Volami Nel Cuore

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Rebecca Knight
view post Posted on 23/12/2009, 17:04




Giorno a tutti!
Allora, in questa FF ci sono personaggi di HP e altri inventati.
Spero vi piaccia, visto che ci sono particolarmente affezionata. ^^

Capitolo 1

Tutti Vogliono Viaggiare In Prima



Sull’Espresso per Hogwarst, per la sesta volta.
«Ah, che male!» urlò Letizia, sfregandosi la testa con la mano.
«Sempre la solita. Ti sei addormentata appoggiata al finestrino e ti è caduta addosso la tua borsa, che avevi messo proprio sopra di te» Rebecca sogghignava mentre indicava la borsa di pelle a terra.
«E tu potevi svegliarmi» Rispose l’altra, ancora dolorante.
«Si, così poi ti arrabbiavi. E poi dormivi così bene che non volevo interrompere i tuoi sogni» Questa volta il sorriso di Rebecca era dolce.
«Tsk, la solita Grifondoro» La canzonò Letizia
«E tu sei la solita adorabile Serpeverde» ribatté l’altra. Le due si guardarono negli occhi come a sfidarsi ma poi scoppiarono a ridere. Era insolito vedere due ragazze di case da sempre rivali essere così unite, un’amicizia che durava ormai da 6 anni e che all’inizio sembrava impossibile. Rebecca Knight e Letizia Maeder erano diverse in quasi tutto, partendo dalle origini: anglosassoni la prima, mediterranee la seconda. Rebecca discendeva infatti da una famiglia di nobili inglesi, purosangue: suo padre, Christopher Knight, era un funzionario del Ministero mentre sua madre, Charlotte Lowett Knight, curava la casa e le relazioni interfamiliari, a cui veniva data un’importanza quasi morbosa. Letizia aveva invece parenti di nazionalità differenti, ma anche loro purosangue: Julio Maeder, il padre, era un famoso giornalista spagnolo che lavorava per la Gazzetta del Profeta e la consorte italiana, Eleonora Dellafiore Maeder, era l’assistente del Ministro della Magia. La prima volta che si raccontarono le rispettive vite alle due parve di essere nel corpo sbagliato. Rebecca discendeva da una famiglia che fu sempre Serpeverde ma il Cappello Parlante decise di smistarla nei Grifondoro, mentre la sua migliore amica era l’unica Serpeverde in una famiglia di Grifondoro da generazioni.
Anche quell’anno, per il sesto consecutivo, si trovavano nel vagone da sole e Letizia non stava zitta un attimo da quando si era svegliata. «Allora, i G.U.F.O sono andati e quindi una preoccupazione in meno rispetto all’anno passato. Poi, passando all’argomento ragazzi ho deciso che quest’anno mi diverto!» ammise soddisfatta «Lo dici ogni anno, Le» rispose l’amica che si aspettava una risatina della Serpeverde «Si, ok hai ragione. Ma questa volta non intendo tirarmi indietro anche perché, modestia a parte, siamo diventate davvero belle e ci saranno pochi ragazzi che non vorranno uscire con noi» questa volta era davvero convinta di ciò che diceva.
«Ecco, modestia a parte appunto. Comunque, su questo potrei anche darti ragione. Finalmente dopo 5 anni mi piaccio» sorrise Rebecca. Le giovani avevano ragione: l’estate le aveva davvero cambiate. Letizia era di statura media, con un fisico normale che si faceva però notare per il seno prosperoso e le gambe quasi perfette. Il viso era indecifrabile: spesso pareva angelico, spesso fin troppo malizioso. Aveva lunghi capelli dorati, lisci e sempre ordinati, con una frangia che copriva la parte destra della fronte ma non arrivava all’occhio. Le sopracciglia castane e fini seguivano la forma degli occhi in modo perfetto e le ciglia erano allungate dal mascara. Gl’iridi neri come la pece impedivano quasi di definire la pupilla: l’oscurità di quello sguardo, valorizzato dall’ombretto verde-oro e dall’eye-liner sempre presenti, risaltava tantissimo con i capelli dorati. Le labbra erano fini e di un rosa pallido ma rese lucide dall’immancabile lucidalabbra che stava veramente bene con la carnagione ambrata della ragazza ed era quella stessa bocca a dare un non so ché di malizioso al viso: infatti il sorriso in cui si allargavano invitava quasi sempre a pensieri conturbanti. Le mani erano piccole e carine, con unghie ben curate e colorate con smalti scuri. Caratterialmente era tutt’altro che piccola: egocentrica, ambiziosa, un po’ sadica e superba ma anche davvero dolce con le persone importanti. Era anche molto contraddittoria e spesso tendeva a mostrarsi distaccata anche con le persone più care per paura che la vedessero debole. Probabilmente era questo il motivo che la faceva trovare tra i Serpeverde.
