver saggiamente scelto di sposarla per vendetta.
Si sarebbe divertito molto con lei.
Hermione aprì gli occhi e li incatenò ai suoi, meravigliosamente magnetici.
Si fissarono per diversi minuti, fin quando lui non sorrise.
Sembrava dolce. Sembrava.
- Si cena tra dieci minuti.- disse gelido - Datti una sistemata e raggiungimi a tavola.-
Hermione sgranò gli occhi.
Tutto lì quello che aveva da dirle? E perché le aveva parlato con quel tono freddo e distaccato? Che fine aveva fatto la voce bassa e rassicurante di poco prima?
Sentì le lacrime pizzicarle gli occhi, premere per uscire, ma senza farlo. Non gli avrebbe dato quella soddisfazione per nessun motivo al mondo, assolutamente no.
Si alzò dal divano in silenzio e indossò i pantaloni che le aveva sfilato. Si vergognò come mai in vita sua.
Bagnata. Per lui.
Voleva morire.
Corse in camera, mormorando che voleva fare una doccia e non aveva fame, per poi riuscire quasi ad ammazzarsi sulle scale, tanto era il bisogno di nascondersi, sparire, allontanarsi il più possibile da lui.
Da quell’essere crudele e brutale che le aveva inflitto una pesante umiliazione. Una delle tante.
Si costrinse a non pensare all’intimità che sarebbe stata costretta a condividere con lui prima o dopo, sperando che uno dei due morisse prima che potesse metterle seriamente le mani addosso.
Non poteva credere che quel mostro fosse lo stesso ragazzo che, temo prima, l’aveva trattata con rispetto, guardata con desiderio e non disprezzo, che... le piaceva.

Pianse mentre l’acqua le scivolava addosso e silenziose gocce di cristallo abbandonavano i suoi occhi, tristi e feriti. Soffriva come poche volte in vita sua, per una situazione così incredibile che nessuno le avrebbe mai creduto.
Nessuno, perché lei stessa aveva fatto in modo che tutti prendessero per vera la farsa che aveva imbastito con Draco.
Neanche i suoi amici avevano voluto avere a che fare con lei, perché si erano sentiti traditi, da lei che aveva sempre mantenuto le distanze, che era sempre stata perfetta in tutto, in ogni occasione.
Perfetta anche nella menzogna.
Era stata così brava che nessuno aveva capito il suo inganno, nessuno aveva dubitato che stesse dicendo il falso, quella sera in Sala Comune
Un amaro sorriso si dipinse sulle sue labbra.
I suoi amici... la conoscevano così poco?
Evidentemente sì, o forse era stata lei a dare quell’immagine di se stessa?
Tutti la vedevano come la perfetta Hermione Granger, seria e studiosa, che non sbagliava mai niente, che aveva sempre un ottimo piano pronto per qualsiasi evenienze.
Lei, che tutto sapeva su ogni cosa, che il primo giorno dell’anno conosceva già alla perfezione i programmi di tutte le materie.
Lei, eterna amica di Harry Potter, da tutti designata come fidanzata e futura mogie di Ronald Weasley.
Quella era una cosa che aveva sempre detestato: che siccome Harry stava - giustamente - con la sorella del suo migliore amico, allora fosse lei quella destinata a stare con Ronald.
Perché non Lavanda? O Luna? O qualsiasi altra ragazza? Perché proprio lei? Non potevano essere solo amici?
E perché lei poteva stare con chiunque che non fosse Draco Malfoy? Erano gli Slytherin i razzisti, per Merlino, non loro!
Evidentemente si era sempre sbagliata. E faceva male, quel pensiero. Dannatamente male.
Perché la discriminazione non era arrivata dalle Servi, ma dai suoi amici più fidati, quelli che aveva imparato a considerare la sua famiglia, parte della sua vita.
Quanto si era sbagliata...