Rebecca era agli antipodi. Viso tondeggiante, con lineamenti delicati. Il naso particolare in quanto estremamente semplice, dalla linea perfetta; labbra carnose quanto bastava e di un rosa tendente al rosso. Sovrastata da sopracciglia fini e leggermente arcuate, dalla forma inspiegabile, vagamente squadrata, la linea degli occhi era tempestata con ciglia lunghe e nerissime come le pupille, incastonate in due brillanti smeraldi. La carnagione chiara risaltava a contrasto con la cornice dei capelli corvini, lunghi e mossi che le ricadevano morbidi sulle spalle. Il collo prolungava la linea del viso sino alle spalle dritte, da cui due braccia femminili che terminano in mani affusolate, delicate, con unghie curate e neutre. Il seno era bello, della misura giusta. Il busto si stringeva leggermente sul punto vita per poi riallargarsi di poco dando vita a fianchi proporzionati, uniti a gambe lunghe, snelle e sode. I polpacci si assottigliavano mano a mano che si avvicinavano ai piedi rendendo le caviglie sottili ma forti. Era una ragazza orgogliosa, riflessiva e altruista. Una buona ascoltatrice, ma egoista per quanto riguardava i suoi pensieri e le sue emozioni. Sarcastica e ironica, era davvero abile nell'uso della parola, sagace ed intelligente. Se voleva davvero bene ad una persona, avrebbe anche potuto dare la vita per proteggerla: ecco perché, forse, era tra i Grifondoro.
«Rebbi, guarda che arriva il tuo gufo» Disse Letizia, indicando un punto nel cielo.
«Quante volte ancora dovrò dirti che è un barbagianni?! » chiese retorica, abbassando il finestrino «Ciao Loto, tesoro. E’ la solita lettera della mamma immagino» accarezzò la testa del barbagianni bianco e marrone che tanto adorava e aprì subito la busta.
«Cos’è, dopo sei anni ti scrive ancora di stare attenta e impegnarti nonostante tu abbia ottenuto il massimo dei voti nei G.U.F.O?» chiese Letizia, con una risatina.
«Già, mia madre non cambierà mai. E comunque, ho preso Eccellente in tutte le materie tranne Pozioni, nonostante fossi la migliore del corso» sottolineò l’ultima parte, con un velo di indignazione.
«Massì, sai che Piton non ha proprio nelle sue grazie i Grifondoro e, in ogni caso, non ha mai dato un Eccellente a nessuno» ma la risposta di Letizia fu subito corretta. «Le, lui odia i Grifondoro. Ammettilo» la voce di Rebecca era asciutta questa volta. «Beh, in effetti... su dai, mettiamoci la divisa che manca poco!» la capacità di cambiare discorso era una delle cose che Rebecca adorava della sua migliore amica.
Mentre si sistemavano il mantello due ragazzi aprirono la porta. «Oh, Fred, George! Che bello vedervi!» Rebecca si alzò e li abbracciò. «Una meraviglia» mugugnò Letizia. «Concordo» aggiunse la mora, guardando di sottecchi l’amica che tacque. «Come mai siete qua?» continuò Rebecca, sedendosi accanto a Letizia e facendo senno ai gemelli di accomodarsi. «Non possiamo venire a trovare un’amica?» sorrise Fred e George aggiunse «In verità siamo venuti a salvarti dalle grinfie della Serpeverde» e scoppiò in una risata smodata. Letizia li guardò torva e dalla sua bocca uscì un lamento simile a un ‘’gne, gne, gne’’. «Oh, smettetela. Sapete che è la mia migliore amica e so per certo che vi è anche simpatica» Rebecca usò il suo solito tono conciliante e gli altri risero, Letizia compresa. «Va bene, noi andiamo. Abbiamo un mucchio di nuove invenzioni da provare» e così sparirono nel vagone seguente.
«Ma cosa ci trovi in loro?» la bionda Serpeverde non aveva mai smesso di chiederglielo «Lo sai bene. Sono simpatici e bravi ragazzi. E poi sono davvero matti» Rebecca adorava i gemelli «Piuttosto, devi ancora spiegarmi cosa ci trovi in Malfoy» Ma l’amica non fece in tempo a rispondere che il biondo era accanto a lei, nel posto che Rebecca aveva liberato per sedersi di fronte al Letizia. Draco Malfoy lo conosceva da quando era piccola, causa l’antica amicizia tra la sua famiglia e quella del ragazzo, e gli era sempre stato indifferente.
«Allora, Maeder, ancora con certa gente?» e uno sguardo di sfida incrociò quello della Grifondoro.
«Ovviamente, Draco. Sai, meglio Grifondoro ed intelligente che Serpeverde e stupido» così dicendo, lanciò uno sguardo a Tiger e Goyle e proseguì senza lasciar parlare il ragazzo «Inoltre non vedo perché le sei così ostile. Mi è giunta voce che non ti dispiacerebbe fare certe cose con lei…» lanciò uno sguardo divertito all’amica, che sorrise di rimando. «Beh.. chi… chi ti ha detto questo?! Non è assolutamente vero!» si alzò di scatto per evitare di far notare le guance rosse «Tranquillo Malfoy, rimarranno tuoi sogni. Non turberei mai un ragazzino del secondo». Le due amiche guardarono i tre andarsene di corsa e iniziarono una risata che non terminò sino all’arrivo alla stazione.

Era buio, come ogni anno. Appena scese dal treno le due si unirono ad altri amici comuni ma Rebecca fu fermata dal richiamo di una voce familiare «Non si saluta più?». Si voltò ed eccolo, un suo caro amico con altre due persone a lei care «Harry, che piacere. Ron, Hermione… tutto bene?» li abbracciò e gli sorrise ma fu strattonata «Facciamo che parliamo dopo, a cena. Ora devo scappare!» ma non fece in tempo a sentire la risposta: Letizia la trascinò via.
Il castello era come la sua seconda casa. Adorava tutto ciò che lo riguardava. «Rebbi, mi spieghi perché vuoi così bene a quei tre?» Letizia era proprio una Serpeverde sotto questo aspetto «Leti, te l’ho detto mille volte. Sono tre ragazzi favolosi. Con Hermione studio spesso, con Ron mi diverto come con tutti gli Weasley e con Harry mi trovo bene a parlare. Dovresti conoscerli» Guardò la smorfia dell’amica «E lo farai» Letizia stava per replicare «Ah, niente ma. Per favore» sfoderò il suo sguardo migliore e il sorriso più dolce «Oh, va bene. Ti odio. Mi convinci sempre!» la bionda sorrise e abbracciò la mora per salutarla e unirsi agli altri della sua casa.
Il cielo stellato. Sì, era quello che affascinava da sempre Rebecca ed era per questo che amava cenare nella Sala Grande. Seguì lo smistamento con indifferenza, non c’era nessuno a lei noto ma accolse piacevolmente i nuovi Grifondoro. «Bene, ora Silente inizia a parlare e non oso immaginare quando mangeremo» Ron sbuffò: aveva fame come sempre. «Dai Ron, smettila!» Hermione lo rimproverò.
«Bene ragazzi, sono lieto di dare il benvenuto ai nuovi arrivati e saluto tutti quelli degli altri anni. Come potete notare tra il corpo insegnante c’è un nuovo elemento» Rebecca guardò il tavolo Serpeverde in cerca di Letizia, la trovò, si sorrisero e iniziarono a scrutare la tavola degli insegnati come se fossero una sola persona finché non lo videro. «Sono lieto di presentarvi il nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure: Gilderoy Allock» A questo punto si alzò un uomo che molte reputavano bello, agghindato in un abito rosa antico. Rebecca notò Hermione e Ginny ammirevoli, con uno sguardo sognante come la maggior parte delle ragazze in quella stanza. La mora incrociò lo sguardo dell’amica ed entrambe fecero un segno di disgusto, scoppiarono a ridere e si misero a parlare con i rispettivi compagni.