Draco realizzò di aver esagerato quella sera con lei. Hermione si era fidata, si era lasciata andare, permettendogli qualcosa che non gli aveva ancora concesso di fare, lasciando che le mostrasse anche una piccola parte di quel piacere che avrebbe provato tra le sue braccia.
Un assaggio di intimità.
Ma non era proprio riuscito a trattenersi dal trattarla male.
Se avesse guardato ancora per due secondi quegli occhi carichi di desiderio e lussuria, quel corpo morbido e invitante che da tempo desiderava... non sarebbe più stato in grado di controllarsi.
Avrebbe finito per prenderla lì sul divano, senza tante gentilezze, perché il desiderio che aveva provato in quel momento era stato disarmante per lui.
La desiderava.
Ma non era ancora tempo, si disse.
Ancora un po’... solo un po’.
E poi avrebbe finalmente potuto liberare quel peso che gli opprimeva lo stomaco quando metteva le mani su di lei.
Ordinò a Brian che facesse riordinare la sala da pranzo e diede le disposizioni per la colazione del mattino successivo.
Al solito, non si sarebbe fatto trovare nel letto al risveglio di Hermione.
Salì lentamente le scale e raggiunse in silenzio la porta della loro camera, che aprì e richiuse con cautela.
Lei era già a letto, sotto le lenzuola, e gli dava le spalle.
Dormiva o fingeva?
Non gli importava, non in quel momento almeno. Per quella sera l’aveva umiliata a sufficienza, poteva dirsi soddisfatto, seppur aveva ammesso di aver esagerato. Cosa che ovviamente avrebbe tenuto per sé e mai rivelato alla ragazza vicino alla quale si stava distendendo.
Ancora pochi giorni di divertimento e poi l’avrebbe fatta sua.
Solo pochi giorni...









 
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°piperina°
view post Posted on 16/8/2008, 01:34





*Act XV*












Come da manuale, la mattina successiva Hermione si svegliò sola nel letto. Intorpidita dal sonno aveva istintivamente mosso il braccio sulle lenzuola per trovare quel qualcuno che aveva dormito con lei quella notte.
Ma il letto era vuoto.
Un amaro sorriso si dipinse sul suo volto.
Già, dalla prima notte di nozze lei e Draco avevano dormito insieme tutte le sere, ma al mattino lui era già andato via. Era frustrante.
Non solo la torturava con quella dannata provocazione erotica giornaliera, ma c’erano altre mille piccole cose che contribuivano a farla star male.
Come, appunto, il fatto di svegliarsi da sola ogni giorno.
Si chiese se sarebbe stato così per sempre, se anche dopo... arrossì nel pensarlo, ma si chiese se anche dopo aver fatto l’amore lui non si sarebbe comunque voluto svegliare con lei al suo fianco.
Decise di non pensarci.
Scostò le lenzuola e si diresse in bagno per fare una rinfrescante doccia mattutina.
Si sentiva bene, ma c’era qualcosa che non andava. Non seppe spiegarsi cosa, però, quindi lasciò perdere.
Indossò un paio di jeans e un top largo senza spalline, raccolse i capelli in una coda alta e scese, come di consueto, a fare colazione.
- Padrona. Buongiorno padrona.-
- Buongiorno Brian.- rispose lei fermandosi - Draco è in casa?-
- Sì, padrona.- disse lui inchinandosi - Padrone aspetta padrona in sala da pranzo padronale, padrona.-
Sentiva già una fitta alla testa per tutti quei “padrone” e “padrona”, ma si ripromise di non dire nulla all’elfo, o sicuramente avrebbe cercato di suicidarsi.
- Grazie Brian.-
Si morse la lingua subito dopo: l’essere dietro di lei aveva appena iniziato ad esibirsi in uno show di pianti, lacrime e grida isteriche sul perché lei l’avesse ringraziato.
Scosse la testa e si avviò nella sala da pranzo.
- Non devi essere gentile con lui.- la salutò la voce del marito - Brian è peggio degli elfi normali, credevo l’avessi capito.-
Il ghigno che mostrava in viso la fece irritare ancora più di quanto già non lo fosse.
- Non è colpa mia se mi hanno insegnato l’educazione.- rispose sedendosi per poi versarsi del succo nel bicchiere - Se tu li trattassi meglio...-
Lui alzò una mano, interrompendola - Non ho voglia di sentire le tue lagne sui diritti degli elfi.-
- Non sono macchine!- replicò lei, fregandosene dello sguardo irato che le rivolse lui.
- Sono i miei elfi, Hermione.-
- Sono anche miei, dal momento che sono tua moglie, Draco.- precisò più per principio e spirito di rivalsa che per convinzione vera in quella che aveva detto.
Un ghigno sadico si dipinse sulle sottili labbra del biondo.
- Non lo sei ancora del tutto, se vogliamo essere pignoli.-
Quell’affermazione non solo le fece saltare i nervi ancora di più, ma le imporporò deliziosamente le guance.
Lei era sua moglie, ma non completamente, aveva ragione. Quel matrimonio non era stato consumato.
Lei era vergine.
Ma era già abbastanza nervosa quel giorno per poter sopportare le frecciate del biondo malefico, per questo si alzò e si allontanò il più possibile da lui.
- Dove credi di andare?- la seguì subito.
- Ovunque non ci sia tu!- ringhiò in risposta.
La afferrò per un braccio, facendola voltare bruscamente.
- Tu non vai da nessuna parte.- sibilò a pochi centimetri dal suo volto - Non senza il mio permesso.-
- Non sono un elfo.- ribatté dura Hermione.
Ne aveva abbastanza di quella storia, delle frecciate velenose, delle sue mani su di lei, delle notti di tensione, di quel dannato matrimonio non consumato.
I suoi nervi ne stavano risentendo davvero troppo, Draco era spietato con lei.
Non c’era giorno che non la stuzzicasse, che non la ferisse con le sue occhiate colme di disprezzo.
Il modo in cui la toccava la infastidiva. Anche solo sentire le dita del ragazzo sul suo braccio le facevano salire dentro una rabbia incontrollabile.
- Sei mia moglie, e come tale devi sottostare ai miei ordini.-
Strattonò così violentemente il braccio da cogliere di sorpresa Draco, riuscendo a liberarsi dalla sua stretta.
- Non siamo nel Medioevo Malferret!- replicò - E tu non sei il mio padrone, ficcatelo bene in testa, perché non ho intenzione di ripeterlo all’infinito!-
- Come osi?!- gridò spingendola - Tu! Dopo quello che hai fatto! A me! A mio padre!-
- Ma chi lo conosce tuo padre!- alzò la voce in risposta - Sai quanto me ne frega di lui? Meno di zero!-
Vide gli occhi del biondo lampeggiare furiosi, ma non riusciva a smettere di parlare, non riusciva a trattenere la rabbia che aveva dentro.
- E’ un Mangiamorte, un seguace di Voldemort, ed è un assassino! Merita la sua condanna, e per quanto tu lo difenda, non c’è santo che regga! Tuo padre è colpevole e deve pagare per il male che ha fatto!- continuò, coraggiosa come da tempo non riusciva ad essere - Hai soltanto voluto scaricare la colpa su di me, ma per Dio!, Draco! Io non ho colpa! E non ne posso più di vivere segregata in questo dannato castello!-
Finì il suo discorso con gli occhi lucidi, le gote arrossate e il respiro irregolare.
Si era sfogata, gli aveva urlato contro tutto quello che sentiva dentro da tanto, tanto tempo. Da molto prima che andasse a vivere al Manor, da quella maledetta sera in cui Lucius Malfoy era stato arrestato e ne aveva incolpato lei.
Ma non era colpa sua!
- Mio padre vive in una cella, tu in un castello, Mezzosangue. Chi sta meglio, dei due?-
- Io non sono una criminale.- rispose vacillando appena sotto il suo sguardo furente.
Draco sembrava sul punto di esplodere. Stringeva i pugni con una forza inaudita, i suoi occhi mandavano Avada Kedavra ovunque e la tensione gli percorreva tutto il corpo.
L’avrebbe uccisa in quel momento, se avesse potuto.
- Vai in camera.- disse gelido poco dopo.
- Come?- chiese confusa lei.
- Ho detto: vai in camera.-
Hermione sgranò gli occhi. Era un ordine quello? Le stava ordinando di andare in camera... a fare cosa, in punizione? Della serie ‘a letto senza tv se non fai tutti i compiti’, qualcosa del genere?
- Tu sei pazzo.- mormorò incredula.
- E’ un ordine Granger!- sbottò il biondo - Vai in camera, ora! O giuro che non so come finirà questa giornata!-
Ordine e minaccia messi insieme, perfetto.
Niente di meglio per stuzzicare il latente orgoglio Gryffindor di Hermione.
Lo fissò con il fuoco negli occhi, pronta a sostenere il suo sguardo omicida e combattere fino all’ultimo con lui.
- No.-
Draco represse un ringhio a bassa gola
- Fai come ti ho detto.-
- No.- disse più decisa lei - Non mi faccio dare ordini da te.- sputò con disprezzo.
Lui non ci vide più dalla rabbia, dal dolore, dai nervi che erano andati a farsi benedire ormai da un po’.
Allungò un braccio, afferrandola, e strinse forte la presa sulla sua pelle delicata.