Finita la cena, squisita come ogni anno, si trovarono fuori dalla Sala Grande e iniziarono i commenti.
«Allora, per l’amor del cielo. Allock. Cioè, tsk. Come si fa a dire che è bello?!» Letizia era sempre interessata a commentare il sesso opposto. «Ah, non chiederlo a me! Ce ne sono mille più belli. Non saprei proprio cosa ci trovano» continuarono così per una decina di minuti quando una voce dietro di loro le fece bloccare «Buonasera». *No, non già la prima sera * pensò Rebecca, sperando di sbagliarsi. Letizia, dal canto suo, sapeva che non si poteva confondere quella voce. Si girarono insieme e se lo trovarono davanti. «Buonasera, professore» dissero all’unisono, dirette verso quella figura nera che le sovrastava. «Iniziamo già a tardare e girovagare per i corridoi, signorina Knight?» quella voce melliflua era unica: Piton usò il solito tono tra l’acido e il sarcastico. «Veramente sono solo le 10 e mezza, signore. Comunque stavo giusto per andare nel mio dormitorio. Con permesso» Rebecca lo fissò negli occhi, quegli occhi neri e profondi, poi si diresse verso Letizia «Ci vediamo domani, buonanotte» e con un sorriso si voltò, ma non poté evitare di sentire la voce dell’uomo «Quando smetterà di frequentare Grifondoro, signorina Maeder?».
Purtroppo non sentì la risposta dell’amica ma era sicura che non l’avrebbe delusa.

Letizia era rimasta sola e non ebbe timore nel rispondere «Mai, signore. Ora posso andare nel mio dormitorio? Inizio ad essere stanca» Piton alzò il sopracciglio sinistro, guardando la studentessa della sua casa con indifferenza «Nessuno la trattiene. E speriamo che il sonno le porti consiglio riguardo le sue compagnie» Girò su sé stesso senza dar modo alla bionda di rispondere. Letizia non avrebbe risposto, le dava ai nervi: lo avrebbe solo preso a schiaffi. Contò fino a dieci, sino a che non lo comparve un sorriso pensando all’amica che se ne era andata con classe.

Erano ormai le undici. Entrambe si trovavano nei loro dormitori. Rebecca parlava con Hermione, Letizia con Pansy, quella ragazzina che correva dietro a Draco. Per un attimo sembrò che le loro menti fossero collegate, cosa che succedeva abbastanza spesso alle due poiché legate da una profonda amicizia. Sui rispettivi letti pensavano all’incontro con Piton avvenuto poco prima e che all’iniziò sembrava dover rovinare in partenza il loro sesto anno. *E’ sempre il solito stronzo * fu il pensiero comune delle ragazze che si addormentarono serene.









 
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