Fu un attimo.

Si accorse di averla colpita solo quando la vide a terra, una mano a coprire il viso, l’altra a stringere forte la stoffa del divano contro il quale aveva sbattuto.

L’aveva schiaffeggiata.

Lunghi, lunghissimi secondi di gelo trascorsero, ghiacciando ogni cosa.
I loro respiri, il battito dei loro cuori, i loro pensieri.
Hermione alzò lo sguardo ferito su di lui. Aveva gli occhi lucidi, il labbro inferiore tremava appena.
La mano sinistra era posata sulla guancia arrossata, lì dove lui l’aveva colpita. E lo fissava, Dio!, con che occhi lo fissava.

Ferita. Tradita. Incredula. Sconvolta.

Rannicchiata a terra, Hermione lo guardava dal basso. Vedeva un mostro di pietra e ghiaccio, un mostro pronto a fagocitarla con la forza del suo odio.
E lo odiava. Oh, sì, in quel momento lo odiava come mai credeva che avrebbe potuto odiare qualcuno.
Si alzò e, senza una parola, gli voltò le spalle se ne andò. Salì le scale per andare in camera.
Ma non quella matrimoniale: quella che aveva usato prima delle nozze.
Lo stava escludendo.
E lui... lui non aveva avuto la forza di dire né fare altro che non fosse fissarla, e farsi trapassare dai suoi occhi d’oro liquido.
L’aveva picchiata.
Lui... lui non picchiava le donne. Non l’aveva mai fatto. Non era una persona violenta.
Aveva solo perso il controllo.
Deglutì rumorosamente, fissandosi la mano destra, quella con lui l’aveva colpita.
Le aveva fatto male, molto male, lo sapeva. E non solo al viso.
Chiuse gli occhi e strinse le dita a pugno, così forte da sentir tremare i tendini del braccio.
Non era una persona violenta.
Detestava la violenza.
Per quanto potesse non sembrare così, per quanta tensione stesse facendo patire ad Hermione sul piano sessuale, mai, mai aveva pensato di usare violenza su di lei, neanche una volta.
Mai.
Giurò a se stesso che episodi simili non sarebbero accaduti in futuro.
Giurò a se stesso di non diventare un uomo violento, di non picchiarla mai più.
Giurò a se stesso di non diventare come suo padre.





Hermione era in bagno, davanti allo specchio, con un panno umido sulla guancia. Era rossa e pulsava, faceva male, cazzo se faceva male!
Nessuno l’aveva mai picchiata in vita sua, non in quel modo, non con quella violenza, non senza motivo.
E non c’entrano gli schiaffi che si prendono dai genitori, quando da piccoli si combinano dei grossi guai.
Era diverso.
Chiuse gli occhi, non sopportando di vedere il suo riflesso allo specchio, quel viso rosso, il panno bagnato a cercare di darle un po’ di sollievo.
Tremava. Di rabbia, dolore, umiliazione e frustrazione.
Sarebbe stata quella la sua vita?
No.
Aprì gli occhi, fissandoli nell’oro che si rifletteva davanti a lei.
Non sarebbe diventata una di quelle donne succubi dei mariti, una di quelle che sopportano la violenza in silenzio, senza ribattere, senza rispondere, senza far niente.
Passiva.
Lei non lo sarebbe mai stata.
Se solo Draco avesse provato a toccarla ancora una volta in quel modo, l’avrebbe ucciso.
Lo giurò a se stessa.
Chiuse l’acqua del rubinetto, posò il panno e si asciugò il viso. Lanciò un’ultima occhiata al suo riflesso prima di voltarsi e uscire dal bagno.



Si rividero due giorni dopo.
Hermione non era uscita da quella stanza, e Draco non aveva bussato alla sua porta. Aveva mangiato lì, poco a dire il vero, ma era più il gesto di rifiutare un pasto con lui che la fame vera.
Ad ogni modo, quel giorno a pranzo Draco vide che la tavola era apparecchiata per due.
- Brian?-
- Sì, padrone?-
- Ci sono due piatti.- indicò l’altro capo del tavolo - Perché?-
- Padrona ha detto che mangia in sala da pranzo padronale, padrone.- spiegò l’elfo inchinandosi.
Assimilò quelle parole e tornò a dedicare la sua attenzione alla piccola creatura -Va bene Brian, puoi andare.-
- Padrone, grazie padrone.- disse ossequioso l’elfo, uscendo dalla stanza camminando all’indietro, per non dare le spalle al suo padrone.
Cosa che, tra l’altro, Draco non gli aveva mai ordinato di fare. Brian era davvero l’elfo più schizzato che avesse mai conosciuto, si comportava in un modo assurdo, neanche al Manor principale gli elfi si comportavano in quel modo con Lucius.
Ma poco importava quello che passava per il minuscolo cervello dell’elfo Brian.
Hermione apparve poco dopo.
Indossava una camicia color pesca su degli shorts bianchi e sandali bassi dello stesso colore. I capelli erano liberamente appoggiati sulle sue piccole spalle.
Non gli dedicò neanche uno sguardo, come se non fosse in quella stanza insieme a lei, e si sedette al suo posto, di fronte a lui.
Mangiarono in un silenzio spettrale. Lei non aveva alzato gli occhi su di lui neanche una volta. Era rimasta seduta composta, aveva mangiato in silenzio, perfettamente tranquilla.
Terminato il pasto, si alzò dalla sedia pronta per andarsene.
- Aspetta.-
Sentì una fitta al cuore in quel momento.
La voce di Draco era diversa, era... calda, sì. Non fredda, non beffarda.
- Sì?- chiese mostrandosi indifferente a lui.
Il biondo si alzò e la raggiunse. Mosse una mano per accarezzarle i capelli, ma lei si ritrasse, guardandolo con profondo astio.
Una lama gli attraversò il petto.
- Non volevo colpirti.- disse senza riuscire a trattenere le parole.
Aveva cercato di aggrapparsi tenacemente alla rabbia, alla vendetta, a tutta quella serie di sentimenti che si era imposto di provare per lei dalla sera dell’arresto, ma non era servito a nulla.
Il rifiuto di Hermione gli aveva fatto dannatamente male, porco Merlino<i>, e in quel momento gli sembrava che non fosse mai successo niente di compromettente tra loro, che loro due... non doveva pensarci.
- Dovrei crederti?- chiese la riccia, risvegliandolo dai suoi pensieri.
- Sì.- rispose di nuovo senza pensare - Non sono violento, Hermione. Mi è scappato.-
La ragazza sospirò, indecisa se credergli o no.
- Torna a dormire con me.- disse in un soffio Draco, senza attendere la sua risposta.
Si chinò appena per posarle un bacio sulla fronte e riuscì a passare le dita tra i suoi morbidi riccioli color del cioccolato.
Lei fremette per quel contatto così semplice ed infantile, eppure estremamente intimo. Le ricordava il tempo trascorso con lui, le visite segrete, le bugie agli amici... i loro baci rubati.
Fu in quel momento che realizzò una cosa che tutti definivano come ‘<i>meravigliosa
’, ma che per lei rappresentava la fine: era innamorata di lui.
Amava Draco Malfoy.










- Aah... mmh... ah... aaah...!-
Le molle del letto a baldacchino coperto di blu cigolavano sotto la forte pressione che veniva esercitata su di esse dalla focosa coppia di amanti che in quel momento stava terminando l’amplesso.
Una piccola mano sottile accarezzava dei ricci scuri, gli occhi neri erano chiusi e sul seno sentiva il peso del volto del suo fidanzato.
Pansy Parkinson e Blaise Zabini avevano così inaugurato il loro primo giorno di vita di coppia.
Che fossero fidanzati non era un segreto per nessuno, ma i due avevano esplicitamente dichiarato di non voler convolare a nozze così presto come avevano impazientemente fatto Draco Malfoy ed Hermione Granger.
Rimasero così per qualche minuto, fin quando lui decise di spostarsi dal suo comodo cuscino naturale e sdraiarsi accanto alla ragazza, stringendola a sé per la vita.
Respirò il suo profumo. L’aveva sempre fatto impazzire.
Lei però non era della stessa idea. Infatti si sciolse quasi subito dall’abbraccio di Blaise e si sedette sul bordo del letto, cercando i suoi vestiti con lo sguardo.
- Te ne vai?- chiese con voce triste il ragazzo.
- Ho da fare.- rispose lei senza voltarsi.
Raccolse gli indumenti sparsi in giro per la stanza e iniziò a rivestirsi con cura.
- Non resti mai più di cinque minuti nel letto.- si lamentò senza staccare gli occhi da lei.
Era sempre così, sempre, da quando avevano deciso di fidanzarsi.
Da quella sera in cui tutto era nato tra loro.



Draco aveva detto a Pansy di volerle bene, sì, ma come amica, non come ragazza. Non le aveva mai messo le mani addosso senza il suo permesso, ma quando lei aveva confessato di amarlo, lui... lui l’aveva respinta.
Non tanto sul piano sentimentale, perché lei sapeva già che lui non l’amava, che non l’avrebbe mai amata davvero come compagna.
Ma su quello affettivo.
Aveva detto di non volerla più nel suo letto perché non era giusto. Perché era sua amica e non voleva farla soffrire ancora di più.
Lei lo sapeva, l’aveva capito, ma... soffriva, Dio se soffriva!
Proprio in quel momento, a tarda sera, Blaise l’aveva trovata rannicchiata a terra, tremante e in lacrime in un angolo buio della scuola.
Aveva ascoltato il suo pianto, raccolto le sue lacrime, confortato le sue parole sofferenti.
E poi lei l’aveva abbracciato.
- Fai l’amore con me.- gli aveva sussurrato.
Cercare di dissuaderla era stato impossibile. Portarla nella Stanza delle Necessità irresistibile.
Fare l’amore con lei indispensabile.
E anche sapendo che lei amava un altro, che probabilmente l’avrebbe amato sempre e che non si sarebbe mai davvero interessata a lui... Blaise aveva ceduto.
Si era innamorato di lei quella notte stessa, e notte dopo notte non aveva fatto altro che aprirle sempre di più il suo cuore. Sapendo che avrebbe sofferto da morire.

- Sposami.- le aveva detto una notte dopo aver fatto l’amore.
Lei si stava rivestendo. Si era bloccata di colpo e l’aveva guardato in modo strano. La serietà nel suo sguardo l’aveva colpita, le aveva fatto capire che... non stava scherzando.
- Mi dispiace.- aveva detto con un mezzo sorriso sul volto - Non sarai felice con me.-
- Non importa.- le aveva risposto scuotendo la testa - Meglio tu che Millicent.-
Il sorriso che le aveva mostrato non l’aveva convinta per niente, ma stare al gioco era stata la decisione migliore.
- I nostri genitori ne saranno contenti.-
- Già.-











Era passato un mese dal giorno del matrimonio ormai. Hermione quella sera era andata a letto presto.
Non sapeva perché, ma gli occhi di Draco su di lei la facevano infiammare.
Non che la guardasse in un modo diverso dal solito, forse era lei che si agitava troppo. Era solo... nervosa, forse, sì.
Calmati Hermione, va tutto bene. Non c’è nulla di cui preoccuparsi, si era detta salendo le scale di marmo pregiato.
Eppure quella sera il suo cuore batteva in un modo diverso. Perché si sentiva così agitata? Era strano, sì, decisamente... ma decise che una dormita le avrebbe fatto bene.
Indossata la camicia da notte e infilatasi sotto le coperte, realizzò che non si sentiva comunque meglio di prima.
Eppure era sicura che anche quella notte Draco non avrebbe fatto nulla di particolare con lei.
Da una parte ne era felice, dall’altra... beh, doveva ammettere che il marito era un Dio greco che camminava per casa, spesso si era ritrovata a fissarlo come un’ebete o a fare sogni osceni su di lui.
È colpa della situazione!, aveva spiegato a se stessa.
In quel momento la porta si aprì. Apparve l’ombra di chi possedeva quasi tutto della sua vita.
Draco Malfoy.
Incatenò gli occhi magnetici ai suoi dorati, trasmettendole una gamma infinita di sensazioni solo guardandola.
In quel momento, Hermione sentì il tuffo del suo cuore nel vuoto. E comprese.

Quella sarebbe stata LA notte.







 
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